Distrubi ossessivi compulsivi da contaminazione

Buongiorno dottori,
avanzo da sempre l'iporesi che il vostro lavoro debba essere meglio remunerato e eguagliato quanto meno come a quello di un parlamentare, non solo, per la mole di lavoro, ma soprattutto per il sacrificio e l'intensità del lavoro che tutti i giorni incontrate. Avete in mano la vita delle persone e questo dovrebbe avere come contrappeso, oltre che gratificazioni nei casi di successo, anche un lauto compenso per il mestiere da voi svolto.
Mi rivolgo qui a Medicitalia perchè la mia vita, non solo di coppia, sta risultando, giorno dopo giorno, sempre più difficile e di non facile gestione. Psicologica e, a cascata, relazionale con tutte le complicazioni del caso.
Ormai da un anno e mezzo soffro costantemente di un disturbo che mi riesce difficile spiegare con le parole, ma che adesso vorrei, quanto meno, descrivere e trovare in qualcuno una risposta. Sto attraversando un periodo della vita in cui credo di essere non felice, ma di più. Felicissimo. Eppure c'è sempre questo alone di ossessione che si rinchiude in me e, come un peso gravato da una forza inarrestabile, non mi abbandona: vedo ovunque fonti di possibili contaminazione, dappertutto il colore del sangue mi fa ripensare a possibili malattie infettive e contrazioni del caso, siringhe infette ovunque, sporco e chi più ne ha ne metta. Tutti, ormai, conoscono la mia fobia e molti ci scherzano sopra facendosi una risata. Lavo le mani centinaia di volte al giorno, le lavo dopo ogni volta che abbia toccato qualcosa e, molto spesso, osservo le mie mani per vedere se ci sono residui di sangue/siero provenienti dalla natura o da terzi. Ogni cosa mi rimanda a questi pensieri e non si fermano più. La mia ragazza ormai sta perdendo la pazienza e mi consoce troppo bene: prima di sedersi su qualche panchina mi accerto sempre che non ci siano striscie di sangue o oggetti contundenti fonte di contaminazione e lei ovviamente mi guarda e si arrabbia. Ho provato a resistere a queste fobie ma sono più forte di me. Voglio eliminarle, ma è più forte di me, sono irresistibili e inevitabilmente condizionano tutto il mio stato. Volevo chiedere:
1) come impostare una cura risolutiva
2) come iniziare a non pensarci, cioè da dove iniziare per togliermi queste paranoie
infinite.
3)il fai da te funziona fino a che soglia di stato patologico?
4) è necessario ricorrere ad un presidio farmacologico per una non risoluzione spontanea di essi?
5) quanto tempo ci vuole? si guarisce?

Scusanodmi per essermi dileguato troppo sul racconto, vi rinnovo i complimenti e vi auguro il meglio.
[#1]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.2k 1k 63
Gentile utente,

è piuttosto improbabile poter gestire i suoi disturbi senza un trattamento efficace e prolungato nel tempo.

Non è possibile considerare il "fai da te" una opzione possibile per risolvere la sua situazione ed è necessario utilizzare un presidio farmacologico per poter avere una riduzione sintomatologica per i suoi sintomi che difficilmente si riducono in modo spontaneo.

I tempi di trattamento devono essere adeguatamente lunghi, i tempi di risposta sono solitamente riscontrabili nel giro di 4-6 settimane a dose piena e con il trattamento adatto.

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[#2]
Dr. Stefano Garbolino Psichiatra, Psicoterapeuta, Sessuologo 2.5k 36 2
Gentile utente,

in accordo con il collega, aggiungo che solo successivamente ad una terapia psicofarmacologica adeguata, sarebbe anche possibile ipotizzare un approccio psicoterapico.

Anche per questo deve comunque farsi consigliare da chi la conosce bene e dopo aver valutato i tipi di approcci psicoterapici più adeguati a lei.

Cordialmente
www.psichiatriasessuologia.com

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