Pensieri ossessivi su un esame universitario

Gentili dottori,
Vi scrivo per la prima volta perché attualmente mi trovo in una situazione molto pesante psicologicamente.
Sono iscritta all’ultimo anno di laurea magistrale a Padova e venerdì ho dato uno dei miei ultimi esami, che mi ha fatto vivere con un’ansia perenne per un mese (in cui ho anche iniziato a soffrire di insonnia). È stato un periodo molto stressante, senza contare la stesura della tesi.
L’esame è andato bene e ho preso un voto altissimo, ma nonostante ciò non riesco a smettere di pensare a quell’orale, perché a mio parere non ho dato assolutamente il meglio. Mi sono impappinata, ho fatto lunghe pause imbarazzanti per trovare il termine giusto per poi usarne un altro, non adatto, perché non volevo prolungare il silenzio, ho fatto confusione e a un certo punto il mio cervello e la mia bocca dicevano cose diverse (me ne sono accorta perché il professore mi ha corretto su una cosa che non pensavo di aver detto).
Continuo a pensare di aver fatto un pessimo orale, di aver preso un voto assolutamente immeritato per il colloquio che ho fatto, di aver fatto una figuraccia con il professore (che mi conosce da anni e ho paura di aver deluso) e con quelli che mi stavano ascoltando (una dozzina di ragazzi che dovrò rivedere a lezione). Adesso ho paura che tutti pensino che io sia un’incapace, che ho avuto un voto alto senza meritarmelo, e mi vergogno tantissimo.
Mi rendo conto che questo è davvero un problema perché sono giorni che penso alle cose che ho sbagliato, in ogni momento della giornata penso e ripenso a quello che ho detto e ritrovo mille altri errori, mille altre cose che avrei dovuto dire e non ho detto, alla figuraccia che ho fatto e mi sento una scema perché non so nemmeno fare bene un orale. Mi viene una morsa allo stomaco ogni volta che ci penso (cioè praticamente sempre, più volte in un’ora) e vorrei affondare la testa sotto la sabbia per non rivedere più quel professore e i miei colleghi. Sono consapevole che sia una reazione esagerata, al posto di gioire ed essere soddisfatta penso a tutto quello che non è andato bene... non sono per niente soddisfatta di me stessa, sapevo tutto molto bene e per colpa dell’ansia non ho potuto dimostrarlo. Ho paura di quello che possano pensare gli altri, che mi possano considerare una che non sa parlare ed esprimersi e poi prende voti alti senza studiare, cosa che non è assolutamente vera.
Non ho molta autostima e sono una persona perfezionista, molto autocritica, e in questi anni di Università tutto ciò è peggiorato, insieme a una buona dose di ansia che è aumentata nell’ultimo anno. Mi impegno al massimo, eppure adesso, dopo una settimana passata da quell’esame, mi sembra di non valere niente e non so più che cosa fare.

Vi ringrazio per il vostro aiuto
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Dr.ssa Federica Maccadanza Psicologo 3
Cara Utente,
la preparazione agli esami universitari è spesso accompagnata da periodi di stress che possono causare un aumento dell'ansia con alterazioni del sonno e sintomi psicosomatici.
Da quanto scrive, lei si era preparata adeguatamente per la prova, può succedere poi che durante un esame orale ci sia un po' di agitazione. Quindi può riconoscersi di aver ricevuto un voto alto e congruo all'impegno che aveva messo nello studio?
Riguardo a ciò che pensano gli altri, probabilmente il giudizio più duro viene proprio da sé stessa e dal suo dialogo interno, più che dall'esterno. La tendenza al perfezionismo porta con sé la fatica di accettare i propri difetti e il bisogno di dover avere tutto sotto controllo.
Forse continuare a pensare all'orale passato è anche un modo per non stare nel presente?
Quelle che faccio sono ipotesi, mentre rivolgersi a un professionista per un percorso psicologico potrebbe esserle d'aiuto per sentirsi valida per la persona che è, e non per i voti che riceve.

Dr.ssa Federica Maccadanza

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile dottoressa,
La ringrazio per la Sua risposta. Mi ha dato molto su cui riflettere.
Penso che inizierò un percorso psicologico per affrontare la mia ansia e le mie paure.
La ringrazio ancora.