Non so chi sono, cosa voglio e cosa ero prima di arrivare ad ora

Buonasera, scrivo più che altro per sfogarmi, non so a cosa potrebbe servire. Parto dal mio problema. Ho 21 e sono al primo anno di università, è già la terza facoltà che cambio da Settembre.. Alle superiori ho cambiato 4 scuole e mi sono diplomato al sesto anno, prendendo pure 94 ma da privatista. I primi 3 istituti erano licei scientifici il quarto istituto dei servizi socio sanitari. Non ho un'identità, neanche un abbozzo di essa Nella mia testa ci sono personalità diverse, a volte penso di avere un disturbo psichiatrico che mi porta a questo. Ho avuto 3 psicologi, con l'ultimo sono in terapia da circa 4 mesi ma mi sembra che non mi stia aiutando. Non riesco a combinare niente. Come se non fosse abbastanza sono anche omosessuale, il che non è un problema per me per la società in cui viviamo lo è, quindi anche quello durante la crescita mi ha creato problemi. Sono fidanzato da quasi un anno con un ragazzo 15 anni più grande di me, che mi piace molto ma allo stesso tempo invidio perché è un ingegnere, molto scrupoloso anche nella cura di sé e degli altri, e la cosa mi fa sentire inferiore, a volte credo che lui veda in me un ragazzino lunatico che lo fa sentire ribelle. So che mi vuole bene, comunque, e gli sono grato di essere l'unica figura maschile che io abbia mai avuto come riferimento.(dormo spesso da lui). In realtà però mio padre esiste e vive anche a casa, e purtroppo non è nemmeno un tossico o un alcolizzato, è semplicemente un egocentrico, paranoico, complessato, psicologicamente violento e la cosa peggiore è che ogni tanto ho l'ansia di somigliargli. Mi ha sempre trattato da schifo nonostante fino a 13/14 anni abbia sempre cercato di fargli buona impressione. Da lì in poi è stata sempre guerra. Insulti reciproci, minacce, mani alzate. Lo disprezzo molto. Forse lui è la parte peggiore della mia adolescenza, oltre alle difficoltà a scuola. Nonostante sia scostante e sconclusionato, sono iper attento al mio aspetto, peso tutto quello che mangio (non sono anoressico) perché seguo un dieta da sportivo e mi alleno almeno 3 volte a settimana, avevo iniziato palestra ma adesso mi alleno a casa perché andare in un posto dove tutti ti guardano mi creava ansia. Prima di fidanzarmi ho avuto una vita sessuale controversa, e credo che anche questo sia sintomatologico, o comunque indicativo. Ho avuto un numero di partner sessuali decisamente alto (credo circa 60). Ho avuto anche un periodo in cui mi sono fatto pagare, ma non per necessità, più che altro mi faceva sentire appagato l'idea che un uomo fosse disposto a pagare per me. Nonostante da questo racconto io possa sembrare sfrontato, in realtà sono insicurissimo e perfezionista. Vorrei riuscire a essere spontaneo, a indossare quello che voglio, dire quello che voglio, quando voglio e a chi voglio, senza essere costantemente frenato dalla paura del giudizio del prossimo. Penso sia la chiave per capire cosa fare nella vita. Ma non ci riesco. Sto cercando la chiave di tutto ciò ma non la trovo..
[#1]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Gentile utente, per la verità dalla sua lettera non sembra emergere il disturbo da lei ventilato all'inizio ("Nella mia testa ci sono personalità diverse"), ma altri, che ancorché non facili e senz'altro dolorosi sono tutti affrontabili da un bravo specialista.
Questo, naturalmente, se lei ha deciso di aver finalmente trovato lo psicologo cui affidarsi con spirito collaborativo e con la ferma volontà di attuare un cambiamento nella sua vita.
Senza questi presupposti, lei continuerà a spostare sempre un poco al di fuori della sua portata ciò che le accade, in un luogo irraggiungibile dalla sua azione volontaria e perciò senza possibile soluzione. Continuerà ad eludere le scelte reali della vita (studio, lavoro, autonomia) e a sostituirle con una serie di mete fittizie, come il comportamento ortoressico, il perfezionismo in settori futili, la paura adolescenziale del giudizio altrui.
Le dico questo con fermezza che a lei sembrerà durezza, non perché non capisca e non solidarizzi con ciò che lei ha patito nella sfera familiare ed extrafamiliare, ma perché troppo spesso chi non è stato supportato e amato nel modo giusto, fa a sé stesso il torto di continuare a rivolgersi la critica feroce di cui è stato vittima. Di qui il "perfezionismo", il timore degli altri (che in realtà non è altro che la proiezione del giudizio spietato che lei rivolge a sé stesso), il suo dirsi, di fronte a tutti gli impegni, "non sono capace".
Si senta responsabile e protagonista della sua vita, e vedrà che il realizzare mete significative le porterà una visione della vita finalmente appagante. Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com