Depressione e attacchi di panico

Buongiorno,

scrivo perchè il mio compagno - 44 anni, separato con due bimbi - ad inizio del mese di gennaio è stato licenziato ingiustamente (è seguito da un legale nella causa all'azienda) dalla sue azienda nella quale lavorava da ormai 15 anni.
E' stato licenziato con un preavviso di 5 mesi durante i quali avrebbe dovuto insegnare al suo sostituto - prontamente presentatogli dall'azienda - tutto il suo know-how.
Tempo 2 giorni ed ho dovuto portarlo in pronto soccorso con pressione alle stelle, tremori diffusi in tutto il corpo e senso di vertigini. Diagnosi: attacchi di panico di livello moderato. Terapia: lexotan gtc 10x1 volta al giorno alla sera e poi al bisogno. Prognosi: 10 gg.

Allo scadere del'8 giorno, al pensiero di dover tornare al lavoro, ho dovuto portarlo nuovamente al pronto soccorso per tremori diffusi, vomito e spossatezza. Diagnosi: depressione (dopo consulto psichiatrico richiesto a gran voce da me) e attacchi di panico. Terapia: paroxetina 1 al giorno dopo pranzo, en gtc 7+7+10 e precorso psicoterapeutico, che inizierà il 19 febbraio. (circa 1 mese dopo la prescrizione) prognosi attuale: 1 mese lavorativo.

Questo il quadro per arrivare a dire che dopo l'inizio della terapia ci sono numerosi alti e bassi: giorni che sembra la persona più tranquilla e felice del mondo, e giorni di down completo magari anche quando ci sono i ragazzi (affido "condiviso").Parliamo tantissimo ed io lo ascolto sempre e comunque...Ma a volte mi "distacco", spengo le orecchie, per evitare di essere "trascinata"...Sbaglio?
Io ci sono passata prima di lui (4 anni fa) e so che si può guarire uscendone più forti di prima, ma la sensazione che ho è che lui si stia "arrendendo": non trova stimoli in nulla, sente forte il bisogno della mia presenza (ma io oggi più che mai devo lavorare uscendo di casa alle 7 del mattino e tornando alle 20 di sera), non vuole uscire quasi mai (i primi giorni li passava in casa a dormire e vomitare), e pare rifugiarsi nel sonno tanto che alle volte si addormenta anche a tavola o mentre si chiacchiera. Non so più cosa inventarmi e mi dispiace tanto vederlo cosi...
Quest'ultima settimana è stata di alti e bassi, più alti che bassi a dire la verità. Il problema è che quando ci sono i "bassi" è complicato: lui mi chiede di stare a casa (ma io non posso permettermi di perdere il lavoro!) e poi ha sempre questa "arrendevolezza" che nonostante i farmaci non passa...Che fare?
Grazie.
P.s. ovviamente i "temi" centrali delle sue preoccupazioni sono la perdita del lavoro e la situazione economica che ne deriva.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Chi è depresso non si arrende né lotta, perché la parte che sostiene questo tipo di funzione è presa dalla depressione. E' chiaro che quando la malattia lascia respiro, uno cerca di fare il possibile, ma il concetto di "reagire" o "arrendersi" è sbagliato nell'approcciare un malato depresso.

La cura c'è, se si vede già un miglioramento anche se non stabile, nelle prime due-tre settimane è previsto, visto che la cura ci mette un mesetto a ingranare.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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