Ossessioni e pensieri suicidi

Gentili medici
Non so bene se questo che scrivo sia una richiesta di aiuto o semplicemente un tentativo di sfogarmi parlando delle cose che ho dentro da anni, ma sentivo il bisogno di farlo.. dato che vorrei essere rassicurata e magari indirizzata su cosa si può fare.
Cercherò di spiegare in breve la mia situazione e il mio vissuto, visto il limite dei caratteri.
Da molti anni soffro di attacchi di panico, agorafobia e ipocondria.. più o meno sette anni che vado avanti così. All'inizio erano episodi isolati e sporadici, ma poi col tempo sono diventati sempre più frequenti.. fino ad impedirmi di uscire di casa, di avere relazioni.. insomma, la mia vita è limitata a quello che c'è tra le mura di casa. E questo mi ha portato a vivere una vita piatta e vuota. Non ho finito la scuola, non ho più amici qui nella mia città, il rapporto con i miei famigliari non è splendido e il mio ragazzo abita lontano..
Ho provato due volte ad affidarmi a degli specialisti.. prima solo con una psicologa ( con cui la terapia si è interrotta perché non vedevamo alcun miglioramento ), e poi con un altro psicologo, stavolta però con l'aggiunta di uno psichiatra.. ho preso l'Eutimil per un anno e mezzo, e nonostante i benefici avuti in quell'anno, i problemi non sono spariti, anzi.. oggi sono messa peggio che mai. Non ho più attacchi di panico frequenti, capitano di rado, ma.. ho il terrore di uscire fuori di casa, non riesco nemmeno a mettere un piede fuori.. e quindi non riesco a vivere la mia vita come dovrei e vorrei.
Non solo.. da qualche tempo ho varie ossessioni.. oltre alle paure legare alle malattie, ci sono anche pensieri riguardo la paura di essere attratta dai bambini.. tutto questo perché in età infantile ho subito abusi da parte di mio padre.. e ora ho il terrore di poter diventare così.. ogni volta che vedo un bambino ho il terrore di sentire un qualsiasi impulso del genere.. e questo mi ha portato a desiderare la morte, per porre fine a queste mie sofferenze e per risparmiare a una qualunque creatura innocente quello che è capitato a me..
La mattina mi sveglio e non posso non pensare che sarei voluta morire nel sonno..
Non vedo gioia, non vedo possibilità per me..
La mia famiglia ha problemi economici, e non potendo lavorare non potrei pagarmi le spese per uno psicoanalista.. inoltre dopo tutte le varie esperienze finite con dei fallimenti non nutro più molta fiducia nella psicoterapia..
So che per la società il suicidio è sbagliato, ma alla fine cosa c'è di male? La morte c'è in ogni caso.. perché vedere male qualcuno che vuole semplicemente smettere di soffrire?
Però, anche se dico spesso di non avere speranza, a volte ancora mi piace credere di poter risalire da questo pozzo nero..
Spero di poter ricevere risposta
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
Gentile ragazza,
Quello che lei scrive sembra confermato dalle sue tante richieste di consulti, soprattutto in campo medico. La sua e' una storia complessa e, quindi, comprendo la sua tendenza a considerare il suicidio come una possibile via di fuga, come comprendo le sue ossessioni, la sua ansia elevata, il suo stato depressivo e la visione negativa della vita. Però, nel continuare a scrivere e a chiedere, lei non ha perso la speranza di uscire da questo tunnel. Una parte di lei non si arrende e continua la lotta, pur in una grande sofferenza emotiva. Le sue esperienze di psicoterapia, dice, sono state fallimentari. Posso chiederle quanto sono durate e con quale frequenza? Inoltre, quali obiettivi aveva concordato con gli specialisti? Che cosa non le era piaciuto in ambedue le esperienze? Credo che sia bene partire da quello che lei si aspettava e si aspetta da un progetto di cura.
Mi piacerebbe rassicurarla, ma nel suo caso, ogni tipo di rassicurazione non farebbe che incrementare la sua insicurezza e le sue paure. Penso, al contrario, che sarebbe bene riprendere sia il discorso farmacologico che quello psicoterapeutico, avendo, però, chiaro cosa vuole lei e dove lo può cercare. Consideri che l'aspetto economico può essere aggirato rivolgendosi alla sua ASL di appartenenza e chiedendo di essere messa in lista di attesa. Inoltre, molti terapeuti privati possono prendere in considerazione tariffe più convenienti rispetto a seri problemi economici.
Ci pensi e ci faccia sapere.
Un affettuoso saluto

Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa. Psicoterapeuta. Analista Transazionale

[#2]
dopo
Attivo dal 2013 al 2014
Ex utente
Gentile dottoressa,
la ringrazio per la sua risposta gentile e molto veloce
Riguardo la mia esperienza con la psicoterapia posso dirle che nel primo caso è durata un paio di mesi, e facevo una seduta a settimana.. il secondo tentativo invece è durato forse qualche mese di più, e anche se questo secondo psicologo mi era più gradito, non sono riuscita comunque a portare a termine nulla
Non ricordo se ci fossero degli obiettivi, ricordo soltanto che la prima mi chiedeva di annotare gli episodi in cui sentivo ansia su un diario, mentre il secondo mi dava un piccolo compito ogni settimana.. che io comunque non svolgevo perchè non capivo come potesse una cosa simile aiutarmi ad uscire fuori da tutto questo
Per quanto riguarda la possibilità di consultare i medici dell'asl mi è stato detto già da conoscenti, ma molti me lo sconsigliavano perché si erano trovati male... dicendomi che lo psicologo va scelto in base a come ci si sente a parlarci e simili
Io vorrei soltanto stare bene e smettere di soffrire, anche se come penso si sia notato, non nutro grandi speranze
[#3]
Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
Carissima,
Il fatto di volere 'stare bene e smettere di soffrire' e' il primo passo verso un potenziale cambiamento del disagio, ma, come lei ha potuto notare, non è' sufficiente a mettere in moto le risorse che lei, quasi certamente, possiede. Dalla sua esperienza con i terapeuti, emerge, infatti, un elemento che voglio sottolinearle, ovvero la brevità dei trattamenti (poche sedute in un breve periodo) e il fatto che lei non svolgesse gli 'esercizi' infra sedute, perché non capiva ' come potesse una cosa simile aiutarmi ad uscire fuori da tutto questo'. Mi soffermo su questo secondo punto e le chiedo se ha comunicato al suo terapeuta questa sua perplessità o se, invece, l'ha tenuta per se'. Perché, vede, quello che in un percorso terapeutico e' importante e' la comunicazione tra paziente e terapeuta che dovrebbe rimanere sempre aperta, anche e soprattutto quando il paziente trova quello che il terapeuta fa o dice non rispondente alle aspettative del paziente. Il terapeuta, infatti, non è' un mago o un indovino e, senza la collaborazione del paziente, non va lontano ne' aiuta il paziente stesso ad uscire dalla crisi.
L'altro elemento e' fissare degli obiettivi chiari, definiti, realisticamente raggiungibili, per es.: concordare insieme al terapeuta piccole tappe concrete e verificabili, altrimenti il rischio e' di aspettarsi un miglioramento miracoloso e, quando questo non avviene, affermare che il tentativo e' stato un fallimento. Come se io, o lei, volessimo fare la maratona di New York, senza prima riuscire a fare il giro dell'isolato! A volte, i tempi di una terapia possono essere lunghi, e i risultati lenti ad apparire.
Quanto alla sua ASL di appartenenza, sarebbe il caso di verificare personalmente prima di dare credito a quello che le dicono, anche perché il rapporto tra paziente e terapeuta e' così unico e particolare che un terapeuta non in sintonia con un paziente può esserlo, invece, con lei.
Ci pensi!
Le auguro una buona giornata!
[#4]
dopo
Attivo dal 2013 al 2014
Ex utente
Gentile dottoressa,
non ho mai nemmeno pensato di comunicare al mio terapeuta le mie perplessità riguardo agli esercizi, perché, come in molte altre occasioni nella mia vita, sentivo di essere io in difetto a non capirne lo scopo.. quindi mi limitavo a dire di averli svolti
Con la sua risposta lei conferma molti dei dubbi che avevo riguardo le mie esperienze in terapia, ovvero l'importanza di seguire e comunicare davvero con il terapeuta, e la durata del percorso terapeutico..
Purtroppo come le ho già accennato, la mia famiglia non ha molte possibilità economiche, quindi dopo non aver visto nessun risultato mia madre decise di farmi smettere la terapia ( insieme a quella farmacologica, poiché non sembravo avere più episodi di ansia ), è per questo che smisi di andarci
Proverò comunque a contattare l'asl, quantomeno per provare ad avere un colloquio con uno dei dottori.. anche se le devo confessare che non sono molto favorevole al tornare ad assumere anti-depressivi e simili, perché mi avevano fatto prendere peso ( che sono riuscita poi con sacrifici a perdere) e non mi fido comunque troppo in generale dei farmaci.. Nell'anno in cui li ho presi, mi sentivo come se la mia personalità fosse stata sostituita dalle sostanze chimiche ..
La ringrazio ancora una volta per la sua risposta gentile e per il suo tempo
[#5]
Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
Le auguro di trovare uno specialista empatico e competente . In caso, ci tenga informati!
Un caro saluto
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