Disfunzione erettile e ricerca gravidanza

Ho 41 anni e da 8 mesi io e il mio compagno (50) cerchiamo un bambino. Sapevo che questa ricerca sarebbe stata difficile perché il mio compagno, da quando lo conosco, soffre di deficit erettivi: riesce a portare a termine un secondo rapporto dopo 4-5 giorni dal primo e speso senza mantenere una buona erezione. Di comune accordo, abbiamo iniziato parallelamente il percorso della pma. Dalle indagini è risultato che il suo spermiogramma è a posto e che io ho tube aperte, valori ormonali e riserva ovarica molto buoni per la mia età. Nel frattempo, abbiamo deciso di avere rapporti mirati con l’aiuto di stick e monitoraggi ma la situazione è peggiorata perché il mio compagno ha iniziato ad avere deficit erettivi sempre più frequenti, soprattutto in corrispondenza dei giorni fertili. Preciso che abitiamo a più di 100km di distanza ed è molto difficile non fargli capire che periodo del ciclo è. Io ho cercato di minimizzare ma capisco che possa aver percepito ugualmente il mio disorientamento. La situazione è peggiorata anche a causa della poca attenzione al problema che abbiamo avuto da parte dei medici. L’andrologo a cui si è rivolto gli ha prescritto il Cialis ‘al bisogno’. Non è stato un gran passo avanti perché è capitato che lo prendesse ma l’erezione non ci fosse lo stesso a causa dell’ansia. Il centro privato di pma a cui ci siamo rivolti all’inizio ci ha proposto la IUI che prevedeva due inseminazioni a distanza di 24 ore. Non riusciamo ad avere rapporti a distanza di 4-5 giorni, figurarsi due donazioni di seme in 24 ore!! Abbiamo deciso che non faceva per noi perché le percentuali di riuscita sono praticamente nulle (cosa su cui ho molto insistito per aggirare il problema), ma credo che si sia sentito responsabile del fatto che debbo sottopormi a trattamenti ormonali pesanti. Siamo quindi passati alla fivet, ma non riesce a produrre il liquido seminale per la crioconservazione né da solo, né con il mio aiuto, né con il Cialis. Ho pensato che sicuramente avrebbero potuto prelevarlo in altro modo e che poteva stare tranquillo ma al centro la risposta è stata ‘che è colpa mia perché gli metto ansia’ e che ’lui può prendere appuntamento quando vuole e provare finché non riesce’. Io ammetto che posso essere una concausa del suo problema così come lui è una concausa dei miei. Ma non penso che quella ricevuta sia una risposta valida, anche perché tutto questo clima di incertezza non ha migliorato le cose. Io soffro sempre più frequentemente di insonnia, lui non mi vuole nemmeno più dire se e quando prende questi appuntamenti e la nostra vita sessuale è ridotta al minimo perché io mi sento in colpa perché mi pare di insistere e lui credo voglia evitare il problema.
Premetto che tre anni fa ho perso un bambino di un mio precedente compagno e che questa perdita per me traumatica è coincisa anche con il suo abbandono. Ho vissuto momenti di grave depressione e per me è molto faticoso desiderare un figlio sapendo nel contempo che in pratica è difficilissimo averlo. Da quando è iniziato questo percorso, ho iniziato a soffrire di insonnia, attacchi di ansia e crisi di pianto che cerco di nascondere il più possibile. Ho già scritto per chiedere un consulto e alcuni medici gentilissimi mi hanno suggerito di rivolgermi allo psicologo del centro pma. Io non voglio farlo perché non mi è piaciuto il loro atteggiamento poco attento. Il mio compagno adesso riconosce il problema e si è dichiarato disposto a fare qualsiasi cosa per risolverlo, ma io non so più che fare. Un andrologo più attento? Un terapeuta di coppia? Un terapeuta per me o per lui? Un altro centro pma?
Grazie
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Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
Gentile Signora,
anch'io ritengo davvero utile (se non indispensabile) per la vostra coppia richiedere un aiuto esterno in modo da capire bene quale direzione vogliate far prendere alla vostra vita.
L'ideale, a mio avviso, sarebbe un percorso di coppia parallelo ad un percorso individuale, con professionisti differenti.
Gli argomenti da approfondire sarebbero molteplici.
Quali motivazioni (del singolo e della coppia) stanno alla base di questa difficoltosa ricerca?
Gli ostacoli che si pongono davanti a voi nel raggiungimento dell'obiettivo e che rischiano di mandare in frantumi la coppia, non caricano di un significato differente l'obiettivo medesimo?
La invito a rileggere il suo scritto sforzandosi di immaginarlo scritto da un'altra persona, magari una sua cara amica: quali suggestioni e quali riflessioni nuove fa emergere questa lettura?

Cordialmente

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
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dopo
Utente
Utente
Gentile Dottoressa, la ringrazio innanzitutto della risposta e del suggerimento. Sono davvero alla ricerca di aiuto e sono disposta a cercarlo ovunque possa essere. Faccio fatica a rileggere le mie parole come se fossero scritte da un'altra persona, sono troppi mesi che rimugino le stesse cose, ormai mi sono entrate nella pelle. Le devo premettere che non sono digiuna di psicoterapia, perché, a parte l’aborto spontaneo e la relazione fallimentare di cui ho scritto, ho un passato molto difficile alle spalle. So, per averlo sentito chiaramente nel momento stesso in cui rimasi incinta, che un figlio è il mio desiderio più grande e l’essere mamma la cosa più viva e profonda che abbia mai sentito in vita mia. Ma non voglio un figlio e basta. Voglio un figlio dal mio compagno. Credo nella nostra relazione al punto che per lui sono disposta a cambiare città, lasciare il mio lavoro (che è il risultato di una vita di studi e fatiche) e mia madre. A cambiare vita, insomma, anche se questo bambino non arrivasse. Noi stiamo bene insieme, a parte questo problema. Dopo la fine della mia precedente relazione, avrei potuto fare un figlio da sola all’estero o con un’altra persona che c’è stata e che si era molto innamorata di me, non corrisposta. Ma io non ho mai considerato seriamente nessuna delle due ipotesi perché volevo dare a mio figlio una famiglia e il padre che avessi io per prima scelto. Avevo accantonato con dolore l'idea della maternità, no credevo più che sarebbe stato possibile. L’arrivo inaspettato del mio compagno ha riacceso in me una speranza sostenuta dal fatto che lui mi ha chiesto di fare un bambino. Io ho accettato perché lo amo e vorrei tanto una famiglia con lui. Stando a quello che dice, le sue motivazioni sono le stesse ma non posso essere nella sua testa. Tutto si sta arenando tutto dinanzi alla paura, credo. La mia è paura di soffrire ancora così tanto da non credere di sopravvivere. La depressione e l’ansia salgono quando quello che sta accadendo ora si confonde con tutti i NO che ho ricevuto nella vita, lo ammetto. La sua paura non so quale sia e forse nemmeno lui. Per questo sono assolutamente convinta che sia necessario un aiuto e vorrei capire esattamente quale perché sinora ho incontrato i classici elefanti nel negozio di cristallerie. Ancora grazie.
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Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
Nella sua città esiste un (a mio giudizio) eccellente Centro di Terapia Cognitiva a cui potrebbe rivolgersi almeno per alcuni colloqui preliminari: si tratta di un orientamento molto diverso da quello seguito nella sua precedente terapia e, essendo già "esperta del settore" può valutare se ritiene che possa fare al caso suo oppure no.

Saluti.

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