Somatizzazione ansia, attacchi di panico

Gentili Dottori,
vi scrivo nuovamente in quanto sono spaventato dal modo in cui somatizzo la mia ansia/attacchi di panico. Da gennaio sono seguito da uno psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, con cui sto cercando di affrontare il problema. Dopo le ferie del mio curante (i due mesi estivi), ho ripreso ad andare una volta alla settimana. Settimana scorsa sono arrivate le mie di ferie, e fino all'ultimo non volevo partire in quanto avevo paura che lontano da casa mi potesse succedere chissà cosa (Salento). Ne ho parlato con i miei amici ed all'inizio mi sentivo meglio e sono partito... Gli ultimi due giorni però avvertivo sensazione di testa vuota, vertigini, gambe molli, nausea, bocca secca, e più pensavo a cosa potessi avere più mi sentivo male, al punto tale di prendere un volo e tornare il giorno prima. Non appena a casa, il primo giorno avvertivo una sensazione di confusione in testa (come quando si è appena svegli), poi ho passato due giorni in tranquillità. Oggi è stato il primo giorno di lavoro, e mi sento come quando sono tornato a casa, sensazione di confusione in testa, gambe molli, appena arrivato questa mattina sono andato in bagno... Insomma, non appena faccio qualcosa "di diverso" (le ferie prima, il ritorno al lavoro ora, addirittura l'andare dal parrucchiere ieri...) la mia soglia di attenzione aumenta fino al punto in cui ho descritto sopra. E' tipico di questi problemi? Come si fa a limitare la somatizzazione dei disturbi? Il mio psicoterapeuta dice che non c'è bisogno di prendere psicofarmaci, data anche la mia giovane età e che piano piano si otterranno benefici. Io però, a parte le prime sedute in cui mi sono sfogato e avevo davanti qualcuno che capisse cosa provavo, non vedo tutti questi risultati. Prendo solo un po' di valeriana e giro sempre col boccettino dei fiori di bach che assumo al bisogno. La situazione sta diventando pesante perchè quando provo questa sensazione di "stordimento", io che sono così solare mi rabbuio, penso solo a cosa posso avere e non ho voglia di scherzare (anche se con colleghi ed amici spesso devo fare buon viso a cattivo gioco). Volevo sapere cosa ne pensavate. Sarebbe utile cambiare psicoterapeuta e dirigersi verso uno psicosomatico? Grazie in anticipo.
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Dr. Amleto Petrarca Psicologo, Psicoterapeuta 83 2 24
Gentilissimo, per uscirne da questa situazione, se lei sta lavorando su se stesso, ci vuole sempre un po di tempo. E' chiaro che da parte sua ci deve essere anche onestà nei confronti del collega, quindi fargli presente che nel momento in cui ha iniziato la terapia si sentiva meglio, perchè si liberava di un peso eccessivo, ma che poi con il proseguo della terapia sente di non avere benefici.
Questo penso, aiuterà sia lei, che il collega a capire meglio dove indirizzare il lavoro.


Saluti

Dr. Amleto Petrarca
Psicologo-Psicoterapeuta Bologna ISTDP
www.amletopetrarca.com

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Dr.ssa Valentina Sciubba Psicologo, Psicoterapeuta 1.6k 38 9
Gentile utente,
non c'è bisogno di consultare . uno psicologo esperto in psicosomatica per un problema di ansia e attacchi di panico.
La psicosomatica si occupa piuttosto di somatizzazioni in cui la componente fisica è più imponente e spesso coesistono danni organici (gastrite, asma, allergie, ipertensione ecc).

In base alla mia esperienza, posso dire che esistono dei casi di Attacchi di Panico resistenti alla Terapia, nel caso sapecifico la Terapia Strategica Breve che è un approccio simile per alcuni aspetti alla cognitivo comportamentale, ma più rapido e molto efficace.

Al proposito le segnalo un mio articolo su questi casi resistenti alla TBS, approccio che comunque le consiglio senz'altro perchè in genere, come le dicevo, veloce ed efficace.
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3386-come-risolvere-gli-attacchi-di-panico-inconscio-e-terapia-breve-strategica.html

Valentina Sciubba Psicologa
www.valentinasciubba.it Servizi on line
Breve Strategica-Gestalt-Seduta Singola
Disturbi psicologici e mente-corpo

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dopo
Utente
Utente
Grazie infinite per le vostre risposte. Ma secondo voi dovrei dire al mio dottore di cambiare approccio o se ne accorge?
Mi sembra che nell'ultimo periodo sto somatizzando molto, e non riesco ad andare avanti così, mi sento intontito (come se mi fossi appena svegliato) e sempre teso, con la sensazione che le gambe non mi reggono da un momento all'altro... Poi ad esempio in auto non ho queste sensazioni ma specialmente in piedi e anche un po' davanti al pc sembra che ritornino. Inoltre ultimamente mi é venuta paura di prendere gli ascensori... E pensare che fino ad un anno fa non avevo nulla!
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Dr.ssa Valentina Sciubba Psicologo, Psicoterapeuta 1.6k 38 9
Gentile utente,
benchè tutti gli indirizzi psicoterapeutici abbiano dei punti in comune, ci possono essere anche notevoli differenze tra essi ed in genere ogni psicoterapeuta ne usa preferibilmente uno o due.

E' probabile perciò che il suo terapeuta non si troverebbe perfettamente a suo agio se dovesse cambiare indirizzo terapeutico, può comunque provare a chiederglielo, sentire il suo parere.

La decisione finale resta comunque sua, se non ci si trova bene con un terapeuta o con un indirizzo terapeutico si può ovviamente decidere di cambiare.
cordiali saluti
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dopo
Utente
Utente
Grazie infinite per le vostre risposte... Un solo aggiornamento, se riuscite a darmi un vostro parere: oggi sono stato dallo psicoterapeuta che mi ha confermato che la strada che stiamo intraprendendo è quella giusta, gli ho esposto le mie perplessità e le mie somatizzazioni, mi ha detto che riusciremo ad uscirne focalizzandoci sulla parte di me che è inesplorata e partendo da tutte le positività che detengo. Strada difficile ma dice che siamo già a buon punto, perchè abbiamo capito la questione.
Quando gli ho esposto la mia difficoltà a fare le cose più semplici (ad esempio cosa importantissima il mio lavoro a cui tengo ovviamente da matti), mi ha detto che per questo periodo di particolare tensione posso farmi prescrivere dal mio medico di base lo xanax gocce, poi ci rivediamo settimana prossima ed in base alla mia risposta al farmaco decidiamo eventualmente se intraprendere una visita psichiatrica che secondo il mio terapeuta non serve ma ovviamente non può escluderla. Mi ha comunque ricordato che solo con la psicoterapia si va al nocciolo del problema, mentre i farmaci a lungo andare fanno male. In ogni caso mi ha detto che lo xanax lo prenderei solo per un periodo limitato di tempo (2-3-4 settimane) e che associandogli la psicoterapia si otterrà un buon effetto. Volevo sapere le vostre opinioni in merito.
Grazie mille.
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Dr.ssa Valentina Sciubba Psicologo, Psicoterapeuta 1.6k 38 9
Gentile utente,
non c'è problema ad associare ansiolitici e psicoterapia, anzi è ciò che succede più di frequente. Avviene anche che col progredire della psicoterapia il paziente diminuisca spesso da solo il farmaco, soprattutto quando è facilmente graduabile perchè in gocce, come quello che lei ha nominato.

Piuttosto se dopo 6 mesi di psicoterapia non vede apprezzabili risultati, penso dovrebbe chiedere maggiori chiarimenti.
Come le dicevo la TBS in genere ottiene buoni risultati anche in tempi minori, che possono diventare ottimi soprattutto se si associa un'analisi e correzione dei fattori più profondi alla base dell'ansia.
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dopo
Utente
Utente
Gentile Dottoressa,
il medico di base mi ha consigliato per il momento di prendere 5 gocce al mattino e 5 la sera (aggiungendone eventualmente altre 5 a metà giornata) e di prenderne 10 se si dovesse verificare una situazione "critica". Sono al secondo giorno di assunzione e mi sembra di ottenere qualche beneficio (a parte un po' di sonnolenza nei primi momenti dell'assunzione specie al mattino), inoltre il mio psicoterapeuta vuole vedermi in settimana per analizzare la mia risposta al farmaco e decidere il da farsi. E' una prassi corretta?
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

per quanto riguarda la terapia farmacologica deve sempre riferirsi al medico prescrittore, in quanto lo psicologo non è un medico e non può quindi pronunciarsi sui farmaci.

Detto questo, vorrei capire meglio la situazione e capire a che punto è la psicoterapia cognitivo-comportamentale.
Il Suo terapeuta non ha individuato insieme a Lei quali situazioni sono critiche per Lei e Le fanno paura?
Le ha prescritto dei compiti da eseguire tra una seduta e l'altra?
Se sì, com'è andata?
Le ha dato altre prescrizioni?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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dopo
Utente
Utente
Gentilissima Dottoressa Pileci,
insieme al mio terapeuta abbiamo identificato la criticità, che sta prevalentemente nella sfera dell'affettività. Compiti specifici veri e propri non me ne dà, lui mi dice che devo lavorare sulla mia parte ignota, avvicinarla ed imparare a conoscerla, partendo da tutte le positività di cui dispongo e che nelle sedute rimarchiamo. Certo, il compito non è facile, perchè siamo in una sfera "astratta", spero di imparare sempre di più a lavorare su di me, per arrivare alla soluzione del problema, che è quello che vogliamo tutti.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Scusi, ma non mi pare che questa sia una modalità di procedere tipica della terapia cognitivo-comportamentale, perchè va bene che i problemi vengono dalla sfera dell'affettività, ma è necessario declinare questi problemi in situazioni specifiche da affrontare che poi potranno diventare obiettivi terapeutici.

Che cosa operativamente vuole cambiare perchè adesso non funziona nella Sua sfera affettiva? Che cosa è un problema nella Sua sfera affettiva?
Nel momento in cui Lei sarà in grado, con l'aiuto del terapeuta, di declinarlo in comportamenti misurabili allora potrete anche pensare di cambiare tutto ciò che in questo momento Le crea il disagio.

In realtà la terapia cognitivo-comportamentale prevede la prescrizione di compiti e anzi credo potrebbe essere molto utile per Lei avere dei compiti specifici e adeguati alla situazione e al livello di ansia e poi implementarli.

"lui mi dice che devo lavorare sulla mia parte ignota, avvicinarla ed imparare a conoscerla"
Che cosa vuol dire? E in che modo sarebbe possibile secondo il terapeuta?
Quale aiuto Le ha offerto per raggiungere questo obiettivo?
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Dr.ssa Valentina Sciubba Psicologo, Psicoterapeuta 1.6k 38 9
gentile utente
nel concordare con quanto le ha detto la collega, le dico che i farmaci, permettendo di controllare meglio i sintomi, possono rendere il lavoro dello psicologo meno faticoso, ma lo psicologo deve avere un piano di azione piuttosto indipendente dalla risposta ai farmaci
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dopo
Utente
Utente
Gentili Dottoresse,
perfezionismo, paura di non conoscere (e controllare) il futuro, affettività... Sono tutti miei punti deboli, il terapeuta mi consiglia di conoscere i segnali che lancia il mio corpo e riflettere, non pensare che gli altri si aspettino sempre troppo da me e fare le cose in modo naturale, senza costruirmi troppo. E partire dai miei punti di forza, la salute, la lucidità, l'intelligenza per cercare di avvicinare la parte di me che ancora non conosco e che a volte si manifesta con segnali. Il dottore è concorde nel dire che lo xanax è solamente provvisorio, un aiuto in più che mi può dare per affrontare con più tranquillità la giornata ma è con la psicoterapia che si estirpa il problema, e nel limite del possibile mi ha consigliato di vederci due volte la settimana affinchè la terapia abbia più effetto. Non so cosa ne pensiate voi, io so solo che in qualche modo voglio allontanare definitivamente il problema.
Saluti.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

sono sinceramente perplessa, perchè le modalità che Lei sta descrivendo non mi sembrano proprio tipiche della terapia cognitivo-comportamentali, che ha ben altre caratteristiche.

Legga qui per farsi un'idea: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1384-e-davvero-psicoterapia-cognitivo-comportamentale.html

Per quanto riguarda i punti che descrive come critici ("perfezionismo, paura di non conoscere (e controllare) il futuro, affettività... Sono tutti miei punti deboli") avete declinato meglio insieme il perfezionismo, la paura e l'affettività nella Sua vita di tutti i giorni, in modo tale da capire come procedere? Mi spiego meglio: nella Sua vita come si esprime il perfezionismo, attraverso quali comportamenti? Li avete intercettati?

"...il terapeuta mi consiglia di conoscere i segnali che lancia il mio corpo e riflettere, non pensare che gli altri si aspettino sempre troppo da me e fare le cose in modo naturale, senza costruirmi troppo."
In realtà in questo momento della terapia ( e sono sorpresa che dopo oltre 6 mesi Lei non abbia mai ricevuto prescrizioni da parte del terapeuta) dovrebbe sapere che emozioni (che si esprimono anche con segnali sul corpo, ma non solo: il perfezionismo potrebbe essere un sintomo d'ansia), pensieri e comportamenti possono tra loro influenzarsi e aver capito come funziona Lei.

Inoltre non capisco cosa significa "...il terapeuta mi consiglia di conoscere i segnali che lancia il mio corpo e riflettere...": vale la pena invece ottenere informazioni chiare dal terapeuta su cosa fare, perchè se Lei è ansioso e, dopo aver conosciuto i segnali del corpo ci riflette su ma non li sa leggere (cosa frequente a verificarsi in chi soffre d'ansia) va ancora più in ansia.
Infine, più che NON pensare a qualcosa (prescrizione impossibile), deve FARE, sforzandosi, ciò che teme, in maniera graduale e guidata dal terapeuta per modificare ciò che adesso non è per Lei funzionale.

Provi a rivedere questi aspetti col curante.

Sinceramente non ho mai sentito di una psicoterapia cognitivo-comportamentale che preveda due sedute a settimana, perchè il pz. ha bisogno del tempo tra una seduta e l'altra sia di lasciare sedimentare ciò che viene detto in seduta, sia per mettere in pratica le prescrizioni precise che il terapeuta dà... anche se nel Suo caso non ce ne sono.

Cordiali saluti,
Ansia

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