Ipertrofia prostatica benigna / malattia di Marion

Buongiorno, brevemente presento il caso.

Disturbi urinarie tipici della minzione mi accompagnavano da anni fino a quando non venivo sottoposto a visita specialistica urinaria che forniva, in prima istanza, un quadro clinico riconducibile all'ipertrofia prostatica benigna.

Era l'anno 2019.

Dopo 40 giorni di Xatral 10 mg senza ottenere alcun beneficio, si rivedeva la diagnosi in Malattia di Marion.

Subìte uretrocistoscopia e prove urodinamiche che confermavano la diagnosi di sclerosi del collo vescicale, venivo sottoposto ad intervento Holep con tecnica ejaculatory sparing.

Tutto risolto con apprezzabili risultati e con la scomparsa delle infezioni batteriche nelle urine, pur mantenendo un PSA attorno a 2, 5.

La minzione migliorava sensibilmente e negli ultimi 2 anni qualche episodio di flogosi prostatica si registrava ugualmente.

Post intervento, seguivo con scrupolo i controlli ed effettuavo gli accertamenti richiesti.

Oggi, mio malgrado, il quadro cambia nuovamente vedendomi diagnosticata una IPB con crescita degli adenomi prostatici e volume ghiandolare apprezzabile in 40 cc.

E' giusto precisare che la mia prostata ha una conformazione lobata e negli ultimi 15 anni ha sempre avuto un trend costante di crescita.

Il mio disturbo più importante è stato quello di urinare con difficoltà e con un getto modestissimo nel mese di dicembre 2020.

Terapia seguita, per curare l'ennesima flogosi prostatica, l'utilizzo, con pieno successo questa volta, dello Xatral 10 mg che mi ha permesso di urinare con piena soddisfazione e riuscire a dormire molte ore in più la notte senza bisogno di urinarie.

Adesso mi viene prospettata l'ipotesi di una riduzione della prostata per eliminare le compressioni sull'uretra e risolvere definitivamente la problematica.

Il prossimo controllo sarà ad agosto p.v. e fino a quel momento dovrò mantenere il farmaco.

Se nel frattempo dovesse insorgere la difficoltà ad urinare, non resterebbe altro da fare che intervenire chirurgicamente.

I quesiti che sottopongo alla Vs.cortese attenzione sono i seguenti poiché mi insorgono dubbi e perplessità.

L'intervento al collo vescicale è stato affrontato dopo conferme video strumentali e prove funzionali di routine utilizzando tecniche moderne e da esecutore di provata esperienza che non mi lasciano dubbioso, bensì abbastanza confuso nel momento in cui mi viene diagnosticato un altro problema nello stesso distretto.

Non posso mettere in dubbio le diagnosi, ma assimilare le due problematiche adesso viene un po' difficoltoso.

In effetti i disturbi della minzione con Xatral 10 mg, assunto fino a questo momento, sono decisamente migliorati ed almeno il 50% degli atti minzionali sono più che soddisfacenti invece alla primissima assunzione non ebbe alcun effetto poiché il problema vescicale era di risoluzione non farmacologica.

Per concludere, mi sorge spontanea la domanda sul quale sarà il mio futuro e se il percorso diagnostico terapeutico è condivisibile.

Grazie.
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Dr. Paolo Piana Urologo 38.1k 1.7k 17
Come sempre ci troviamo a ripetere in questa sede, quando si tratta di interventi per sclerosi-stenosi del collo vescicale, se si condiziona la procedura alla conservazione dell'eiaculazione anterograda, è assai concreto il rischio di effettuare una disostruzione insufficiente o comunque destinata a veder svanire i suoi effetti prima del previsto. Questa non è solo una nostra idea, ma una convinzione frutto di decenni di esperienza e valutazione di casi simili, piuttosto frequenti. Pertanto, se lei ha degli evidenti disturbi (per fortuna compensabili dalla terapia alfa-litica) e l'ostruzione è dimostrata dall'indagine urodinamica (non è sufficiente la sola flussometria), le indicazioni alla revisone endoscopica sono evidenti ed improcratinabili.

Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it

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Utente
Utente
Gradita la risposta sempre puntuale e comprensibile considerata la complessità dell'argomento e la sproporzione nelle conoscenze di una patologia che, a quanto si intende, è suscettibile di approcci diversificati. Il paziente come sempre sta nel mezzo e seppur edotto nelle linee generali può sempre incappare nel confronto tra le tecniche e le circostanze. Certo è che adesso, si aprono le strade dell'incertezza e del rinnego, ma si è fiduciosi che tutto è ancora giustificabile e risolvibile.
Allo stato attuale Le chiedo: quanto è possibile gestire con la terapia alfa - litica e quanto procrastinabile un ulteriore e risolutivo intervento magari con le nuove tecnologie di ablazione con acqua?
Grazie per la Sua attenzione e dedizione.
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Dr. Paolo Piana Urologo 38.1k 1.7k 17
Finché la terapia medica è efficace, il suo limite sta solo nella sua pazienza di assumerla continuativamente. L’ablazione ad acqua per ora non pare convincere molto gli specialisti, ma l’esperienza è ancora molto limitata.
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Utente
Utente
Grazie ancora una volta per il suo prezioso contributo.
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