Disaccordo totale con i valori della famiglia della partner

Sono un ragazzo di 27 anni, ho una relazione da quasi 4 anni con una ragazza, relazione seria, nata durante il lockdown COVID.
In generale è stata sempre una relazione turbolenta, in cui io spesso mi sono sentito obbligato a fare cose che non volevo solamente per quieto vivere.
Mi innamorai di questa ragazza perché si è sempre presentata come una ragazza semplice, non legata ai soldi, alla carriera.
Spesso nella relazione ho individuato tratti tipici delle relazioni malate, tipo il sentirsi manipolato nelle scelte dalla sua opinione e soprattutto da quelle della sua famiglia, il sentire spesso un vuoto come se stessi vivendo un mondo di superficialità, privo di cose interessanti se non viaggi, soddisfazioni di bisogni frivoli.
Ho azzerato molte mie ambizioni per cercare di fare coincidere i miei tempi, le mie scelte di vita con le sue, i miei tempi di studio venivano sempre dopo le sue esigenze, quando lei finiva gli esami io dovevo solo occuparmi di trovare il modo per renderla felice, per soddisfare le sue esigenze di divertimento, organizzare viaggi ed altro anche se magari, la mia sessione, ancora non era terminata, trascurando le mie ambizioni, il mio semplice tempo di studio, ogni volta per lei, per non sentirmi in colpa, per non entrare in liti lunghe di 10 giorni...liti, tra l'altro, che avevano l'effetto di bloccare solo me (perché lei anche in clima di lite continuava la sua vita condannandomi spesso al ghosting).
Mi sono accorto spesso di fare il crocerossino, di difenderla dalle sue paure e dalla sua insoddisfazione che però si ripercuoteva su di me.
Mi sono sentito svalutato, spesso, con frasi, atteggiamenti del tipo "guarda quel mio amico quanto è ambizioso, sta realizzando tutto, non come te che sei sempre indeciso su tutto".
Da sfondo la famiglia, che prima.
mi ha trattato con i guanti bianchi ed ora che lei è lavoratrice ed io, ancora, studente, fa di tutto per direzionare le mie scelte, in modo più o meno netto... Addirittura mi son sentito dire dal padre, un giorno, "vabbè ma se quel lavoro non lo trovi bello, finisci gli studi, vedi tu, comprati la laurea privatamente, e metti fine a sta cosa",... Cose che i miei non mi hanno mai detto.
Il tutto perché sento la sua necessità di sposarsi e di non voler attendere la mia realizzazione di studio e di lavoro.
Anche le scelte lavorative che ho fatto durante gli studi sono state fatte sotto condizionamento della sua famiglia (la mia mi ha sempre detto di chiudere prima gli studi e poi mettermi a lavorare).
Mi sento costantemente svalutato, i momenti in cui sento affetto sono pochissimi e tra l'altro sono in totale disaccordo con i valori della sua famiglia che si rispecchiano in lei.
Tipo: viaggiare significa non andare a vedere cose di arte e cultura, ma solo centri commerciali, soldi, il successo è solo avere una posizione sociale indipendentemente dalla felicità o meno, posizione sociale, vanità, realizzazione di bisogni frivoli per sentirsi importante (fino ad indebitarsi
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 186
Gentile utente,
lei non ci rivolge nessuna domanda, forse perché si è già dato una risposta.
Dobbiamo ripeterle noi i vari elementi da lei elencati, come il fatto che questa ragazza pretende che lei le organizzi viaggi e svaghi senza minimamente prendersi cura delle sue esigenze di studio e nemmeno di quelle affettive?
Dobbiamo ribadire che valori superficiali o addirittura disonesti (la laurea comprata) possono diventare negli anni differenze insormontabili, pesanti come macigni?
Dobbiamo ricordarle quello che ha scritto nei consulti precedenti, le situazioni di ansia e di disagio psicofisico?
Oggi tra l'altro lei scrive: "Mi sono accorto spesso di fare il crocerossino, di difenderla dalle sue paure e dalla sua insoddisfazione che però si ripercuoteva su di me".
Evidentemente la sua ragazza risente della vacuità eredo-familiare e cova una sofferenza che nessun viaggio consumistico, nessuna ambizione sciocca e nessuna esibizione di successo possono colmare.
Lei ha vissuto tutto sulla sua pelle e lo ha valutato; su questo prenderà le sue decisioni.
Da qui non possiamo che offrirle solidarietà.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#2]
dopo
Utente
Utente
La domanda è che ,non riesca a capire perché sia incapace io di prendere una scelta definitiva. Innanzitutto quando sto per prenderla , per decidere ina maniera drastica, mi vengono in mente quelle poche volte in cui mi son sentito apprezzato,pochissime, e si crea un misto di pietà, dispiacere ,come se volessi curare io le sue ferite,che mi blocca. Su questo lei ci gioca molto, picchi di apprezzamento in un giorno per poi dirmi di tutto nei giorni successivi. Ne ho parlato con i miei, con gli amici, con persone esterne alla mia famiglia e con un dottore , cercando di convincermi che il problema non sono io ,o quantomeno per cercare di avere un parere esterno. Mi hanno detto tutti cose simili alle Sue dottoressa (la ringrazio per la celerissima risposta). Sembra che i valori vacui del suo entourage familiare si riflettano nel suo stile di vita e nelle sue decisioni e lei mi vede come una persona da plasmare ad immagine e somiglianza di suo padre (persona che ha valori totalmente differenti dai miei) . Per questo non riesco neanche a viverla bene la cosa e l'unico che si mette in discussione sono sempre e soltanto io, io vado in terapia, lei, la sua famiglia, no, mai. In seguito ad unloro problema familiare un terapeuta aveva consigliato loro una terapia familiare e loro se ne sono guardati bene dal frequentarla (sotto la falsa scusa economica) , per cui credo che faccia parte del suo ambiente il "Non mettersi in discussione". Si vivo disturbo d'ansia e doc da anni, che con lei peggiora perché non ci sono spazi per i miei desideri ma solo DOVERI nei suoi confronti, questo tema è stato affrontato in seduta con il mio dottore che mi ha detto testuali "Io non posso dirle di chiudere ma valuta che , hai fatto un percorso eccellente per poter migliorare la tua visione della realtà, avere una campana che ribadiscd i tuoi problemi del passato,ti giudica per il tempo perso , per le tue fisse in modo esasperato e le sfoga su di te , che si sente vuota e frustrata della sua vita , ad un certo punto diventa anti terapeutico per cui per il tuo benessere valuta bene la scelta da fare "
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 186
Gentile utente,
lei avrà certo sentito parlare di relazioni tossiche.
Se una persona ci manipola, anche in maniera involontaria, la nostra capacità di allontanarci da lei dipende dagli schemi che abbiamo appreso fin da piccoli.
Se le nostre prime esperienze sono state con persone che non ci davano tutto l'affetto di cui avevamo bisogno e ce lo lasciavano solo intravedere, anche col partner ci aggrappiamo alle poche cose buone che ci concede sperando sempre che siano l'espressione del suo genuino sentire verso di noi e abbiamo sempre il timore di essere noi incapaci di farci amare, o addirittura di esserne indegni.
Inoltre il manipolatore è stato a sua volta una vittima, per cui la nostra interna sofferenza solidarizza con la sofferenza che sente dietro i suoi comportamenti, vorrebbe "guarirli".
Speriamo sempre che avvenga una metamorfosi miracolosa la quale in realtà sarebbe forse possibile solo se noi ponessimo precise richieste, manifestando anche il coraggio di rinunciare alla relazione.
Questo vuol dire comportarsi da adulti e rivolgersi alla parte adulta dell'altra persona, accantonando la sua parte "malata" di aguzzina/vittima; ma occorre avere le idee assolutamente chiare, sapere quello che si vuole e quello che si è disposti a dare e anche a soffrire in caso di rottura del legame.
Alcune persone invece si accontentano delle briciole e temono esageratamente la solitudine, il rimpianto, il senso di colpa, il dolore e i rimproveri dell'altro e dei suoi familiari.
Avendo un suo terapeuta lei potrebbe elaborare con lui un discorso chiaro da fare alla sua ragazza e le modalità di gestione delle conseguenze.
Le faccio tanti auguri per un 2024 che le porti chiarezza.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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dopo
Utente
Utente
La ringrazio di nuovo per la risposta rapidissima. Con il mio terapeuta tutti i miei ed i suoi comportamenti sono stati analizzati, volta per volta io mi son messo in discussione (ripeto, è un rapporto abbastanza litigioso da quando è nato), abbiamo cercato di ripulire i miei schemi da dinamiche del Doc in modo da reagire , a determinate reazioni, con richieste esplicite verso la ragazza e che andassero sempre nella direzione in cui , a mettersi in discussione,ero io. Mai attribuita a lei la colpa di un mio comportamento,di un mio pensiero o di una mia reazione . Solo che siamo arrivati ad un punto in cui , ormai, nonostante determinate richieste siano state fatte esplicitamente ed in modo non provocatorio,volta per volta, comunque la situazione non cambia. Si arriva ad uno scontro, e quando lei intuisce la possibilità di una rottura, ridimensiona le pretese rendendosi calma, amorevole per pochi giorni, per poi tornare a litigare sugli stessi valori , dopo meno di un mese. Le faccio un esempio, sono stato spinto dai suoi e da lei,in un punto della mia vita, a lavorare , (i miei avrebbero preferito finissi prima gli studi, avevo ancora 24 anni ,e solo 5esami da dare ), nonostante la precarietà di questo tipo di lavoro , perché lei intravedeva con me (sotto consiglio dei genitori) un futuro lavorativo nella mia zona di residenza , era come a dire "accetta, pensate al concreto, sbrigatevi e vi sistemate , sposate, qui in zona ,ecc". Lei quest' anno ha avuto 2 proposte di lavoro , una a tempo indeterminato nella mia zona di residenza ed un'altra a 320 km di distanza, pur sapendo che io avevo un contratto annuale e che magari poteva restare in zona per un anno , venirmi lei incontro dato che io il contratto biennale già lo avevo firmato, per poi decidere di partire insieme altrove e trovare fortuna altrove, lei ha dato subito l'ok per il posto a 320 km, chiedendo un mio parere solo a decisione già presa , una richiesta di consiglio effimera . Io avevo già detto che quest' anno avrei pensato, oltre al lavoro, a chiudere i miei studi, e che non avrei fatto molti viaggi per andare a trovarla, nonostante la Sua decisione di stare lontani (dovrebbe assumersene le responsabilità) pur avendo rinunciato ad un posto nel suo stesso paese , nonostante non mi abbia neanche consultato al momento della sua decisione, nonostante sapesse i risvolti negativi del vivere lontano, nonostante sapesse che poteva accettare il posto nel suo paese anche solo per un anno(tempo di scadenza del mio biennale per poi spostarci insieme)devo essere ancora io che ,spesso, a rimandare i miei impegni, di studio, esami, amicizie , familiari, lavorativi, per poter raggiungere lei ogni mese ,rendendomi le cose difficilissime(dato che sono studente-lavoratore).In tutto ciò i suoi genitori entrano a gamba tesa nella mia vita, intraprendendo in modo più o meno velato una campagna di convincimento affinché io mi sbrighi (in tutti i modi possibili anche comprando la laurea magari) ad andarmene su da lei perche hanno deciso che li dobbiamo vivere . Tutto questo perché la figlia lì si sente sola ,ha poche amicizie e si dedica solo al lavoro (anche Se poi davanti gli altri dice di trovarsi benissimo nella sua nuova città). Ecco perché è tutto il contrario di tutto ed io in questa confusione non riesco a capirci molto . Le dico che il padre , con la stessa motivazione di "Facciamomil salto di qualità nella vita" trasferì la sua attività a 500 km di distanza, spinto solamente dalla vanità di andare a vivere in città, come status sociale. Insomma si indebitó fino al collo, figlio in depressione, fu costretto a ritrasferire tutta l'attività di nuovo nel suo paese , dopo 11 mesi. E ora sembra che con la stessa idea di vanità voglia spingere la figlia a vivere su , come se fosse il "salto di qualità della vita" inteso come status sociale, come sinonimo di successo , mentre la figlia vive sola, in un quartiere sperduto e con un posto di lavoro che poteva già trovare nelle vicinanze .
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 186
Gentile utente,
nella mia precedente risposta le avevo detto come si svolge il comportamento di un manipolatore e perché ce ne sentiamo invischiati.
Lei ora lo descrive con la sua esperienza diretta: "quando lei intuisce la possibilità di una rottura, ridimensiona le pretese rendendosi calma, amorevole per pochi giorni, per poi tornare a litigare sugli stessi valori , dopo meno di un mese".
A questo punto sarebbe opportuno prendere una lunga pausa di riflessione sospendendo questa relazione, visti i fatti. Lei dovrebbe solo pensare a laurearsi e a stare tranquillo.
Da qui noi non possiamo dirle altro, perché ogni decisione spetta a lei, e inoltre ha già un curante che la supporta.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com