Problemi con la figlia di mia cugina
Buon giorno, provo a chiedere a qualche psicologa di questo sito, perché ho un problema grosso.
Vorrei però scusarmi, perché non lo so se riesco con le parole a spiegare bene il mio problema che mi crea anche tantissimo imbarazzo.
Infatti non ne ho parlato con nessuno e mi tengo tutto dentro, stando proprio male.
Allora, c'è la figlia di mia cugina che credo si è innamorata di me.
Io ho 26 anni e sono pure fidanzato.
Questa ragazza mi manda tantissimi messaggi al giorno e anche foto, tipo quando si prova vestiti o cose del genere.
Mi telefona dicendomi che si è innamorata di me e che sta male, mi fa continui complimenti, e mi chiama amore, tesoro, e anche tante altre domande imbarazzanti che non sto qui a dire.
La cosa dura ormai da un mese circa e inizia a crearmi problemi, ansia e nervosismo, perché questo atteggiamento mi dà davvero fastidio.
Io provo sempre a ripeterle che non sono interessato alle sue assurde attenzioni.
Poi visto che insisteva anche con cose pesanti, ho iniziato a non risponderle proprio più.
Ma lei continua ancora, tutti i giorni e a tutte le ore.
Io sono molto imbarazzato: non trovo il coraggio di dirlo a nessuno, ben che meno a parlarne con mia cugina o con i miei genitori.
Non riesco a capire cosa voglia da me e perché fa così.
È diventata davvero insostenibile questa cosa.
L'unica cosa era chiedere qui un consiglio alle psicologhe o psicologi di questo sito.
Scusate se ho forse scritto male ma non era facile dire tutto, visto l'argomento.
Cosa devo fare?
Spero in un consiglio, visto che non so proprio come mi devo comportare.
Non ci posso credere che questa cosa è successa a me! Cordiali saluti
Vorrei però scusarmi, perché non lo so se riesco con le parole a spiegare bene il mio problema che mi crea anche tantissimo imbarazzo.
Infatti non ne ho parlato con nessuno e mi tengo tutto dentro, stando proprio male.
Allora, c'è la figlia di mia cugina che credo si è innamorata di me.
Io ho 26 anni e sono pure fidanzato.
Questa ragazza mi manda tantissimi messaggi al giorno e anche foto, tipo quando si prova vestiti o cose del genere.
Mi telefona dicendomi che si è innamorata di me e che sta male, mi fa continui complimenti, e mi chiama amore, tesoro, e anche tante altre domande imbarazzanti che non sto qui a dire.
La cosa dura ormai da un mese circa e inizia a crearmi problemi, ansia e nervosismo, perché questo atteggiamento mi dà davvero fastidio.
Io provo sempre a ripeterle che non sono interessato alle sue assurde attenzioni.
Poi visto che insisteva anche con cose pesanti, ho iniziato a non risponderle proprio più.
Ma lei continua ancora, tutti i giorni e a tutte le ore.
Io sono molto imbarazzato: non trovo il coraggio di dirlo a nessuno, ben che meno a parlarne con mia cugina o con i miei genitori.
Non riesco a capire cosa voglia da me e perché fa così.
È diventata davvero insostenibile questa cosa.
L'unica cosa era chiedere qui un consiglio alle psicologhe o psicologi di questo sito.
Scusate se ho forse scritto male ma non era facile dire tutto, visto l'argomento.
Cosa devo fare?
Spero in un consiglio, visto che non so proprio come mi devo comportare.
Non ci posso credere che questa cosa è successa a me! Cordiali saluti
Gentile utente,
essere oggetto di molestie sessuali (perché di questo si tratta) mette sempre in grandissimo imbarazzo la vittima, la quale si chiede, come sta facendo lei con parole poco diverse: "perché proprio a me?".
Ci si sente in colpa, si teme di aver dato segnali equivoci, si prova uno stato di allarme e di confusione circa sé stesso: non si sa in che modo abbiamo provocato l'altro/a, crediamo di poter essere ritenuti responsabili e così via.
La situazione peggiora quando il molestatore è un membro della famiglia, perché agli altri motivi di disagio si aggiunge l'affetto, la volontà di non turbare una situazione in cui fino a poco prima ciascuno aveva un proprio ruolo, la paura di sospetti da parte dei parenti, rimproveri e così via.
Inoltre le molestie femminili assumono spesso caratteri più sfacciati di quelle maschili, partendo dal presupposto che "un uomo ci sta sempre, oppure è omosessuale", nella pretesa che una violenza morale sia minore se viene esercitata da una donna, la quale non avrebbe la forza per una violenza fisica.
Tutta la situazione può ascriversi a varie cause, non ultima la malattia mentale; ma anche una tempesta ormonale, in un soggetto capriccioso e abituato a non controllare i propri desideri, potrebbe determinare la situazione in cui lei si sta trovando.
Purtroppo non ci dice l'età della sua molestatrice, che può essere dirimente sia per capire la causa (un gioco adolescenziale di cattivo gusto o i prodromi di un disturbo mentale?), sia per suggerirle come procedere.
Se la molestatrice non ha ancora diciotto anni, sarebbe opportuno conservare gli screen-shot di foto e proposte e mostrarli alla madre di lei, dopo averle chiesto con delicatezza un colloquio e averle annunciato che si tratta di cosa abbastanza grave. Lei sa certamente che la responsabilità genitoriale sul comportamento e sulla salute dei minorenni non va sottovalutata.
Se la ragazza è ampiamente maggiorenne le farei un discorso chiaro, per telefono e registrando la conversazione, sul fatto che lei non vuole essere disturbato da proposte malate. Le annuncerei anche che si prepara a parlarne alla madre, per evitarle una denuncia per stalking.
Il fatto che lei non ne abbia parlato con nessuno è comprensibile, ma la mette in una situazione rischiosa. Scoprendo questa cosa in seguito, la sua ragazza e anche la madre della molestatrice potrebbero chiedersi perché non le ha avvertite.
Infine un colloquio con un* psicolog* potrebbe aiutarla a chiarirsi le idee.
Buone cose.
essere oggetto di molestie sessuali (perché di questo si tratta) mette sempre in grandissimo imbarazzo la vittima, la quale si chiede, come sta facendo lei con parole poco diverse: "perché proprio a me?".
Ci si sente in colpa, si teme di aver dato segnali equivoci, si prova uno stato di allarme e di confusione circa sé stesso: non si sa in che modo abbiamo provocato l'altro/a, crediamo di poter essere ritenuti responsabili e così via.
La situazione peggiora quando il molestatore è un membro della famiglia, perché agli altri motivi di disagio si aggiunge l'affetto, la volontà di non turbare una situazione in cui fino a poco prima ciascuno aveva un proprio ruolo, la paura di sospetti da parte dei parenti, rimproveri e così via.
Inoltre le molestie femminili assumono spesso caratteri più sfacciati di quelle maschili, partendo dal presupposto che "un uomo ci sta sempre, oppure è omosessuale", nella pretesa che una violenza morale sia minore se viene esercitata da una donna, la quale non avrebbe la forza per una violenza fisica.
Tutta la situazione può ascriversi a varie cause, non ultima la malattia mentale; ma anche una tempesta ormonale, in un soggetto capriccioso e abituato a non controllare i propri desideri, potrebbe determinare la situazione in cui lei si sta trovando.
Purtroppo non ci dice l'età della sua molestatrice, che può essere dirimente sia per capire la causa (un gioco adolescenziale di cattivo gusto o i prodromi di un disturbo mentale?), sia per suggerirle come procedere.
Se la molestatrice non ha ancora diciotto anni, sarebbe opportuno conservare gli screen-shot di foto e proposte e mostrarli alla madre di lei, dopo averle chiesto con delicatezza un colloquio e averle annunciato che si tratta di cosa abbastanza grave. Lei sa certamente che la responsabilità genitoriale sul comportamento e sulla salute dei minorenni non va sottovalutata.
Se la ragazza è ampiamente maggiorenne le farei un discorso chiaro, per telefono e registrando la conversazione, sul fatto che lei non vuole essere disturbato da proposte malate. Le annuncerei anche che si prepara a parlarne alla madre, per evitarle una denuncia per stalking.
Il fatto che lei non ne abbia parlato con nessuno è comprensibile, ma la mette in una situazione rischiosa. Scoprendo questa cosa in seguito, la sua ragazza e anche la madre della molestatrice potrebbero chiedersi perché non le ha avvertite.
Infine un colloquio con un* psicolog* potrebbe aiutarla a chiarirsi le idee.
Buone cose.
Prof.ssa Anna Potenza
Riceve in presenza e online
Primo consulto gratuito inviando documento d'identità a: gairos1971@gmail.com
Utente
Gentile dottoressa, grazie, lei mi sta aiutando tanto con le sue parole. La figlia di mia cugina ha 18 anni, compiuti nel mese di maggio passato. Io ci avevo pensato a parlarne con la madre, anche se a dire la verità non ho tanta stima di mia cugina, che è una donna nonostante è più grande anche di me, che mi è sempre sembrata però anche lei poco matura. Quindi lei mi consiglia, anche se la figlia è maggiorenne, di parlare con la madre? Io mi vergogno proprio, lo dico sinceramente e anche a fargli vedere i messaggi che mi manda e cose del genere. Dovrei fare vedere alla madre anche le richieste che mi manda. Oddio, non so se ci riesco. Volevo farle una domanda: secondo lei, dovrei parlarne con la mia fidanzata? Ho tanta paura che non riesca a capire..o peggio che fa qualche scenata assurda.. grazie per le risposte, se può
Gentile utente,
tutti i suoi timori sono ben noti alla psicologia.
Chi non viene esposto a certi meccanismi perversi esita a credere che la vittima di una violenza non abbia gridato, che chi subisce molestie si vergogni come se ne fosse responsabile, che esiti a denunciarle e che quando lo fa si esponga alla cosiddetta "ri-vittimizzazione", negli sguardi, nelle domande, nelle parole di chi accoglie la sua denuncia.
Ora questa violenza sta capitando a lei. Attraverso un consulto online non si possono individuare gli specifici timori che colpiscono ciascun soggetto, che affondano nella sua sensibilità e nella sua storia personale, ma provo a darle un quadro generale a vantaggio non solo di lei che ci scrive ma di tutti quelli che ci leggono.
Chi subisce una violenza, che sia fisica, morale o sessuale, viene ferito nel proprio bisogno di credersi protetto, quasi invulnerabile. La privacy violata è una piaga che si apre in una sfera personale, segreta, ed è simile alla lacerazione inaspettata di una "pelle" invisibile.
Come le dicevo in #1, la prima reazione, soprattutto per alcune persone, è quella di ritenersi colpevoli. Come se fossimo usciti per strada senza vestiti, per usare una metafora, o come se ci fossimo mostrati disponibili, senza accorgercene, a certe violenze; infine come se ci scoprissimo incapaci di tutelare noi stessi, ossia impotenti, deboli, vigliacchi.
Se lei pensa che esistono queste reazioni di auto-colpevolizzazione perfino in chi ha subito delle torture, potrà capire meglio il suo stesso disagio.
Venendo a quello che le suggerirei di fare, in generale al proprio partner queste molestie vanno comunicate, magari premettendo la richiesta di non ferirci ulteriormente con sospetti offensivi, che possono scaturire da meccanismi analoghi a quelli che ho citato a proposito della vittima: non si vuole credere che il proprio compagno, uomo o donna, sia una vittima inerme, perciò lo si sospetta e lo si accusa.
Lei solo sa da quanto tempo è fidanzato e quale sia il grado di fiducia tra voi. In assenza di altri dati, può presentare la sua giovane parente come una malata: dai suoi eccessi ci si deve salvaguardare, ma non si deve provocarla con scenate che avrebbero il solo scopo di mettere i suoi comportamenti su un piano di "normalità".
In altre parole, la scenata si può fare ad una seduttrice che agisce volontariamente e può sperare di ottenere un effetto, ma non ad una molestatrice, il cui scopo, quali che siano i mezzi usati, è quello di provocare disagio, di offendere.
La scarsa considerazione che lei ha di sua cugina incide negativamente sulla situazione. Se con uno dei suoi genitori o con tutti e due lei ha confidenza, può cominciare a parlarne a loro e chiedere un suggerimento su come procedere.
In #1 mi sono espressa con eccessiva sintesi: tutti i messaggi e le foto vanno conservati come prova, e mostrati in tutto o in parte all'occorrenza, ma all'inizio questo non è necessario nel colloquio con la madre della ragazza, che lei potrebbe condurre anche assieme a sua madre.
Esternare il fatto che i modi di questa ragazza hanno passato il limite, che non si tratta di un acceso corteggiamento ma di molestie è la prima cosa da chiarire, comunicando la preoccupazione che la ragazza sia in qualche modo compromessa nella capacità di regolazione emotiva e comportamentale: droga? malattia mentale? tempesta ormonale? Le ipotesi competono a chi deve provvedere al benessere della ragazza.
Più ancora del disagio di lei che ci scrive, dovrebbe essere questa segnalazione a tutela della ragazza a motivare il suo discorso con sua cugina, nel quale può far balenare il fatto che la persecuzione sessuale è considerata un reato e può essere anche oggetto di denuncia.
Le ripeto che un sereno colloquio con uno specialista delle relazioni potrebbe aiutarla.
Ricordi, parlando alla sua partner e ai suoi genitori, che lei sta chiedendo aiuto; e parlando con sua cugina, che sta offrendo aiuto per una ragazza appena divenuta maggiorenne e che forse proprio per questo crede di aver raggiunto una sorta di impunità.
Auguri.
tutti i suoi timori sono ben noti alla psicologia.
Chi non viene esposto a certi meccanismi perversi esita a credere che la vittima di una violenza non abbia gridato, che chi subisce molestie si vergogni come se ne fosse responsabile, che esiti a denunciarle e che quando lo fa si esponga alla cosiddetta "ri-vittimizzazione", negli sguardi, nelle domande, nelle parole di chi accoglie la sua denuncia.
Ora questa violenza sta capitando a lei. Attraverso un consulto online non si possono individuare gli specifici timori che colpiscono ciascun soggetto, che affondano nella sua sensibilità e nella sua storia personale, ma provo a darle un quadro generale a vantaggio non solo di lei che ci scrive ma di tutti quelli che ci leggono.
Chi subisce una violenza, che sia fisica, morale o sessuale, viene ferito nel proprio bisogno di credersi protetto, quasi invulnerabile. La privacy violata è una piaga che si apre in una sfera personale, segreta, ed è simile alla lacerazione inaspettata di una "pelle" invisibile.
Come le dicevo in #1, la prima reazione, soprattutto per alcune persone, è quella di ritenersi colpevoli. Come se fossimo usciti per strada senza vestiti, per usare una metafora, o come se ci fossimo mostrati disponibili, senza accorgercene, a certe violenze; infine come se ci scoprissimo incapaci di tutelare noi stessi, ossia impotenti, deboli, vigliacchi.
Se lei pensa che esistono queste reazioni di auto-colpevolizzazione perfino in chi ha subito delle torture, potrà capire meglio il suo stesso disagio.
Venendo a quello che le suggerirei di fare, in generale al proprio partner queste molestie vanno comunicate, magari premettendo la richiesta di non ferirci ulteriormente con sospetti offensivi, che possono scaturire da meccanismi analoghi a quelli che ho citato a proposito della vittima: non si vuole credere che il proprio compagno, uomo o donna, sia una vittima inerme, perciò lo si sospetta e lo si accusa.
Lei solo sa da quanto tempo è fidanzato e quale sia il grado di fiducia tra voi. In assenza di altri dati, può presentare la sua giovane parente come una malata: dai suoi eccessi ci si deve salvaguardare, ma non si deve provocarla con scenate che avrebbero il solo scopo di mettere i suoi comportamenti su un piano di "normalità".
In altre parole, la scenata si può fare ad una seduttrice che agisce volontariamente e può sperare di ottenere un effetto, ma non ad una molestatrice, il cui scopo, quali che siano i mezzi usati, è quello di provocare disagio, di offendere.
La scarsa considerazione che lei ha di sua cugina incide negativamente sulla situazione. Se con uno dei suoi genitori o con tutti e due lei ha confidenza, può cominciare a parlarne a loro e chiedere un suggerimento su come procedere.
In #1 mi sono espressa con eccessiva sintesi: tutti i messaggi e le foto vanno conservati come prova, e mostrati in tutto o in parte all'occorrenza, ma all'inizio questo non è necessario nel colloquio con la madre della ragazza, che lei potrebbe condurre anche assieme a sua madre.
Esternare il fatto che i modi di questa ragazza hanno passato il limite, che non si tratta di un acceso corteggiamento ma di molestie è la prima cosa da chiarire, comunicando la preoccupazione che la ragazza sia in qualche modo compromessa nella capacità di regolazione emotiva e comportamentale: droga? malattia mentale? tempesta ormonale? Le ipotesi competono a chi deve provvedere al benessere della ragazza.
Più ancora del disagio di lei che ci scrive, dovrebbe essere questa segnalazione a tutela della ragazza a motivare il suo discorso con sua cugina, nel quale può far balenare il fatto che la persecuzione sessuale è considerata un reato e può essere anche oggetto di denuncia.
Le ripeto che un sereno colloquio con uno specialista delle relazioni potrebbe aiutarla.
Ricordi, parlando alla sua partner e ai suoi genitori, che lei sta chiedendo aiuto; e parlando con sua cugina, che sta offrendo aiuto per una ragazza appena divenuta maggiorenne e che forse proprio per questo crede di aver raggiunto una sorta di impunità.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza
Riceve in presenza e online
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Utente
Va bene dottoressa, farò secondo i suggerimenti che mi ha dato. Intanto oggi la figlia di mia cugina ne ha fatta un'altra che mi vergogno però anche a scrivere qui. Sto veramente male per questa cosa che è successa poco fa. Vorrei sfogarmi e non tenere tutto dentro. Penso è urgente che io ne parli con la madre. Provo a farle sapere più tardi , un grandissimo grazie
Le auguro di risolvere tutto nel modo migliore, caro utente.
Se crede, ci tenga al corrente.
Se crede, ci tenga al corrente.
Prof.ssa Anna Potenza
Riceve in presenza e online
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Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 1.4k visite dal 20/07/2025.
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