è il caso di cambiare terapeuta? ho l’umore a terra dopo ogni seduta

Letteralmente esco con le ossa rotte e un senso di stizza e disistima mi pervade dopo ogni seduta.

Lo avevo scelto perché mi sembrava avesse ottime referenze ma sarà che ho un problema cronico (disturbo ossessivo e depressione reattiva) difficilmente risolvibile, sarà che per un periodo ho avuto il covid e gli confessai che mi sentivo troppo a terra persino per seguire le prescrizioni indicate, ma le sue reazioni da allora sono sempre state abbastanza dure, tra cui accuse di essere un narcisista e di godere del mio vittimismo patologico.

Queste cose non mi fanno bene e per quanto abbia provato a discolparmi sulle ragioni per le quali non ho seguito pedissequamente le prescrizioni, ad ogni intoppo torna con questi ritornelli.
Non sento empatia nè un vero interesse da parte sua, a volte mi sembra quasi mi ascolti perché deve senza alcun interesse.
A volte percepisco quasi antipatia e sono ancora più demotivato nel fare gli esercizi com continuità.


E tuttavia mi sento uno stupido a sospendere dopo aver speso tanti soldi inutilmente, senza aver cavato un ragno dal buco.


Cosa mi consigliate di fare?
[#1]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 67
Gentile utente,

Secondo certi approcci la psicoterapia serve a capire,
secondo altri serve a cambiare.

Se lei si trova nella seconda situazione, può chiedersi seriamente cosa fa Lei per cambiare.
E se con un differente psicoterapeuta Lei si attiverebbe diversamente.

Lo psicoterapeuta non fa miracoli, non agisce in autonomia. Si trova "in società" con il paziente: ognuno dei due deve fare la propria parte. Questa è la domanda che deve porsi ogni paziente che "non cava un ragno dal buco":
.sto facendo la mia parte?
.sto forse cercando delle scusanti per non impegnarmi nel cambiamento, attribuendone la responsabilità al terapeuta?

Del resto ben sei anni fa ci poneva la stessa problematica: https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/521623-ha-senso-cambiare-il-terapeuta.html
ricevendone motivate risposte.
Da quella lontana epoca cosa ha modificato Lei stesso in sé, nel Suo approccio alla psicoterapia e al Suo Psicoterapeuta?

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
dopo
Utente
Utente
Da 6 anni a questa parte ho chiuso un primo ciclo terapeutico e vissuto in un costante saliscendi di speranze, sogni e frequentazioni. Preciso che con quel terapeuta dopo una serie di interruzioni raggiunsi una sorta di stabilità: arrivó finalmente un periodo denso di scelte e di speranze e quasi senza accorgermene chiusi quel ciclo terapeutico.

Nella mia vita poi sono subentrate una serie di problematiche che hanno fatto riesplodere vecchie ansie e vecchi problemi, oltre che nuove sfide, legate anche alla solitudine in cui mi sono ritrovato.

Ho lasciato andare la compagna di una vita ed alle ossessioni è subentrata la depressione.

Anche per dare un taglio netto al passato scelsi questo nuovo terapeuta, che da subito ha sfoggiato un approccio aggressivo, autoritario, a tratti e mortificante nei miei confronti e di giudizio costante delle mie scelte. Sin dalle prime sedute.

Continuavo a dirmi che era una persona quotata e che quegli atteggiamenti erano forse di sprono, tuttavia mi sentivo più depresso e umiliato dopo ogni seduta, senza speranze.

Voleva che andassi a vivere da solo, lontano dalla mia famiglia ed assumeva un atteggiamento di costante umiliazione (nomignoli e altro) ogni qualvolta scopriva che vivevo ancora a casa dei miei, a 33 anni, senza magari analizzare i problemi che mi inchiodano ancora qui.

Io ritengo si possa essere in disaccordo, si può discutere ma non credo sia corretto umiliare o svilire un paziente.

Ho subito l’impronta svilente e autoritaria di mio padre per una vita e l’ultima cosa di cui ho bisogno è di una persona così che raccolga le mie confidenze anche perché, salvo la prima seduta, non sono riuscito ad aprirmi nè a parlare: mi sono praticamente chiuso.

E questa esperienza non L ho mai avuto col primo terapeuta.

Forse, è sbagliato l’orientamento che scelgo dal momento che mi ostino a cercare terapeuti che seguono una specifica scuola?

Ho troncato ogni rapporto con questo terapeuta ma ritengo abbia avuto un atteggiamento scorretto: e col senno di poi mi rincresce non averglielo fatto notare perché sento di aver buttato tempo e (tanti) soldi.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 67
"..Forse, è sbagliato l’orientamento che scelgo dal momento che mi ostino a cercare terapeuti che seguono una specifica scuola?", ci chiede.

Sì, può essere sbagliato se non si tiene conto della relazione che (non) si instaura.

Se tra Lei e il nuovo terapeuta ci fosse stata relazione, gli avrebbe potuto dire che il suo modo di interagire richiamava quello del proprio padre autoritario: avrebbe giovato ad entrambi.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#4]
Dr.ssa Annalisa Capozza Psicologo, Psicoterapeuta 10 2
Carissimo utente

Da quello che dice, non sembrerebbe essersi instaurata buona relazione terapeutica, con compliance quasi inesistente a quanto pare.

Inoltre sempre da quello che dice, sembra essere entrato in simmetria disfunzionale con il suo terapeuta, elemento non trascurabile.

A volte bisogna compiere un atto di coraggio, ovvero interrompere questo percorso anziché continuarlo, dal momento che non sta raggiungendo gli obiettivi prefissati.

Si ricordi che ogni problema ha una sua soluzione.

In bocca al lupo!

Dott.ssa Annalisa Capozza

Dr.ssa Annalisa Capozza - Psicologa Psicoterapeuta Breve Strategica

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