Maternità

Buongiorno,
vi scrivo perchè mi interesserebbe un parere su un argomento cui penso molto ultimamente. Sono una ragazza di 25 anni, mi sto per trasferire con il mio ragazzo, con cui sto da un anno e mezzo, per cui credo sia normale che ci pensi. Non ho mai voluto avere figli e lui li vorrebbe, ma io francamente mi sento terrorizzata al solo pensiero. I bambini mi.. "piacciono", diciamo, se sono di altri e per poco tempo, ma sono molto impaziente e non mi piace giocarci, mi danno fastidio quando fanno casino, e anzi con quelli molto piccoli tendo proprio a tenermi a distanza. Ho la sensazione che sarei una madre terribile e a volte ho dei pensieri che mi spaventano, del tipo che che se mio figlio piangesse troppo potrei finire col fargli del male, o che potrei essere una di quelle madri che impazzisce e finisce col soffocare il proprio figlio in culla. Non sono una persona collerica, ma a volte mi succede di avere degli scatti di frustrazione, perchè non riesco a fare qualcosa o simile, e finisco per volermi fare del male, e qualche volta lo faccio, per questo ho paura che potrei fare qualcosa di orribile.
Un altro motivo per cui non ho mai avuto un figlio è perchè ho sempre avuto questa assurda idea che, invece di unire due persona in una famiglia, le dividesse, nel senso che un genitore finisce inevitabilmente per amare suo figlio più del proprio partner, e non voglio che succeda.

Mi piacerebbe molto andare a parlare davvero con qualcuno, purtroppo negli ultimi anni mi sono trasferita varie volte, anche adesso mi trasferisco a Londra, quindi è stato un po' difficile. Mi farebbe molto piacere una risposta, grazie.
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile Ragazza,
prescindendo dal fatto che il desiderio di maternità è soggettivo e non omologabile, mi sembra che il suo sentire e le sue preoccupazioni in merito siano degne di attenzione.

Nulla ci dice della sua storia familiare, ma potrebbe essere che lei abbia maturato determinate convinzioni sui figli e su quanto avviene dopo l'avvento di un bambino a livello di coppia in seguito ad esperienze dirette.

Che figlia era per i suoi genitori?
Che rapporto aveva e ha con loro? e con sua madre in particolare?
Il rapporto di sua madre con la maternità?
Il rapporto tra i suoi genitori?

< ma a volte mi succede di avere degli scatti di frustrazione, perchè non riesco a fare qualcosa o simile, e finisco per volermi fare del male, e qualche volta lo faccio>

Anche questo aspetto è meritevole di attenzione...farsi del male per placare un dolore profondo e insopportabile, con il quale non si viene a patti...

Sarebbe davvero opportuno che lei si rivolgesse a un nostro collega di persona per sentire un parere e rilettere su un eventuale percorso che la possa accompagnare verso un migliore benessere.

Provi ad informarsi quali le possibilità a Londra in merito.

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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Dr. Francesco Mori Psicologo, Psicoterapeuta 1.2k 33 31
Gentile utente,
mi sembra un momento di grande cambiamento. Forse ha ragione a temere di mettere "troppa carne al fuoco". Trasferirsi in un altro paese, con il pensiero di intraprendere lì il proprio progetto di vita è già di per se difficile (oltre che stimolante non mi fraintenda). Per quanto riguarda l'essere genitori se lei non lo trova il momento opportuno non si forzi. Con questo non voglio dire che c'è necessariamente un momento giusto per diventare mamma ma forse questo non è il suo; bisogna che il suo compagno lo comprenda.
Rispetto alla paura della maternità, la paura di fare del male al proprio bambino, di non sopportarlo, anche questi sono timori comuni. Una madre non può permettersi di dire che suo figlio "rompe le scatole", che è stanca di occuparsene, che il nuovo venuto stressa, ecc. La maternità "DEVE" essere bella e basta. Invece c'è anche il risvolto della medaglia.... le cose molto belle possono essere anche brutte a volte.
Relativamente ai cambiamenti che produce un figlio, beh, credo di poter dire che ha ragione. Si smette di essere solo in due, di vedersi solo come coppia, per essere in tre e genitori, con modi diversi di stare insieme, con nuovi accordi e nuove incombenze..... tuttavia non parlerei di chi ama di più o di meno. Ma di un modo diverso di amare,

Restiamo in ascolto

Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/

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dopo
Utente
Utente
Grazie mille per la risposta... per quanto riguarda il cercare un persona "reale" ho intenzione di farlo appena mi sarò stabilizzata, è un po' che ho intenzione ma appunto non ho potuto.
Il rapporto con i miei genitori è molto buono al momento, loro hanno avuto i loro problemi quando ero piccola, hanno spesso litigato (mio padre spesso alza la voce e mi ricordo litigi davvero brutti in cui rompeva i piatti per terra), di certo ho avuto qualche trauma, ma non saprei dire se sia relativo o no, il ricordo che ho della mia infanzia è comunque per la maggior parte felice. Tutto sommato credo che i miei siano felici adesso.
Mia madre è una donna molto forte e indipendente, credo abbia avuto un rapporto particolare con la maternità, è sempre stata coinvolta politicamente e mi ha raccontato che quando era incinta di mio fratello andava a fare volontariato, dare da mangiare ai senzatetto e cose simili, ma questo non significa che non ci sia stata o che; ho due fratelli e credo che nessuno di noi si sia mai sentito abbandonato, ci ha sempre dato tutto l'aiuto che può (anche ora, che i miei fratelli hanno 40 anni e lei 65) e mi ha sempre detto che siamo la cosa più importante e che il suo lavoro è assicurarci il miglior futuro possibile. Probabilmente non è sempre stato così ma ammiro molto mia madre.
Mi sono dilungata :)

Isabella
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile Isabella,
certamente la nostra storia famigliare è in grado di influenzare quello che noi siamo, tuttavia non parlerei di trauma in senso stretto, piuttosto di essere cresciuta in un contesto in cui c'era una certa conflittualità di coppia e di modelli familiari di riferimento, secondo quanto riferisce.

In merito alle sue convinzioni su quanto si determina nella coppia in seguito alla nascita di un bimbo, certamente cambiano i precedenti equilibri, il passaggio da due a tre richiede riaggiustamenti e rinegoziazioni di ruoli e regole e il conseguimento di un nuovo equilibrio possibile- personale e di coppia-mettendo in campo le risorse individuali e di coppia.
E' una fase di transizione certamente critica del ciclo vitale, ma non per questo divide la coppia...può succedere, ma in alcuni casi, se alcune problematiche non sono affrontate efficacemente, detto brevissimamente... e poi come ha detto il Collega non è questione di amare un figlio a discapito del partner....

Convinzioni da rivedere dal mio punto di vista, così come quel malessere che la spinge a farsi del male sarebbe da indagare ed affrontare con un supporto specialistico.

I miei più cari auguri

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Ragazza,
Mi associo alle preziose riflessioni dei Colleghi.

La scelta della maternità non è una scelta obbligata , ma parte dal cuore e segue un istinto potentissimo che è quello della prosecuzione della specie

L' unico problema è la divergenza del sentire e volere tra lei ed il suo fidanzato.....che nel tempo potrebbe creare qualche difficoltà nella vostra coppia


Il primo nutrimento per un figlio non è il latte della madre, ma il desiderio di sua madre di metterlo al mondo....Se non c' è questo è impensabile immaginare la genitorialità.

Se desidera, uno psicologo potrebbe aiutarla a leggersi dentro per comprendere se si tratta di paure o di non desiderio

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it