Disturbo d'ansia somatico
Buongiorno,
sono una ragazza di 20 anni in cura con una psichiatra per un disturbo d'ansia somatico.
Da febbraio avverto difficoltà a deglutire, sensazione di cibo fermo in gola e di soffocamento (dopo che una sera ho avuto l'impressione che un boccone si fosse fermato in gola), ai quali sintomi, con il tempo, si sono aggiunti acidità, eruttazioni, dolore allo sterno, necessità di raschiare continuamente la gola durante i pasti.
La situazione mi ha portato ad avere un controllo totale del meccanismo di deglutizione, e attualmente mi nutro solo con alimenti frullati e semisolidi, per paura che il cibo si fermi effettivamente o che mi vada di traverso.
Con il tempo infatti, la mia ansia è andata aumentando e ho cominciato a eliminare i cibi solidi, perché sentivo proprio pezzi di cibo fermi in gola che dovevo deglutire più volte per mandare giù e questo mi creava panico e mi mancava il respiro.
Purtroppo, anche gli alimenti semisolidi che non necessitano masticazione li mangio con difficoltà, con ansia e con estrema lentezza.
Ho già effettuato due visite gastroenterologiche: la prima sospettava esofagite da reflusso, per cui per 4 settimane ho seguito una cura con lansoprazolo e ho eliminato gli alimenti che potevano peggiorare il reflusso, ma non ha portato alcun risultato.
Il secondo gastroenterologo mi ha prescritto Gerdoff da prendere al bisogno contro il reflusso e mi ha indirizzato innanzitutto da un otorinolaringoiatria.
Così, ho effettuato una fibroscopia, con esito negativo.
Ho fatto poi una visita psichiatrica in cui mi è stato diagnosticato un disturbo d'ansia somatico.
Premetto che sono molto spaventata e non riesco a "fidarmi" totalmente della diagnosi, infatti avrei voluto effettuare altri esami gastroenterologici (che però i medici al momento non hanno ritenuto necessari).
Sono anche già in cura con una psicologa.
La terapia che la psichiatra mi ha prescritto, e che ho cominciato da 6 giorni, è Zoloft concentrato per soluzione orale 1, 25 ml al giorno per una settimana, per poi essere aumentato a 2, 5 ml, e Xanax 10 gocce mezz'ora prima di colazione, pranzo e cena.
La psichiatra mi ha detto che lo Xanax serve per "tamponare" l'antidepressivo, perché all'inizio della terapia l'antidepressivo potrebbe fare aumentare l'ansia.
I primi 3 giorni mi sentivo già un po' meglio e praticamente tutti i sintomi erano spariti, poi invece si sono ripresentati e la mia ansia con essi.
So che all'inizio della cura l'ansia può aumentare, ma volevo essere certa che sia normale riavvertire anche tutti i sintomi di cui ho parlato all'inizio (oltre agli effetti collaterali dei farmaci).
Il fatto che i sintomi tornino mi fa pensare nuovamente di avere qualche problema all'esofago, anche perché l'unico esame effettivo a cui mi sono sottoposta è stata la fibroscopia, per cui ho bisogno di essere rassicurata e di essere certa che è normale e che ci vuole del tempo.
Grazie in anticipo!
sono una ragazza di 20 anni in cura con una psichiatra per un disturbo d'ansia somatico.
Da febbraio avverto difficoltà a deglutire, sensazione di cibo fermo in gola e di soffocamento (dopo che una sera ho avuto l'impressione che un boccone si fosse fermato in gola), ai quali sintomi, con il tempo, si sono aggiunti acidità, eruttazioni, dolore allo sterno, necessità di raschiare continuamente la gola durante i pasti.
La situazione mi ha portato ad avere un controllo totale del meccanismo di deglutizione, e attualmente mi nutro solo con alimenti frullati e semisolidi, per paura che il cibo si fermi effettivamente o che mi vada di traverso.
Con il tempo infatti, la mia ansia è andata aumentando e ho cominciato a eliminare i cibi solidi, perché sentivo proprio pezzi di cibo fermi in gola che dovevo deglutire più volte per mandare giù e questo mi creava panico e mi mancava il respiro.
Purtroppo, anche gli alimenti semisolidi che non necessitano masticazione li mangio con difficoltà, con ansia e con estrema lentezza.
Ho già effettuato due visite gastroenterologiche: la prima sospettava esofagite da reflusso, per cui per 4 settimane ho seguito una cura con lansoprazolo e ho eliminato gli alimenti che potevano peggiorare il reflusso, ma non ha portato alcun risultato.
Il secondo gastroenterologo mi ha prescritto Gerdoff da prendere al bisogno contro il reflusso e mi ha indirizzato innanzitutto da un otorinolaringoiatria.
Così, ho effettuato una fibroscopia, con esito negativo.
Ho fatto poi una visita psichiatrica in cui mi è stato diagnosticato un disturbo d'ansia somatico.
Premetto che sono molto spaventata e non riesco a "fidarmi" totalmente della diagnosi, infatti avrei voluto effettuare altri esami gastroenterologici (che però i medici al momento non hanno ritenuto necessari).
Sono anche già in cura con una psicologa.
La terapia che la psichiatra mi ha prescritto, e che ho cominciato da 6 giorni, è Zoloft concentrato per soluzione orale 1, 25 ml al giorno per una settimana, per poi essere aumentato a 2, 5 ml, e Xanax 10 gocce mezz'ora prima di colazione, pranzo e cena.
La psichiatra mi ha detto che lo Xanax serve per "tamponare" l'antidepressivo, perché all'inizio della terapia l'antidepressivo potrebbe fare aumentare l'ansia.
I primi 3 giorni mi sentivo già un po' meglio e praticamente tutti i sintomi erano spariti, poi invece si sono ripresentati e la mia ansia con essi.
So che all'inizio della cura l'ansia può aumentare, ma volevo essere certa che sia normale riavvertire anche tutti i sintomi di cui ho parlato all'inizio (oltre agli effetti collaterali dei farmaci).
Il fatto che i sintomi tornino mi fa pensare nuovamente di avere qualche problema all'esofago, anche perché l'unico esame effettivo a cui mi sono sottoposta è stata la fibroscopia, per cui ho bisogno di essere rassicurata e di essere certa che è normale e che ci vuole del tempo.
Grazie in anticipo!
[#1]
"La situazione mi ha portato ad avere un controllo totale del meccanismo di deglutizione, e attualmente mi nutro solo con alimenti frullati e semisolidi, per paura che il cibo si fermi effettivamente o che mi vada di traverso."
No, l'unico controllo che sta attuando è quello sull'eliminazione della maggior parte dei cibi disponibili. Il resto non è controllo, che per fortuna non abbiamo completamente, ma terrore di non averlo.
"non riesco a "fidarmi" totalmente della diagnosi"
Per lo stesso motivo di cui sopra, la ricerca del controllo. Molti neanche comprendono in cosa consista la diagnosi, o non se ne interessano nel dettaglio, o semplicemente capiscono quello che possono e basta. Il fatto di non fidarsi totalmente, è già espressione indicativa di una presunta normalità in cui uno si fida totalmente, che di fatto non si pone come realtà.
Ha appena iniziato una cura, e anche il dubbio su ciò che sa già fa parte del quadro clinico, anzi può anche essere che il "somatoforme" significhi che ha preoccupazioni legate al corpo, anche senza elementi corporei oggettivi.
No, l'unico controllo che sta attuando è quello sull'eliminazione della maggior parte dei cibi disponibili. Il resto non è controllo, che per fortuna non abbiamo completamente, ma terrore di non averlo.
"non riesco a "fidarmi" totalmente della diagnosi"
Per lo stesso motivo di cui sopra, la ricerca del controllo. Molti neanche comprendono in cosa consista la diagnosi, o non se ne interessano nel dettaglio, o semplicemente capiscono quello che possono e basta. Il fatto di non fidarsi totalmente, è già espressione indicativa di una presunta normalità in cui uno si fida totalmente, che di fatto non si pone come realtà.
Ha appena iniziato una cura, e anche il dubbio su ciò che sa già fa parte del quadro clinico, anzi può anche essere che il "somatoforme" significhi che ha preoccupazioni legate al corpo, anche senza elementi corporei oggettivi.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Utente
La ringrazio per la risposta.
Per quanto riguarda l'alimentazione, mi rendo conto a posteriori che l'eliminazione di alcuni cibi è stata solo un tentativo di rassicurazione, ma non ha fatto altro che aumentare la mia ansia. Tuttavia, la psichiatra per il momento mi ha detto di continuare con l'alimentazione attuale finché la cura non comincia a fare effetto.
So anche che la mia situazione rientra perfettamente in quello che è un disturbo somatoforme, infatti mi trovo d'accordo con quanto da lei affermato. Purtroppo però tutto questo mi sta rendendo la vita impossibile e la paura di non uscirne è tanta, per questo sorgono dubbi e cerco tante rassicurazioni. Sicuramente cercherò di affrontare la cura con più fiducia.
Per quanto riguarda l'alimentazione, mi rendo conto a posteriori che l'eliminazione di alcuni cibi è stata solo un tentativo di rassicurazione, ma non ha fatto altro che aumentare la mia ansia. Tuttavia, la psichiatra per il momento mi ha detto di continuare con l'alimentazione attuale finché la cura non comincia a fare effetto.
So anche che la mia situazione rientra perfettamente in quello che è un disturbo somatoforme, infatti mi trovo d'accordo con quanto da lei affermato. Purtroppo però tutto questo mi sta rendendo la vita impossibile e la paura di non uscirne è tanta, per questo sorgono dubbi e cerco tante rassicurazioni. Sicuramente cercherò di affrontare la cura con più fiducia.
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 1.4k visite dal 17/06/2021.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.