Ansia e somatizzaziome

Salve,
Mi chiamo Silvia e ho 22 anni. Da circa un anno soffro di somatizzaziono a livello cervicale, con forte senso di vertigine e tensione al collo accompagnati da tachicardia e sensazione di derializzazione. Questi sintomi si sono presentati soprattutto in determinate situazioni tipo a lavoro,in luoghi pubblici e molto affollati, nei mezzi pubblici. Insomma inutile dirvi che la mia vita è diventata un calvario da quando persino ho paura di uscire di casa o far semplici azioni come paura ossessiva di scendere dalla macchina ,di usare le chiavi per aprire la porta di casa fare la fila per svolgere una commissione, di fare una semplice passeggiata per strada o parlare con le persone. In seguito ad una visita neurologica mi è stata diagnosticato disturbo di tipo fobico ossessivo .Sono stata in cura da maggio a ottobre con Escitalopram da 20mg e Xanax da 0,5 a rilascio prolungato. Poi mi è stata cambiata la terapia. Da novembre Adesso assumo assumo ogni mattina Paroxetina da 20 mg e xanax per attacchi di panico da 0,25. I cambiamenti sono stati pochissimi. Ho anche seguito una terapia cognitivo comportamentale che però non ha avuto ottimi risultati. La mia situazione è davvero critica e non riesco più a gestire tutto ciò.
Vi chiedo dei consigli riguardo questa situazione e come gestirla.
Vi ringrazio anticipatamente, sono disperata.
Silvia.
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Dr. Francesco Ziglioli Psicologo 1k 36
Gentile utente,

possiamo esprimerci solo in merito alla psicoterapia da lei fatta.
Come mai sostiene che non è andata a buon fine? Quanto tempo è durata? Le diagnosi dei due specialisti (psichiatra e psicoterapeuta) erano concordi? Quali erano gli obiettivi della psicoterapia?
Intanto che risponde, può leggere anche qui se vuole:

https://www.psicologobs.it/consigli-pratici/come-combattere-lansia-in-5-metodi/

Cordiali saluti
Dr. Francesco Ziglioli
Psicologo - Brescia, Desenzano, Montichiari
Www.psicologobs.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
Salve Dottore,
La ringrazio innanzitutto per aver risposto al mio consulto.
Rispondi subito alle sue domande.
Il percorso di psicoterapia è durato circa 8 mesi. Le due diagnosi (psicologo e psicoterapeuta) erano abbastanza concordi. Il mio percorso di psicoterapia si è basato sulla gestione dei pensieri che mi portavano ad avere uno stato emotivo agitato e ad abbassare la soglia dell' attenzione dal mio corpo al mondo che c è fuori, poiché l'attenzione che io rivolgo ai miei sintomi è moltissima. Tendo a dare infatti molta importanza al mio malessere fisico e questo rende ad abbassare la mia autostima e a vedere tutto molto negat,Ivo. Il percorso però si è basato molto sulla teoria infatti con difficoltà, nella mia vita quotidiana, non sono riuscita a imparare a gestire sia l'ansia che i pensieri. Non mi sono state insegnate delle tecniche concrete e verso quasi la fine del percorso mi sembrava di sentire sempre le stesse cose, senza sentirmi mai compresa e soddisfatta emotivamente e psicologicamente. Tutto ciò è diventato ripetitivo e frustrante e non mi ha aiutato molto.
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Dr. Francesco Ziglioli Psicologo 1k 36
Capisco. In effetti senza un buon ancoraggio alla realtà e senza poter sperimentare dei metodi efficaci pratici, è difficile osservare miglioramenti. In tal modo la psicoterapia rischia di diventare una lezione teorica.
8 mesi mi sembrano un buon tempo per osservare dei risultati. Ha mai parlato di queste sue difficoltà a tramutare la teoria in pratica al suo terapeuta?
Oppure, ha mai pensato di prendere in considerazione altri orientamenti psicoterapeutici?
Infine, ha mai pensato che probabilmente l'orientamento psicoterapeutico fosse adatto, ma che il terapeuta non lo fosse per lei? ("verso quasi la fine del percorso mi sembrava di sentire sempre le stesse cose, senza sentirmi mai compresa e soddisfatta emotivamente e psicologicamente")
[#4]
dopo
Utente
Utente
Si, ho cercato di parlarne ma senza risultati perché mi si diceva soltanto che stavo facendo dei passi in avanti. In realtà si, dei piccolissimi miglioramenti ci sono stati , ma quando esponevo una difficoltà avuta, non avevo le risposte adatte per fronteggiare. Addirittura sono stati diminuiti gli incontri perché si credeva che stessi meglio, ma in realtà diminuire gli incontri è stato peggio perché mi sono sentita davvero persa, poiché non avevo degli strumenti utili per fronteggiare completamente da sola la realtà. Quindi posso dire che mi sono sentita molto abbandonata e sola, non compresa e a volte anche presa in giro perché non credeva nemmeno su delle cose che sentivo o raccontavo.
Si, ho pensato di prendere in considerazione altri orientamenti psicoterapeuti e addirittura cambiare il terapeuta. La mia domanda però è questa : quale percorso psicoterapeutico sarebbe adatto al mio problema? Ci potrebbero essere buoni risultati? Se si, quali sono i presupposti a cui dovrei affidarmi per sapere che ho incontrato un buon terapeuta e che sto intraprendendo un percorso psicoterapeutico giusto?
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Dr. Francesco Ziglioli Psicologo 1k 36
Domande molto importanti. Non esiste un orientamento più valido di altri. Esiste l'approccio giusto per la persona giusta. Qui può trovare una miniguida:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html

Visto il suo problema, per quanto ne so, i risultati ci possono essere eccome, e buoni.
La scelta del terapeuta è molto importante: in primo luogo, uomo o donna? Anziano o giovane? Tenga presente che anche il terapeuta è un essere umano, quindi avrà tutte le caratteristiche proprie di una persona normale. Preferisce un terapeuta più rigido, strutturato, o uno più morbido e accogliente?
Infine, penso che per valutare l'efficacia di una terapia si debba ricorrere all'analisi dei sotto obiettivi raggiunti. Con questo intendo che, una volta fissati gli obiettivi primari ai quali si vuole arrivare, insieme al terapeuta si scelgono degli altri piccoli obiettivi che richiedono meno tempo e meno fatica, ma che comunque contribuiscono a creare la strada per raggiungere quelli finali. Con tempi prefissati, si fa una valutazione di quanto ottenuto e si verifica se il lavoro fatto ha portato ai risultati sperati, o se si devono apportare cambiamenti.
Un ultima cosa: a mio parere, finita una seduta ci si deve sempre portare via qualcosa. Che sia un'emozione positiva, negativa, uno stato d'animo turbato, uno strumento da mettere in pratica nella quotidianità..qualsiasi cosa. Non è pensabile "non portare via nulla". Vuol dire che l'ora non è stata spesa bene
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