Dolore da separazione. Non riesco ad andare avanti

Gentili dottori, sono Marisa e ho 36 anni.
Mi sono separata da S.
ormai quasi un anno fa.
È stato l’amore più intenso e profondo della mia vita, non egoistico, puro.
Ho avuto tante relazioni ma in nessuna mi sono mai sentita connessa con l’anima dell’altro come con lui.
Lui che però improvvisamente ha smesso di amarmi.

Il tempo è passato ed io mi sono impegnata tantissimo.
Penso di avercela messa davvero tutta eppure provo in ogni istante di ogni mia giornata un dolore profondo, che mi rende persino incapace di parlarne.
Se ci provo riesco soltanto a piangere.

Premetto che sono una donna indipendente a 360 gradi ed ho una vita splendida: un lavoro prestigioso che mi consente di condurre una vita agiata, tanti amici ed una socialità soddisfacente ed appagante, una bella casa.
Coltivo una grande passione che sin da bambina è sempre stata il mio faro nei momenti bui: sono una giocatrice di pallavolo.
Insomma avrei tutti gli strumenti e le risorse per superare la fine del mio matrimonio e ci sono stati alcuni momenti in cui sono stata anche meglio di così eppure provo costantemente un dolore profondo che non mi abbandona.
Mi sento stanca ed esausta.
Spaventata.
Incapace di andare realmente avanti (incontro diversi uomini ma non riesco a vivermi relazioni che non siano soltanto di sesso, sebbene la vita mi abbia fatto uno splendido regalo: un uomo fantastico, che mi ama e mi rispetta e che non faccio che allontanare da me).
In passato sono andata in terapia dopo aver perso mio papà ed ho continuato per un paio di anni, poi la mia psi ha ritenuto che non avevo più bisogno di lei.
La domanda che rivolgo a voi è la seguente: quando è lecito preoccuparsi se dopo un tempo minimo necessario si continua a stare male?
Mi sarebbe utile tornare in terapia?
L’idea di ricominciare tutto daccapo con un professionista nuovo mi spaventa.
Come posso utilizzare’ in modo costruttivo quello che provo?
È molto frustrante per me non riuscire neppure a parlarne senza piangere.
Vi ringrazio tanto per l’attenzione
Dr.ssa Elisa Scuderi Psicologo 114 2
Gentile Marisa,
intanto grazie per la profondità e la lucidità con cui ha saputo raccontare qualcosa che, come emerge chiaramente, tocca corde molto intime e ancora vive.

Quello che descrive non è il semplice "non riuscire a dimenticare qualcuno", ma un dolore che ha preso dimora dentro di sé e che, pur in mezzo a una vita ricca di relazioni, successi, passioni, sembra non trovare ancora un luogo dove potersi trasformare.

A volte ci si chiede "quanto è troppo?", "perché non passa anche se tutto il resto va bene?". Ma forse una domanda più fertile potrebbe essere: di cosa ha ancora bisogno questo dolore per essere ascoltato fino in fondo, invece che superato?
Che significato profondo ha avuto quella relazione per lei?
Cosa ha toccato, nutrito o risvegliato, che altre relazioni prima (e ora) non riescono a raggiungere?

È interessante che parli di sé come di una donna completa, solida, circondata da affetti e successi. E lo è. Eppure, questo dolore sembra sottrarsi a ogni razionalità, come se parlasse un’altra lingua.
Che parte di lei è quella che piange ogni volta che prova a parlarne?
È quella della donna adulta o forse quella di una parte più profonda, più antica, che non ha ancora avuto pieno spazio per essere riconosciuta?

Riprendere un percorso non significa sempre "ricominciare da capo", ma riprendere un filo con nuove consapevolezze, nuove domande, nuovi bisogni. Non è un tornare indietro, ma un atto di profondo rispetto per ciò che oggi chiede di essere ascoltato con altri occhi.
E forse, proprio perché sente che qualcosa dentro si muove, che un incontro con un uomo nuovo la smuove ma anche la spaventa, è il momento in cui quel dolore potrebbe iniziare a dire qualcosa di diverso.

Il fatto che lei senta il bisogno di comprendere e utilizzare in modo costruttivo ciò che prova è già un movimento potente.
Quale nuovo significato potrebbe avere oggi per lei questo dolore, se non lo considerasse un nemico da eliminare ma una soglia da attraversare con cura?

Se oggi, nonostante tutto, sente ancora questo nodo profondo che chiede ascolto, forse non è perché non ha fatto abbastanza, ma perché è arrivato il momento di ascoltarsi in un modo nuovo. Con più profondità. Con più verità. Con più gentilezza.

E scoprire che quel dolore non è lì per trattenerla nel passato, ma per indicarle, con fermezza e delicatezza, dove c’è ancora vita che aspetta di essere vissuta.

Spero che queste riflessioni possano essere utili.

Resto a disposizione, un caro saluto
E.S. 

Dott.ssa Elisa Scuderi
Psicologa | A Genova e online
📧 elisascuderi.ge@gmail.com
3774810243
www.psicologoagenova.wordpress.com

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Gentile dottoressa,
la ringrazio tanto per le sue parole, che ho sentito molto vicine, come se mi conoscessero.
Lei mi invita a guardare a questa sofferenza non come un "nemico da eliminare ma una soglia da attraversare con cura". Io questo lo vedo, perchè è come se ci fosse una sorta di presenza anche 'buona' in questo dolore, che mi fa compagnia e, a volte, mi è persino di ispirazione (quando viaggio, quando scrivo, quando mi guardo intorno). E posso dire di essere persino grata alla vita per avermi riservato l'esperienza di un amore così. Poi però qualcosa si inceppa e non trovo più una via d'uscita o semplicemente una chiave di lettura, non tanto per la mancanza della persona in sè, che comunque è forte, ma per la paura - che poi sento diventare quasi una certezza - di non riuscire più, mai più, a provare qualcosa del genere. Allora nel ringraziarla ancora una volta le faccio due ultime domande: riprendere la terapia dopo la pausa estiva con un nuovo professionista, come lo scelgo? Quanto è importante un totale no contact in questi casi?
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Dr.ssa Elisa Scuderi Psicologo 114 2
Cara Marisa,
le sue parole confermano una sensibilità rara e una lucidità emotiva che meritano uno spazio in cui poter continuare a fiorire, senza il timore di "non uscirne mai".

La paura di non provare più qualcosa di così profondo è comprensibile, ma forse non è una fine, ma una soglia che può essere attraversata accompagnandosi a qualcuno che sappia riconoscere il valore e la complessità di ciò che sta vivendo, senza forzare tempi o risposte.

Scegliere un nuovo professionista non significa ripartire da zero, ma aprirsi alla possibilità di esplorare ciò che oggi è maturo per essere trasformato.
Anche su questo Sito cui si e' rivolta può trovare lo specialista che potrebbe fare al caso suo: legga le schede personali o consulti i siti internet dei diversi professionisti, per vedere quello che sente più affine.
Si lasci guidare dall’intuito e si conceda la possibilità di ascoltare come si sente nelle parole, nello sguardo, nello stile di chi incontra. Anche rileggendo questa conversazione, può capire se c’è qualcosa che risuona davvero, se può essere un punto da cui ripartire.

Sul no contact: più che una regola assoluta, può essere utile chiedersi cosa nutre davvero il suo benessere oggi. Tiene viva una speranza? O protegge un legame che ha bisogno di trovare una nuova forma dentro di sé, prima che fuori?

Ci sono fasi della vita in cui non serve "fare qualcosa in più", ma fare spazio in modo diverso.
A volte tutto parte proprio da una conversazione come questa.

Resto a disposizione, un caro saluto
E.S. 

Dott.ssa Elisa Scuderi
Psicologa | A Genova e online
📧 elisascuderi.ge@gmail.com
3774810243
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