Paroxetina e capacità cognitive

Gentilissimi dottori, faccio riferimento a questi miei due consulti precedenti:

https://www.medicitalia.it/consulti/psichiatria/485574-stress-depressione-e-capacita-cognitive.html

https://www.medicitalia.it/consulti/psichiatria/492652-iter-per-chiedere-un-consulto-psicologico.html

Come scrivo nel secondo, mi è stata prescritta dal medico generale, dopo breve colloquio, paroxetina 20 mg.
Ancora non l'ho presa, per paura degli effetti collaterali che ho letto.
Tuttavia, in questi ultimi giorni all'aggravarsi dei sintomi descritti nei precedenti consulti, ho deciso di prenderla.
Tuttavia, poichè probabilmente nei prossimi giorni avrò dei colloqui di lavoro a cui mi devo preparare, mi chiedevo se la paroxetina inficiasse le capacità cognitive, direttamente o indirettamente (nel senso che, la sonnolenza che ho letto come effetto collaterale comune, possa in qualche modo inficiare indirettamente le capacità di ragionamento e attenzione). Inoltre, poichè ogni tanto i sintomi depressivi e di sconforto che ho descritto mutano (anche repentinamene) in slanci di ottimismo, pensieri di poter migliorare la mia situazione in breve tempo, entusiasmo improvviso e voglia di fare (che da quel che leggo dai vostri articoli potrebbe essere attribuibile a bipolarismo, ma lungi da me da voler fare autodiagnosi), e spesso questo mi ha aiutato nei colloqui, non vorrei che la paroxetina alleviasse anche quell'unico aspetto che mi aiutava.
Infine faccio un appunto: magari vi starete chiedendo perchè sono cosi interessato ai colloqui di lavoro piuttosto che alla salute; la risposta è che voglio cambiare lavoro perchè il mio attuale è un delle principali cause a cui devo quasi tutti i miei sintomi.

Infine, se vorreste darmelo, vorrei un parere sul farmaco, sugli effetti collaterali e sulla questione della dipendenza. Sono in particolare impaurito dal fatto che può provocare pensieri suicidari, visto che ultimamente già ne ho parecchi e mi trovo spesso da solo.
Grazie
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Mi sembrano tutte preoccupazioni che hanno a che vedere con la natura ansiosa del suo stato. Come dire: se mi devo preoccupare di qualcosa, cosa posso costruire sulla paroxetina ? E segue ogni sorta di possibile preoccupazione, da quelle generiche a quelle più particolari.

La questione della dipendenza è inesistente, non significa niente di preciso. Significa solo: se prendo una medicina poi non la potrò più smettere. Detto in questi termini appunto è una paura, non ha altro senso.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Utente
Utente
Gentile dott Pacini (e a tutti gli altri che leggeranno). Probabilmente lei ha ragione, sono tutte preoccupazioni legate al mio stato ansioso. Ma allora, ritenendomi io una persona razionale, può cercare di convincermi spiegandomi la seguente cosa (e sono sicuro che essendo voi medici uomini di scienza, con "convincere" so per certo che equivale a portarmi dei dati a favore di questa tesi).
Nel foglietto illustrativo della paroxetina sono riportati effetti collaterali come insonnia e sonnolenza (comuni), confusione (non comuni), incapacità di concentrarsi (molto comuni), capogiri, mal di testa (comuni), nausea (molto comuni) .

Ho riportato solo quelli che possono influenzare sulle mie capacità cognitive, e solo quelli che hanno una elevata probabilità. Molto comuni è superiore al 10%, comuni superiore all'1% e non comuni fino all'1%, quindi, supponendo per ipotesi che il foglietto illustrativo dica il vero, è altamente probabile che uno di questi sintomi mi colpisca (se non più di uno!). Considerando anche che io sono ipersensibile a molte sostanze, il caffè mi porta tachicardia ecc, ma questa è una mia speculazione e lascio a voi dare un giudizio su un eventuale correlazione.

Il tutto per dire che si, magari sono mie paranoie, ma se le percentuali sono cosi alte, magari la paranoia lascia posto ad un po' di analisi critica oggettiva.

Non voglio mettere in discussione l'operato del medico che me le ha riprescritte dopo che sono andato dicendogli che non le avevo prese per paura. Sto abbastanza da schifo quindi non ci penserei un secondo a prendere; il problema è che in questi giorni mi sto impegnando molto per una serie di colloqui che potrebbero farmi uscire dalla maggiore cause di questo mio disaggio, e sarebbe assurdo se i medicinali che prendo per il disagio mi causassero il fallimento dell'unica via di fuga dalla situazione scatenante del disaggio, andando a creare un circolo vizioso.

Grazie
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

"è altamente probabile che uno di questi sintomi mi colpisca (se non più di uno!)"

Non esattamente, perché non c'è scritto che chi ne ha uno non ha gli altri, per cui non sono probabilità che si escludono.
Non c'è scritta la probabilità che uno non abbia alcun effetto, e poi un conto sono gli effetti registrati e quantificati negli studi di registrazione ufficiale, un altro sono gli effetti che le persone trovano sgradevoli o interferenti senza che nessuno glieli abbia chiesti di preciso.

In secondo luogo, vanno rapportati al placebo. E l'effetto varia a seconda della diagnosi.

Infine, il foglietto è anche un documento "assicurativo". Le raccomandazioni contenute non sempre sono di interesse clinico, ma non possono non esserci.

I medici non studiano sui foglietti, e complessivamente è chiaro che un medicinale è da considerarsi sicuro se passa il vaglio dei primi studi. In questo caso sono passati anche oltre 20 anni dalla messa in commercio, per cui ciò che si sa è abbastanza consolidato.

Al di là di questo, è inevitabile che chi è ansioso /ipocondriaco sia interessato agli effetti collaterali. E se uno ha timore dei farmaci, anche questo è oggettivamente dimostrato, riporta più effetti collaterali.
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dopo
Utente
Utente
Gentile Dottore,
non intendevo dire una mutua esclusivitià degli effetti collaterali, come si evince da quello che ho scritto tra parentesi, anche se forse la forma della mia frase poteva trarre in inganno. Anzi, era proprio quello che mi preoccupava, tanti effetti collaterali messi insieme con una probabilità elevata. Oltre al foglietto illustrativo, comunque, su internet è pieno di testimonianze della pesantezza degli effetti collaterali, nonchè sulle ricadute una volta smesso, che è la cosa che mi fa più paura. Lo so che internet non è una fonte affidabile, tuttavia la frequenza e l'unanimità di tali testimonianze mi mettono un po' a disagio.
Per quanto riguarda l'ansia/ipocondria, credo sicuramente di essere predisposto ma non a livelli eccessivi; credo invece di essere semplicemente depresso, benchè il medico di base si sia concentrato solo su alcuni sporadici episodi definendoli attacchi di panico (ora, capisco che non sia numericamente quantificabile l'intensità, ma leggendo qua e la vedo l'attacco di panico come qualcosa di terrificante, e quelli che ho vissuto io erano, a mio avviso, di lieve entità, per cui non capisco perchè il medico si sia concentrato su questi anzinchè sugli altri sintomi quali: continuo tedium vitae, svalutazione, mancanza di voglia di vivere, emotività sballata con attacchi di pianto improvvisi e senza ragione, trascuratezza, disperazione; ma anche: confusione, senso di irrealtà e stranimento, difficoltà a concentrarsi su u attiità anche per pochissimi minuti, mancanza di memoria). Al massimo l'ansia si manifesta nei pensieri, ossessivi, di problemi che devo risolvere e non riesco a risolvere, che a volte affollano la mia mente tutti insieme
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Che ci sia un aspetto ossessivo in effetti lo si evince proprio dalla modalità della preoccupazione, per questo insisto sul fatto che non la si risolve razionalmente, e che la sicurezza non è una certezza o probabilità accettabile in senso razionale, ma in senso operativo.

Altrimenti varrebbe che più informazione c'è, più le cose sono chiare soprattutto a chi è ipocondriaco, invece è il contrario. Peggiora l'ipocondria.
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dopo
Utente
Utente
Gentile Dottore,
aldilà della mie preoccupazioni per gli effetti collaterali, insite nell'eventuale patologia che mi affligge (e me ne rendo conto), ho comunque iniziato la cura seguendo attentamente il metodo di soministrazione (mezza pastiglia, quindi 10 mg, la mattina dopo colazione). I primi 2 giorni non ho avvertito nulla, anzi a dir la verità un tremolio dei denti e una tachicardia leggera ma duratura, che comunque non mi davano fastidio. Tuttavia dal lunedi ho cominciato ad avvertire strani sintomi, la tachicardia è aumentata, dolore ai testicoli, dolore al basso ventre, e un (credo) attacco di panico e paranoia al verificarsi di tutti questi sintomi mentre ero al lavoro, iniaizato mentre ero in pausa praunzo a causa della nausea...sensazione di nausea che io non sopporto e che è stata persistente per tutto il girono.
Ho interrotto la soministrazione e domani chiamerò il medico di base, accetterei anche di dover passare una fase di qualche settimana con questi sintomi, l'unica cosa che mi blocca è qella di un possibile attacco di panico al lavoro.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Per la natura del suo disturbo, sono previsti iniziali peggioramenti o sbalzi dei sintomi nelle prime 2 settimane, prima che inizi a funzionare.
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dopo
Utente
Utente
Si dottore, questo me lo ha detto anche il medico di base ed è riportato nel foglietto illustrativo. Tuttavia, come dicevo prima, non sono i sintomi peggiorativi transitori a preoccuparmi, tra l'altro mi basterebbe pensare che sono appunto dovuti al farmaco. Quello che trovo inaccettabile, e per cui ho smesso l'assunzione, è la possibilità di un attacco di panico al lavoro.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

"Quello che trovo inaccettabile, e per cui ho smesso l'assunzione, è la possibilità di un attacco di panico al lavoro. "

Mi pare paradossale. Non si cura per paura di ciò che la cura tende a eliminare (il panico) ?

A me pare che stia semplicemente ragionando così come il suo stato la porta a ragionare, ma come vede anche con risultati controproducenti, se poi la conclusione è che per evitare il panico non si prende la cura antipanico...
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Utente
Utente
no dottore mi dispiace ma dissento. Il mio problema principale PRIMA di prendere il daparox non erano affatto gli attacchi di panico. Non so perchè il medico di base si sia concentrato su quando ho detto che pochissime volte ho avuto come la sensazione che la stanza si chiudesse intorno a me, sensazione che è durata molto poco e gestibile; invece tutti gli altri sintomi ce li ho in pratica perennemente, sintomi che a quanto pare sono tipici della depressione. Invece, prendendo il farmaco, anche con soli 3 giorni di soministrazione a dosi dimezzate ho avuto questo panico durato per almeno un ora, al lavoro...ed infatti la mia paura era che, andando avanti con la soministrazione, tale panico sarebbe arrivato a livelli incontrollabili.
Quindi non è corretto che non prendo il farmaco per paura di potenziare un sintomo che già ho.
Con ciò non sto comunque dicendo che gli altri sintomi della mia situazione attuale siano meo invalidanti o riconoscibili, anzi: sicuramente tutti i miei colleghi al lavoro si sono accorti della mia apatia, e sono sicuro che questo scatena giudizi o comunque conseguenze. Il problema è di come io personalmente soppeso questo con un possibile attacco di panico incontrollabile i pubblico: cosa che io non posso accettare.