Insonnia inziale

Salve, scrivo per avere maggiore chiarezza su un disturbo legato alla fase di addormentamento. Il mese scorso ho sofferto di insonnia piuttosto grave a causa di stress accumulato dopo un periodo poco felice.
Ogniqualvolta mi mettevo a letto e mi rilassavo non appena sentivo che il sonno stava per arrivare qualcosa mi faceva tornare sveglio, alle volte era un sussulto anche forte altre soltanto un "trascinamento" che la mia mente faceva automaticamente. Più tentavo di addormentarmi e meno riuscivo a farlo. Dopo alcuni tentativi mi arrendevo e restavo sveglio tutta la notte. La mia mente non voleva lasciarsi andare, restava attiva. Il mio medico pensando fosse ansia (ho sofferto di ansia generalizzata qualche anno fa) mi aveva prescritto il classico xanax, ma le cose non sono migliorate molto. Mi addormentavo con molta difficoltà ma il sonno era di pessima qualità e oltretutto quantitativamente basso (4/5 ore). Successivamente il medico non capendo fino in fondo il sintomo mi ha prescritto una visita psichiatrica dalla quale è uscito un semplice "disturbo del sonno primario". Assunzione di melatonina per 30 gg con dose da 5 mg mezz'ora prima di coricarmi. Sono passati quasi 20 gg, dopo una prima sett di assestamento tra alti e bassi qualche risultato c'è stato, ma il sintomo resiste anche se affievolito. Il mio pensiero lo rinforza, mi è impossibile dimenticare il sintomo che mi ha causato questa sofferenza. Quindi induco me stesso a ripropormelo, e guarda caso si rifà vivo almeno un paio di volte prima di addormentarmi.
La sola tattica più o meno valida che ho trovato è quella di andare a dormire sempre alla medesima ora e non bere nessun alcolico o bevanda eccitante prima di dormire. Se esco, quando torno, sono inspiegabilmente agitato anche se non ho bevuto nulla, e il sonno ne risente parecchio (mi ci vogliono 2 o 3 ore per addormentarmi). Se rimango a casa invece sono più tranquillo. Ma sinceramente questa situazione mi sta facendo impazzire, non capisco se si tratti di stress oppure di ansia o di entrambi. Se io potessi dimenticarmi di questo sintomo forse tornerei a dormire serenamente; la stanchezza c'è, il rilassamento riesco a raggiungerlo ma il pensiero fa scattare quel meccanismo di attesa che mi fa dire: "quando ricapita?". Sarò masochista ma è uno schema mentale che si è instaurato e che ora non so come sradicare. Attendo una risposta e nel frattempo ringrazio per la disponibilità. Cordiali Saluti
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Gentile Utente,

non ho ben capito di quale sintomo parla:

"mi è impossibile dimenticare il sintomo che mi ha causato questa sofferenza. Quindi induco me stesso a ripropormelo".

Può spiegarsi meglio?

Vorrei anche chiederle se quando ha sofferto di ansia generalizzata ha ricevuto una diagnosi precisa e ha effettuato una psicoterapia.

Riguardo al non bere alcolici né bevande eccitanti la sera si tratta di norme di igiene del sonno che fa bene a seguire: anche se al momento non sono sufficienti a consentirle di rincasare e addormentarsi in fretta, quanto meno le permettono di non peggiorare la situazione.

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Gentile Utente,

la risposta ansiosa potrebbe essere determinata da livelli di stress particolarmente alti e difficili da gestire. Le suggerisco di consultare un Collega per una valutazione vis a vis.

Bisogna comprendere quanto la sua difficoltà di addormentamento possa essere legata al periodo stressante da lei descritto.



Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it

[#3]
dopo
Utente
Utente
Salve, mi spiego meglio:
non induco volontariamente il sintomo ma pensadoci quando mi sto per rilassare fa scattare il meccanismo di disturbo. E' un pensiero fisso per intenderci. Lo sento partire da qualche parte dentro di me. Quando avviene percepisco una sensazione di paura /spavento che sparisce in un istante, nel frattempo però il rilassamento è scomparso e il sonno se n'è andato.
La mia ansia generalizzata (era accompagnata da un'ansia anticipatoria molto forte), è durata all'incirca un anno. La cura farmacologica a base di paroxetina si è conclusa dopo un anno e mezzo. Dopo i primi effetti benefici del farmaco ho iniziato delle sedute di psicoterapia che mi hanno aiutato a capire il problema e a risolverlo completamente. Lo psicologo che mi ha seguito mi ha detto che avevo risposto molto bene alla terapia e infatti non è durata molto, all'incirca due mesi. Successivamente nei mesi successivi grazie al farmaco e a una buona dose di volontà e fiducia in me stesso ho superato paure che avevo costruito tempo addietro. (premetto che l'ansia di allora non mi aveva mai toccato la sfera del riposo, se non in rarissime occasioni, e gli attacchi erano pressochè tutti diurni). Non ho mai avuto nessun disturbo del sonno, anzi, ho avuto un riposo ottimale sia in termini di quantità che di qualità.
I primi problemi sono inziati ad aprile di quest'anno. Da quel mese in poi molte cose hanno deteriorato il mio equilibrio. Disaccordi in famiglia e qualche mio problema di salute mi hanno destabilizzato progressivamente. Non me ne sono accorto finchè non ebbi i primi sintomi: una gastrite nervosa che durò una settimana e pochi gg dopo l'inizio dell'insonnia. Dapprima notai una diminuzione delle ore di riposo, poi una qualità inferiore del sonno stesso e infine la sua scomparsa totale causata dal sintomo che spero di aver spiegato nel miglior modo possibile. A quanto sembra nemmeno la psichiatra da cui sono andato ha saputo spiegarmi il sintomo e a darmi un significato esauriente del disturbo. Spero di non essere un caso isolato...ora sono molto preoccupato. La sintesi di quanto è accaduto è questa. Attendo una Vostra risposta, vi ringrazio. Cordiali Saluti
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Molto semplicemente: è possibile che la terapia a base di paroxetina unita a soli due mesi di psicoterapia sia stata sufficiente a ottenere una remissione temporanea del suo disturbo d'ansia, che si sta ripresentando in una forma differente in questo periodo a seguito del sopravvenire di fattori di stress che hanno turbato il suo precedente equilibrio.

In parole povere: se il problema è stato tamponato ma non risolto è stato sufficiente uno stress temporaneo, ma evidentemente significativo, per elicitarlo nuovamente.

Del resto il farmaco di per sé non agisce sui meccanismi psicologici e sulle dinamiche consce e inconsce alla base dell'ansia e deve essere accompagnato da una terapia psicologica adeguata.
Che tipo di psicoterapia ha effettuato?
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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Gentile Utente,

l'insonnia nel suo caso può essere considerata un "epifenomeno", ossia un disturbo del sonno secondario rispetto all'ansia e alla sua difficoltà nel gestire lo stress in maniera adeguata.

Concordo con le considerazioni della Collega. Credo sia necessario riprendere il trattamento psicoterapico oppure iniziarne un'altro che non sia troppo focalizzato sul sintomo. Probabilmente la psicoterapia che ha fatto non è riuscita a scardinare i meccanismi che stanno alla base del disturbo d'ansia.



[#6]
dopo
Utente
Utente
La terapia si era focalizzata sulla causa scatenante al primo sintomo d'ansia che avevo percepito. 3 anni e mezzo fa lavoravo in un ristorante nel quale avevo pessimi rapporti con quasi tutti i colleghi, era davvero insostenibile in alcuni frangenti. Di lì a poco avrei inziato la mia carriera universitaria, e mi ricordo che inspiegabilmente percepivo un senso di inquietudine perenne che accompagnava le mie giornate estive. Il tempo passava e cominciavo ad essere irrequieto e sempre più agitato. Finchè dopo un'altra pessima giornata di lavoro ebbi il mio primo attacco d'ansia, proprio di fronte ai colleghi, dovetti correre in bagno e ciò che avevo mangiato lo espulsi dalla bocca. Da quel momento in poi nella mia testa si creò un meccanismo di paura ed evitamento del cibo e della sua assunzione di fronte agli altri. Dopo poco mi licenziai per capire se la causa scatenante fosse il luogo di lavoro ma i disturbi continuarono ugualmente e peggiorarono. Ad agosto l'ansia mi sovrastò totalmente, per un mese non usciì più di casa, ogni cosa mi creava agitazione e uscire con gli amici era diventata una tortura. Se uscivo dovevo evitare le situazioni che mi potevano creare problemi (es. pizza in compagnia), preferivo andare dopocena. L'ansia anticipatoria era la vera mazzata, il dover attendere una qualsiasi situazione (un gelato con amici, un gita al mare ecc) il divertimento era compromesso ancora prima di avvenire. Quindi lo psicologo intervenne sulla causa principale: il cambiamento. Il mio subconscio lavorava senza che me ne accorgessi ai nuovi cambiamenti ormai in atto. Non mi sentivo all'altezza, avevo perso fiducia in me stesso e temevo i fuori programma. Riscontrò una notevole dose di remissione della rabbia nei confronti dei miei genitori, e la valvola di sgofo era l'ansia, somatizzavo nel cibo i miei problemi di insicurezza. Dopo aver capito ciò affrontai l'università e i nuovi lavori con più decisone, ritornai ad uscire con gli amici normalmente e dopo circa un anno i sintomi e quindi la paura erano totalmente scomparsi.
A tutt'oggi permangono problemi ormai irrisolvibili con mia madre e in parte con mio padre, ma i sintomi che vi ho elencato sono scomparsi e non li ho più percepiti. Buona parte della rabbia che ho nei loro confronti è una causa di quello che mi è successo, ne sono convinto. Sono in cura di nuovo dallo stesso psicologo, le sedute sono state poche finora, ma il sintomo che percepisco è subdolo e davvero " non sense" oserei definirlo.
Perchè dovrei "spaventarmi" o temere di lasciarmi andare al sonno? Avviene quando la mia mente "viaggia", non importa che siano pensieri positivi o negativi. Ho notato che non avviene quando sono molto stanco, mi addormento senza difficoltà in quel caso...perchè? Penso a qualcosa ugualmente ne sono sicuro (e il pensiero va a quella sensazione come ogni volta che mi metto a letto).
Ora il sonno dura all'incirca per sei ore, alle volte 7. Ma raramente è davvero ristoratore, non mi sento pieno di energia come poco tempo fa.
Ultima curiosità: i primi gg che constatai di avere un problema ricercai in internet le possibili cause, in nessuno sito se ne parlava tranne che in un blog. Un vostro collega ha parlato anche se solo per poche righe di un disturbo simile al mio definendolo "da ipercontrollo". La mente non si rilassa perchè teme cali di tensione e quindi di rendimento. Tutto dev'essere sotto la sua vigilanza, qualsiasi cosa avvenga. E poi continuava parlando di una teoria che potesse spiegare questo disturbo, e citava un rapporto difficoltoso con la madre sin dall'infanzia (?) Cosa starebbe a significare tutto questo? Perchè la seconda parte proprio non mi è chiara.
Con questo chiudo e mi scuso per essermi dilungato troppo! Vi ringrazio per la vostra risposta e spero di avervi dato un quadro generale comprensibile.
[#7]
dopo
Utente
Utente
Aggiungo dicendo che anche il mio medico pensa sia solo un distrubo da ansia anticipatoria. Il solo fatto che io pensi alla sensazione non appena varco la soglia della camera da letto è la prova che la diagnosi è corretta. Ma allora perchè la psichiatra era convinta che si trattasse di un disturbo del sonno primario? Che il disturbo sia notevolmente affievolito non c'è dubbio ma si tratta davvero di questo? Durante il giorno non ho sintomi ansiosi e mi sento bene, solo un po' stanco le prime ore del mattino dato che non riposo adeguatamente. Ho molta confusione in testa...grazie infinite per la disponibiltà.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
"A tutt'oggi permangono problemi ormai irrisolvibili con mia madre e in parte con mio padre, ma i sintomi che vi ho elencato sono scomparsi e non li ho più percepiti. Buona parte della rabbia che ho nei loro confronti è una causa di quello che mi è successo, ne sono convinto."

Avete lavorato su questa rabbia?
Perchè pensa che i problemi siano "irrisolvibili"?

"Sono in cura di nuovo dallo stesso psicologo, le sedute sono state poche finora, ma il sintomo che percepisco è subdolo e davvero " non sense" oserei definirlo"

Ci può dire di che orientamento psicoterapeutico stiamo parlando?

Come mai ha sentito la necessità di consultarci se è nuovamente seguito dal nostro collega?
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