Non riesco a pensare ad altro dopo la fine della relazione

Salve, ho 22 anni e dopo una relazione durata quasi 5 anni io e la mia ragazza abbiamo capito di non avere un futuro insieme.

Partendo dalla premessa che io e lei abbiamo due background familiari completamente diversi: io sono vissuto in una famiglia "tradizionale" senza mai alcun grosso problema alle spalle, mentre lei ha avuto un rapporto conflittuale con entrambi i genitori dopo la loro separazione.
Per questo lei ha sempre avuto dentro di se il desiderio di scappare via dall'Italia per lasciarsi alle spalle tutto e tutti.
I nostri primi 2 anni di relazione sono stati fatti a distanza in quanto lei è andata a studiare in una facoltà lontana da casa, però questo non ci impediva di vederci ogni 3-4 settimane per alcuni giorni.
Dopo c'è stata la pandemia e lei si è laureata a distanza.
Dopo la sua laurea ha sentito la necessità di rivolgersi ad uno specialista per cercare di superare i problemi che aveva sin dall'adolescenza, legati alla situazione familiare.
Questo le è servito molto, però poi è pian piano entrata in uno stato depressivo causato dal fatto che fondamentalmente si era fermata dallo studio per un anno.
Aveva sempre l'idea di andare a studiare all'estero, sapendo di dover contare sulle sue sole forze dal punto di vista economico, poichè non potrebbe avere un gran sostegno da parte dei genitori.
Di recente si è ripresa e si sta attivando per cercare delle opportunità di sovvenzionamento all'estero.

Dal mio lato invece, mi sono laureato lo scorso inverno e sto già proseguendo gli studi cogliendo l'occasione di far parte di un progetto di studio di un anno all'estero.
Probabilmente l'ho fatto anche spinto dal pensiero che sarebbe stata un'opportunità in più per poi poter lavorare all'estero sapendo già inconsciamente che lei non sarebbe mai voluta rimanere in Italia.

Finita questa lunga premessa, ci siamo trovati a pensare al futuro, nel quale io pensavo che terminati gli studi ci saremmo finalmente ritrovati per avere un futuro insieme.
Lei invece ha il sogno di andare in estremo oriente attratta dall'idea di cambiare totalmente realtà e cultura in cui vivere.
Io ho proposto un compromesso per venire incontro anche alla mia voglia di rimanere "vicino" ai miei familiari in Italia, restando almeno in Europa.
Però lei sente che quella dell'oriente sarebbe una grande possibilità per la sua vita a cui non si sente di rinunciare.
Però continua a dire che quello che prova per me è un sentimento fortissimo.

Al momento sappiamo entrambi che è finita però stiamo continuando a vederci perchè comunque ci amiamo un sacco e pensiamo che se smettessimo di vederci e sentirci una volta partiti entrambi staremmo meno male poichè presi dalle nuove attività e dalla nuova realtà.

Io però sto malissimo ogni giorno di più e questo sta inficiando la mia concentrazione, non riuscendo più a studiare.
Inoltre sento che senza di lei io sarei completamente solo, perchè perderei l'unica persona in cui ripongo fiducia, ovviamente togliendo i miei familiari.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.1k 190
Gentile utente,
forse perché siete tanto giovani, state mettendo il carro davanti ai buoi.
Osservi quanto è piena di contraddizioni questa frase: "Al momento sappiamo entrambi che è finita però stiamo continuando a vederci perchè comunque ci amiamo un sacco e pensiamo che se smettessimo di vederci e sentirci una volta partiti entrambi staremmo meno male poichè presi dalle nuove attività e dalla nuova realtà".
Il pensare che è finita è una sua fantasia pessimistica, contraddetta poco oltre: "Io però sto malissimo ogni giorno di più"; "sento che senza di lei io sarei completamente solo"...
Ma allora? Possibile che oggi non si abbia più fiducia nella capacità di mettere alla prova la propria costanza nei sentimenti, non si sappia fare la scelta di amare una persona pur nelle difficoltà che si attraversano per costruire la propria vita professionale ma anche la propria storia d'amore?
Sembrerebbe che la persuasione "io e la mia ragazza abbiamo capito di non avere un futuro insieme" nasca solo dal fatto che la ragazza vuole esplorare il mondo orientale (forse anche a motivo dei suoi studi) e lei vuole restare in Europa (forse per la stessa ragione).
Due persone che si amano non si lasciano per questo.
Lei si proietta nel futuro vedendosi accanto alla famiglia d'origine; ma ci sono gli aerei, le vacanze, e nessuna famiglia d'origine dovrebbe attrarre i figli fino a questo punto, non foss'altro perché il futuro di un giovane non può essere assieme ai genitori per ragioni anagrafiche!
La sua ragazza questo attaccamento per fortuna non lo ha, e questo le ha permesso forse di soffrire di meno quando ne avrebbe avuto bisogno e non aveva i genitori vicini.
Rimane il fatto che tutti e due averte affrontato l'impegno dello studio con determinazione, ma rinunciate senza nemmeno tentare il minimo sforzo alla vostra storia d'amore.
Oggi si ritiene che una laurea, una carriera, uno stipendio siano importanti e lottiamo per conquistarli; le persone e gli affetti invece no. La carriera si costruisce; l'amore lo accettiamo come una fatalità e non sappiamo fare un gesto per tenercelo, nella strana persuasione consumistica che un partner vale l'altro.
Per fortuna o per consapevolezza lei scrive qui.
Spero di averle dato qualche spunto di riflessione.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Gentilissima Dr.ssa Potenza, la ringrazio per la celere risposta. Non sono riuscito a spiegare al meglio le sensazioni che provo nel limite dei caratteri consentiti. Penso che io stia male oltre che per la perdita di una persona amata, anche per il fatto di non essere stato messo al primo posto da lei. Discutendo, io ho detto che tra le priorità che io ho "al primo posto" coesistono diverse cose che sono tra loro ugualmente importanti per me. Per questo ho cercato di raggiungere un compromesso per ottenere qualcosa che rendesse felici ognuno di noi sia come singoli che come coppia. La mia ragazza invece ha detto che sente di avere la voglia di realizzarsi come singolo al primo posto e che per lei risulta inconcepibile dover scendere a compromessi su questo ambito, poichè vorrebbe dire rinunciare al sogno che ha al momento e quindi rimanere col il rimpianto di non averci provato per il resto della vita. Penso che questa sia la cosa che mi fa più male, cioè di non essere io il rimpianto maggiore che avrebbe. Ovviamente con questo non sto intendendo che lei non avrebbe alcun rimpianto se la nostra storia finisse; lei infatti sperava che io mi adattassi a quello che lei voleva fare, con la consapevolezza che non avrebbe potuto pretendere che io mi accodassi a lei e che in caso negativo le nostre strade si sarebbero divise. Insomma lei sarebbe voluta andare per la sua strada con me o senza di me, accettando le conseguenze emotive del caso.
Probabilmente il mio rifiuto è dovuto anche al fatto che non concepisco come andare in un luogo cosi lontano, anche senza scopi, sarebbe l'opportunità della sua vita. Con "senza scopi" intendo che se anche lei non dovesse riuscire a realizzarsi nel suo ambito professionale, mi ha confermato che probabilmente andrebbe li a prescindere, per fare una vita che potrebbe fare da qualsiasi altra parte.
Io sono sempre stato più realista e quindi non mi vedo a cambiare vita senza uno scopo ben definito, anche perchè al momento vedo il suo come un sogno senza fondamenta solide alla base.
Inoltre, quando Lei dice "Possibile che oggi non si abbia più fiducia nella capacità di mettere alla prova la propria costanza nei sentimenti", io le posso confermare che noi avremmo messo nuovamente alla prova questo, vivendo per un altro anno a distanza, come per i primi due anni della nostra relazione. Solo che mi sembra illogico dover stare a fare dei sacrifici per continuare la relazione per un anno difficile, sapendo già che al termine dei nostri percorsi accademici non ci "rincontreremo" più.
Per quanto riguarda la parte finale del mio messaggio, io non sono mai stato una persona con tanti amici fidati o con tanti amici in generale. Più che altro io ho molti conoscenti con cui scambiare due parole e stop. Quindi proiettando già il fatto di rimanere senza di lei, mi sta pesando il fatto di essere da solo e con nessun altro con cui interagire anche per uscire ogni tanto, oltre al fatto di continuare a rimuginare su questo senza riuscire a concentrarmi su qualsiasi altra cosa.
Cordiali saluti
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.1k 190
Gentile utente,
lei scrive: "ho cercato di raggiungere un compromesso per ottenere qualcosa che rendesse felici ognuno di noi sia come singoli che come coppia".
Apprezzo la sua espressione, perché sembrerebbe segno di quella consapevolezza che spesso manca: un legame d'amore deve avere come meta la felicità dei due protagonisti e della loro unione.
Senonché anche nel vostro caso il meccanismo s'inceppa. Lei vuol essere al centro dell'attenzione della sua ragazza fino a chiederle di rinunciare alla cosa che più desidera, l'esplorazione dell'Oriente.
Così si sottrae allo scopo di costruire la felicità dell'altra, che ha pur detto di volere, per l'infantile, egoistico desiderio di essere al centro dei desideri della sua ragazza.
Provi a considerare però che un legame d'amore cresce nella riconoscenza verso un partner che ci aiuta a realizzarci, mentre s'intristisce e muore se dobbiamo sacrificarci per lui.
Ma lei aggiunge un secondo motivo per proporre la soluzione che le appare un valido compromesso (e che potrebbe scontentare tutti e due): "Probabilmente il mio rifiuto è dovuto anche al fatto che non concepisco come andare in un luogo cosi lontano, anche senza scopi, sarebbe l'opportunità della sua vita".
Esistono persone che avvertono molto forte il richiamo di certi luoghi della terra.
E poi in generale si può mutilare il partner di un intenso desiderio, e continuare a dire che lo si ama e si vuole il suo bene?
Lei dice di essere "più realista" e di vedere il desiderio della sua ragazza "come un sogno senza fondamenta solide alla base".
La sua analisi non convince.
Riguardo a lei stesso, non sembra tanto realista quanto privo di slanci, di sogni e di fantasia, forse bloccato nelle emozioni e nelle capacità empatiche.
Dico questo perché si definisce un solitario senza amici che rimugina su un futuro ancora più solitario non riuscendo a concentrarsi su nulla, e tuttavia non lotta per tenersi la persona amata, l'unica che sente vicina.
La sua ragazza invece insegue un sogno, e come dice Hegel: "Nel mondo nulla di grande è stato fatto senza passione".
Forse è rimasta delusa quanto lei nel non sentirsi assecondata e compresa dall'uomo che ama.
Tutto questo lo dico con i limiti del consulto a distanza e avendo ascoltato una voce sola, ma la invito a riflettere e a cercare un parere specialistico di coppia, prima di buttare via tutto.
Buona fortuna.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Gentilissima Dr.ssa Potenza, la ringrazio nuovamente per la risposta e per gli spunti di riflessione. Condivido la sua frase "un legame d'amore cresce nella riconoscenza verso un partner che ci aiuta a realizzarci, mentre s'intristisce e muore se dobbiamo sacrificarci per lui" e dopo essermi messo in discussione e aver riflettuto ho capito cosa ci sia di sbagliato nel mio ragionamento. Tuttavia penso di aver capito il perchè del mio "egoistico desiderio" e credo sia legato al fatto che io abbia già da tempo la consapevolezza che con la mia ragazza in futuro non potrei mai avere né un matrimonio né dei figli, cose che, nonostante io le desideri, ero pronto a mettere da parte pur di stare con lei. Quindi nel momento in cui mi sono visto porre questo bivio davanti, cioè o seguire lei e il suo sogno o altrimenti finire la relazione, mi sono sentito come se non avessi voce in capitolo per tutte le scelte importanti della vita. Come se dovessi annullare il mio volere pur di stare con lei.
Quindi ho pensato che alla fine dei conti sarei stato l'unico tra i due pronto a venire incontro ai bisogni e alla volontà dell'altro, l'unico che si stava "sacrificando per l'altro" ricadendo quindi nello scenario descritto dalla frase citata all'inizio. Per questo non pensavo di essere io l'egoista.

Tutto questo ormai mi sembra solo un gioco a somma zero sia per me, che per noi due insieme, come se le possibilità di essere felici sia singolarmente che come coppia non ci siano. Ovviamente so che questo è anche frutto di un mio "pregiudizio" e magari potrei essere anche io felice seguendo lei e il suo sogno. Solo che non so come potrei essere sereno avendo la consapevolezza che per tutte le decisioni e le scelte più importanti sono sempre io quello che ha fatto un passo indietro e mai il contrario. Possibile che da parte sua non ci sia mai la volontà di venire incontro a me? Credo di avere anche il timore che in futuro potrei essere messo nuovamente di fronte a delle scelte nelle quali le due possibilità siano o ciò che vuole lei o dover rinunciare alla relazione, come se per lei fosse "sacrificabile".
Sono però anche consapevole che queste domande me le sto ponendo non lucidamente e preso dai mille pensieri. RingraziandoLa nuovamente, attendo una Sua risposta per avere altri spunti su cui riflettere.
Cordiali saluti
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.1k 190
Gentile utente,
è evidente dalle nuove informazioni date che le scelte serie della vita non si fanno online.
Certamente se di fronte a ogni decisione fondamentale le viene opposto: "O stai con me o addio", e soprattutto se le scelte della sua ragazza rappresentano sempre e solo delle gravi rinunce per lei, le cose cambiano.
Mi chiedo però quale fondamento ci sia nell'affermazione: "già da tempo [ho] la consapevolezza che con la mia ragazza in futuro non potrei mai avere né un matrimonio né dei figli, cose che, nonostante io le desideri, ero pronto a mettere da parte pur di stare con lei".
Ma chi metterebbe da parte queste cose, alla sua età?
Inoltre, per i figli potrebbero essere presenti gravi impedimenti involontari (questo però apre uno scenario che richiede senz'altro una consulenza specialistica), ma cosa può impedirvi di essere una coppia regolarmente sposata?
Oppure è lei che ha deciso da solo che con questa ragazza il matrimonio e la paternità vanno esclusi?
Nella sua indubbia capacità dialettica lei fa apparire solo un elemento per volta. Questo non aiuta chi la ascolta, ma nemmeno lei, ad avere un quadro esauriente.
Mettersi in discussione vuol dire affrontare un dialogo sincero con uno specialista delle relazioni.
Tenga conto che all'università, alle ASL, al Consultorio trova psicologi anche gratis.
Le faccio molti auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Gentilissima Dr.ssa Potenza, la ringrazio ancora una volta per la risposta lampo. Rispondo alla sua domanda "è lei che ha deciso da solo che con questa ragazza il matrimonio e la paternità vanno esclusi?". La mia non è un consapevolezza che deriva solo da me, ma più che altro da un confronto avvenuto diverse volte negli anni quando discorsi di questo tipo capitavano. La mia ragazza non riconosce il senso dell'istituzione del matrimonio e lo rinnega completamente. Questo ovviamente è dovuto in gran parte ai trascorsi passati nella sua famiglia e alla brusca separazione tra i suoi genitori che tutt'oggi, dopo una decade, non si è ancora conclusa. Per il discorso figli invece non ho la sicurezza al 100% che lei non li voglia, sebbene lei sia sempre stata più propensa per il "no" (seppur non cosi deciso come il rifiuto del matrimonio intendo). Questo suo pensiero penso sia dato principalmente dalla sua voglia di affermarsi a livello lavorativo e di avere una maggiore libertà, oltre che ad eventuali "impedimenti volontari" come scrive Lei.

"Nella sua indubbia capacità dialettica lei fa apparire solo un elemento per volta. Questo non aiuta chi la ascolta, ma nemmeno lei, ad avere un quadro esauriente."
Per quanto riguarda questo, sono consapevole del fatto che scambiandosi qualche riga su questo sito io non possa farmi capire al meglio e soprattutto non possa risolvere i miei dubbi e il problema in generale. Sto solo cercando di esporre diversi punti della questione per ottenere dalle Sue risposte qualche spunto di riflessione personale, che ritengo almeno fino a questo momento mi siano stati d'aiuto per analizzare un po' meglio la situazione nel suo complesso e non avere "paraocchi".
Cordiali saluti
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.1k 190
Gentile utente,
io ho parlato di "impedimenti involontari", non volontari: malformazioni o sterilità, malattie genetiche etc.
Se sono presenti questi ostacoli, non avere figli assume un altro carattere e non è una decisione ma una fatalità, oppure una scelta responsabile ma tuttavia obbligata.
Nel vostro caso spero non abbiate di questi impedimenti, e allora siete troppo giovani per le decisioni drastiche.
La carriera non è un ostacolo: Susanna Agnelli aveva otto figli e ha fatto di tutto; molte donne che lavorano a tutti i livelli hanno figli.
Rimane la volontà libera di non averne, e con questa certamente un partner deve fare i conti.
Tuttavia questa volontà dev'essere, appunto, libera. Molte donne non vogliono figli a causa di conflitti irrisolti coi genitori, sofferenze nell'infanzia, fobia del parto, ansia patologica, e allora dov'è la libertà? Queste sono malattie che si devono curare, non cullare.
Vale la stessa cosa per il rifiuto del matrimonio. La convivenza è ugualmente una trappola, se si hanno dei bag nella psiche; lo è anche la relazione di coppia.
Le malattie però si curano, non basta evitare all'infinito le occasioni che ci mettono di fronte ai nostri impedimenti; anche perché torneranno all'infinito, in molte altre forme.
Ciò detto, se lei vuole davvero aiutare la sua ragazza, e sé stesso, che è sempre il primo passo, inizi una seria consultazione psicologica. La riflessione solitaria è dolorosa e per lo più improduttiva, specie quando si è troppo giovani per avere una visuale ampia di una situazione complessa come la sua.
Ancora auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Gentilissima Dr.ssa Potenza, mi scusi non avevo capito cosa intendesse con "impedimenti involontari". Pensavo facesse riferimento a problemi psicologici dovuti ad esperienze più o meno traumatiche vissute che portino inconsciamente a non voler avere dei figli. Risolto questo misunderstanding, colgo l'occasione per ringraziarla ancora una volta e le auguro un buon lavoro.
Cordiali saluti
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.1k 190
Prego, caro utente. Spero che il nostro scambio possa esserle utile. Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com