Radicalizzazione cutanea dopo recidiva carcinoma mammario

Salve,

mi chiamo Maria e ho 50 anni. Vi scrivo perché vorrei avere un consiglio sulla terapia da seguire a seguito di recidiva di carcinoma mammario, visti i pareri discordanti dei medici che mi hanno in cura.


Ricostruisco in breve la mia situazione:

Nel 2010 mi è stato diagnosticato un carcinoma mammario che è stato operato con mastectomia radicale sinistra per CDI (T4 n1 m0) a seguito di CHT neo-adiuvante.

Dopo l'intervento mi sono sottoposta nuovamente a CHT e a radioterapia e ho intrapreso una cura ormonale con Novaldex ed Enantone.

Un mese fa (Dicembre 2011) mi sono sottoposta ad un nuovo intervento a causa di una presunta recidiva.

Gli esami istologici della parte rimossa hanno dato i seguenti risultati:

-Carcinoma duttale (E-caderina+) localizzazione dermo-ipodermica con evidenza di emboli neoplastici ed infiltrazione perineurale.

-Margini liberi.

-Distanza minima dal margine laterale di elettroresezione (sul sezione istologica): inferiore a 1mm.

Fattori prognostici + HercepTest

Dako Cytomation Autostainer
Dako Primary Antibodies and related Products
Estrogeno Ki67 Progesterone HercepTest

Diagnosi:

Ki 67: 10%
Estrogeni 60%; colorazione: moderata)
Progesterone 0%
HercepTest: Debole ed incompleta marcatura di membrana bel 10% delle cellule tumorali. Score 1+

A seguito di questo secondo intervento e degli esami effettuati la terapia con Novaldex è stata sostituita con Femara.

Al momento mi trovo a dover valutare due differenti proposte:

Secondo l'oncologo sarebbe il caso di eseguire un ulteriore intervento di radicalizzazione cutanea con innesto di tutta la zona interessata dall'intervento, così da ridurre le probabilità di future recidive.

Secondo il chirurgo, invece, tale operazione non sarebbe necessaria al momento e bisognerebbe soltanto tenere sotto continuo controllo ecografico per poi intervenire nell'eventualità di un riproposizione del problema.

Quale pensate sia la più adatta alla mia situazione?

Immensamente grata!
[#1]
Dr. Salvo Catania Oncologo, Chirurgo generale, Senologo 33.3k 1.2k 61
Non saprei a distanza cosa rispondere perchè in questo caso una valutazione diretta è necessaria.

A me sembra che i suoi curanti abbiano formulato una disputa di "lana caprina", nel senso che per decidere il tipo di trattamento ( radicalizzazione o astensione) in primo luogo occorra formulare una diagnosi, si fa per dire molto precisa e rispondere a

1) Si ritiene che la recidiva sia stata condizionata dalla estensione chirurgica limitata ?

Si ? e allora si rimedia estendendo la resezione cutanea.
No? e allora non si fa nulla e ci si occupa del trattamento oncologico della malattia di base.

2) Ci sono scuole di pensiero (es.Fisher) che considerano la recidiva locale come un marcatore (=un segnale) di risveglio o di aggressività biologica. Nel senso che la recidiva non è di per sè promotrice di una diffusione a distanza della malattia, ma rappresenta un marcatore che consente di selezionare una categoria di casi ad alto rischio di una successiva metastatizzazione a distanza, indicando indirettamente
la necessità di introdurre precocemente una terapia sistemica protettiva.
[#2]
dopo
Utente
Utente
Grazie per la velocissima risposta!

In effetti avevo intuito che il mio caso si presta a diverse valutazioni.

-Da quello che ho capito, e ovviamente mi corregga se sbaglio, una radicalizzazione cutanea potrebbe diminuire le probabilità di un futuro riprensentarsi del problema almeno a livello cutaneo o, in alternativa, non avere alcun effetto.

-Non ho capito invece cosa intende per "Si ritiene che la recidiva sia stata condizionata dalla estensione chirurgica limitata?". Si riferisce al primo intervento di mastectomia o al secondo?


Ancora mille grazie!
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