Voglia di uccidermi poiché mi sento una nullità

Salve,
sono uno studente universitario e dall'inizio di tale percorso penso si sia accentuata una parte del mio carattere che già conoscevo ma che sono riuscito sempre a gestire.
Per 3 anni sono stato uno studente fuori sede e quando capitava di restare solo in casa ero pervaso dalla disperazione e dalla depressione e ciò si riversava sullo studio che, in quei momenti, era praticamente nullo.
Non sono mai riuscito a capire il perché di tali emozioni forti dentro di me, sono un tipo molto socievole e stare con gli amici con cui vado d'accordo mi piace davvero tanto.
Mi sembrava di avere due personalità: una socievole, sorridente, solare, al centro dell'attenzione, l'altra cupa, nera, con voglia di isolarsi.
Penso che la voglia di isolarsi sia dovuta ad un complesso di inferiorità sviluppato nei confronti di molti miei amici universitari, i quali riuscivano a studiare di più e meglio di me, e quindi con migliori risultati.

Adesso sono a due esami dalla fine ma già da quando ne mancavano sei ho incominciato a deprimermi e a studiare pochissimo nonostante stessi a casa tutto il giorno obbligandomi a studiare. Purtroppo non avevo e non ho voglia di studiare ma c'è una parte di me che mi obbliga a farlo. Queste due voci dentro di me mi uccidono, mi logorano e ogni notte prima di andare a letto mi fanno sentire una nullità poiché ho studiato pochissimo, portandomi a seri pensieri di suicidio.
E' successo già due volte che il giorno prima di sostenere l'esame io abbia avuto una crisi dovuta al fatto che non ero pronto. Di conseguenza non mi sono presentato.
Mi chiudevo in bagno inginocchiandomi a terra piangendo tantissimo pregando Dio di farmi morire, di uccidermi in quell'istante.
Mi sentivo una nullità a non aver svolto il mio compito e a non aver studiato per giorni. Mi sentivo debole, instabile, una nullità.
Tali crisi sono senz'ombra di dubbio le più forti che io abbia mai vissuto fino ad ora.
Inoltre sono una persona fortemente ansiosa, soprattutto in sede d'esame.

Non sono mai andato da uno psicologo sia per la voglia di superare tale disturbo da solo e sia per la paura di diventare dipendente sia dal medico che dai farmici.
Non so come gestire la situazione, né tanto meno se tale disturbo si protrarrà nel futuro, anche dopo la laurea.
La mia paura è proprio di non saper e poter gestire avvenimenti negativi nel futuro (magari più rilevanti).
Ad oggi non voglio più avere quelle crisi, ma non so come fare poiché la voglia di studiare è comunque nulla.
Ho scritto qui con la speranza che mi aiutate a capire di che disturbo possa trattarsi.
Grazie mille in anticipo.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
>>> Ho scritto qui con la speranza che mi aiutate a capire di che disturbo possa trattarsi
>>>

Anche se lo sapesse, resterebbe da vedere come intervenirci.

Nella maggior parte dei casi, quando si vuol "far da sé", sapere di cosa si soffre non serve granché ai fini di un miglioramento. Primo, perché curare se stessi è ancora più difficile che curare gli altri. Secondo, perché senza essere un terapeuta lei stesso sarebbe ulteriormente più difficile.

Il bisogno di far da sé nel disagio psicologico è quasi sempre espressione di bisogno di controllo (ossessività), che la persona vive come potenziale soluzione mentre sta invece solo alimentando il problema.

Si rivolga a uno specialista, anche solo per un colloquio conoscitivo. La dipendenza non ha ragion d'essere, se il trattamento non fosse soddisfacente si può sempre interrompere.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com