Fobia aghi

Buongiorno
Ho seriamente bisogno di aiuto.
Soffro di fobia degli aghi e degli ambienti medici da quando ho memoria. Da più di 20 anni sono in psicoterapia per cercare di risolvere il problema, senza risultati. Ho provato con la psichiatria tentando varie classi di antidepressivi e ansiolitici, con effetti devastanti sul mio umore (tentato suicidio, comportamenti aggressivi e autolesionisti) ma senza riusltati per la mia fobia. Ho provato vari approcci di psicoterapia nel corso degli anni, dalla psicanalisi fino alla terapia breve strategica, ho tentato con l'omeopatia, con i fiori di bach, addirittura ho provato la pranoterapia e mi son fatta "segnare". Che altro posso tentare? Non so più a chi rivolgermi...
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Dr. Emanuele Petrachi Psicologo 32 2
Gentile utente,
Sarebbe utile capire come mai ha cambiato così spesso terapeuta. I percorsi che ha intrapreso sono mai arrivati a termine o ha deciso lei di cambiare? E per quale motivazione?

Dr. Emanuele Petrachi
Psicologo (Lecce)

[#2]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

secondo me il problema potrebbe essere il "tentare" nelle varie terapie che ha fatto fin qui.
In psicoterapia non si procede per tentativi, ma per obiettivi e, una volta fissati precisi obiettivi terapeutici, si procede con la metodologia più idonea per risolvere il problema.

Tuttavia, credo che il problema sia ben altro e non la sola fobia, che a onor del vero di solito spinge i pz ad evitare l'oggetto temuto e non a tentativi di suicidio e atti autolesivi.

Quale diagnosi è stata posta?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#3]
dopo
Utente
Utente
Nel corso di 25 anni ho cambiato spesso terapeuta, certamente, ma l'interruzione della terapia ogni volta è avvenuta dopo almeno 3 o 4 anni di appuntamenti settimanali, quando l'inefficacia del trattamento per me e per il terapeuta stesso era ormai ovvia. La prescrizione di antidepressivi mi è stata fatta in ambito psichiatrico, non in quanto persona affetta da depressione ma come rimedio ai sintomi fobici, e i miei tentativi di suicidio sono stati riconosciuti come "effetti collaterali" dovuti a questi farmaci: sospesi i farmaci sono immediatamente cessati questi comportamenti "pericolosi".
Fermo restando che l'evitamento di esami e cure dovuto alla mia fobia è esso stesso pericoloso.
L'unica diagnosi che mi è stata fatta in termini medici è "sindrome ansiosa".
Con la terapia cognitivo comportamentale l'obiettivo era affrontare gradualmente gli aghi. Di fronte all'idea di affrontare un prelievo di sangue ho sviluppato una gastrite tale da perdere 10 kg in 3 mesi, e quando finalmente ho deciso di fronteggiare l'evento i miei muscoli erano così contratti da non riuscire ad estrarre una goccia di sangue dalla vena. La cosa ha peggiorato la mia fobia. Ora ho paura anche dei medici.
Con la psicanalisi l'obiettivo (semplifico per non dilungarmi) era cercare il motivo inconscio della fobia, che è stato individuato e affronato, ma la fobia è rimasta salda al suo posto.
Con la psicoterapia di volta in volta l'obiettivo primario per poi superare la fobia è stato: "rafforzare il carattere"; "aumentare l'autostima"; "controllare l'emotività".
Ora sono la persona più equilibrata del mondo, ma ho una paura irrazionale verso gli aghi.
A quale specialista potrei rivolgermi?
[#4]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
"Con la terapia cognitivo comportamentale l'obiettivo era affrontare gradualmente gli aghi."

In che modo avete tentato, Lei ed il terapeuta, di raggiungere l'obiettivo di superare la fobia?
[#5]
dopo
Utente
Utente
Intanto volevo ringraziare per l'attenzione che mi concedete...
Il percorso cognitivo comportamentale prevedeva di:
1) abituarmi progressivamente alla puntura di aghi
2) controllare il panico di fronte all'infermiere con siringa
Sono passata dal cucito alle infiltrazioni di antitarlo nei mobili, dai tatuaggi al giocare con una vera siringa sulla mia pelle, fino al test per la glicemia fatto in farmacia bucando l'anulare
Il controllo delle crisi di panico doveva avvenire con esercizi psicologici nell'immaginare di volta in volta le situazioni mediche con siringhe e flebo, fino all'esagerazione fantasiosa della "peggiore delle ipotesi". Mi è stato consigliato di frequantare il più possibile il reparto prelievi dell'asl del mio paese, e di accompagnare amici e parenti ogni volta che facevano un esame.
Ma ogni volta potevo fuggire dalla situazione dicendomi "è per finta" "non sta capitando a me". Quando mi sono trovata veramente sulla sedia con davanti l'infermiera armata di siringa l'unica cosa che sono riuscita a pensare è stata il solito "ora mi tortura poi mi uccide, potesse uccidermi e basta sarebbe meglio".
Questo è lo schema mentale che io e la terapeuta non siamo riuscite a demolire...
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