L’ho lasciato ma sto male

Buona sera, scrivo in questo forum perché ho bisogno di sfogarmi.
È da poco che mi sono lasciata con un ragazzo con il quale stavo da 3 anni.
Preciso che sono una ragazza di 22 anni, frequento l’università e lavoro.
Appena finirà la Dad, tornerò per la prima volta (dato che sono solo a conclusione del primo anno) in università, che dista 800 km da casa mia e successivamente dovrò dunque trasferirmi dai miei nonni, che abitano nella città dove farò l’uni.
Ho chiuso la mia relazione per una serie di motivi tuttavia sento di non stare bene e non so se ho fatto la scelta giusta.
Lui mi dava tutto, non mi mancava nulla da un punto di vista affettivo, ma ultimamente ho iniziato ad avvertire la relazione stretta tra lo stress dello studio e lui che voleva vedermi più spesso.
Più che altro ci tengo a precisare che ho sempre vissuto con dei dubbi nel rapporto, che forse nel tempo per quanto cercassi di reprimerli si sono consolidati dentro me e poi sono esplosa.
Lui ragazzo fantastico, ma con diversi problemi in famiglia, economica, di carattere religioso (motivo per il quale mia mamma non lo ha mai voluto conoscere e mi ha messo i bastoni tra le ruote facendomi vivere male il rapporto), e fra l’altro lui soffre di DSA e ha problemi a gestirsi economicamente.
Io provengo da una famiglia diversa e forse la paura per il futuro mi ha spinto a lasciarlo, più che il sentimento, sento di amarlo ma non lo vedo al tempo stesso nel mio futuro.
È normale questa cosa?
Ho iniziato a pensare di essere io il problema, di non saper amare.
L’ho lasciato per rispetto, perché sento che lui meriterebbe di essere amato di più rispetto a ciò che posso o gli sto offrendo io.
Oltretutto preciso che sto conoscendo un ragazzo, e forse è stato anche lui un po’ il motivo della mia rottura dal momento che è da un po’ di tempo che mi sono accorta che chi mi si avvicinava non mi era indifferente.
Per principio ho preso coscienza di questa situazione e ho deciso di chiudere il rapporto proprio perché ho dei valori molto fermi, motivo per il quale ho i sensi di colpa.
In tutto questo a causa di questa situazione, non riesco neanche a dare gli esami.
Ho paura di cadere in depressione e non ho idea di come affrontare queste mie paure, dubbi sull’aver fatto o meno la scelta giusta.
So sicuramente che un mio errore in passato è stato mettermi con lui quasi subito, bruciando troppo in fretta le tappe dove che da poco avevo terminato una relazione di 2 anni con un altro ragazzo, dal quale sono stata tradita.
É stato il mio secondo fidanzamento colui che ho lasciato, non mi pento di averci trascorso 3 anni, però sto male perché ho dato tutto a lui, so che sta soffrendo a causa mia e mi manca.
Come si va avanti senza guardarsi indietro?
E soprattutto come affronto le mie paure legate all’aver fatto scelte sbagliate e all’avere i sensi di colpa?
io ho 22 anni ma ancora non so se ci ho capito molto dell’amore, so per certo che io grandi pazzie non ne ho mai fatte per nessuno e a volte questa cosa mi spaventa.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 186
Gentile utente,
coi limiti di un consulto a distanza e non conoscendo né lei né le vicende dei suoi due fidanzamenti, dalla sua email saltano agli occhi tre cose:
1) lei ha paura un po' di tutto, e questi sentimenti di paura-rimpianto-ansia diventano alibi per non concludere le cose che sono i suoi compiti del momento (gli esami universitari, per esempio);
2) lei "gioca" con i fidanzamenti senza essere davvero innamorata, accumulando rimorsi verso i partner e angosciose domande sulla sua capacità di amare. Non sarebbe meglio darsi il tempo di frequentare le persone che la interessano, senza farne subito una storia d'amore, e aspettare che l'amore sia sorto davvero?
3) Lei dichiara un atteggiamento rigido verso la vita: "ho dei valori molto fermi, motivo per il quale ho i sensi di colpa" etc.
I valori aiutano a stare in pace con la propria coscienza, non provocano sensi di colpa. Non vedo poi dei veri valori nel giocare alla fidanzatina quando non ama davvero. Soprattutto, i valori sono personali, non imposti dalla famiglia. Fa riflettere la sua affermazione che motivi religiosi hanno vietato a sua madre di conoscere il suo precedente ragazzo. Anche lei aderisce a questa religione che esclude gli "infedeli"?
Forse dovrebbe riflettere di più e darsi il tempo di maturare dentro di sé idee e sentimenti, prima di tradurli in azioni.
Ci scriva ancora, se questo può aiutarla.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile dottoressa;
La ringrazio per la tempestiva risposta ma devo dissentire alla sua affermazione per quanto riguarda il giocare a fare la fidanzatina. Le assicuro che ho sempre intrapreso relazioni (e fino ad ora unicamente due) per mio sentire e mio volere, perché mossa comunque da un grande sentimento verso il partner. Ho solo 22 anni, la mia prima relazione l’ho avuta dai 16 ai 18 anni, purtroppo conclusasi male a causa di mancanze di rispetto da parte del mio ex partner, e purtroppo anche in quella relazione mia mamma mi ha messo i bastoni tra le ruote. Per quanto riguarda questa ultima relazione, si, non mi sono data il giusto tempo di conoscere la persona e questo è stato un grosso errore. Tuttavia non riesco a comprendere le mie angosce a cosa siano dovute, ho un grande caos mentale, da un lato sono cosciente del fatto che dovrei star sola per capire ciò che voglio, cosa che non ho mai fatto poiché ho sempre agito d’istinto e di pancia senza pensare alle conseguenze, al tempo stesso sono combattuta perché sento dentro di me comunque un sentimento verso la persona che ho lasciato non per divertimento, ma per una crisi mia esistenziale, che mi sto trascinando molto dolorosamente. Per quanto riguarda i valori, purtroppo sono stata educata al metodo tradizionale io i miei primi rapporti per intenderci li ho avuti unicamente con questo ragazzo che ho avuto e dentro di me, a causa di paure inculcate da mia madre , provo rimorso perché sento di aver sprecato un qualcosa senza sapere se fosse la persona della vita o meno. Come ha detto lei I valori sono strettamente personali e dunque per me è un valore anche il rispetto, motivo per cui ho concluso la relazione in questo modo, poiché sono contro i tradimenti o comunque le prese in giro verso il partner. Mi creda ho solo che vissuto male le mie relazioni anche in parte a causa delle cattive opinioni che la mia famiglia ha cercato di inculcarmi verso chi sceglievo.
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dopo
Utente
Utente
Gentile dottoressa;
La ringrazio per la tempestiva risposta ma devo dissentire alla sua affermazione per quanto riguarda il giocare a fare la fidanzatina. Le assicuro che ho sempre intrapreso relazioni (e fino ad ora unicamente due) per mio sentire e mio volere, perché mossa comunque da un grande sentimento verso il partner. Ho solo 22 anni, la mia prima relazione l’ho avuta dai 16 ai 18 anni, purtroppo conclusasi male a causa di mancanze di rispetto da parte del mio ex partner, e purtroppo anche in quella relazione mia mamma mi ha messo i bastoni tra le ruote. Per quanto riguarda questa ultima relazione, si, non mi sono data il giusto tempo di conoscere la persona e questo è stato un grosso errore. Tuttavia non riesco a comprendere le mie angosce a cosa siano dovute, ho un grande caos mentale, da un lato sono cosciente del fatto che dovrei star sola per capire ciò che voglio, cosa che non ho mai fatto poiché ho sempre agito d’istinto e di pancia senza pensare alle conseguenze, al tempo stesso sono combattuta perché sento dentro di me comunque un sentimento verso la persona che ho lasciato non per divertimento, ma per una crisi mia esistenziale, che mi sto trascinando molto dolorosamente. Per quanto riguarda i valori, purtroppo sono stata educata al metodo tradizionale io i miei primi rapporti per intenderci li ho avuti unicamente con questo ragazzo che ho avuto e dentro di me, a causa di paure inculcate da mia madre , provo rimorso perché sento di aver sprecato un qualcosa senza sapere se fosse la persona della vita o meno. Come ha detto lei I valori sono strettamente personali e dunque per me è un valore anche il rispetto, motivo per cui ho concluso la relazione in questo modo, poiché sono contro i tradimenti o comunque le prese in giro verso il partner. Mi creda ho solo che vissuto male le mie relazioni anche in parte a causa delle cattive opinioni che la mia famiglia ha cercato di inculcarmi verso chi sceglievo. Il mio dubbio sul saper amare, nasce dal momento in cui io mi senta così fortemente influenzata anche da ciò che pensano i miei genitori, quasi come dovessi soddisfare oltre che le mie aspettative, anche le loro. Tuttavia comprendo bene le loro paure nella scelta del partner,e puntualmente è già la seconda volta che ricapito in una storia dove io amo tanto , mi trovo bene, poi la mia famiglia per motivi vari non accetta,facendomi notare i difetti che potrebbe avere il rapporto e vado in crisi. A questo punto non so più chi sia il problema.So solo che non riesco a compensare un qualcosa che possa fruttare un clima di serenità in casa per quanto riguarda le scelte mie amorose.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 186
Gentile utente,
nella sua replica è ancora più chiaro che i suoi sentimenti sono stati vissuti impulsivamente ("ho sempre agito d’istinto e di pancia senza pensare alle conseguenze") e che il momento razionale lei l'ha demandato ad altri: "purtroppo anche in quella relazione mia mamma mi ha messo i bastoni tra le ruote"; "purtroppo sono stata educata al metodo tradizionale"...
Le ripeto che i valori vanno scelti e maturati nell'intimo della propria coscienza, altrimenti non sono valori ma tabù, e allora si spiegano i sensi di colpa.
Lei scrive ancora: "ho vissuto male le mie relazioni anche in parte a causa delle cattive opinioni che la mia famiglia ha cercato di inculcarmi verso chi sceglievo"; "Il mio dubbio sul saper amare, nasce dal momento in cui io mi senta così fortemente influenzata anche da ciò che pensano i miei genitori"; "comprendo bene le loro paure nella scelta del partner, e puntualmente è già la seconda volta che ricapito in una storia dove io amo tanto , mi trovo bene, poi la mia famiglia per motivi vari non accetta, facendomi notare i difetti".
Insomma, il classico "invischiamento" nel quale la famiglia va oltre la propria funzione protettiva e diventa mutilante, vuol fare paura, insinua dubbi; non aiuta a sviluppare una capacità autonoma di giudizio, ma si sovrappone alla figlia, anche in maniera subdola.
Le faccio un esempio: lei farebbe ad un'amica questo martellamento ideologico contro il fidanzato? Non lo riterrebbe indebito, indelicato, manipolatorio?
Detto questo, forse è il caso che lei si isoli moralmente, per un po', proprio dalla famiglia d'origine (altro è ascoltare un consiglio, altro subire una sotterranea propaganda).
In questo momento, anche il consiglio può insinuarle dubbi che limitano la sua capacità di giudizio. Ciò vale per tutti gli ambiti della sua vita, per gli studi e il lavoro, non solo per i fidanzati. Se i genitori hanno preso l'abitudine di credersi i depositari della verità e di dovergliela imporre con qualunque mezzo, perfino l'insinuazione calunniosa, è utile chiedere le orecchie morali.
Per parte sua, valuti con calma e non agisca sempre "d'istinto e di pancia", bensì con la testa e col cuore.
Se trova difficile cambiare rotta, si faccia aiutare da uno psicologo. Ce n'è anche gratuiti presso le università, oltre che nei centri pubblici.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com