Come chiamare e affrontare quello che mi capita?

Buongiorno.
Tenterò di essere diretta.
Ho 21 anni, frequento l'università di Lettere.
Non sono mai stata una persona socievole né aperta.
Non che io disprezzi gli altri, anzi, ma ho difficoltà con le conversazioni se non finalizzate a qualcosa di concreto.
Al liceo ero sempre disponibile e fintamente gentile con tutti: ascoltavo, non dicevo mai la mia, ma arrivavo a casa stravolta e di umore pessimo, cosa che mi ha fatta litigare pesantemente con i miei genitori.
Amavo solo lo studio, in particolare il latino, anche se era un liceo scientifico.
È sempre stato più che una materia, una vocazione e un porto sicuro in cui investivo ambizioni, energie, entusiasmo.
Quest'anno ho seguito un corso di latino con un professore.
Lui è molto rigoroso, severo, duro.
Ma ci faceva sempre (eravamo circa 10) domande, e io intervenivo sempre.
Mi sentivo molto entusiasta per la materia, ma mi agitava anche il silenzio che seguiva le sue domande e volevo che ricevesse risposta.
A volte sbagliavo, ma lui non lo faceva pesare.
Qualche mese dopo, ho tentato la versione con lui.
Forse ero molto stressata per la tesi e la morte di mio nonno, ma contro il mio solito ho preso 23.
Mi ha deluso profondamente.
Vorrei rifarla ma l'idea di rivederlo mi angoscia.
Penso "come ti permetti dopo una prova vergognosa di poter ambire a qualcosa?
Hai dimostrato solo la tua incapacità, crederà che tu voglia solo farti vedere".
Durante la lezione era capitato qualche scambio un po' più "caloroso" (magari rideva a una battuta, o ammorbidiva il tono quando lo facevo io, o sembrava quasi dispiaciuto quando sbagliavo).
Tutte cose che chiaramente avrà fatto di riflesso perché ero una delle poche che interveniva sempre.
L'altro giorno mi ha guardata prima della versione, ma non ho avuto il coraggio di salutarlo.
"Chi mi credo di essere, a pensare che lui debba ricordarsi di me tra tutti i suoi allievi?
Devo solo vergognarmi per essere intervenuta così tanto".
Dopo la versione, passandogli davanti ho guardato il pavimento, e lui ha fatto lo stesso.
Il problema è che ciò inficia il mio percorso universitario: mi angoscia pensare al suo sguardo nel rivedermi lì, e questo mi impedisce di studiare anche per altri esami.
Ho difficoltà ad alzarmi la mattina, a concentrarmi nello studio, spreco tanto tempo sui social, mi sento incapace proprio in quello che era il mio punto forte.
Non sento più motivazione, rimugino e rimando impegni, evito di pensare al tempo che è sempre meno.
Ma mi sento fuori contesto.
A lezione mi sedevo sempre in un angolo, anche quando erano tutti dal lato opposto.
Avevo mal di testa, ragionamento ovattato, mi sentivo soffocare a star troppo vicina agli altri.
Ma mi vergognavo che mi vedessero sempre sola.
Mi percepivo incapace, come un outsider.
Ora voglio ridare la versione, ma sono terrorizzata anche a livello fisico (brufoli, nessuna fame o eccessiva, poco movimento, pesantezza).
Perché succede questo?
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.8k 200
Gentile utente,
le risposi io stessa un anno fa senza avere riscontro. Adesso sembra che la sua situazione complessa richieda delle rapide risoluzioni da parte sua.
Cerco di illustrargliele in ordine.
La prima consiste nel rifiutare il voto di latino scritto, se ha già visto e valutato gli errori fatti; se era un esame ha cinque giorni di tempo, salvo diversa indicazione della sua università. Se era una versione di prova, ugualmente deve chiedere al professore di mostrarle gli errori e poi manifestargli l’intenzione di ripetere la prova.
Questo perché il voto basso viene da lei avvertito come una sconfessione di tutte le sue ambizioni e le preclude una serena prosecuzione degli studi.
Secondo punto, inevitabilmente correlato al primo e forse causa di esso: lei è in una dolorosa situazione di lutto non ancora elaborato (la perdita del nonno).
Terzo punto. Tutto quello che dice riguardo alla relazione con i colleghi e col professore rimanda ad una sua carenza di Abilità Sociali, o Skills Life, la quale rende faticosi e controproducenti i suoi rapporti umani.
Quarto punto: ci sono in lei emozioni negative (forse scarsa stima di sé e dei colleghi) assieme ad emozioni positive confuse (la sua attenzione eccessiva verso il professore) e ciò determina dentro di lei un conflitto, incrementato e accresciuto dalla carenza di abilità sociali.
Vengo proprio a queste, che andrebbero trattate opportunamente, ancora prima delle altre problematiche che già ha trattato in terapia.
Molte persone mancano in famiglia sia di regole che di esempi di comportamento socialmente efficace, appunto le abilità sociali . Queste persone fin dall’adolescenza e anche prima vengono definite e si autodefiniscono timide , scontrose , insicure e così via, ma qualunque sia stata inizialmente la loro indole, è stata esacerbata da comportamenti inidonei che le hanno sempre più messe in angolo, costringendole a reagire o con l’evitamento o con l’aggressione, a seconda della loro natura.
Questo mi sembra di avvertire nella sua lettera. Lei entra in aula e si siede lontana dagli altri studenti, senza interagire con loro; risponde sempre per prima alle domande del professore, per non scontentarlo ma anche consapevole che toglie lo stesso diritto ai suoi colleghi, e questo perfino quando sa di non avere la risposta giusta; infine, elemento per me decisivo, entra nell’aula dell’esame senza salutare il professore.
Si giustifica col dire che lui certo non la ricorda (su un corso di dieci alunni?) ma attuando di fatto una scorrettezza sociale. Avrà pur visto altri alunni entrare in aula con un sorriso di saluto al professore, anche se lo vedevano per la prima volta. Questo sorriso di saluto va rivolto dal più giovane al più anziano, e ciò fa parte delle regole che lei sembra non conoscere.
Le auguro una buona versione di latino -la mia prima laurea è in Lettere- e la soluzione dei suoi problemi.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM)
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La ringrazio molto. In effetti, mio padre è nel complesso un uomo estremamente giudicante. È ossessionato dai soldi, anche se siamo benestanti, e non ha amici. È convinto che tutti siano disonesti, dunque li scansa. Talvolta è talmente nervoso che sbotta per un nonnulla, usando un tono rabbioso anche se ha torto marcio. L'altro giorno eravamo in autostrada e visto che una macchina occupava la corsia di sorpasso andando più lenta di lui, le è andato tanto vicino che per poco ho temuto avessimo un incidente. Lì ho urlato dal terrore, e si è infuriato, dicendomi con il suo solito tono aggressivo (ma anche arrogante, come si appoggiasse sempre sul tono più che sui contenuti) che dovevo proprio stare calma. Mia madre, invece, ha emozioni molto vive, ma non le sa esprimere se non in modo incontrollato. Con pianti (ma senza riflettere con te), con silenzi ed evitamenti, con crisi di rabbia e comportamenti molto invadenti. E poi, tutt'a un tratto, ti abbraccia per risolvere. Questi sono tratti loro che chiaramente non li definiscono in modo assoluto, ma li ho riportati perché sono quelli che hanno più influito su di me da bambina e da adolescente. Vorrei staccarmi da loro, ma con la morte di nonno è tutto il contrario: mia madre ha bisogno di rassicurazioni, e la nonna di aiuto pratico. Per socializzare non ho le forze, mi sembra controproducente interagire con qualcuno per poi risultare irascibile, chiusa o inadeguata. Per il fatto di intervenire, ho usato un'iperbole: non ero l'unica, era per esaltare l'intensità con cui mi sentivo motivata a partecipare, che forse non non avrei più. Ridarò la versione comunque. La ringrazio moltissimo per la pazienza e per il suo tempo.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.8k 200
Prego, gentile utente.
Quello che ha scritto conferma che non ha avuto opportuni modelli per l'interazione sociale.
Staccarsi dai suoi, inevitabile tappa del processo di crescita, non è però sufficiente per acquisire le Skills Life non sviluppate.
Lei aggiunge: "Per socializzare non ho le forze, mi sembra controproducente interagire con qualcuno per poi risultare irascibile, chiusa o inadeguata".
Esattamente quello che le dicevo. Osservi per almeno una settimana i comportamento di persone che le sembrano adeguate. Noterà come per esse risulti naturale e spontaneo quello che in lei è difficile e si trasforma in comportamenti irascibili, etc., e tenga conto che l'apparente "naturalezza" è il risultato di un pregresso apprendimento, divenuto automatico.
Diversi corsi collettivi, anche online, le possono restituire la comunicazione idonea.
Ancora auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM)
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