Dolori lancinanti e inefficienza di un arto

Gentili dottori,
stamattina, mia madre (71 anni) è rovinosamente caduta per strada. Questa caduta ha causato dolori lancinanti alla gamba destra, in particolare all'altezza del ginocchio. Dopo la caduta mia madre ha cercato di riportare in sesto la gamba che si era distorta. Per altro, nella caduta, ha battuto fortemente la nuca.
L'incidente è avvenuto mentre andava in chiesa e, mentre inizialmente è stata costretta a rimanere ferma, poi è riuscita ad alzarsi ma, al termine della messa, ha avvertito forti dolori alla gamba che le ha reso difficoltosa la deambulazione. L'hanno accompagnata a casa in macchina; mentre si infilava nella macchina, ogni movimento dell'arto era estremamente doloroso. All'uscita dalla macchina è stata sempre sorretta ma il movimento le riusciva sempre più doloroso fino a diventare impossibile la deambulazione dandole la sensazione di un arto incapace di reggerla. Nel frattempo erano passate due ore dall'incidente perché mia madre ha voluto fermarsi in chiesa sperando che la situazione non fosse così grave. A casa l'abbiamo aiutata a stendersi sul letto. Abbiamo chiamato il 118 dopo l'accaduto (due ore dopo). I soccorritori del 118 dopo averla visitata hanno detto che il dolore è di natura traumatica e che non c'è nulla di rotto nella gamba. Infatti, i soccorritori ci hanno spiegato che: la gamba non è gonfia, che se ci fosse stata una frattura mai sarebbe stata in grado di reggersi in piedi anche per un brevissimo intervallo temporale, che la gamba non ha assunto un colore scuro e dunque che per queste ragioni l'ipotesi della frattura era da escludersi. Ci hanno consigliato di mettere una borsa di acqua calda vicino alla gamba e poi di applicare una pomata antidolorifica e di assumere un antidolorifico per bocca dicendosi comunque disposti ad intervenire in caso di un peggioramento. Credete che le indicazioni fornite dai soccorritori del 118 siano sufficienti per far passare questi lancinanti dolori e per rendere l'arto nuovamente efficiente?
Grazie in anticipo per la gentile e gradita risposta.
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Dr. Emanuele Caldarella Ortopedico 1.8k 79 40
Mi perdoni, ma non riesco a capire una cosa... il 118 non è un servizio di consulenza a domicilio, ma un servizio di emergenza deputato a raggiungere il luogo di un evento medico o traumatico, stabilizzare le condizioni del paziente e, se possibile, organizzare il trasporto presso un ospedale.

Quindi come mai è stato chiamato il 118 quando la signora già camminava? I soccorritori non sono autorizzati a fornirLe una diagnosi, e mi sembra strano che si siano permessi di escludere la possibilità di una frattura, dato che per diagnosticare (o escludere) una frattura ci vuole SEMPRE una radiografia.
Inoltre i soccorritori non sono medici, e non possono nè prescrivere né consigliare farmaci.
E' sicuro di essersi rivolto al 118 e non alla guardia medica?

Credo che la cosa migliore sia portare la signora in pronto soccorso per effettuare gli accertamenti del caso, e credo -visto che su quella gamba ci ha già camminato- che sia opportuno accompagnarla con mezzi alternativi al 118: le ambulanze sono preziose, e -quando possibile- andrebbero riservate ai gasi di emergenza grave.
Se fosse mia mamma, mi comporterei certamente così.

Distinti saluti

Dr. Emanuele Caldarella

Chirurgia dell'anca e del ginocchio
emanuele.caldarella@medicitalia.it

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dopo
Attivo dal 2010 al 2011
Ex utente
Gentile dottore,
la chiamata al 118 è stata resa necessaria da due fattori: l'aggravamento del dolore che ha reso impossibile la deambulazione; la botta alla nuca che, forse, avrebbe potuto avere pericolose conseguenze. Per altro, i soccorritori del 118 ci hanno spiegato che il pronto soccorso non avrebbe fornito subito assistenza alla paziente e che la stessa paziente avrebbe dovuto attendere 4 o 5 ore per essere sottoposta agli esami e alle radiografie necessarie, dunque hanno consigliato a noi di assisterla nel frattempo e se poi i sintomi non si fossero alleviati, in quel caso sarebbero intervenuti loro con l'autoambulanza. Insomma, dottore, nostra madre non si può muovere perché lancinanti dolori la immobilizzano. E noi non sappiamo cosa fare. Le abbiamo applicato il momendol sulla parte dolente e il dolore è ancora lì. Mi può dare qualche consiglio?
Grazie in anticipo!
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Dr. Emanuele Caldarella Ortopedico 1.8k 79 40
Caro utente,

mi sembra paradossale... I casi sono due:

1) Sua madre non ha una lesione che deve essere trattata da un sanitario;
2) Sua madre HA una lesione che deve essere trattata da un sanitario.

Ora, è un dato di fatto che l'unico modo per saperlo è portare la mamma in pronto soccorso.

Se la mamma dovrà aspettare 4 o 5 ore per ricevere il suo trattamento sarà seccante, ma perlomeno, terminata l'attesa, avrà delle cure.
Rimanendo in casa non si risolve certo il problema.
Le auguro che Sua madre non abbia niente di grave, ma nessuno può dirlo finchè non viene sottoposta ad una lastra e ad una visita ortopedica.
E prima avviene, meglio è.
Meglio tra 5 ore che domani o dopodomani.
Ci tenga informati.

Distinti saluti
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dopo
Attivo dal 2010 al 2011
Ex utente
Gentilissimo dottor Caldarella,

Le sono grato per la Sua utile, gentile e chiarissima risposta. La porterò al pronto soccorso, anche se temo che da solo non potrò farlo, mio malgrado sarò costretto a chiamare l'ambulanza... per altro, non giudo, dunque non ho altre possibilità di trasporto. Grazie ancora, La terrò informata.
Distinti saluti
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dopo
Attivo dal 2010 al 2011
Ex utente
Gentilissimo dottor Caldarella,
sono da poco tornato dal pronto soccorso. Le hanno fatto i raggi e il medico ha detto che mia madre ha avuto la frattura scomposta nella parte inferiore del femore. Mi hanno detto che sarà necessario un intervento chirurgico. È stata un 1 novembre da incubo... anche in ospedale, per il riposizionamento dell'arto, mia madre ha sofferto moltissimo nonostante l'antidolorifico che le hanno somministrato prima dei raggi. Crede che starà molto in ospedale? Questo è un intervento pericoloso? Non si potrebbe evitare l'intervento ingessandola? Sono molto angosciato.
Ringraziandola sia per la sua gentilissima risposta sia per le graditissime risposte che mi ha dato, la saluto augurandole ogni bene.
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Dr. Emanuele Caldarella Ortopedico 1.8k 79 40
Mi dispiace di sentirLe dire questo, ma meno male che non abbiamo ritardato ulteriormente la diagnosi.
Mi sembra incredibile che al giorno d'oggi esista gente che sostiene di poter escludere (con la sola vista) la possibilità di una frattura...

Che tipo di intervento è stato proposto?

Distinti saluti
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dopo
Attivo dal 2010 al 2011
Ex utente
La ringrazio per la gentile e celere risposta. Mi hanno detto che si tratta di un intervento in epidurale.
Cordiali saluti
P.S. Su wikipedia ho letto che “Generalmente la coscia non viene ingessata, in quanto bastano i fissaggi chirurgici per raddrizzare l'osso e mantenere rigida la frattura mentre si rimargina. Questa procedura può comportare alcuni effetti collaterali, che possono causare il rischio di sepsi intra-articolare, artrite e rigidezza del ginocchio”. Questi rischi (soprattutto il rischio di sepsi) mi hanno particolarmente sconvolto.
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dopo
Attivo dal 2010 al 2011
Ex utente
Gentilissimo dottor Caldarella e gentilissimi dottori,
Wikipedia dice il vero quando afferma che i fissaggi chirurgici usati per raddrizzare e mantenere rigido il femore nell'operazione di riparazione della frattura femorale potrebbero causare sepsi intra-articolare? Se questo pericolo fosse reale, mi potrebbero gentilmente dire quante sono le probabilità che si verifichi? Ma è proprio necessario l'intervento chirurgico nel caso di una frattura scomposta nella parte inferiore del femore?
Grazie in anticipo per la cortese e gradita risposta.
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Dr. Emanuele Caldarella Ortopedico 1.8k 79 40
Caro utente,

si tranquillizzi.

Su Wikipedia non c'è scritto niente di sconvolgente: è risaputo che QUALUNQUE tipo di intervento chirurgico espone il paziente a dei rischi, anche di sepsi. Non solo la sintesi di una frattura, ma anche una "banale" appendicectomia.


Ma dopotutto, qualunque attività della vita quotidiana non è scevra da rischi.
Naturalmente l'intervento viene proposto in quanto i rischi -molto bassi- sono enormemente più bassi operando, piuttosto che NON operando.

Il rischio di complicanze si instaura con la LESIONE, non con l'intervento.
Certamente, nel caso specifico di Sua mamma non operandola il rischio settico non sussisterebbe, ma sarebbero presenti altri rischi ben più gravi e concreti.

Distinti saluti
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dopo
Attivo dal 2010 al 2011
Ex utente
Caro dottor Caldarella,
Le sono grato per la Sua gentile e tranquillizzante risposta. Come sempre Lei è stato chiarissimo ed illuminante. Insomma, ora che mi è tutto più chiaro sono più sereno. Le sono grato di tutto.
La saluto augurandoLe ogni bene.
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dopo
Attivo dal 2010 al 2011
Ex utente
Gentile dottor Caldarella e gentili dottori,
da sei giorni mia madre (71 anni) è ricoverata in ospedale a causa di una frattura localizzata nella parte inferiore del femore destro. Sin dai primi minuti, medici ed infermieri le hanno spiegato che circa sette giorni dopo il suo ingresso in ospedale sarebbe stata sottoposta ad un intervento chirurgico. Siamo al sesto giorno e non conosce ancora con precisione la data dell'intervento; tuttavia, i medici le hanno detto che in settimana sarà operata. Io, navigando nel web, ho trovato un inquietante articolo nel quale in sostanza si dice che un intervallo temporale eccessivamente lungo tra la frattura e l'intervento potrebbe nuocere al paziente anche in modo molto grave; per la precisione si dichiara che “per ritardi superiori alle 120 ore” aumenterebbero le possibilità che il paziente si ammali per possibili infezioni o che, addirittura, muoia. C'è da dire, mi hanno spiegato, che nel caso specifico di mia madre un intervento immediato sarebbe stato impossibile a causa del gonfiore del ginocchio. Da domenica, il ginocchio mi pare decisamente sgonfiato. Temo rinvii e l'articolo che ho letto è la mia principale fonte di inquietudine. Per altro, per preparare questo intervento ora mi dicono che saranno necessarie trasfusioni di sangue quando, in un primo momento, mi avevano detto che in sostanza si doveva fare un taglietto per sistemare tutto. Devo preoccuparmi per l'articolo e per le trasfusioni?
Grazie in anticipo per la gentile e gradita risposta.
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Dr. Emanuele Caldarella Ortopedico 1.8k 79 40
Non si deve preoccupare nè per l'articolo nè per la possibilità di trasfusione.
Deve invece chiedere spiegazioni ai sanitari del perché sta aspettando così tanto.
Lasciare una persona fratturata in un letto per giorni e giorni, non solo è un male per il malato, ma è anche un inutile spreco di denaro pubblico, che tutti paghiamo con le nostre tasse.
Se i medici non Le daranno spiegazioni sufficienti, si rivolga alla direzione sanitaria.

Distinti saluti
[#13]
dopo
Attivo dal 2010 al 2011
Ex utente
Gentile dottor Caldarella,
la ringrazio per la gentilissima e tranquillizzante risposta. Infatti, proprio ieri mattina i miei fratelli avevano parlato col medico per chiedere informazioni e il medico aveva risposto che con buone probabilità l'avrebbero operata oggi. Ieri pomeriggio, il medico ha comunicato a mia madre che l'operazione sarebbe stata effettuata oggi nella tarda mattinata. Ma questa mattina, ecco l'inaspettata novità: l'intervento (a detta dell'anestesista) non può essere effettuato perché mia madre ha un problema di coagulazione a causa del quale, facendole la puntura di anestesia epidurale, si sarebbe potuta verificare una fuoruscita di sangue da “un punto da cui non dovrebbe mai uscire”, parole dell'anestesista. Per questo motivo, le hanno somministrato tre sacchetti di plasma. L'intervento, se tutto va bene, dovrebbe essere effettuato venerdì. Sono molto preoccupato per questo nuovo problema, di che cosa si potrebbe trattare? Ho notato che anche ad una signora che è in stanza con mia madre l'intervento è stato effettuato nel decimo giorno di ricovero, ed anche nel caso di questa signora, l'intervento era stato rinviato al settimo giorno di ricovero (per problemi cardiaci). Spero, dunque, che anche per mia madre al decimo giorno arrivi l'intervento.
Grazie di cuore, dottore!
La saluto cordialmente augurandole un'ottima giornata ed ogni bene possibile.
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Dr. Emanuele Caldarella Ortopedico 1.8k 79 40
Mi perdoni la franchezza, ma mi permetto di dirLe che non dovrebbe preoccuparsi per ogni cosa che i medici dicono. La fa solo star male, ma non cambia il destino della mamma.
Dovrebbe invece arrabbiarsi e pretendere un trattamento all'altezza degli standard di un paese civile: l'anestesista aveva una settimana per visitare Sua mamma, cosa ha fatto in sette giorni?
Lei ha tutte le ragioni del mondo, si faccia rispettare!

Distinti saluti
[#15]
dopo
Attivo dal 2010 al 2011
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Gentile dottor Caldarella,
essendo Lei stato la mia guida on line dal principio dell'incidente nel quale è stata coinvolta mia madre, tenevo a dirLe che ieri è stata sottoposta all'intervento chirurgico che aspettava. I medici hanno detto che l'intervento è perfettamente riuscito. Oggi, a parte lo strano gonfiore – ignorato e negato dal medico di turno – al piede della gamba operata, mamma stava piuttosto bene ed aveva un buon colorito.
La saluto cordialmente, con sincera gratitudine, portandoLe anche i saluti di mia madre.
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Dr. Emanuele Caldarella Ortopedico 1.8k 79 40
Bene, mi fa piacere!
Che tipo di intervento è stato fatto?

Distinti saluti
[#17]
dopo
Attivo dal 2010 al 2011
Ex utente
Gentile dottor Caldarella,
a dire la verità non l'ho capito bene nemmeno io. Il dottore parlò ai miei fratelli di un chiodo. Mia madre, durante l'intervento, sentiva parlare di una placca. Tra l'altro, il dottore, alla domanda di mia sorella se mia madre avrebbe dovuto levare o meno il chiodo, ha risposto (dopo aver sentito l'età di mia madre) che l'avrebbe potuto tenere “fino a 200 anni”.
Le auguro un'ottima serata, un ottimo fine settimana ed ogni bene!
[#18]
dopo
Attivo dal 2010 al 2011
Ex utente
Gentile dottor Caldarella e gentili dottori,
mia madre, come ho già scritto, il giorno 11 del corrente mese è stata sottoposta ad intervento chirurgico consistente nella riduzione ed osteosintesi con placca liss e viti a causa della frattura sovracondiloidea del femore destro da lei riportata, come si legge dalla lettera di dimissione; nella stessa lettera si consiglia di effettuare a domicilio la seguente terapia medica:
1.Una fiala pro die per 30 giorni di Fraxiparina 0,4;
2.una capsula per due al bisogno di Taigalor;
3.una capsula pro die per 30 giorni di Kduefix per 30 giorni;
4.una capsula due giorni di seguito al mese di Optinate 75 per un periodo che non è stato definito.
È stato inoltre consigliato di effettuare a domicilio il trattamento di fisioterapia.
Per quanto riguarda la terapia medica, mia madre, leggendo il foglio illustrativo di Optinate, ha notato che è necessario rivolgersi al medico prima di assumere questo medicinale anche se si è riscontrata la perdita di un dente, ovviamente spontanea (purtroppo a lei è successo più di una volta); inoltre è rimasta negativamente colpita leggendo che l'interruzione del trattamento può causare perdita di massa ossea. Chiedo pertanto se potrebbe non assumere questo medicinale consigliato, anche in vista dell'eventuale messa in vendita di prodotti più evoluti e più innocui per le problematiche di osteoporosi postmenopausale, semmai sostituendo questo farmaco con un uso più prolungato di Kduefix.
Aspettando la loro competente ed autorevole risposta, mi scuso per il disturbo e invio i miei più cordiali saluti.
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