Ansia per pensieri intrusivi
Soffro di ansia legata a pensieri intrusivi che si manifestano nella sfera relazionale.
Sto con una ragazza da un anno e mezzo e tendo a preoccuparmi molto di cosa penso.
Tipicamente i pensieri si presentano tramite associazione, come l'andare in un certo posto con lei e ricordarmi che ci sono stato con persone che non approvo e questo mi causa ansia.
Poi può capitare che durante il sesso io mi ricordi che ciò che sto facendo con la mia ragazza l'ho già fatto nelle mie ex relazioni e questo mi causa ansia.
In questo caso è legata all'aver paura di aver pensato male o di aver provato un desiderio o semplicemente perché non trovo carino pensare a certe cose mentre sono in situazioni intime con la mia partner.
Nonostante io sia sicurissimo, razionalmente, di volere la mia ragazza e nessun altro, ma nonostante la certezza mi viene l'ansia.
In quella situazione non riesco più a tranquillizzarmi e l'atto diventa molto meccanico, comportando frustrazione per me e per la partner.
Soltanto lei riesce a darmi un sollievo, l'essere accolto e rassicurato, ricordandomi che non ho fatto niente di male e che solo perché l'ho pensato non vuol dire che quei pensieri abbiano un significato, mi aiuta, ma non dura.
Questo perché nonostante le rassicurazioni il problema non si estingue, ma persiste nel senso che si generano altre preoccupazioni poi.
Può tranquillamente ripresentarsi la volta dopo.
Questi pensieri mi fanno sentire inadatto, infedele ed incapace di dare piacere alla mia ragazza e nonostante io provi costantemente nuove soluzioni queste esauriscono il loro effetto dopo un po', nel senso che io posso pure trovare uno stratagemma per non preoccuparmi, ma dopo un po' perde la sua efficacia.
Ho provato a ripetermi che mi stavo autosabotandi con quei pensieri, ma dopo un po' non ha più funzionato; ho provato a razionalizzare e a cercare di non impensierirmi, pensandomi per quello che sono, ossia una persona fedele, ma poi nulla; ho provato a distrarmici concentrandomi su ciò che sto facendo in quel momento, ma non sta funzionando sempre, infatti è un metodo nuovo.
Fino ad adesso la mia ragazza è l'unica che sa tranquillizzarmi, ma non riesco a risolvere il problema.
Come posso fare?
Grazie per la lettura.
Sto con una ragazza da un anno e mezzo e tendo a preoccuparmi molto di cosa penso.
Tipicamente i pensieri si presentano tramite associazione, come l'andare in un certo posto con lei e ricordarmi che ci sono stato con persone che non approvo e questo mi causa ansia.
Poi può capitare che durante il sesso io mi ricordi che ciò che sto facendo con la mia ragazza l'ho già fatto nelle mie ex relazioni e questo mi causa ansia.
In questo caso è legata all'aver paura di aver pensato male o di aver provato un desiderio o semplicemente perché non trovo carino pensare a certe cose mentre sono in situazioni intime con la mia partner.
Nonostante io sia sicurissimo, razionalmente, di volere la mia ragazza e nessun altro, ma nonostante la certezza mi viene l'ansia.
In quella situazione non riesco più a tranquillizzarmi e l'atto diventa molto meccanico, comportando frustrazione per me e per la partner.
Soltanto lei riesce a darmi un sollievo, l'essere accolto e rassicurato, ricordandomi che non ho fatto niente di male e che solo perché l'ho pensato non vuol dire che quei pensieri abbiano un significato, mi aiuta, ma non dura.
Questo perché nonostante le rassicurazioni il problema non si estingue, ma persiste nel senso che si generano altre preoccupazioni poi.
Può tranquillamente ripresentarsi la volta dopo.
Questi pensieri mi fanno sentire inadatto, infedele ed incapace di dare piacere alla mia ragazza e nonostante io provi costantemente nuove soluzioni queste esauriscono il loro effetto dopo un po', nel senso che io posso pure trovare uno stratagemma per non preoccuparmi, ma dopo un po' perde la sua efficacia.
Ho provato a ripetermi che mi stavo autosabotandi con quei pensieri, ma dopo un po' non ha più funzionato; ho provato a razionalizzare e a cercare di non impensierirmi, pensandomi per quello che sono, ossia una persona fedele, ma poi nulla; ho provato a distrarmici concentrandomi su ciò che sto facendo in quel momento, ma non sta funzionando sempre, infatti è un metodo nuovo.
Fino ad adesso la mia ragazza è l'unica che sa tranquillizzarmi, ma non riesco a risolvere il problema.
Come posso fare?
Grazie per la lettura.
Gent.mo Utente,
grazie per la richiesta di consulenza.
Nella sua richiesta esordisce affermando: "Soffro di ansia legata a pensieri intrusivi che si manifestano nella sfera relazionale".
Tale incipit, considerata la chiarezza dell’affermazione, anche in relazione alla sua giovane età, può lasciar intendere che lei si è già rivolto ad uno specialista, di area psicologica o psichiatrica, che ha formulato una diagnosi.
Ritengo che, se così fosse e per rispondere alla sua domanda finale ("Cosa posso fare?"), potrebbe contattare lo specialista e chiedere se, nel suo caso, è indicata una psicoterapia.
Se, invece, non si è rivolto ad uno specialista, potrebbe rivolgersi ad uno psicologo, che nella sua zona certamente non mancherà, per una valutazione di quanto da lei descritto e un eventuale trattamento psicoterapeutico.
Le auguro di fare chiarezza in sé e vivere serenamente il rapporto con la sua ragazza.
Un cordiale saluto.
grazie per la richiesta di consulenza.
Nella sua richiesta esordisce affermando: "Soffro di ansia legata a pensieri intrusivi che si manifestano nella sfera relazionale".
Tale incipit, considerata la chiarezza dell’affermazione, anche in relazione alla sua giovane età, può lasciar intendere che lei si è già rivolto ad uno specialista, di area psicologica o psichiatrica, che ha formulato una diagnosi.
Ritengo che, se così fosse e per rispondere alla sua domanda finale ("Cosa posso fare?"), potrebbe contattare lo specialista e chiedere se, nel suo caso, è indicata una psicoterapia.
Se, invece, non si è rivolto ad uno specialista, potrebbe rivolgersi ad uno psicologo, che nella sua zona certamente non mancherà, per una valutazione di quanto da lei descritto e un eventuale trattamento psicoterapeutico.
Le auguro di fare chiarezza in sé e vivere serenamente il rapporto con la sua ragazza.
Un cordiale saluto.
Dr. G. B. Trudu
Psicologo
Utente
Sono in terapia con una specialista da circa marzo e si, i progressi ci sono da parte mia, ma non vi è propriamente un intervento terapeutico, se non il lasciarmi parlare a ruota libera di preoccupazioni totalmente irrazionali. Anche perché il massimo che mi è stato detto è "pensa che non siano problemi" e "Sei grande, devi risolverti i problemi da solo". Senza contare un rimando ad una sorta teoria freudiana, secondo la quale io avrei questi problemi perché non voglio somigliare a mia madre. Dato che l'apporto terapeutico diciamo che ce lo metto io, in percentuale il mio intervento sarebbe il 90% e quello della specialista il 10%, ho deciso di chiedere un consulto qui. Perciò chiedo di nuovo, qualcuno ha consigli?
Gent.mo Utente,
grazie per aver precisato maggiormente i termini della questione.
Mi pare di capire che lei è insoddisfatto del rapporto che intrattiene con lo specialista a cui si è rivolto.
In generale, senza entrare nel merito del rapporto che intercorre fra lei e lo specialista, la scelta di uno psicologo o psicoterapeuta è un passo importante, delicato e molto personale. Il tipo di rapporto che si instaura, fra paziente e terapeuta, è un elemento fondamentale nel processo di cura.
La scelta del paziente dovrebbe ricadere sullo specialista che possiede determinati requisiti che devono essere verificati dal paziente, prima di intraprendere un percorso.
Di seguito, le propongo alcuni requisiti che lo specialista deve possedere:
1) titoli specifici e formazione;
2) l’approccio teorico a cui lo specialista aderisce, per stabilire se può essere rispondente alle esigenze del paziente;
3) le esperienze e la specializzazione possedute;
4) la capacità di ascolto, attento e rispettoso, e relazionale. Un buon terapeuta non giudica, non etichetta, non impone ma accompagna;
5) la chiarezza e trasparenza riguardo: obiettivi realistici della terapia; tempi presumibili entro cui conseguire gli obiettivi individuati; la frequenza delle sedute; la modalità di svolgimento delle sedute; i costi; disponibilità ad essere contattato fra una seduta e l’altra, in caso di necessità; disponibilità a confrontarsi con altro professionista sanitario, per esempio uno psichiatra.
Prima di affidarsi ad uno psicologo o psicoterapeuta è bene sostenere almeno un colloquio esplorativo per verificare la presenza dei requisiti.
Ritengo che il paziente che incontra uno specialista per la prima volta, oltre a presentare il problema che desidera risolvere, debba predisporre una serie di domande da porre, per verificare i requisiti posseduti dallo specialista.
Se, come mi sembra di capire, alla base della richiesta di consulenza c’è una sua insoddisfazione, ne parli con il suo specialista, chiarendosi prima le idee e predisponendo delle domande per stabilire, effettivamente, se è lo specialista più adatto e rispondente alle sue esigenze.
Metta da parte eventuali timori o soggezioni.
Spero di aver contribuito ad una maggiore chiarezza su come affrontare la situazione che lei ha rappresentato.
Un cordiale saluto.
grazie per aver precisato maggiormente i termini della questione.
Mi pare di capire che lei è insoddisfatto del rapporto che intrattiene con lo specialista a cui si è rivolto.
In generale, senza entrare nel merito del rapporto che intercorre fra lei e lo specialista, la scelta di uno psicologo o psicoterapeuta è un passo importante, delicato e molto personale. Il tipo di rapporto che si instaura, fra paziente e terapeuta, è un elemento fondamentale nel processo di cura.
La scelta del paziente dovrebbe ricadere sullo specialista che possiede determinati requisiti che devono essere verificati dal paziente, prima di intraprendere un percorso.
Di seguito, le propongo alcuni requisiti che lo specialista deve possedere:
1) titoli specifici e formazione;
2) l’approccio teorico a cui lo specialista aderisce, per stabilire se può essere rispondente alle esigenze del paziente;
3) le esperienze e la specializzazione possedute;
4) la capacità di ascolto, attento e rispettoso, e relazionale. Un buon terapeuta non giudica, non etichetta, non impone ma accompagna;
5) la chiarezza e trasparenza riguardo: obiettivi realistici della terapia; tempi presumibili entro cui conseguire gli obiettivi individuati; la frequenza delle sedute; la modalità di svolgimento delle sedute; i costi; disponibilità ad essere contattato fra una seduta e l’altra, in caso di necessità; disponibilità a confrontarsi con altro professionista sanitario, per esempio uno psichiatra.
Prima di affidarsi ad uno psicologo o psicoterapeuta è bene sostenere almeno un colloquio esplorativo per verificare la presenza dei requisiti.
Ritengo che il paziente che incontra uno specialista per la prima volta, oltre a presentare il problema che desidera risolvere, debba predisporre una serie di domande da porre, per verificare i requisiti posseduti dallo specialista.
Se, come mi sembra di capire, alla base della richiesta di consulenza c’è una sua insoddisfazione, ne parli con il suo specialista, chiarendosi prima le idee e predisponendo delle domande per stabilire, effettivamente, se è lo specialista più adatto e rispondente alle sue esigenze.
Metta da parte eventuali timori o soggezioni.
Spero di aver contribuito ad una maggiore chiarezza su come affrontare la situazione che lei ha rappresentato.
Un cordiale saluto.
Dr. G. B. Trudu
Psicologo
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 469 visite dal 02/06/2025.
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Approfondimento su Ansia
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