Soffocamento

Egregi Dottori,
sono una ragazza di 22 anni e mi rivolgo a voi per un consulto.
In data 14 marzo ho rischiato di morire soffocata a causa di una fetta di arancia andatami di traverso durante un pranzo.
Mi trovavo insieme a due compagni universitari all'interno di un bar e visto il clima allegro, aver riso a calde lacrime mi ha fatto andare di traverso il boccone di cibo. Ho cercato di disostruire la gola autonomanente con qualche colpo al petto (essendomi allontanata dal tavolo per una sensazione di misto imbarazzo e panico) ma una volta realizzata la situazione, e dunque che stavo andando incontro alla morte, ho iniziato a sbracciare e chiedere aiuto ai presenti. Dai racconti, la mia faccia era diventata cianotica e se non fosse stato per il barista, iscritto come volontario alla croce Blu, che ha eseguito la Manovra di Heimlich, a quest'ora non sarei qui a chiedere un consulto. Ho ripreso a respirare e ho fatto una grandissima risata, forse era l'adrenalina, non saprei, e passata un'ora sono crollata in un pianto di disperazione.
Nei giorni successivi, non ho presentato disturbi nè a mangiare nè a dormire, insomma la mia vita era ripresa normalmente.
Il mese è volato senza problemi e addirittura sembrava che l'episodio non fosse mai accaduto, vivevo spensierata.
Nel giro di due mesi però, sono cominciati i problemi: insonnia, un gran senso di soffocamento in concomitanza ad una forte pressione sul petto.
Dopo aver parlato con il medico di base e aver appurato che non si trattasse di qualche patologia legata all'apparato respiratorio o cardiovascolare, ma bensì di "attacchi di panico" mi ha consigliato di assumere EN come ansiolitico, alla bisogna senza mai abusarne.
In un primo momento questo episodi si sono verificanti in procinto di coricarmi a letto e successivamente anche più volte durante l'arco della giornata.
Spesso mi prende l'angoscia, al mattino mi sveglio puntualmente alle 7 per controllare che i miei familiari (special modo mia madre) durante la colazione non si trovino in condizioni di pericolo da soffocamento e la situazione in sè è davvero invivibile, sia per me ma soprattutto per loro.
Ho cercato di esorcizzare il trauma anche con il sostegno dei miei genitori e parenti, realizzando che devo esser grata per esser in vita e poterne parlare e soprattutto cercando di inquadrarlo come un incidente dato da una circostanza e per mia disattenzione.
Onestamente non vivo nel timore che possa riaccadere, vista l'attenzione quasi maniacale che presto al cibo quando mangio.
Forte di tutto ciò, mi domando perché quando ripenso all'episodio, mi si chiuda lo stomaco, comincio a piangere con un senso di angoscia che mi pervade fino a farmi divenire paranoica.
Vi ringrazio, in attesa di un vostro riscontro.

F
[#1]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
Gentile ragazza,

ogni volta che ripensi a questo episodio potrebbe capitare di star male perché lo hai vissuto come un trauma, una situazione che ha minacciato la tua salute e la tua vita.
D'altra parte, il fatto di essere molto preoccupata anche per i tuoi, di voler controllare le loro vite e la loro salute, mi fa pensare che quell'episodio (apparentemente di scarso significato) ha portato a galla alcune tue paure.
Posso chiederti ogni quanto ti capita di pensare a questo evento?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
dopo
Utente
Utente
Egr. Dott.ssa Pileci,
mi capita di pensare a questo evento ogni giorno, in particolare durante tutti i pasti principali e prima di coricarmi la sera.
La mia famiglia è composta da quattro persone e l'unico momento della giornata in cui riusciamo effettivamente a mangiare insieme, è la sera per cena.
A colazione i miei genitori si alzano molto presto (circa alle 6:30) per andare al lavoro, idem per mio fratello per andare a scuola. Per quanto mi riguarda, essendo iscritta all'università, osservo orari più flessibili rispetto a loro.
Per pranzo generalmente rimaniamo scollegati. Ognuno pranza fuori per conto proprio e alle volte capita di incrociarmi con mio fratello a casa finendo per pranzare assieme.
Siamo una famiglia unita nonostante siano pochi i momenti della giornata che riusciamo a trascorrere insieme.
Come ho scritto precedentemente, ho manifestato una gran preoccupazione durante la colazione.
Pur avendo la sveglia puntata alle 8, sento la necessità di svegliarmi alle 6.30 per assicurarmi che mia madre non si trovi in stato di pericolo e questa apprensione nei suoi confronti è stata riscontrata anche quando sediamo tutti insieme a tavola; inizio ad osservare ogni singolo movimento e al primo accenno di tosse, entro in paranoia e comincio a tempestare di domande per accertarmi che vada tutto bene.
Come ho voluto specificare prima, spesso capita di mangiare fuori, scollegati tra di noi. Mentirei se dicessi che non mi interesso dello svolgimento dei loro pasti, ma la paura che possa accadere qualcosa (nonostante le infinite variabili che si possono riscontrare in un ambiente non protetto come la realtà circostante) mi impaurisce meno, rispetto all'idea di poterli vedere morire per soffocamento sotto i miei occhi.
La ringrazio per la disponibilità che mi sta dimostrando, in attesa di un suo riscontro.

F
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