Rabbia verso situazione irrisolvibile

Buonasera, chiedo per avere un parere.
Ho un rapporto disfubzionale con i miei genitori da sempre.
Da piccola mi hanno di fatto affidata a mia nonna che era una persona molto ansiosa e opprimente.
Crescendo mi sono resa conto che mio padre è forse affetto da qualche disturbo dell'ansia e/o del controllo.
In pratica dipende in tutto e per tutto da mia mamma, non fa altro che chiamarla 150 volte al giorno e se noi figlie non lo rassicuravamo sempre e non andava semore tutto bene andava in panico.
Lei, invece lo asseconda tipo infermierina sottomessa.
Io a 19 anni me ne sono andata di casa perché volevo vivere e non sopravvivere dentro una sorta di prigione che mio padre si è costruito intorno e in cui mi sentivo impotente.
Dialogo assente.
L'unica cosa che gli importa è soddisfare la sua ansia.
Una volta parlavo almeno con mia mamma, adesso nemmeno quello.

Devo tenergli nascosto tutto perché se no va in ansia.
Di fatto però non mi vive.
Continua a chiedermi di andare a trovarlo, ma non viene mai lui.

Mia sorella ha problemi psicologici anche lei, dovuti forse alle continue discussioni che avevo con mio padre in afolescenza quando ancora speravo di fargli almeno vedere uno psicologo.
Un muro di gomma.

Mi sento da una parte responsabile di tutto, dall'altra ho una grandissima rabbia perché per non provare nemmeno ad affrontare i problemi, stanno di fatto perdendo la mia vita e io non li ho nella mia.

Capisco che non posso obbligare nessuno a far nulla, ma come posso lasciar andare questa rabbia che ho dentro?
Sono la loro figlia, ma non valgo nemmeno lo sforzo di andare una volta dallo psicologo
Esiste un modo?
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Gentile utente,

mi scuso in anticipo della franchezza di questa risposta, sicuramente empatica ma soprattutto clinica.

Lei sta viaggiando verso di "anta";
a quanto si capisce vive distante da loro;
ha una vita autonoma.
Eppure continua a percepirsi come figlia; e non come una adulta che è in grado (a quanto ci pare di capire dal Suo breve consulto) di avere un lavoro e una propria autonomia quotidiana.
Si sente responsabile verso di loro, ma al contempo è piena di rabbia verso di loro.

Perché pensare che siano i Suoi genitori a dover andare dall* Psicologo? Presumo che i Suoi genitori siano persone di una certa età e che il loro modo di essere (ansiosi) e di pensare non preveda e non comprenda tale esperienze.
Ognuno è padrone solamente di sé; e dunque se ci sentiamo infelici dobbiamo pensare che possiamo andarci noi stessi dall* Psy. Se non altro per riuscire a "lasciar andare questa rabbia che ho dentro".

Perché i figli adulti devono pensare di poter cambiare i propri genitori ormai anziani?
Di poter (aiutare a) risolvere i loro problemi personali e di coppia?
Quando in realtà l'unica cosa che possono fare è cambiare se stessi, il modo di vedere i propri genitori e di stare nella relazione con loro.

Ci faccia conoscere il Suo punto di vista al riguardo, Le risponderemo sicuramente qui.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
dopo
Utente
Utente
Dott. Ssa la ringrazio intanto per la sua risposta. Però vede io ci sono andata dallo psicologo, ma è proprio l'aspetto di non poter far nulla che mi fa impazzire. È vero, sono una donna matura, ma tutte noi siamo sia donne che figlie. Mi piacerebbe solo vedere uno spiraglio nella spirale di negatività che c'è a casa dei miei. Ho provato mille volte a lasciar stare ma la verità è che non è facile e fa male accorgersi che non si può fare nulla.
La verità è che se non gli volessi bene sarebbe più facile fare ciò che mi dice.
Non ho nulla contro andare dallo psicologo ma poi? Cosa otterrei? Lavorerei su me stessa come in passato, ma il problema non si risolverebbe e di nuovo sarebbe la fiera dell'ipocrisia quando vado a trovarli.
Per questo speravo in un consiglio pratico su come gestire la situazione.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
"...speravo in un consiglio pratico su come gestire la situazione...".

Per questo possono bastare le amiche, che Le potrebbero consigliare uno dei due comportamenti opposti:
- sii te stessa,
- comportati come loro desiderano.

Noi invece riteniamo essenziale sottolineare che l'essere figli-adulti è ben diverso dall'essere figli-bambini. E che da adulti il "voler bene" coincide frequentemente con l'accettare, rinunciando al desiderio/pretesa di cambiare loro per sanare le proprie ferite.

E' che nell'età adulta, quando i genitori cominciano ad essere anziani, diventa viva la necessità di *far pace con loro* (interiormente, si intende) finché sono fisicamente vivi.
Se questo non riusciamo a farlo,
se i nostri sentimenti continuano a torturarci,
se le aspettative (impossibili) nei loro confronti continuano ad essere fonte di dolore o di rabbia dentro di noi,
se non riusciamo a fare i conti con la nostra impotenza a fronte delle loro immodificabili caratteristiche,
allora queste situazioni e i sentimenti corrispondenti ce li porteremo sempre con noi anche quando loro fisicamente non ci saranno più: continueranno ad essere negativamente vivi dentro di noi anche quando se ne saranno andati.
E' proprio per questo che l'essere figli adulti implica un lavoro profondo e accurato su di sé, da cui discendono poi comportamenti concreti più adeguati e pacificati.

D'altra parte tutto questo gliel'avrà detto anche l* Psicolog* che Lei ha frequentato in presenza.
E dunque da parte nostra nessuna pretesa o illusione di poter far meglio attraverso un semplice consulto online.
Era però importante chiarire e indicare una via per i molti che ci leggono; essi potranno trovare libri di approfondimento digitando *far pace con i propri genitori*, gradino imprescindibile per riuscire ad amare veramente se stessi.

Cordiali saluti.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#4]
dopo
Utente
Utente
Gent.ma la ringrazio per la risposta.
Onestamente non sono d'accordo sul metodo, come già dissi in passato al mio psicologo, trovo che sia profondamente ingiusto che se il mio problema è stato che per tutta la vita mi sono sentita dire "arrangiati a risolverti da sola" adesso la risposta sia la medesima. Non pretendo che cambino, ma nemmeno il "vabbè sono cosi"
Io sono dovuta cambiare mille volte, mi sono adattata, ho superato i miei limiti, per me ovviamente, ma anche perché era giusto farlo. E ora devo semplicemente dire "e vabbè poverini sono anziani..." Avrebbe senso se non pretendessero nulla ma invece lo fanno e allora? Onestamente? Vorrei almeno delle scuse. Vorrei un confronto in cui ci diciamo i nostri problemi reciprocamente e cerchiamo una soluzione.
Lei dice che sono adulta ma i danni che mi hanno fatto quando ero bambina mi portano ad essere cosi.
La soluzione non può essere sempre solo "poverini, ormai cosa vuoi che cambino? Lasciali stare e arrangiati a risolverti da sola"
Lo dico perché ho già provato e, a parte altre frustrazioni quando poi avevo a che fare con loro, non mi ha mai portato a nulla.
Comunque chiudo qui il post, non credo che interessi oltre.
Grazie
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Gentile utente,

Noi qui ci occupiamo di chi scrive e dunque l’orientamento fornitoLe riguardava Lei e il Suo benessere Interiore.

Tuttavia è sempre possibile dissentire dal parere dello specialista, sia esso medico, psicoterapeuta, o altro.
Il problema allora è individuare da se’ un metodo maggiormente efficace.

Chiudo dunque il consulto, come da Lei suggerito.

Saluti cordiali .
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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