Pensieri suicidi

Salve, da quasi un anno mi sono reso conto di non essere più felice. In breve ero molto innamorato di una ragazza che mi lascito un anno fa dicendomi di non essersi mai innamorata di me. La storia è durata due anni e pochi mesi fa rendendomi conto di non riuscire a dimenticarla mi sono affidato ad un terapeuta. Ultimamente ho cambiato diversi lavori ed in ognuno di questi mi sono reso conto di non essere bravo, e di avere molte difficoltà. Sono distratto, ho poca memoria e non risco ad ingranare come ogni datore di lavoro vorrebbe. Sia come consulte, che come agente immobiliare, che come centralinista alla fine sono stato licenziato. Per me la scuola è stata difficile perché sono un dsa è nella quotidianità vedo che questa continua a frenarmi. Mi sono laureato, ma non passo i concorsi è il problema più grande è che mi sono perso, non riesco a trovare niente in cui sono bravo, niente che mi piaccia e non mi sento all'altezza di fare un lavoro attiene alla laurea che ho preso. Per quanto assurdo vista la mia condizione e la mia età , vorrei fare medicina, passare i test e realizzarmi. È solo che mi trovo bloccato, sento che ho poco tempo per realizzarmi e trovare qualcuno che si innamori di me, ma non ho successo con le ragazze e quando inizio a studiare mi demoralizzato, non so più se voglio fare medicina. Quando penso alla mia ex che ho perso e alla paura che resterò solo mi capita di avere dei pensieri sul suicidio, ma non riesco a capire quanto questi siano seri visto che poi alla fine non faccio niente. Mi è capitato giusto due volte che mi siano sembrati più seri, di aver fissato un giorno e di aver cercato i medoti migliori per farlo. Mi capita di pensare spesso al suicidio, però semplicemente piango e quando non solo più solo i pensieri fatti mi sembrano assurdi e non mi sento male o depresso.
Il mio terapeuta mi ha chiesto un consulto da un psichiatra per via dell'umore basso. Dal millon era uscita distimia e credo che lei pensi a una depressione più grave. Ma dormo bene la notte, non sto tutto il giorno a domire. è vero sono triste, non sono felice, la mia autonomia è bassissima, ma continuo a fare le mie attività. La mia domanda è seguente: visto che mi è stata richiesta una visita psichiatrica diventata un obbligo dicendomi di farla o che avrebbe avvertito terzi, cosa risolverei mai con un eventuale stabilizzatore del umore e un anti depressivo? Non penso che diventerò bravo a lavorare, non penso che mi aiuteranno a trovare un amore (per me la prima priorità) o a capire in cosa sono bravo e cosa mi piace fare. È veramente saggio iniziare a prendere psicofarmaci alla mia età vista la mia condizione riassunta e veramente utile continuare la terapia visto i miei problemi? Grazie in anticipo a tutti delle eventuali risposte.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

Lei scrive: "Non penso che diventerò bravo a lavorare, non penso che mi aiuteranno a trovare un amore (per me la prima priorità) o a capire in cosa sono bravo e cosa mi piace fare..."

Certamente se Lei parte da questa convinzione, è perfettamente ovvio che si comporterà di conseguenza...
La psicoterapia dovrebbe aiutare a modificare non solo il comportamento, ma soprattutto le idee che stanno dietro ai comportamenti.

Io non conosco la Sua situazione, ma se parliamo di DSA non parliamo di qualcosa che Le impedirà di realizzarsi. Non voglio banalizzare, non mi fraintenda, ma un lavoro terapeutico deve permettere al paziente di lavorare grazie alle proprie risorse e, qualora non le vedesse, di metterlo nella condizione di vedere.

Legga qui: https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/40-quando-le-nostre-convinzioni-ci-fanno-ammalare.html

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
dopo
Utente
Utente
Grazie della risposta, ho deciso di lasciare la terapia, perché per quanto riesca a riconoscere che la terapeuta sia brava non mi sento bene. il periodo della settimana successiva in cui non ci vado mi manca molto il terapeuta, penso di trovarmi a sperimentare il transfert. Lei è giovane e troppo bella, va a riempire il senso di accudimento che mi dava la mia ex (pure lei bellissima e psicologa). Mi vergogno e mi sento un deficiente a pensare che sono contento quando sto li. In più vedere una persona che mi aiuta, realizzata, competente e bella è come se provassi invidia, mi mettesse a disagio, in competizione . Mi sembra come se volessi rimbalzare i miei problemi (che vorrei realizzarmi, essere bravo in un lavoro che mi piaccia e che non piaccio alle ragazze e quindi non riesco a trovare un amore) dicendo come fai tu a capire la mia situazione? Come fai a dire che pensare al suicidio sia sbagliato tu che sei felice?
Poi ora praticamente lei ritiene un consulto psichiatrico fondamentale per un sostegno farmacologico e vorrebbe avvisare i miei familiari. Faccio bene a lasciare la terapia? Come posso fare a far al terapeuta che cmq nell'ultima settimana non ho avuto questi pensieri sul suicidio(cosa vera) senza che avvisi i miei genitori? La chiusura della terapia in questa situazione porta il terapeuta lo stesso ad avvisare terzi? Come mi dovrei muovere? Grazie ancora in anticipo.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Uno psicoterapeuta comprende il paziente perchè per prima cosa è una persona e non è necessario che abbia avuto una patologia o una determinata sofferenza, perchè tra esseri umani ci si comprende. Se Lei parla di paure, ansia, disperazione, ecc... quale essere umano non riuscirebbe a capire di che cosa stiamo parlando? Certamente in terapia parliamo però della sofferenza del paziente.

Inoltre, Lei chiede: "Come fai a dire che pensare al suicidio sia sbagliato tu che sei felice?"

Se Lei si recasse da uno psicoterapeuta che Le dice che va bene se vuole suicidarsi e che questa è una Sua scelta, ebbene questa persona non sarebbe uno psicoterapeuta!
Lei si è rivolto allo psicoterapeuta e lo paga affinchè insieme risolviate i problemi che hanno portato Lei in terapia.
E dovrebbe essere felice e rassicurato dal fatto che la terapeuta che La segue stia bene e sia felice. Oppure preferirebbe un terapeuta che sta male e che ha bisogno di cure a sua volta?

Lei non fa bene a lasciare la terapia per un unico motivo: sta male e ha bisogno di cure.

Cordiali saluti,
[#4]
dopo
Utente
Utente
Non so come ringraziarla per le risposte, le sono grato e vorrei chiedere un ultima cosa.

Io so che la mia terapeuta, nonostante la sua giovane età, è molto brava e non mi vedrei in mano di nessun altro, ma visto quello che provo (mai fatti pensieri erotici sul suo conto), faccio bene a restare in terapia da lei? Nel senso che è pesante dover nascondere il fatto di essere felice di vederla. Prima di entrare mi viene l'ansia perché ho paura che guardandomi se ne accorga. Si veste molto bene e una volta entrando ci sono rimasto. Generalmente mi viene spontaneo fare complimenti alle mie amiche per come si vestono o per il profumo perché mi piacciono quelli da donna. presto molta attenzione queste cose e mi sono trovato a disagio. Poi non so bene il motivo, credo perché da bambino sono sempre stato seguito da tutor dsa e da psicologhe, ho debole per questa figura. A questo punto sarebbe consigliabile trovarne un altro? Magari uomo?

Cordiali saluti