Mio fratello é un ragazzo ingestibile e non so più come aiutarlo

Buongiorno, Vengo da una famiglia composta di quattro figli maschi; io sono il maggiore e ho 14 anni di differenza da lui che è appunto il più piccolo di noi quattro.
Gli altri miei due fratelli si sono da anni trasferiti con le rispettive compagne creandosi una famiglia.

Quando mio fratello aveva 6 anni è mancato mio padre e mia madre ci ha cresciuti da sola.
è sempre stato un bambino molto educato, molto timido, molto introverso, molto pacato.
Ha sempre fatto molta fatica ad introdursi in un gruppo di amicizie sia scolastiche che non, e mia madre ha sempre cercato di invogliarlo a questo ma senza molti risultati.

In seguito al lockdown per la pandemia, periodo che corrisponde alla piena adolescenza di mio fratello, la chiusura in casa ha generato un completo cambiamento in lui, che ha cominciato, attraverso i social, ad instaurare rapporti con ragazzi della nostra città appartenenti a tutti gli effetti a compagnie poco raccomandabili.

Sono quindi iniziati i litigi con mia madre, che fino a pochi mesi prima era la sua confidente e avevano un rapporto molto forte; questi litigi nascevano e nascono tuttora, per le abitudini che ha cominciato ad assumere (esce praticamente dal mattino alla sera a zonzo, fa uso di sostanze stupefacenti e i suoi atteggiamenti corrispondo a quelli di un ragazzo che fa di tutto per apparire come un poco di buono, e pare che questa cosa gli piaccia e lo renda quasi fiero di se stesso).

Abbiamo indetto tantissime riunione di famiglia cercando di parlargli con il cuore in mano, ma si sono rivelati tutti dei monologhi senza nessuna risposta da parte sua.

Fino a qualche tempo fa aveva instaurato una relazione con una ragazzina davvero molto problematica, e la fine di questa storia adolescenziale ha arrecato un forte disagio in lui, che ha dato letteralmente i numeri costringendoci a richiedere un aiuto psicologico prima e psichiatrico poi, ma senza alcun risultato, in quanto essendo nel frattempo diventato maggiorenne a quanto pare nessuno lo può obbligare a sottoporsi a cure e sedute da questi professionisti.

Dopo oltre due anni, la situazione non è cambiata, la nostra vita è determinata da come lui si sveglia al mattino e da come gli gira la giornata; si è diplomato da circa un anno e nonostante i ripetuti timeout sembra non abbia nessuna intenzione di cercarsi un lavoro e pretende che mia madre lo mantenga e ogni rifiuto scatena il panico in casa.

Scrivo perché non so più come fare per aiutare lui ma sopratutto per ristabilire l’ordine in casa per la serenità di mia madre che ne ha già passate molte.
E egoisticamente anche per me, che nonostante abbia 30 anni mi ritrovo quasi costretto a restare a vivere con mia madre per paura di quello che in casa potrebbe succedere.
Molti esterni ci hanno suggerito un approccio rigido e severo con l’allontanamento dalla famiglia ma a noi non sempre per nulla una soluzione.

Vorremo solo che risolvesse i suoi problemi e si costruisse una vita serena.
[#1]
Dr.ssa Angela Montuori Psicologo, Psicoterapeuta 56 3
Gent.Le Utente,

Può essere più preciso sul: ha arrecato un forte disagio in lui, che ha dato letteralmente i numeri.
Vi siete rivolti ad uno psicologo e ad uno psichiatra; cosa e’ emerso dagli incontri?
Suo fratello ha avuto colloqui con loro?
Molti esterni ci hanno suggerito ; chi sono questi esterni?
Ogni rifiuto scatena il panico in casa; cioè, cosa accade?
Cosa pensano i suoi fratelli?
Fermo restando che la volontà sua e di sua madre nel voler aiutare suo fratello potrebbero non essere sufficienti perché per essere aiutati bisogna volersi fare aiutare, che occorre avere la capacità e/o la volontà di capire che si hanno problematiche psicologiche e/o psichiatriche, proviamo a comprendere meglio quanto sopra.
Cordialmente,

Dott.ssa Angela Montuori
Psicologa/Psicoterapeuta

[#2]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno, la ringrazio per la risposta e di seguito le risposte:
- "Ha arrecato un forte disagio in lui, che ha dato letteralmente i numeri" al punto da non mangiare, non dormire, dare in escandescenza diventando violento sia verbalmente che fisicamente... ha avuto un vero e proprio crollo nervoso. Molto più eccessivo rispetto al "semplice" star male per la fine di una storia, al punto da minacciare spesso di volersi uccidere.
- Mio fratello era già seguito da una psicologa infantile in precedenza perché abbiamo avuto sempre la sensazione che non avesse mai superato la morte di mio padre o che comunque questo evento avesse lasciato una forte tristezza in lui. Conseguentemente a questi problemi ha cominciato ad essere seguito da una psicologa che aveva parlato di possibile depressione, oltre ad alcuni incontri con una psichiatra che aveva suggerito una terapia farmacologica assunta per alcune settimane e poi smessa perchè "purtroppo" in questi consulti/visite la volontà del paziente è fondamentale.

- Per esterni intendo parenti/conoscenti o persone con cui cerchiamo di capire com risolvere il problema.

- Ogni rifiuto scatena il panico nel senso che diventa aggressivo, si arrabbia molto e ha delle reazioni veramente spropositato. Urla e diventa violento verbalmente, rompe oggetti.

- I miei fratelli pensano che non si possa continuare in questo modo, ma mentre in un primo momento cercavano di essere molto presenti adesso hanno terminato la pazienza e quindi il più delle volte lasciano perdere. Cosa comunque comprensibile non vivendo più con noi e avendo una famiglia da gestire.

Capiamo benissimo che le nostre volontà non sono sufficienti ma comprenderete che è difficile vedere una persona "distruggersi" e non riuscire a fare nulla.

Grazie in anticipo per a disponibilità
[#3]
Dr.ssa Angela Montuori Psicologo, Psicoterapeuta 56 3
Gent.Le Utente,

Capisco la complessità della situazione e la sofferenza sua e di sua madre nel vedere un familiare in queste condizioni.
Quello che si può provare e’ cercare di capire quanto suo fratello sia consapevole della situazione che vive anche per comprendere, cosa azzardata in questo contesto epistolare, i confini diagnostici del disturbo da cui e’ affetto.
Si può altresì provare, in un suo momento di sconforto o apertura, a proporgli nuovamente, con calma, senza spaventarlo, delle cure psicologiche e farmacologiche.
Bisogna, inoltre, contenere le spinte aggressive, facendo emergere che c’è un limite da parte vostra alla sopportazione della violenza verbale e fisica oltre il quale sarà necessario, vostro malgrado, prendere provvedimenti contenitivi come il ricorso alle strutture territoriali di competenza.
Infine si può provare a fare al ragazzo delle proposte in termini di riprogettazione della sua vita a livello di studio e/o di lavoro.
Cordialmente,

Dott.ssa Angela Montuori
Psicologa/Psicoterapeuta