Tristezza ed ansia dopo sesso

Buongiorno

Premetto che alcuni mesi fa (5) si è conclusa una lunghissima relazione di quasi un decennio con un ragazzo che pensavo potesse essere il compagno di vita.
La sofferenza per la fine della relazione è stata breve ma estremamente intensa. La relazione è stata chiusa da lui, ma ora sono sicuro di non amarlo più anche se gli voglio molto bene ovviamente. Premetto inoltre di aver sofferto di disturbi di ansia ed attacchi di panico e di depressione maggiore, disturbi curati più volte con psicoterapia e psicofarmaci.
Dopo la fine della mia relazione mi capita sovente di ricercare avventure sessuali e di trovare queste ultime estremamente piacevoli. Ma ... dopo aver avuto rapporti sessuali il giorno successivo e/o qualche giorno dopo sono estremamente triste. Questa cosa mi capita soprattutto con i partner che mi attraggono molto fisicamente. Sono una persona estremamente passionale e molto affettuosa e per me il contatto "emotivo" è importante almeno quanto il sesso. Il sesso è nella mia vita una cosa estremamente importante.
La sensazione che provo è quella di un immenso vuoto e di completa demotivazione. Mi sento più solo di prima e la cosa che mi mette ansia è la possibilità che l'altro non mi cerchi più dopo una sola avventura, magari pur essendo stati bene assieme.
Mi assale molta tristezza e, quasi come una regola matematica, il giorno dopo sono molto irritabile, spaventato, vulnerabile, emotivo al punto di commuovermi per nulla. Divento bisognoso di coccole ed affetto più del momento pre-incontro.
Non può trattarsi sempre di infatuazione in quanto spesso penso di non voler assolutamente stare con questi partner in una relazione tradizionale. Ma sempre dopo mi assale l'idea di volerli rivedere solo per dare e ricevere coccole ...
Mi aiutate a definire questo meccanismo? Cosa posso fare per evitare la tristezza "post-avventura"? Come mai inoltre il mio desiderio sessuale è così intenso dopo la fine della relazione e mi spinge così tanto verso questi incontri?
Tutto questo mi crea disagio e, ovviamente, ho sempre paura che l'ansia e la depressione, quel male oscuro che tanto ha dominato la mia vita, rispunti dietro l'angolo e minacci nuovamente il mio precario equilibrio tanto faticosamente costruito ...
Grazie a tutti voi
[#1]
Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Gentile Utente,

la ricerca di esperienze sessuali nel suo caso potrebbe nascere da un bisogno affettivo e non solo come ricerca di un atto prettamente sessuale. Il suo vissuto assomiglia ad una sorta di "disforia post-coito", uno stato di ansia, vuoto, insoddisfazione che nasce appunto da una scissione tra affetti e atto sessuale.

Sessualità e affettività (attaccamento, ricerca di vicinanza ecc.) dovrebbero essere vissute come collegate e solo in questo caso potrà far fronte alle sue esigenze più profonde.





Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it

[#2]
dopo
Attivo dal 2013 al 2014
Ex utente
Gentile dottore
grazie della risposta. Condivido la sua interpretazione.
Volevo solo precisare che tutto questo è spesso accompagnato da un intenso sentimento di "caducità" delle cose, dei rapporti e delle relazioni.
La mia intensa paura di rimanere solo e del tempo che passa velocemente mi porta a non voler perdere neppure un attimo, neppure un minuto. Il sesso mi appare come un vissuto intenso e come un valore da aggiungere. Come un'occasione in più da non lasciarsi sfuggire per vivere il più intensamente possibile.
Chiaramente tutto questo nasconde un disagio emotivo piuttosto intenso.

Il mio bisogno di affetto, di "appoggio" emotivo, di contatto fisico è di sicuro primario rispetto ad altri aspetti della mia vita.
Questo mi è chiaro. Ma la consapevolezza di non poterlo avere quando si vuole o da chi si vuole, mi costa molta fatica.
Spero solo che questo disagio possa essere attenuato in qualche modo ed il prima possibile.
Grazie
[#3]
Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Gentile Utente,

>>Questo mi è chiaro. Ma la consapevolezza di non poterlo avere quando si vuole o da chi si vuole, mi costa molta fatica.<<
questo però è nell'ordine delle cose. Le relazioni affettive, siano esse amicali o sentimentali, nascono con la costruzione di una relazione e in quanto tale implica del tempo, una conoscenza, una condivisione, la possibilità di essere empatici con l'altro ecc.

Lei non può avere una relazione prima sessuale e poi sperare con la stessa facilità che si trasformi in una relazione più profonda.

Talvolta alcune persone si concedono subito da un punto di vista sessuale nella speranza, inconsapevole, che l'altro sia disposto a dare qualcosa in più.






[#4]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile utente,
Mi associo elle riflessioni del Collega nella risposta

L' amore ed il coinvolgimento sono i più potenti afrodisiaci che esistano in natura, la risposta orgasmica che si prova dentro un legame d' amore non è mai paragonabile a quella provata con relazioni occasionali.

C' è infatti una netta distinzione tra " orgasmo come espansione" , psichica.....ed " orgasmo come esplosione" più ginnico che empatico.....

Il suo disagio sembra essere più che correlato alla fase post/ orgasmica, a dinamiche più profonde ed affettive....a mancanze e lacune che forse partono da lontano....

Una maggiore e più approfondita riflessione su ciò che desidera da un amore forse andrebbe effettuata .....
La vita sessuale per essere appagante non dovrebbe essere scissa dall' affettività e dovrebbe contenere le te C correlate alla sessualità:
1 corpo
2 cuore
3 cervello......

Le allego una lettura su amori e dintorni....

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4078-l-amore-affamato-la-dipendenza-d-amore.html

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#5]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
Gentile Utente,

è probabile che questa ricerca di un compagno occasionale sia soltanto la strategia che sta attuando per evitare di stare solo e per fare i conti con se stesso e con il disagio che provava (se ho capito bene) anche prima e che riguarda lo stato depressivo.

Legga questo articolo:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1583-depressione-patologia-o-poca-forza-di-volonta.html

Che tipo di psicoterapia ha fatto in passato? Come mai sono state concluse le terapie farmacologiche e psicologiche, se non ho capito male?

In un'ottica che prevede l'utilizzo della vicinanza (ma non dell'intimità) e della sessualità come antidepressivo, una lettura che possiamo fare di tutto ciò è dell'uso della sessualità come fosse una droga che Le serve in alcuni momenti per non sentire il proprio dolore.

Chiaramente, una volta terminato tale "effetto analgesico", non solo non sta meglio, ma sente un dolore più forte legato alla solitudine e a ciò che è il Suo bisogno e che Lei ha espresso molto chiaramente: "Sono una persona estremamente passionale e molto affettuosa e per me il contatto "emotivo" è importante almeno quanto il sesso."


"Cosa posso fare per evitare la tristezza "post-avventura"? Come mai inoltre il mio desiderio sessuale è così intenso dopo la fine della relazione e mi spinge così tanto verso questi incontri?"

Che cosa fare allora?
Credo che il problema non sia legato alla Sua sessualità pur con i limiti del consulto on line e neppure al desiderio sessuale, quanto allo stato depressivo e alle strategie comportamentali che Lei attua ma che sono controproducenti per Lei.
Inoltre la recente separazione mi pare un tema da rivedere: la perdita, soprattutto per le persone che soffrono di depressione, è un tema estremamente critico e delicato ed è probabile che la ricerca di avventure sia per Lei un tentativo (molto disfunzionale) di gestire un dolore che altrimenti non riuscirebbe a tollerare.

A mio avviso parlarne col terapeuta è un ottima idea, per valutare direttamente la situazione ed eliminare il disagio che prova.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#6]
dopo
Attivo dal 2013 al 2014
Ex utente
Buonasera
avete, a mio avviso, centrato la base del mio disagio. Condivido la vostra analisi.
La mia psico-terapia si interruppe circa 4 anni fa a causa del mio trasferimento in un'altra città, mentre la terapia farmacologica in realtà ha avuto solo brevi interruzione. Attualmente ho un piccolo mantenimento. Sono riuscito quasi sempre a tenere a bada il fenomeno del DAP, ma mai fino in fondo quello della depressione e dell'ansia generalizzata.
La terapia psicologica che ho condotto era di tipo cognitivo comportamentale ed è durata circa 2 anni ma con scarsi risultati a mio avviso. Con questo non sono a dire che tutte le terapie hanno scarso risultato ma il tutto dipende dai due fattori fondamentali che ben conosco : il terapeuta ed il paziente. Probabilmente in quel periodo entrambi non hanno fatto un buon lavoro ...

L'origine del mio disagio è senz'altro di tipo depressivo. Premetto che la mia omosessualità non mi ha mai creato un particolare disagio e ho avuto una buona accettazione sia in famiglia sia tra gli amici più stretti. Ho avuto una relazione con un ragazzo durata 8 anni e mezzo circa che si è conclusa questa estate. Riconosco che relazioni omosessuali così lunghe soprattutto in giovane età non sono nè rare nè impossibili, ma sono senz'altro infrequenti.
C'è stata una condivisione totale della nostra vita e, quando è finita, mi sono trovato "travolto dagli eventi". Talvolta mi sveglio al mattino e mi sembra tutto "surreale". Ma sul fatto che la storia sia conclusa sono più che certo e più che sicuro del fatto che sia meglio così.
A volte vorrei non essere così sensibile: sono estremamente empatico e mi sembra sempre di avvertire il dolore di tutti, il disagio degli altri e spesso di farlo proprio... E' una particolarità un pò "artistica" ma che io sono consapevole di avere e che più in assoluto mi fa soffrire.

Vivere una sessualità non disgiunta dall'affettività? E' possibile ma difficile, soprattutto nel mondo gay. Sicuramente il sesso è una potente "droga", pur con i limiti che questo termine ha.
Lo utilizzo per attutire il mio disagio? Assolutamente si. C'è pure da dire che la mia "energia" e la mia carica vitale, sessuale e passionale è sempre stata intensa.
La cosa piace a tutti, e piaccio molto anche come persona (fisicamente e caratterialmente), ma impegnarsi non piace a nessuno.
Ed allora? Aspetterò, consapevole che siamo soltanto noi gli artefici del nostro destino e che (la mia storia docet) gli unici su cui potremo contare, sempre e comunque, siamo noi stessi.
La mia sensibilità? Un flagello che dovrò tenermi...
[#7]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
Gentile Utente,

forse dovrebbe rafforzarsi un po' su alcune questioni, come l'empatia e la sensibilità: non c' niente di male nell'essere empatici e sensibili, ma se tutto ciò gioca contro di Lei, allora bisogna imparare a spostare il tiro e ad adattarsi con maggior efficacia alla vita.

Per fare questo è importante però la ripresa della psicoterapia e, se con il precedente terapeuta non si è trovato bene, può sempre pensare di sceglierne un altro con cui lavorare per il raggiungimento di obiettivi sensati e percorribili.

Se ciò che desidera è una relazione in cui ci sia l'impegno che pretende da una coppia stabile sarebbe opportuno capire come abbandonare non tanto la tristezza che insorge dopo l'incontro sessuale, quanto capire come e dove ricercare ciò che vuole. Anche se più raro e difficile da trovare.

Cordiali saluti,
[#8]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
La sua sensibilità non credo sia un flagello....ma un vero valore aggiunto alla sua storia di vita ed in futuro alla sua coppia.

Cari auguri
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