DOC-depressione dopo un esame universitario

Salve a tutti. Sono un ragazzo di 21 anni, sono fidanzato da 4, sono al III anno di medicina, e probabilmente le mie risse interiori si iscrivono in questi due termini. Soffro di DOC da sempre. Ha attraversato igiene, orientamento sessuale, fede religiosa, ipocondria e relazioni, fossero esse con ragazze, amici, o anche oggetti. Sono una persona malinconica, non credo di essere mai stato felice, e in famiglia ho maturato come l'impressione di essere stato amato per le mie doti piuttosto che il mio essere. Il precedente anno accademico ha iniziato a sfilarmi via via quel mio poco entusiasmo verso le amicizie e nella mia relazione romantica. Ho accusato diversi colpi l'ultimo anno, che possono sembrare banali, ma che per me sono significati molto. Ho buttato un'estate nello studio, in cui ho trascurato la mia ragazza, ho perso la borsa di studio per un errore di prenotazione, ho rischiato di perdere la patente, i miei (ex)amici mi hanno deluso al mio compleanno e ho cominciato ad allontanarmi da chi non condividesse con me la passione per la medicina (cosa che odio di me). A settembre chiedo al MMG di prescrivermi un consulto psicologico (percepivo qualcosa?). Tempo una settimana e questa malinconia isi appesantisce, tanto da portarmi al rifiuto di ogni attività, e dopo un litigio, dalla mia ragazza.Quest'estate lei è venuta in vacanza con la mia famiglia, periodo che ha vissuto in isolamento e ingratitudine che mi ha portato forse a una piccola delusione che ho seppellito, ma con un certo rancore. Non so se correlabili, ma ottobre nel post esame sento questo malessere appesantirsi, fino al punto che mi sembrava che preferissi coltivare lo studio in solitudine piuttosto che stare con lei a parlare di non-medicina(che si rifà alla cosa che odio, vorrei avere altri interessi). Uno di quei giorni, la sua routinaria domanda "mi ami?". La mia vita è cominciata ad andare a rotoli. Il giorno dopo ho dovuto confessare i miei dubbi "vorrei amarti ma non so cosa mi succeda", e quando confessavo è come se pensassi "ma che cosa cavolo sto dicendo" "perché a me, che ho fatto di male". Sono stato investito da un tir di domande senza risposta, che finiva ogni sera (il sonno le zittiva) e ricominciava la mattina dopo con un peso sullo stomaco e il rifiuto all'esistenza. Ho perso 6kg, avevo i conati di vomito, guardavo fisso il vuoto per ore. Ho iniziato una CBT che ho interrotto perché mi sentivo incompreso, giudicato in modo inquisitorio. Cercavo ovunque sul web, ripensavo ai nostri bei momenti, guardavo vecchie foto e video, ascoltavo le nostre canzoni, cercavo i messaggi in cui manifestavo sicuramente amore per tranquillizzarmi, ma niente. A volte (quando non ho tensioni esterne,) mi sembra quasi di essere guarito, deridendo i miei "cicli depressivi" e tornando a provare amore. Questo benessere dura circa una settimana, per poi tornare con le domande e il malessere evitante.Non so a quale "ME" credere, non capisco cosa mi stia succedendo. Vi ringrazio di nuovo.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
Gentile ragazzo,

la diagnosi posta dal medico e dallo psicoterapeuta è quella di DOC? Nella psicoterapia intrapresa e poi conclusa, quali obiettivi terapeutici sono stati messi a fuoco?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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dopo
Utente
Utente
Entrambi i professionisti, psichiatra e psicologa, hanno fatto la stessa diagnosi. Lo psichiatra ha sottolineato il background ansioso e depressivo. Ho abbandonato la terapia per alcune divergenze, sia strategiche che "umane". Non comprendo per quale motivo mi costringesse -ad esempio- a combattere i miei pensieri aggredendoli o insultandoli, quando tutta la letteratura conviene nella loro libera accettazione. Con tutto rispetto verso la figura della terapeuta, non mi è sembrata competente. Inoltre il ruolo della CBT è proprio quello di rompere degli schemi, credo che questi non debbano essere sostituiti da altri disfunzionali ("non l'hai mai amata" "l'infatuazione dura per sempre se l'amore è vero"). Ora ne sto cercando un altro.
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dopo
Utente
Utente
Ho apprezzato molto lo studio relativo alle ossessioni sulla relazione/partner di Doron e colleghi (2014), che devo dire la verità mi ha destato molto sollievo. Come ci si aspetterebbe però, il sollievo è stato molto momentaneo: tempo qualche giorno di relax e sono risprofondato nelle tenebre dei pensieri intrusivi, credendo che il mio fosse solo un espediente per sottrarmi o posticipare la fine della relazione. Questa cosa mi logora dentro, in quanto i pochi giorni in cui torno a vivere mi danno quel barlume di speranza. Nonostante ciò, vivo questa perenne ambivalenza. Non distinguo la realtà dalla finzione, la leggerezza dall'ansia. Ora l'ansia fisica è passata (circa a gennaio) e rimane in me un continuo stato di tensione e derealizzazione. Ho abbandonato tutto e mi aggrappo solo a lei. A volte mi sento un superego che ha bisogno di scappare da tutto e tutti per riscrivere da capo la propria vita, ma non so se questa spinta sia una inerzia dettata da ansia e necessità di evitare le sorgenti ansiogene. Un pendolo che oscilla tra la piattezza emotiva e la riscoperta dell'amore.
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