Indeciso su opportunità lavorativa

Buonasera dottori,
sono un "giovane" ingegnere di 32 anni e lavoro da quasi 7 anni presso una media realtà metalmeccanica nel bolognese.
L'impresa ha circa 400 dipendenti e lì svolgo il ruolo di coordinamento produzione.
Il lavoro mi piace, lo stipendio è buono, idem per il rapporto con i colleghi e l'autonomia lavorativa.
Insomma sembra il posto perfetto, solo che mi sembra di non crescere più già da un paio d'anni, nel senso che non sto acquisendo nuove competenze e mi sembra di fossilizzarmi a fare le stesse cose.
Quello che amo è dedicarmi al miglioramento continuo dei processi industriali, analisi dei dati e follow-up di team di miglioramento, seguo qualche progettino simile nella mia realtà ma data la dimensione limitata, non riesco a fare più di tanto.

Per questo, qualche mese fa mi sono candidato ad un ruolo di responsabile del miglioramento continuo presso una enorme multinazionale nel farmaceutico, credendo che non mi avrebbero mai scelto, invece la selezione è andata avanti e sono arrivati a farmi una offerta (incremento del RAL del 10% e copertura delle spese di locazione per il primo anno - lavorerei a circa 2h da dove vivo, ma non sarebbe un problema, visto che sono in affitto anche ora).

Il ruolo sembra perfetto, ho anche conosciuto il manager e visitato la nuova realtà e me ne sono innamorato, ma c'è qualcosa che mi blocca e mi ha spinto (dopo notti insonni) a chiarmarli per rifiutare - loro sono stati comunque gentilissimi e mi hanno detto di ricontattarli se ci ripensassi.

Ora non riesco a decidere cosa fare, mi sento diviso a metà, una parte di me mi dice di buttarmi per fare nuove esperienze e anche crescere prima di diventare troppo vecchio e "fossilizzarmi" nella mia azienda attuale, l'altra metà mi dice di non abbandonare la mia "comfort zone" dove ormai sono rispettato e considerato, ed il dispiacere che darei a chi lavora con me, più la paura di non riuscire ad ambientarmi nel mio nuovo contesto.

Insomma, a chi delle mie 2 metà devo dare ragione?
grazie mille per il supporto
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Dr.ssa Ilaria Munerati Psicologo 15
Buongiorno,
ho letto con estrema attenzione il suo messaggio e vorrei poterla aiutare.
Perchè facciamo fatica ad abbandonare la nostra comfort zone? Perché è un luogo dove siamo abituati a stare, lo conosciamo perfettamente, conosciamo i punti di forza, di fragilità..insomma fa parte della nostra routine e abitudine quotidiana. Ma il problema sorge nel momento in cui il nostro habitat non ci offre più stimoli e motivi per restare. E' più che normale provare una sana ansia nel dover affrontare un cambiamento, in quanto l'ignoto non si conosce e bisognerebbe "ripartire da zero". Ma è proprio con questa ri-partenza che si da la possibilità a nuovi stimoli di emergere. Lei stesso ha scritto di essersi innamorato non appena ha visitato la nuova azienda e già il fatto di aver inviato dei CV e fatto dei colloqui, mette in luce la sua voglia di cambiare.
Si ricordi che non siamo alberi, obbligati a restare in un luogo a causa della nostre radici.
Resto a disposizione,
Buona giornata

Dr.ssa Ilaria Munerati

[#2]
dopo
Utente
Utente
Grazie mille Dott.ssa per la risposta,
mi sono quasi convinto ad accettare (se è ancora aperta la posizione...).
In effetti abbandonare la mia "comfort zone" mi sta costando una enorme fatica, inoltre penso spesso di essere un "imbroglione", cioè di sembrare da fuori più competente di quello che sono in realtà, e di essere arrivato dove sono più per fortuna che per reali meriti.
Vivo col costante timore che arrivi uno più esperto di me che mi sbugiardi e dica " ma cosa stai facendo? In modo in cui gestisci l'impresa è il più sbagliato possibile, chi ti ha messo nel tuo ruolo?".
Quindi mi preoccupa un po' il fatto di non avere la stessa "fortuna" nella possibile nuova realtà lavorativa, ma, come si dice, chi non risica non rosica...