Somatizzazioni d'ansia

Salve a tutti gli egregi professionisti, che operano sul sito. Dopo la morte di mio padre, avvenuta cinque anni fa, ho cominciato a soffrire di violenti attacchi di panico e crisi d'ansia. Tante volte sono stato al pronto soccorso con i sintomi più disparati, tutti molto molto sgradevoli. Ma la ragione che più spesso mi ha condotto a chiedere aiuto è stata il timore di un infarto, soprattutto a causa dei dolori al petto. Ovviamente non ne ho mai avuto uno. Ho fatto e faccio psicoterapia comportamentale e lo psichiatra, che accompagna la psicoterapeuta, l'anno scorso ha ritenuto che dovessi con gradualità togliere i farmaci (amitriptilina e perfenazina), presi per tre anni ed in precedenza prescrittimi da un neurologo. Per un po' la situazione è migliorata. Nell'ultimo mese, però, malgrado le costanti sedute di psicoterapia, ho avuto un crollo. Gli attacchi sono ripresi, ma il problema è che sono aumentati parecchio di intensità, tanto che tutte le nozioni acquisite nel tempo per gestirli non riescono ad aiutarmi. Il fatto che più mi inquieta è che, fra i diversi sintomi, ad essere esponenzialmente diventati più gravosi sono i dolori al petto, non più fitte intermittenti ma dolori/bruciori intensi e duraturi. La cosa, ovviamente, mi spaventa molto, anche perchè non ci sono abituato e sono stato colto alla sprovvista, anche se nelle sedute cerchiamo sempre di sviscerare ed individuare tutte le cause possibili. Anche oggi pomeriggio il forte dolore al petto, che mi ha condotto nel parcheggio del pronto soccorso (all'interno del quale, però, non sono entrato) è andato via solo con 1,25 mg di benzodiazepine, che ogni tanto prendo al bisogno. Secondo la vostra esperienza perchè questi dolori al petto sono diventati così intensi, tanto da mandarmi in profonda crisi e farmi sempre sospettate un infarto? Perdonate la prolissità e grazie fin da ora a chi avrà la pazienza di rispondermi.
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Dr. Francesco Ziglioli Psicologo 1k 36
Gentile utente,

fermo restando che questi aspetti andrebbero discussi direttamente con il suo terapeuta (cosa che le consiglio, in quanto potrebbero essere fonte di informazioni molto utili per la terapia), provo comunque a risponderle.
Da quanto mi sembra di capire, lei potrebbe essere entrato nel famoso circolo vizioso costituito da diversi aspetti: ansia, attacchi di panico, e ipocondria (detta anche ansia da malattia). Ora, quale tra queste parti sia più presente, non posso saperlo da qui, ma sono certo che chi l'ha in carico lo saprà bene.
L'ansia ha la brutta abitudine di amplificare ogni piccola sensazione corporea, mettendola su "un piatto d'argento" per la mente che inizia ad elaborare una serie di pensieri negativi sull'origine del dolore. E' possibile che lei, in questa fase della vita, abbia dovuto affrontare degli eventi stressanti che hanno fatto parzialmente crollare quanto costruito dalla psicoterapia. Ma non si abbatta: il processo terapeutico prevede che la persona cada e si rialzi, prima con l'aiuto del terapeuta e poi via via in modo sempre più autonomo.
Se vuole leggere qualcosa in più su questo circolo vizioso, può farlo qui:

https://www.psicologobs.it/diagnosi/cose-lipocondria-sintomi-e-meccanismi/

Può trovare anche altre informazioni sull'ansia e sulla sua somatizzazione, oltre che sugli attacchi di panico.

Cordiali saluti
Dr. Francesco Ziglioli
Psicologo - Brescia, Desenzano, Montichiari
Www.psicologobs.it

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dopo
Utente
Utente
Egregio dottore, innanzitutto grazie mille per la disponibilità, della quale non voglio minimamente approfittare. Il gioco subdolo è sempre lo stesso. La domanda che mi faccio ogni volta è "e se stavolta non fosse ansia? E se stavolta fosse qualcosa di serio?". E tutto ciò trova una "giustificazione" nel fatto che le sensazioni ed i dolori sono sempre più forti ed intensi. Ieri, ad un certo punto, ero assolutamente certo che si trattasse di un infarto e ho pensato "ok, sono fregato". Non ho il tempo di abituarmi a qualcosa che si verifica qualcos'altro di più intenso e, per me, spaventoso. Ancora adesso, mentre le scrivo, sono corroso dal dubbio, malgrado che il dolore, entro un'oretta dal momento in cui ho preso l'ansiolitico, è andato via. E se non fosse stata solo ansia? E vado avanti così. E cerco rassicurazioni, faccio analisi ed esami (in questi anni ho perso il conto). Certamente oggi ne parlerò con il mio terapeuta ma sono scoraggiato. Secondo lei, una volta tolti i farmaci (l'ho fatto, dopo averli scalati molto gradualmente, lo scorso mese di maggio, ovviamente su consiglio dello psichiatra) davvero la sola psicoterapia può essere utile ad una sorta di guarigione? Ancora grazie.
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Dr. Francesco Ziglioli Psicologo 1k 36
Nell'articolo è descritto chiaramente ciò che lei sta vivendo. Il suo dubbio di avere qualcosa di terribile è giustificato dal fatto che il dolore permane (e spesso è l'ansia ad amplificarlo).
La possibilità che si tratti di un infarto c'è (così come c'è la possibilità che tra 5 minuti crolli il pavimento dello studio in cui sono), ma la probabilità è diversa: c'è una bassissima probabilità che si tratti di un infarto, così come che crolli il pavimento. Nel primo caso, la bassa percentuale di proabilità è data dal numero degli infarti in persone SANE (come ha avuto modo di verificare grazie al medico), nel secondo caso al numero di pavimenti crollati (grazie ai controlli degli architetti e ingegneri).
La psicoterapia può essere risolutiva, e non una semplice "sorta di guarigione". Tendenzialmente, si associa una terapia farmacologica che successivamente è diminuita ed eliminata del tutto.
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dopo
Utente
Utente
Ultima cosa, poi prometto di non disturbare oltre. Secondo lei la terapia farmacologica fatta per tre anni e poi gradualmente scalata (amitriptilina e perfenazina) è stata sufficiente? È possibile che ancora oggi, a 8 mesi di distanza, possano esserci sintomi da sospensione? Insomma, la psicoterapia che sto seguendo con costanza è bastevole? Glielo domando anche perché l'idea di prendere altri antidepressivi, anche se di più recente generazione, mi turberebbe molto, soprattutto per gli effetti collaterali nella sfera sessuale. Qui chiudo con le domande perché non voglio approfittare della sua eccellente disponibilità. Sinceramente la ringrazio e le auguro una ottima giornata.
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Dr. Francesco Ziglioli Psicologo 1k 36
Vorrei tanto risponderle, ma temo che il quesito non sia di mia competenza. Potrebbe provare a rivolgersi allo psichiatra che l'aveva in carico.

La psicoterapia è "bastevole" nella misura in cui lei percepisce che "basti". Se non è soddisfatto dei risultati o ha dubbi in merito, ne parli apertamente con il suo terapeuta. Insieme potrete decidere come comportarvi.
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