Il mio incontro con l’attesa
Salve sono qui a scrivervi per riuscire a vedere le cose con una consapevolezza differente ma dovrò farvi un piccolo riassunto degli ultimi 5 anni della vita per capire.
5 anni fa oramai mi ero messa con Simone, una storia nella quale io ho dato anima e corpo.
In mezzo a questi lunghi 5 anni ho aperto il mio grande sogno lavorativo ossia un panificio e sono iniziati alcuni problemi in quanto accettare lo stile di vita di uno che ha un’attività non è semplice.
In mezzo ho avuto un profondo lutto ossia la morte dei nonni materni che sono stati dei genitori.
Quindi circa due anni dopo che stavo con Simone mi trovo a gestire una attività, superare ub lutto e gestire una relazione che aveva dei problemi.
Uno di questi problemi era il rapporto con alcool e con una madre tossica del mio ragazzo.
Io mi trovavo a terra e ho capito di aver toccato il fondo quando mi sono arrivati dei profondi attacchi di ansia.
Inizio ad andare da un terapeuta per fare un percorso di consapevolezza e migliorare la mia gestione dello stress a livello mentale.
Dopo due anni però non sto ancora bene e cambio terapeuta in cui però è incentrato con una terapia breve sul farmi affrontare il lutto perché dopo due anni ancora non riuscivo a mettere piede al cimitero e piangevo tutti i giorni.
Ci riesco, dopo tre mesi sento di essere uscita da un tunnel di dolore ed elaborare la solitudine ma rimangono i problemi con il mio ragazzo e il suo rapporto con alcool va peggiorando.
Arriviamo a un punto di rottura in quanto io e lui avevamo deciso di andare a vivere assieme (altro mio grande sogno quello di costruire qualcosa con lui) ma lui mi tradisce con la nostra insegnante di danza.
Rimango spiazzata e la sensazione è quella di uno tsunami che h travolto 5 anni della mia vita in cui mi sono dedicata a una persona e in cui l’ho amata più di me e stessa.
Tutto buttato via e prima di andare a vivere assieme.
Lo avevo ATTESO per ben due anni in questa scelta e ora che si era deciso ed ero super contenta per noi, niente tutto buttato via.
Non ci Siamo più visti ovviamente e per me è un uomo morto in tutti i sensi.
Non ho rabbi né rancore perché penso abbia già abbastanza problemi con l’alcool da dedicargli altro tempo nella mia vita e sono sicura che tutto torna indietro.
Incontro per caso un altro ragazzo di nome Andrea pochi mesi dopo e iniziamo una storia.
Mi sento finalmente in pace ma dopo un anno e mezzo vorrei esaudire il desiderio di andare a vivere assieme.
Mi sembra di tornare nella spirale dell’attesa perché lui al momento non ne ha le possibilità ma io sento qualcosa dentro nella pancia che tutti i giorni mi fa venire da piangere.
Provo a cambiare occhiali e non pensarci ma vedo mio fratello che si sposa e compra casa, il mio migliore amico compra casa e convive e io non riesco più a vedere un futuro con una persona.
Ho perso l’energia e non mi riconosco perché a livello lavorativo ho l mente sempre in fermento con progetti nuovi.
Come faccio a cambiare prospettiva?
Grazie
5 anni fa oramai mi ero messa con Simone, una storia nella quale io ho dato anima e corpo.
In mezzo a questi lunghi 5 anni ho aperto il mio grande sogno lavorativo ossia un panificio e sono iniziati alcuni problemi in quanto accettare lo stile di vita di uno che ha un’attività non è semplice.
In mezzo ho avuto un profondo lutto ossia la morte dei nonni materni che sono stati dei genitori.
Quindi circa due anni dopo che stavo con Simone mi trovo a gestire una attività, superare ub lutto e gestire una relazione che aveva dei problemi.
Uno di questi problemi era il rapporto con alcool e con una madre tossica del mio ragazzo.
Io mi trovavo a terra e ho capito di aver toccato il fondo quando mi sono arrivati dei profondi attacchi di ansia.
Inizio ad andare da un terapeuta per fare un percorso di consapevolezza e migliorare la mia gestione dello stress a livello mentale.
Dopo due anni però non sto ancora bene e cambio terapeuta in cui però è incentrato con una terapia breve sul farmi affrontare il lutto perché dopo due anni ancora non riuscivo a mettere piede al cimitero e piangevo tutti i giorni.
Ci riesco, dopo tre mesi sento di essere uscita da un tunnel di dolore ed elaborare la solitudine ma rimangono i problemi con il mio ragazzo e il suo rapporto con alcool va peggiorando.
Arriviamo a un punto di rottura in quanto io e lui avevamo deciso di andare a vivere assieme (altro mio grande sogno quello di costruire qualcosa con lui) ma lui mi tradisce con la nostra insegnante di danza.
Rimango spiazzata e la sensazione è quella di uno tsunami che h travolto 5 anni della mia vita in cui mi sono dedicata a una persona e in cui l’ho amata più di me e stessa.
Tutto buttato via e prima di andare a vivere assieme.
Lo avevo ATTESO per ben due anni in questa scelta e ora che si era deciso ed ero super contenta per noi, niente tutto buttato via.
Non ci Siamo più visti ovviamente e per me è un uomo morto in tutti i sensi.
Non ho rabbi né rancore perché penso abbia già abbastanza problemi con l’alcool da dedicargli altro tempo nella mia vita e sono sicura che tutto torna indietro.
Incontro per caso un altro ragazzo di nome Andrea pochi mesi dopo e iniziamo una storia.
Mi sento finalmente in pace ma dopo un anno e mezzo vorrei esaudire il desiderio di andare a vivere assieme.
Mi sembra di tornare nella spirale dell’attesa perché lui al momento non ne ha le possibilità ma io sento qualcosa dentro nella pancia che tutti i giorni mi fa venire da piangere.
Provo a cambiare occhiali e non pensarci ma vedo mio fratello che si sposa e compra casa, il mio migliore amico compra casa e convive e io non riesco più a vedere un futuro con una persona.
Ho perso l’energia e non mi riconosco perché a livello lavorativo ho l mente sempre in fermento con progetti nuovi.
Come faccio a cambiare prospettiva?
Grazie
Gentile Utente,
grazie per aver condiviso con tanta sincerità un tratto così intenso e complesso della tua storia. Le parole che usi, la precisione con cui racconti, fanno emergere una forza che forse in questo momento senti appannata, ma che si è resa visibile proprio nel modo in cui hai attraversato tutto questo.
Leggendo le tue parole, emerge il ritratto di una donna che ha saputo lottare, investire amore, aprire porte anche nel buio, e tenere in piedi ciò che sembrava cadere. Una donna che ha dato tutto ciò che aveva, ma che oggi si chiede cosa le sia rimasto tra le mani.
E forse, proprio da qui, può partire un altro tipo di ascolto.
Quando si ama qualcuno più di se stessi, come tu stessa hai scritto, cosa succede all’immagine che abbiamo di noi?
E quando poi ci si accorge che nonostante tutto l’amore, il tempo, la presenza, poi il partner sceglie altro, cosa resta della fiducia nel futuro?
Tu parli di attesa. Un’attesa che si è fatta prima speranza, poi logoramento. Ma chi eri tu prima dell’attesa? Quali desideri erano tuoi, profondamente tuoi, prima di iniziare ad aspettare il momento giusto, la persona giusta, il sogno condiviso?
C’è un'altra domanda che forse può sembrare scomoda, ma che merita di avere voce: è più la paura di restare sola o la paura di non riuscire a condividere ciò che hai dentro con qualcuno che lo meriti davvero?
E poi c’è il corpo che parla, con le lacrime che arrivano da dentro, senza spiegazioni razionali.
Cosa ti sta dicendo quella stretta alla pancia ogni mattina? È davvero solo legata all’altro o sta bussando per farsi ascoltare da te? Stai misurando il tuo valore sulla base di ciò che riesci a costruire con un’altra persona, o su ciò che sei riuscita a costruire con te?
E inoltre, se non dovessi più attendere che qualcun altro scelga di costruire con te, cosa potresti iniziare a costruire per te stessa, già da ora?
A volte non si tratta di "cambiare occhiali", ma di comprendere chi li ha scelti per noi.
È possibile che oggi ci sia un altro modo di guardare, ma che non sia ancora stato nominato.
Se senti che qualcosa si muove dentro mentre leggi queste parole, forse vale la pena dare uno spazio nuovo a quella voce. Anche se, per ora, è solo un sussurro.
Spero che queste riflessioni possano essere utili.
Resto a disposizione, un caro saluto
E.S.
grazie per aver condiviso con tanta sincerità un tratto così intenso e complesso della tua storia. Le parole che usi, la precisione con cui racconti, fanno emergere una forza che forse in questo momento senti appannata, ma che si è resa visibile proprio nel modo in cui hai attraversato tutto questo.
Leggendo le tue parole, emerge il ritratto di una donna che ha saputo lottare, investire amore, aprire porte anche nel buio, e tenere in piedi ciò che sembrava cadere. Una donna che ha dato tutto ciò che aveva, ma che oggi si chiede cosa le sia rimasto tra le mani.
E forse, proprio da qui, può partire un altro tipo di ascolto.
Quando si ama qualcuno più di se stessi, come tu stessa hai scritto, cosa succede all’immagine che abbiamo di noi?
E quando poi ci si accorge che nonostante tutto l’amore, il tempo, la presenza, poi il partner sceglie altro, cosa resta della fiducia nel futuro?
Tu parli di attesa. Un’attesa che si è fatta prima speranza, poi logoramento. Ma chi eri tu prima dell’attesa? Quali desideri erano tuoi, profondamente tuoi, prima di iniziare ad aspettare il momento giusto, la persona giusta, il sogno condiviso?
C’è un'altra domanda che forse può sembrare scomoda, ma che merita di avere voce: è più la paura di restare sola o la paura di non riuscire a condividere ciò che hai dentro con qualcuno che lo meriti davvero?
E poi c’è il corpo che parla, con le lacrime che arrivano da dentro, senza spiegazioni razionali.
Cosa ti sta dicendo quella stretta alla pancia ogni mattina? È davvero solo legata all’altro o sta bussando per farsi ascoltare da te? Stai misurando il tuo valore sulla base di ciò che riesci a costruire con un’altra persona, o su ciò che sei riuscita a costruire con te?
E inoltre, se non dovessi più attendere che qualcun altro scelga di costruire con te, cosa potresti iniziare a costruire per te stessa, già da ora?
A volte non si tratta di "cambiare occhiali", ma di comprendere chi li ha scelti per noi.
È possibile che oggi ci sia un altro modo di guardare, ma che non sia ancora stato nominato.
Se senti che qualcosa si muove dentro mentre leggi queste parole, forse vale la pena dare uno spazio nuovo a quella voce. Anche se, per ora, è solo un sussurro.
Spero che queste riflessioni possano essere utili.
Resto a disposizione, un caro saluto
E.S.
Dott.ssa Elisa Scuderi
Psicologa | A Genova e online
📧 elisascuderi.ge@gmail.com
3774810243
www.psicologoagenova.wordpress.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 287 visite dal 21/07/2025.
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