Un nipote troppo emotivo, forse...sintomo di una famiglia infelice?

Ho un nipote (f. di mia sorella) del 10/2000 oggettivamente fragile,emotivo,in evidente sovrappeso da diversi anni (temo alimentatore compulsivo,per come si relaziona con il cibo e per il clima famigliare che forse puó creare pure danni maggiori).A fine feb era 54 kg (fonte mia sorella,però reticente: non indica la statura di 155 cm max).Recenti esami riportano glicemia e colesterolemia nel range, ma al limite superiore.Pare stia iniziando a svilupparsi (temoproprio per il sovrappeso).Pare che la pediatra non dia indicazioni di qualità/quantità,anche se continua ad ingrassare.Il nonno materno era malato di diabete II,diagnosticato a circa 40a.La madre rifiuta di fatto di affrontare il problema,ama cucinare,ora cura qualità e quantità,ma cerca sempre il parere del ragazzo sulla riuscita della ricetta.Mangia con voracità ed anche di nascosto.Al cugino del98 che gli ha fatto notare che dovrebbe far qualcosa x peso ha risposto:non mi importa di ingrassare, temo solo che mi vengano la smagliature.Altri elementi per me pericolosi anche perché reiterati:comunicazioni da parte di un unico genitore (la madre,ansiosa,violentemente emotiva,non bilanciata da un padre rassegnato-assente) che sono quasi sempre binari/manichei e con messaggi/richieste paradossali che il ragazzo,emotivo ed ansioso di dimostrarsi competente,continua a subire nel quotidiano andando in tilt(Devi fare come dico io ma anche Devi essere autonomo oppure Sei grande e quindi...e contemporaneam Sei troppo piccolo per..)e binari (esistono solo il bianco/nero, giusto/sbagliato: chi non la pensa così è opportunista o sbagliato).Iperfagico,fragile, permaloso,molto emotivo (piange spesso,troppo facilmente,anche a scuola),da un paio di anni contesta la scuola/lo studio (ottiene buoni risultati solo con la madre che lo piantona).Sin dalle elementari è stato vittima di bullismo e la madre corre sempre in suo soccorso non dietro le quinte,ma andando direttam a riprendere con paternali il mister della squadra,il ragazzino di turno,etc.La situazione è decisam peggiorata a fine 08 quando, nato il fratello, alla nonna paterna viene diagnosticato l'Alzheimer:tutta l'assistenza ricade su mia sorella (il marito assume l'atteggiamento per lui solito quando trova di fronte un problema che lo tocca emotivamente:fa lo struzzo,nega il problema e,se si cerca di parlargliene,si allontana fisicamente dopoaver magari scambiato qche insolenza con la moglie).Urla e litigate sono ormai la regola spesso per dettagli irrilevanti e la situaz resta in logorante stallo.Tutto ciò in presenza dei bambini,coinvolti dalla madre nella disistima verso il rispettivo marito e padre,anche in assenza del padre (un giorno il piccolo ha chiesto alla mamma:”Ma papà è scemo?”).Il maggiore viene coinvolto,con discorsi diretti e “avvertimenti laterali”: non si deve far come papà che fugge davanti ai problemi,ce n’è già uno così in famiglia oppure sull'evoluz della malattia/terapia della nonna.Temo che dorma (ancora...) nel lettone..
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile Signora,
qual'è la sua domanda?
Che rapporti ha con sua sorella e il marito?
Come ha modo di osservare queste dinamiche?
E' spesso presente?
La madre è preoccupata quanto lei?

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
Avevo esaurito lo spazio disponibile, nel tentativo di darVi più elementi possibile...
Le mie domande:
è preoccupante come sembra (a me ed a mia madre)?
Come facciamo per aiutarla, visto che mia sorella in parte nega il problema, in parte lo evita?

Ci trasmette una certa consapevolezza, quando nega, ma per motivi diversi noi siamo, a quanto pare, gli interlocutori peggiori (con mia mamma entra in competizione, con me, sorella minore, non si capisce bene: può esserci (storica) gelosia, così come, credo che mi sottovaluti come interlocutore...).
Lo psichiatra di mio papà (era in cura per psicosi manico depressiva), che conosce anche mia sorella, da noi sentito per un confronto sulle stesse tematiche, ha sconsigliato me e mia madre di agire direttamente su mia sorella (avremmo sortito l'effetto contrario), bensì ha detto di parlare per sensibilizzare la pediatra (oppure sentire la scuola di mio nipote, cosa non percorribile). Abbiamo scelto di sentire la pediatra, che non ci sembra, però, che sia riuscita ad incidere, neanche sul peso, che forse è, tra l'altro, solo un sintomo... (l'abbiamo sentita prima di Natale12).
Con mia sorella (che ha comunicazione senza mezze misure, in generale) è oggettivamente impossibile parlare, a maggior ragione di questi argomenti (o anche solo del clima famigliare, pesantissimo, anche durante le ns visite- abita a circa 100 km da noi): ho la sensazione che viva in un perenne stato di ansia di dimostrarsi competente, altrimenti si sente sbagliata/non degna d'amore, etc e forse questo non l'aiuta a mettersi facilmente in discussione...Purtroppo non riesco a comunicare con lei neanche in maniera "analogica", ad es, prestandole un libro, che approfondisca certe dinamiche, un articolo, portando una testimonianza...
Le dinamiche, immutate e peggiorate nel tempo, sono da noi rilevate durante le visite, persino durante le telefonate (ci sono interruzioni continue per urla, parolacce...) e tramite testimonianze di mio figlio, che, quasi sempre ha fatto un certo tempo al mare con loro d'estate.

Mia madre è preoccupata quanto me. Ultimamente mi ha pure riferito che mio nipote ha ripreso ad avere dei tic (prima era una specie di grugnito, ora è un gesto abbastanza complesso che coinvolge spalla e mano): ha assistito anche al momento in cui mio nipote riferiva a sua madre di essere in un momento "ticcoso" (non vorrei che mia sorella, che deve avere ansiosamente tutto sotto controllo, lo avesse in qualche modo "marcato a uomo" -pure- su questo).

Il marito non parla. Non parla con nessuno...(neanche quando suo fratello fa qualcosa che prorpio non gli va...). È un muro del silenzio. Per certi aspetti mia sorella, che occupa tutto lo spazio possibile, ha ragione nei suoi confronti, ma reputo che ci sia un concorso di colpa, ed in ogni caso, se le cose in famiglia, delegate ad una sola genitore (per carattere o comodità o altro) non funzionano, l'altro (genitore) ha il dovere di rompere questo schema.
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile Signora,
descrive dinamiche familiari complesse nella sua famiglia, di origine antica e difficili da gestire e sbrogliare.

Concordo con quanto vi ha detto lo psichiatra sulla strada percorribile, date le forti difficoltà di rapporto con sua sorella. Dovrebbero comunque essere i genitori a preoccuparsi per i propri figli, dato che ne hanno la potestà. Se comunque il bambino è stato visto dalla pediatra avrà modo di valutare e seguire lo sviluppo del bambino e prescrivere gli accertamenti del caso.

In genere in questo tipo di situazioni occorrerebbe un intervento su tutta la famiglia, ma proprio per le difficoltà insite non sempre è una strada percorribile.
Ribadisco in genere, senza mettere in dubbio quanto dice, ma proprio perché mancano informazioni di prima mano dei diretti interessati.

Cordiali saluti
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Utente
Utente
Siamo d'accordo su tutto.
A livello pratico, peró, la situazione, preoccupante e pure in peggioramento, è in stallo e non si capisce bene cosa riesca a fare la pediatra (con la quale ci siamo prese un bel rischio andando a parlarle, visto che, come é ovvio che sia, più di tanto non la conoscevamo/conosciamo):
mia sorella, che sembra in parte essere consapevole (cambia argomento,omette,dissimula,etc) ha fortissime resistenze e, forse anche per il posto in cui vive, frequenta persone che purtroppo non sono validi iterlocutori o di confronto (per tutta una serie di motivi è come se la vedessero come un modello ideale di donna, evoluta e d emancipata).
L'unica persona in oggettivamente riporre le ns speranze è la pediatra, che, anche per questo, spero abbia preso seriamente quanto segnalato, oltre che per due motivi:
Il primo, ripeto, é che non ci conosce.
Il secondo è collegato ad un problema che mia sorella ha manifestato sin da giovane, ovvero quello di voler sempre dimostrarsi competente, compiacente, amabile etc, per cui è veramente due persone completamente diverse:
una in casa/in famiglia, anche di origine (e nella cerchia dei famigliari più stretti, con cui é violentemente emotiva, aggressiva, si esprime pure con parolacce, al punto che il piccolo a due anni e mezzo tra le prime parole pronunciate ci metteva pure quelle!)
e l'altra fuori (dove sembra la mamma della pubblicità del mulino bianco: ha modi garbatissimi, distribuisce dolci per il vicinato, fa convenevoli, anticipa con favori non richiesti, azioni di correttezza o educazione... spesso irragionevoli etc).
(Che cosa potrebbe avere?!)
Non ci risulterebbe inverosimile che la pediatra possa essere incredula.. a dir poco.
Come unico feedback al momento, da parte della pediatra, c'é stato che ha provato a sondare con il ragazzo, in un momento in cui c'era solo lui, con molto garbo e discrezione, come andassero le cose a casa. Pare che lui abbia risposto sinteticamente e velocemente un generico "bene". Il ragazzo non conosce altro clima famigliare e questo glielo abbiamo detto (mia sorella non lo fa andare da mia mamma o da me, zia con un cugino praticamente della stessa età, facilmente, perchè da me sarà venuto due volte a dormire, da quando è nato...! Credo che abbia pochi confronti..).
Mentre le scrivo, però,mi viene in mente che il ragazzo avrebbe potuto pure vivere come un tradimento sfogarsi o anche solo dire qualcosa sulla sua famiglia con la dottoressa (per molto meno mia sorella, manichea e violentemente emotiva, vive come un tradimento/mancanza di rispetto, il tutto con tinte melodrammatiche, aspetti che semplicemente fanno parte della vita -che, infatti, ognintanto capitano, del resto, la vita non è necessariamente meritocratica o non meritocratica- perchè è tutto letto con occhiali deformanti del giusto/sbagliato, corretto/non corretto del suo paradigma di un mondo utopistico, di cui continua a cercare e trovare conferme sia nei casi positivi che negativi ed enuncia queste teorie, oggettivamente non convenienti (oltre che non corrette), al figlio, caso mai gli fosse sfuggito il caso vissuto. Chi non la pensa così é un opportunista (non semplicemente un adatt(at)o alla vita...). Ci sono sempre connotazioni morali dietro ogni comportamento. L'impulsività è autenticità, il ragionamento o anche solo una riflessiome prima di agire è calcolo, opportunismo, etc.
Sempre mentre le scrivo, mi rendo conto che di tutte queste riflessioni non abbiamo fatto partecipe la pediatra (in effetti è la dottoressa di mio nipote...), ma che credo possano inquadrare meglio le potenti e quotidiane pressioni che subisce il ragazzo e che non credo possa minimamente immaginarsi, per l'immagine pubblica che mi sorella assume.. Ha senso approfondire alla prossima occasione (che sarà a breve) con la pediatra?
Possibile che non si possa fare altro?
Lo psichiatra ha detto che dal quadro che legge (ho inviato la stessa relazione che a voi, anzi... solo con qualche elemento in più di vita quotidiana,), "se non si interviene, tra 10 anni il ragazzo potrebbe essere uno dei nostri".
Spero che mi possiate dare un (qualunque) spunto.. Non è facile stare a guardare..

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dopo
Utente
Utente
Spero che qualcuno mi possa dare un suo parere (o anche solo una prospettiva diversa, uno spunto), pur con il limiti noti a tutti (utenti e medici) quelli che utilizzano proprio questo canale on line, oltretutto, me ne rendo conto, non utilizzato in prima persona dall'interessata (ma se così fosse non saremmo forse già ad un buon punto?).
Non è facile, per me e per mia madre, stare a guardare.
Chi ci riuscirebbe?

Raccolgo qui le mie richieste di aiuto:

Ha senso approfondire alla prossima occasione (a breve) con la pediatra (circa il fatto che mia sorella possa presentarsi agli esterni inmaniera molto diversa da come si comprota in famiglia)?
Possibile che non si possa fare altro?

Infine:
Che cosa potrebbe avere mia sorella (oltre forse alla sindrome dell'utopia di cui ho letto uninteressanteapprofondimento proprio su questo sito?!)
...può essere competenza di psichiatria?
Grazie
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile Signora,
comprendo la sua preoccupazione e quella di sua madre, purtroppo quando i figli non sono propri non restano molti margini di intervento.
D'altra parte ha ottenuto anche un parere dallo psichiatra con il quale ha un rapporto di persona dunque differente da qui.

La pediatra ha modo di rilevare se il bimbo ha problemi e dunque indirizzare i genitori per eventuali pareri specialistici, non so quale rapporto lei intrattenga con questo medico, valuti se è il caso di approfondire.

Anche a scuola ad esempio, se qualcosa non va vengono interpellati e allertati in primo luogo i genitori.

Quanto all'ultima domanda non posso risponderle, un parere su terzi senza elementi diretti non lo si può dare, vale quanto ho risposto alla replica precedente.

Cordialmente

Il bullismo comprende una serie di comportamenti violenti intenzionali di tipo fisico o verbale ripetuti nel tempo nei confronti di una determinata persona. Si può manifestare anche in modo virtuale online e sui social network (cyberbullismo).

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