Delle due l'una, ma quale?

Buongiorno, fossimo all’estero casi come il mio, per la giusta cura, li indirizzerebbe per prassi un oncologo esperto.

Si tratta di un carcinoma prostatico con Gleason 3+3 e 3+4 con stadiazione N1 M0, a seguito di PET.

In Italia ci si rivolge invece od all’urologo, che tendenzialmente opera od ai centri di radioterapia, che in questo caso si propongono come trattamento curativo preferenziale, unendolo a terapie di deprivazione androgenica, dai pesanti impatti.

Entrambe le scuole di pensiero preferirebbero agire per prime, per avere a che fare con tessuti integri.

Ed in entrambi i casi si indicano gli effetti collaterali dell’altra via come superiori e più impattanti.

Inoltre i radioterapisti aggiungono che l'intervento chirurgico sarebbe inutile perchè, fatto questo, peraltro non banale, si dovrebbero poi fare ugualmente sia radioterapia sia cure ormonali.

Delle due l’una, non possono essere veri dati tra loro inconciliabili.

Premetto che ho raccolto più pareri, anche di realtà diverse, ma tutte con valutazioni molto positive.

Si può quindi parlare di pareri qualificati ed esperti.

In merito, se si sostiene che l’efficacia in termini di sopravvivenza libera da malattia dei due percorsi, chirurgico o radioterapico, sia sostanzialmente pari, non può essere che secondo i dati espressi dai radioterapisti l’intervento chirurgico dia un 30% di incontinenza, circa altrettanto di impotenza oltre i probabili linfedemi, mentre per i chirurghi urologi, all’opposto, sia invece certa l’incontinenza con la radioterapia e problemi di vario genere dovuti alle onde radio.

Dati contrapposti, non conciliabili, di tale entità per problematiche serie possibili, rendono complicata una decisione già di per sé non facile.

Si aggiunga, infine, che ho registrato di recente la posizione di un medico che per una problematica personale, del tutto equiparabile, mi ha detto che lui, 15 anni fa, ha risolto l’imbarazzo della scelta non facendone nessuna e limitandosi a seguire l’andamento del suo PSA che, negli anni, è sceso.

E se hai coraggio, mi ha detto, io ti suggerirei di fare altrettanto.

Qui però non è questione né di tirare ad indovinare, né di avere più o meno coraggio, ma di fare ponderatamente la scelta migliore.

Magari, se possibile, col giusto corretto consiglio.

Cordialmente, grazie
[#1]
Dr. Paolo Piana Urologo 38.6k 1.7k 18
Lei ha già raccolto per altre strade buona parte delle informazioni che può fornire a distanza questo nostro servzio gratuito. Da questo punto di vista non abbiamo nulla da aggiungere. Nella nostra pratica certamente non le consiglieremmo la sorveglianza attiva, in una situzione di comprovato interessamento dei linfonodi (N1) individuato dalla PET. Il suo importante sovrappeso corporeo la rende un paziente poco "chirurgico", almeno ai prudenti occhi di un urologo non proprio dell'ultima generazione ... Pertanto, noi la avvieremmo più volentieri ad un percorso radioterapico, in base ad un compromesso tra la radicalità e conseguenze impattanti sulla qualità di vita. Siamo peraltro ben consci che tra i nostri Colleghi vi siano punti di vista notevolmente diversi.

Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno dr. Paolo Piana,
grazie per la sua risposta, precisa e circostanziata. Circa il peso, aumentato in tempi recenti, debbo evidenziare che si concentra nella circonferenza addominale, mentre è poco avvertibile in altre sedi.
Ed il peso, al contrario, è stata una delle ragioni, unite all’età, che hanno portato il parere di un esperto urologo di un’importante struttura ospedaliera, con PET ancora da farsi, a preferire da subito l’intervento.
La successiva PET, col suo risultato, che mi risulterebbe di forte probabilità di coinvolgimento linfonodale, ma non di certezza in merito (restando aperta l’ipotesi di una decisa reazione immunitaria in atto), ha inizialmente portato la stessa struttura, orientata alla prudenza, ad ipotizzare come preferibile la scelta radioterapica.
Ma più recentemente, da me interpellato, lo stesso urologo ha risposto, prima premettendo che non esiste nel mio caso un effettivo vantaggio della chirurgia sulla radioterapia, ma aggiungendo che tuttavia crede, secondo la sua esperienza, che un paziente che sa ben informato e compliante, possa affrontare con successo l’intervento, seguito poi dalla radioterapia e che è indubbio che sia più facile ed efficace, e con meno effetti collaterali, operare su tessuti non irradiati.
Allo stesso tempo, proprio in questi giorni, un reparto urologico che è riferimento d’eccellenza nazionale, dopo avermi visitato nella persona del primario ed aver valutato multidisciplinarmente la documentazione clinica, si è espresso affermando che l’efficacia radioterapia/ chirurgia in termini di sopravvivenza libera da malattia è sovrapponibile, ma con effetti collaterali certi della sola radioterapia, diverso da eventuale radioterapia dopo chirurgia (necessità che si dice sarà valutata in base ai valori del psa post operatorio e trimestrale), certa l’incontinenza con la radioterapia, mentre è differente se si necessita di radioterapia dopo chirurgia, a stabilizzazione della continenza. Concludendo che, per queste ragioni, ritengono nel mio caso indicato l’intervento in laparoscopia robotica assistita, già indicandomi le date di prericovero ed intervento.
In difetto di basi solide generalmente condivise, alla fine, una decisione, mai sufficientemente convinta, la dovrò pur assumere.
La ringrazio e saluto cordialmente
[#3]
Dr. Paolo Piana Urologo 38.6k 1.7k 18
Ci permettiamo unicamente di dissentire sull'affermazione "certa l’incontinenza con la radioterapia" che proprio non concorda con la nostra esperienza.

Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it

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