Lavoro e ansia

Buonasera,
Vi scrivo per chiedere un consiglio.

Ultimamente a causa dell'aumento del lavoro e del senso di responsabilità, che non è mai mancato anzi è sempre stato fin troppo presente, vivo le giornate in continuo stato di ansia.

Purtroppo non riesco a darmi un freno lasciando il lavoro da parte per far capire che non posso fare tutto e il risultato è che invece di smaltire il lavoro, mi trovo sempre la scrivania piena perché capiscono che comunque il lavoro viene terminato, anche a scapito mio che magari finisco di farlo a casa o resto più tempo a lavoro.

Tutto questo comporta che io non sono mai tranquilla perché passo il tempo libero a ricontrollare che le cose siano state fatte bene perché quando si hanno troppe cose subentra il terrore di aver sbagliato, quindi aumenta lo stato di agitazione, la testa è sempre piena di pensieri e ce ne rimetto anche nella vita privata perché l'umore è sempre malinconico.

Sono perfino arrivata al punto di valutare se lasciare il lavoro perché non mi fa stare bene e inizio a pensare che forse ne godrei di salute.

Tutto questo poi causa sensi di colpa perché ho sempre la sensazione che, avendo la mente sempre impegnata con il lavoro, tralascio mia figlia e mio marito.

Ho iniziato a dormire male e a sentirmi sempre debole, anche la mattina appena sveglia, se poi aggiungiamo che sono una persona che cerca sempre la perfezione a lavoro, come nel tenere pulita casa e cercare di dare il massimo come mamma e moglie, il risultato è che sono perennemente stanca.

Volevo sapere se potete consigliarmi una strada da seguire.

Ringrazio
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Dr. Ferdinando Toscano Psicologo 193 10
Gentile utente,
Difficile dire quale sia la strada migliore per il suo caso senza conoscerla e senza conoscere alcuni elementi della sua vita lavorativa.
In linea di massima, se è il carico di lavoro che la affligge, bisognerebbe mettere in atto strategie per abbassarlo: prima tra tutte, parlarne con un suo responsabile.
Non ci dice di cosa si occupa, né da indizi sulla realtà organizzativa (aziendale/pubblica) in cui lavora ma, per prima cosa, si, ne parlerei con un suo superiore. Lo ha già fatto? Con quali esiti?

C'è poi forse da lavorare, perché no, anche sulla sua capacità di gestire la mole di lavoro da svolgere... E di saper dire di NO...
Tuttavia, sarà per la mia impostazione, eviterei prosopopee sulla sua persona, fondamentalmente in difficoltà per il proprio lavoro, e pure tendente ai sensi di colpa... E proverei a battere i piedi, pur gentilmente, affinché a livello organizzativo alcuni elementi che provocano il suo star male vengano francamente eliminati... E le vengano assegnate anche alcune risorse, es. supporto di colleghi per alcune azioni, ove possibile.

Lei ha diritto di star bene. Si lavora per vivere e non si vive per lavorare.
Ci dica di più se ha piacere! :)

Dott. Ferdinando Toscano
Psicologo

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