Si può sospendere la terapia farmacologica utilizzata per il disturbo bipolare di tipo 1?

Ho 26 anni e all’età di soli 17 anni ho avuto un episodio psicotico in seguito a un evento traumatico accaduto nella mia vita e dopo aver sospeso bruscamente l’assunzione di cannabis.
Mi è stato diagnosticato un disturbo bipolare di tipo 1.
Ho avuto 3 ricoveri in totale, il primo per l’episodio psicotico mentre gli atri erano di tipo depressivo.
Ho assunto in passato zyprexa 20 mg e depakin chrono 600mg.
Ora assumo carbolithium 300+300+150 e aripiprazolo da 20 mg.
Faccio psicoterapia cognitivo comportamentale e ho capito di aver avuto un infanzia particolarmente difficile che mi ha segnata fino ad oggi.
Mi rivolgo a voi in quanto, nonostante tutte le mie riflessioni, sono in uno stato confusionale continuo, ho il tremore alle mani e pensieri brutti troppo spesso.
Ho già parlato col mio medico in quanto mi faccio seguire attentamente perché mi sta a cuore la mia salute psicofisica, ma sembra che sono destinata a stare in questo stato confusionale per lungo tempo senza una definizione.
Lo psichiatra che mi segue mi ha detto che non sa perché io mi senta così, quando in realtà sul foglietto illustrativo del carbolithium è chiaramente espresso che questo stato confusionale potrebbe essere causato dal litio stesso.
Nel corso dei vostri studi avete mai dimostrato che questo disturbo si potrebbe gestire in modo totalmente diverso?
Gradirei non le solite risposte che sento dire da 8 anni circa perché sono veramente esausta.
Anche se si trattasse di un’altra terapia farmacologica diversa sono pronta ad assumerla (sotto controllo del medico) per non avere più questo senso di sbornia che ho da troppo.
Vi ringrazio in anticipo di cuore
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 992 248
Stato confusionale in psichiatria significa tutt'altro, questo per inciso. Usi termini in generale più comuni, così si capisce meglio, i termini medici o di derivazione medica sono confusivi.

"è chiaramente espresso che questo stato confusionale potrebbe essere causato dal litio stesso."

non so a cosa si riferisca, ma detta così, no.

"Nel corso dei vostri studi avete mai dimostrato che questo disturbo si potrebbe gestire in modo totalmente diverso?"

Gli studi "nostri" nel senso di tutto il mondo. No.

I punti sono 2. Vedo che è alla ricerca di una causa interpretativa di tipo psicologico. Al momento ciò non è noto, per cui il disturbo bipolare 1 si cura per come è e si evolve. Si sa che c'è un certo grado di familiarità, ma questo sul piano terapeutico conta relativamente poco. Ora, Lei dice che "nonostante tutte le mie riflessioni" è confusa. Direi invece che o la riflessione continua è sintomatica di uno stato di malessere e inquietudine, o addirittura produce poi inquietudine, perché corrisponde ad un'attività cerebrale in cui c'è una aspettativa di soluzione razionale o di comprensione che poi non arriva a niente. Ovviamente.

Ha provato due terapie "classiche", quelle che riporta. Le terapie comprendono sia schemi farmacologici, sia terapia elettroconvulsivante, utile in alcune fasi e anche preventivamente. Questi sono i tipi di terapia disponibili.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#2]
dopo
Utente
Utente
Per stato confusionale intendo uno stordimento, come sentirsi in una bolla o immersa nell’ovatta. Ovviamente io le dico come mi sento e le parole che più si avvicinano al mio malessere. Non uso il termine tecnico visto che non sono una professionista. Nel foglio illustrativo del carbolithium alla voce possibili effetti indesiderati c’è scritto sia stordimento che stato confusionale e abbracciano entrambi come mi sento da anni ormai. In più, con la sua affermazione mi vuole dire che il trauma che ho avuto in età adolescenziale e l’infanzia difficile non hanno contribuito all’insorgere di un episodio di tipo maniacale(psicosi)? Se è prettamente biologico il nascere di questa malattia perché le mie analisi erano e sono tutte precise? Nel caso del diabete, ad esempio, si può vedere un’alterazione degli indici glicemici. Nel caso del bipolarismo e dei disturbi psichici dove si vede (scientificamente) il mancare di una sostanza che va reintegrata? Chiedo solo per capire e per avere un quadro più chiaro.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 992 248
si, ma ci tengo a dirlo perché termini come panico, paranoia, stato confusionale sono entrati nel linguaggio comune da un ambito medico, e purtroppo quando si parla di proprie condizioni mentali col medico creano un po' di confusione, perché non hanno lo stesso significato da linguaggio comune a significato tecnico.
Al momento esiste un tipo di disturbo che è per definizione correlato ad un trauma, in maniera oggettiva, ovvero: dato un tipo di trauma, consegue un tipo di disturbo. Per il resto no, si tratta di ricostruzioni soggettive o ipotetiche, difficili tra l'altro da verificare perché non c'è controprova. Però ci son gli studi genetici, che mostrano come separando la componente ambientale, il disturbo si manifesta lo stesso in base alla comune struttura genetica.
Nel caso del bipolarismo ci si basa su una serie di sintomi che sono stati selezionati in base ad una concordanza statistica nell'identificarli, cioè sono entità condivise. A volte ci sono problemi tra culture diverse, per cui si sono adattamenti dei criteri a contesti culturali particolari.
Parte di questi elementi diagnostici sono oggettivi, cioè riguardano comportamenti, azioni.

Lei parla di una sostanza che manca, ma perché la mette in questi termini ? In questi termini non emerge fino ad ora niente. Il concetto di "mancanza" fa riferimento poi alla depressione (non perché derivi da qualche mancanza, ma intendo come rappresentazione che uno può dare di una depressione, che sia un deficit di qualcosa), ma la mania allora è un eccesso. Forse è più vero questa ultima cosa, che vi è un eccesso di sostanze durante la mania, e questo è ampiamente dimostrato, ma parliamo di un eccesso in quella fase come attività in alcune aree del cervello, non di carenza assoluta nell'organismo. Insomma, non è che non ci sia benzina nel serbatoio, è come carbura che cambia.
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dopo
Utente
Utente
So che gli studi su questi disturbi sono molto giovani e sono dettati pressoché da statistiche fatte su campioni di pazienti. Lei ha mai provato a curare in modo diverso un paziente da un altro? Veniamo presi a campione come se fossimo numeri, ma io ho una storia diversa da un altro paziente. Nel mio caso oltre i vari traumi infantili ho interrotto bruscamente le sostanze stupefacenti che stavo assumendo per via di una gravidanza, non può essere questa una causa più plausibile di un eventuale episodio maniacale? Si può riformulare una diagnosi ad oggi? Sono passati anni e non ho avuto più psicosi. Si può rivedere la terapia farmacologica, diminuendola, sostituendola o magari togliendola del tutto? Questa poi è la domanda a cui miravo.
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