Mancanza di obiettivi, nessun senso per reagire

Gentili Dottori
sono una ragazza di 21 anni. Come scritto altre volte in questa sezione in cerca d'aiuto, sono studentessa e lavoratrice. Attualmente ho stoppato tutto perché non sono fisicamente in grado di sostenere alcunché. Attraverso la depressione ormai da mesi. Un paio di mesi fa mi sono finalmente decisa e mi sono rivolta ad un medico psichiatra che per il momento ha deciso di trattare il problema solo farmacologicamente anche per inquadrare meglio il disturbo. Devo precisare che mi fido profondamente di lui e non gli nascondo niente. C'è una cosa della quale però non abbiamo parlato mercoledì alla visita, forse me lo sono scordato io o non me lo ha chiesto lui. Non so se sia la malattia a fare così, ma mi manca completamente un obiettivo nella vita. Da studentessa lavoratrice ho sempre compiuto grandi sforzi per realizzare il sogno di diventare interprete, che richiede studi lunghi e costosi. Ho sempre avuto in mente quel grande sogno. Ho sempre pensato alla gloria, all'elevazione sociale, devo dire anche per dimostrare agli altri che valgo qualcosa (manco completamente di autostima). Insomma i miei sforzi avevano un senso. Oggi non vedo una via d'uscita. Dipendente da zolpidem che mi permetteva di "anestetizzarmi" per non sentire il dolore dello stato depressivo, mi è stato tolto e ne sto soffrendo. Ho perso tutti gli amici che non comprendono il mio cambiamento così brusco e radicale. Ho perso i miei studi, ormai bloccati a metà. Ho perso la voglia di vivere ma soprattutto un motivo per farlo. Non so più se mi piace quello che faccio. L'unica cosa che allevia il malessere è il mio talento artistico (pittura e trucco artistico) che ho sempre lasciato da parte per pensare alle cose importanti. Adesso la mia vita è vuota e arida. So che devo aggrapparmi a qualcosa per uscirne. Ma a cosa? Come ne esco se mi manca un obiettivo? Come scavo dentro di me per dare un senso alla mia vita? Ammetto con vergogna di pensare spesso al suicidio come via di fuga. Evito per codardia e per non distruggere ulteriormente il cuore di mia madre.
Cerco un consiglio, un suggerimento, uno spunto per pensare. Ho bisogno di trovare un perché per vivere. Un appiglio. Come posso fare? Inoltre, credete che sia opportuno ai fini della terapia farmacologica parlarne con il mio medico?
Un saluto cordiale a tutti voi che portate avanti questa coraggiosa e difficile professione.
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
<Come scavo dentro di me per dare un senso alla mia vita?>

Gentile Ragazza, questo è un lavoro che non può fare da sola, ma con un terapeuta.
E' importante che riferisca allo specialista che la segue quanto ha esposto qui, affinché possa valutare la situazione con ogni utile elemento
<.per il momento ha deciso di trattare il problema solo farmacologicamente anche per inquadrare meglio il disturbo> "Anche"e per cos'altro?

Ogni quanto lo incontra?

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
Gentile Ragazza,
che cadenza hanno gli incontri con lo psichiatra?
Perché non le è stato ancora proposto di affiancare anche un percorso psicoterapeutico alla terapia farmacologica?
Lo psichiatra è anche psicoterapeuta? Eventualmente la prenderebbe in carico anche come psicoterapia o la invierebbe ad un'altra persona?


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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
La scelta del suo psichiatra di iniziare per il momento solo con i farmaci può essere stata sensata. A volte si riesce a risolvere tutto, con i farmaci.

Nel suo caso però non sembra che ciò stia accadendo, anche se due soli mesi potrebbero essere pochi per dirlo. Sarebbe forse opportuno iniziare a mettere in conto che avrà bisogno di essere seguita anche dal punto di vista psicologico.

>>> L'unica cosa che allevia il malessere è il mio talento artistico (pittura e trucco artistico) che ho sempre lasciato da parte per pensare alle cose importanti
>>>

Beh, potrebbe aver commesso un grosso errore.

Se è quello che le piace fare, è QUELLA la cosa importante della sua vita.

>>> Come scavo dentro di me per dare un senso alla mia vita?
>>>

"Guardarsi dentro rende ciechi" è il titolo di un libro postumo di Paul Watzlawick pubblicato alcuni anni fa. È il punto di vista breve strategico sull'argomento.

La felicità e il senso della vita non dipendono dallo scavarsi dentro, dipendono dalle cose che facciamo e che ci piacciono. Il senso della vita lo si scopre svolgendo più attività, sperimentando e prendendo nota di quelle che ci danno la maggior soddisfazione. Può essere necessario rieducare la propria sensibilità nel riconoscerle, strada facendo, ma sapere già che una cosa ci piace è certamente un vantaggio.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#4]
dopo
Utente
Utente
Gentili Dottori, grazie per le vostre risposte!

Il medico mi ha spiegato che vuole prima inquadrare bene il mio disturbo e rendermi più "lucida" perché, almeno fino a pochissimi giorni fa, la "fase nera" come la chiamo io mi faceva proprio delirare. Parlando semplicemente, mi ha detto "prima proviamo solo con i farmaci, troviamo un dosaggio appropriato, e poi vediamo se può essere utile la psicoterapia". In effetti ha fatto questo tentativo perché anche secondo lui a volte i farmaci bastano. Siccome esco da un periodo di fortissimo stress (due sessioni d'esame ravvicinate, lavoro 9 ore al giorno distante da casa, problemi di salute di mio padre) si pensava che bastasse questo a riportarmi all'equilibrio. Sono rimasta molto stupita perché ho sempre pensato che dalla depressione si uscisse anche con una buona terapia psicologica e non solo farmacologica. Gli ho spiegato il mio punto di vista e lui mi ha risposto così.

Lo incontro una volta al mese circa. Mercoledì ha cambiato tutta la terapia perché malgrado la dose di zolpidem dormivo pochissimo, e il Cymbalta mi agitava al punto da impedirmi di stare ferma. Dal momento che deve valutare l'andamento con la nuova terapia ci rivedremo il 29 gennaio.

No, lui non è psicoterapeuta. Mi affido all'ospedale della mia città, quindi mi farebbe eventualmente affiancare da un psicologo del reparto.

Inizio a pensare di aver sbagliato lasciando da parte quelle attività che mi rendono leggera. Ma se ci penso, anche tradurre, leggere e imparare le lingue mi dava gioia, mentre ora il solo pensiero di avvicinarmi al libro mi fa piombare in uno stato di profonda ansia. Ho sempre visto la mia passione artistica come "off limits" troppo lontana dalle cose "reali" che portano a casa il pane, nella mia famiglia il ragionamento è sempre stato questo. Ma nessuno mi ha impedito nulla, questo è vero.

Credete che dovrei dire qualcosa al medico o dovrei aspettare che mi proponga lui la psicoterapia?
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Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
Dal mio punto di vista sarebbe opportuno che ne parlasse Lei, spiegando quali siano le sue necessità ed esigenze, in modo da valutarne insieme i pro e i contro.
Tra l'altro bisogna in ogni caso considerare il fatto che non è detto che le possa essere fissato un appuntamento a breve, perciò meglio non perdere altro tempo.

Cordialmente,