Disturbo bipolare

Ringraziando anticipatamente per l'attenzione che mi verrà accordata, espongo in breve il mio quesito.
A mio padre, di anni 65, è stato diagnosticato il disturbo bipolare, oltre che un disturbo narcisistico della personalità.
In famiglia abbiamo sempre ritenuto che i suoi comportamenti fossero il frutto di stravaganza ed eccentricità, legati in particolare alla sua vena artistica, ma ultimamente questa convinzione è stata del tutto smentita dal neuropsichiatra che lo segue (e lo cura con psicofarmaci).
A me e ai miei fratelli, dunque, si sono d'improvviso chiarite molte stranezze, dal momento che hanno trovato finalmente giustificazione le liti frequenti, la incomunicabilità, l'egoismo superficiale di mio padre (che comunque, pur con i suddetti limiti, si è sforzato di tirar su i figli nel modo migliore), etc.
Ora io mi chiedo e Vi chiedo: può questo disturbo di mio padre essere trasmesso per via ereditaria? Può aver condizionato la nostra vita e le nostre scelte? Non sarebbe forse opportuno il supporto di uno psicologo (anche se io non ne avverto del tutto il bisogno)?
Nuovamente grazie e cordiali saluti.
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Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161 83
Il rischio di disturbo bipolare é maggiore nei parenti di primo grado dei pazienti affetti, rispetto alla popolazione generale. Il disturbo di suo padre ha avuto influenza nello sviluppo di voi figli nella misura in cui ha mutato i suoi comportamenti, atteggiamenti e modalità di relazione. Il supporto psicologico può essere utile qualora ve ne sia la necessità, come nel caso in cui la malattia sia molto difficile da gestire e occorra un percorso di psicoeducazione. Altrimenti non é obbligatorio.
Cordiali saluti

Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it

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Dr. Mario Zampardi Psichiatra 120 3
Gentile Signora,
mi sembra abbastanza strano che questo tipo di disturbo dell'affettività sia stato diagnosticato a suo Padre solo adesso, all'età di 65 anni. Penso che quelle da Voi in famiglia interpretate come "eccentricità e stravaganze" in fondo, per lo meno inizialmente, non dovevano presentarsi con caratteri di estrema acuzie altrimenti il quadro clinico vi sarebbe stato, da tempo, noto. Penso che lo Psichiatra a cui vi siete rivolti avrà senz'altro prescritto tutti quegli esami, di tipo internistico, che potrebbero aver simulato un disturbo dell'affettività.
Ciò detto, nel Disturbo Bipolare è in effetti riconosciuta una certa predisposizione ereditaria che è però diversamente stimata in rapporto agli studi dei diversi Autori. Si stima che l'ereditarietà possa incidere secondo un range che va dal 4 al 24, 25 % per i consanguinei e intorno al 2-4% per i nipoti e i cugini.
E' un disturbo che va curato e seguito assiduamente ma che, con le opportune terapie, permette ai Pazienti di condurre una modalità di vita quanto più possibile "normale". Non penso che il suddetto quadro clinico possa avere condizionato le vostre scelte, laddove il comportamento di Vostro Padre è sempre stato letto in chiave "artistica". Mi sembra di capire che Lei non ha mai sofferto di alcun tipo di disturbi. Stia pertanto intelligentemente "in guardia" e non si preoccupi più di tanto.
Un saluto cordiale

Dr. Mario Zampardi

[#3]
dopo
Utente
Utente
Gentili Dottori,
Vi ringrazio in primo luogo per le risposte esaurienti e tempestive.
In effetti, i problemi di mio padre hanno allarmato un po' tutti, specie mia madre che gli sta maggiormente vicino.
Lei, in particolare, sembra sentirsi un po' in colpa per non aver consigliato a mio padre di farsi seguire prima da un medico.
E qui sorge un altro dubbio che, approfittando di questo spazio prezioso, vorrei sottoporVi: chi manifesta un disturbo bipolare "nasce così" oppure si ammala in ragione di un qualche evento della vita, magari un trauma?
In altri termini: è possibile che mio padre si sia ammalato (o aggravato) a partire da un certo momento oppure devo ritenere che ammalato lo sia sempre stato?
Per quel che poi riguarda me, posso dire di avere una vita abbastanza normale.
Ho 38 anni, faccio l'avvocato e convivo con un ragazzo che svolge la mia stessa professione e col quale ho un rapporto meraviglioso.
Quello che oggi possiedo l'ho ottenuto con sacrifici, dedizione e pazienza. In più, cerco ogni giorno di migliorare, adottando verso me stessa un sano atteggiamento critico.
Normalmente sono ottimista, però, dentro di me,"sto in guardia", per usare l'espessione del Dr. Zampardi, perché temo di manifestare in futuro problemi analoghi a quelli di mio padre..
Lo vedo soffrire molto e questo mi spaventa.
C'è qualche precauzione che io possa adottare per "tutelarmi"?
Attualmente mi sento serena, ma..sarà sempre così? Lo so che nessuno possiede la "sfera di cristallo", ma io vorrei lo stesso sapere se ci sono accortezze particolari che possano salvaguardare e conservare l'equilibrio della mente..
Un'ultima questione: non desidero figli.
Non c'è una ragione speciale, in realtà. Mi sento semplicemente appagata così.
In altre parole, il figlio non mi manca. Oltretutto, il mio compagno rispetta la mia scelta, perché ritiene che io debba fare solo ciò che sento.
Mio padre di contro, mi tormenta. Dice che sto commettendo un gravissimo errore, e che in futuro me ne pentirò, perché i figli completano una coppia e garantiscono assistenza.
Dice, inoltre, che lui con un nipote guarirebbe subito.
Insomma, cerca di "manipolare" le mie scelte.
Io non condivido nulla di quanto dice. Penso che la felicità e l'appagamento vengano "da dentro"; che una coppia è solida a prescindere dai figli; che un figlio non è lo "strumento" per garantirsi l'assistenza futura, ma un fine, ovvero un atto d'amore incondizionato..e via discorrendo.
Ma ora mi chiedo: questo mio "rifiuto della maternità", anziché una scelta consapevole e libera, potrebbe nascondere qualcosa?
Scusandomi per il fiume di domande, Vi ringrazio ancora della gentilissima disponibilità.
Cordialità

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Dr. Mario Zampardi Psichiatra 120 3
Gentle Avvocato,
vedo di rispondere, sinteticamente, alle Sue domande.
Il Disturbo Bipolare, come già detto, riconosce una predisposizione ereditaria, sia pure con numerose varianti cliniche di decorso. I disturbi vengono infatti concettualizzati nell'ambito di uno "spettro" che pone ad un estermo le forme gravi di decorso e dall'altro le forme attenuate con episodi sub-clinici e attenuati. In questo senso, in un soggetto che non ha ancora manifestato alcun tipo di sintomatologia clinica, possono incidere, in senso patologico, eventuali tratti temperamentali premorbosi. Pertanto in un soggetto, così "sensibilizzato" eventuali stressors possono fungere da eventi scatenanti il primo episodio. Viva la Sua vita, se posso dire, normalmente. All'età di 38 anni penso sia difficile che possa manifestarsi il predetto disturbo del timismo. Magari non si faccia sommergere eccessivamente dal lavoro e dagli stress.!!
Per quanto attiene all'altra Sua questione, estremamente delicata.
Lei dice di sentirsi "appagata" così. E' una Sua scelta. Sua e del Suo Compagno. Ma, in sordina, Lei fa emergere (a sè stessa) una ulteriore domanda.
Se cioè questa Sua decisione potrebbe, in ultima analisi, nascondere qualcosa. Forse sì. Il timore, cioè, che un eventuale figlio possa ereditare la patologia del nonno. Certo, non si può escludere. Ma il fatto che Lei non abbia manifestato sino adesso sintomi distimici potrebbe rappresentare un parametro positivo. Ma, a prescindere da qualsiasi discettazione scientifica, il giorno che dovesse desiderare un figlio, assieme al Suo Compagno, se posso dire, non esiti.!!
Un cordiale saluto

[#5]
dopo
Utente
Utente
Grazie ancora per il consulto e per i preziosi consigli.
Cordiali saluti.
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