Dovrei trasferirmi? La mia è solo paura del cambiamento oppure dovrei ascoltare me stessa?

Buongiorno.

Ho iniziato a convivere un paio di mesi fa con il mio ragazzo.
La casa in cui siamo ora, anche se non perfetta, mi piace molto e mi ci trovo a mio agio.
Una conoscente però affitta un appartamento molto più economico (costa poco più di metà dell'attuale) e siamo andati a vederlo.
È sì grande ma vecchio e decisamente scomodo se comparato all'attuale.
La cosa peggiore è che è di fianco a un bar che mette musica fino a tarda notte perciò è rumoroso.
Per questo abbiamo pensato di insonorizzare la stanza in modo che almeno possa stare tranquilla a dormire e lavorare (lavoro da casa).
Nonostante questo, io però non mi vorrei proprio trasferire.
Sto bene dove sono adesso, nell'ultimo anno ho cambiato casa già due volte per via di spostamenti di lavoro e di cambiare nuovamente proprio non ne ho voglia.
Il solo pensiero mi genera ansia, mi manca letteralmente il respiro, e mi fa sentire molto triste.
Il mio ragazzo però insiste a voler cambiare, in modo da risparmiare più soldi possibile per il futuro.
Insomma, per lui è un sacrificio necessario.
Io non voglio buttare soldi, ma al tempo stesso sento di non voler vivere in quella casa.
Quest'anno poi è un anno cruciale per il mio lavoro, perciò sono ancora più restia a rinunciare alla mia tranquillità, che qui sento di avere.
Mi chiedo quindi se la mia è solo una paura del cambiamento e potrei adattarmi con il tempo o se invece è un vero e proprio disagio.
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 5k 204
Gentile utente,
se lei avesse paura del cambiamento non avrebbe traslocato due volte nell'ultimo anno, non avrebbe accettato spostamenti sul lavoro e non accoglierebbe con interesse altre novità: parla di anno cruciale, quindi di qualcosa che si consolida, e anche questo è un cambiamento; infine non avrebbe nemmeno iniziato una convivenza solo due mesi fa.
Direi al contrario che lei ha messo in movimento troppe cose, e adesso sente il bisogno di fare centro su qualcosa di stabile per ritrovarsi e cominciare a gestire al meglio la vita di coppia e il lavoro.
Questo basterebbe a determinare il suo disagio al pensiero di un nuovo trasloco, ma può esserci anche altro:
- una particolare armonia tra lei e la casa in cui al momento risiede;
- una resistenza, quasi un disgusto, per l'appartamento che le viene prospettato: gli esseri umani hanno un sesto senso per cui anche non sapendo chiarire cosa non va, rifiutano d'istinto alcuni luoghi, persone, situazioni;
- sente come una violenza le pressioni del suo partner, che parla di risparmio ma ignora il chiasso e la natura respingente del nuovo alloggio per lei;
- avverte nel partner una sorta di fuga dalla stabilità che la convivenza richiede per poter stabilire abitudini, bisogni, routine di coppia.
C'è anche da dire che se il nuovo alloggio costa così poco probabilmente vale altrettanto poco, e perché lei dovrebbe accontentarsi di una sistemazione mediocre?
Le parole "Il solo pensiero mi genera ansia, mi manca letteralmente il respiro, e mi fa sentire molto triste" dovrebbero bastare a rimandare di almeno un anno la decisione di spostarsi. Dubito che in tal modo perdereste l'occasione d'oro della vita.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza
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Utente
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Grazie per il suo parere, mi è molto di aiuto. Il mio partner però non ne vuole sapere di aspettare, dice che una casa alle stesse condizioni non la troveremo (è vero che è raro, ma non sarebbe comunque la casa della vita). È molto preoccupato per la stabilità economica della coppia, soprattutto perché il mio lavoro tra un anno sarà finito e non posso prorogarlo. Io lo capisco, ma al tempo stesso mi è difficile ignorare le mie emozioni. Da un lato mi ferisce il fatto che lui non le consideri come valide, dall' altro mi chiedo se non sono io ad essere "esagerata", se invece potrei sacrificarmi e adattarmi. Non so che cosa fare, siamo ad un empasse. Sento che ho sbagliato a iniziare la convivenza in questo momento... Ma ormai sono in ballo e una decisione va presa. Temo che potremmo essere al capolinea.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 5k 204
Gentile utente,
in effetti nella sua prima email sentivo qualcosa che riguardava anche la coppia.
Ora scrive: "Non so che cosa fare, siamo ad un empasse. Sento che ho sbagliato a iniziare la convivenza in questo momento..." e conclude: "Temo che potremmo essere al capolinea".
Dunque forse è lei che non si sente ancora pronta per progettare una vita di coppia stabile. A maggior ragione dovreste aspettare, prima di mettervi in condizioni sempre più costrittive.
Non so da quanto tempo stia col suo ragazzo, ma la convivenza andrebbe presa come un opportuno approfondimento della conoscenza reciproca.
Può darsi che lui si stia rivelando troppo ansioso o troppo attento alle spese, e che lei si stia scoprendo meno innamorata o meno determinata a costruire questa relazione. Datevi tempo.
Qualche esercizio di Scrittura Espressiva, ma anche il dialogo sincero tra voi, dovrebbe aiutarvi.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza
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Utente
Utente
Buongiorno,
Io e il mio ragazzo stiamo insieme da sei anni. Non ci siamo lasciati, né temo che la nostra relazione sia davvero al capolinea, l'ho scritto in un momento di sconforto dopo aver discusso. Lui preferirebbe trasferirsi, ma mi ha detto che non è ultimatum, che potremmo anche rimanere qui. Mi sento però molto pressata verso questa scelta.
Per la convivenza, temo di aver messo in moto troppe cose contemporaneamente; non mi aspettavo di discutere di un trasloco nel giro di pochi mesi. Per questo penso di aver sbagliato.
Ora infatti stiamo valutando I preventivi per l'insonorizzazione ma continuo a sentirmi ansiosa. Ieri mi è venuta anche un forte dolore alla nuca, e stanotte l'ho passata insonne. C'è da dire che però che questo per me questo è anche un periodo di forte stress, a livello lavorativo. La questione della casa non aiuta.
D'altra parte, è pur vero che non navighiamo nell'oro, risparmiare un po' di più non farebbe male. Insomma, non so come fare, se accontentarlo con la speranza che poi mi adatti o rimanere ferma nella mia posizione.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 5k 204
Gentile utente,
le invio un esercizio fondamentale di Scrittura Espressiva. Vedrà che dopo averlo fatto capirà meglio quali paure si agitano dentro di lei, e quindi verso quali soluzioni sarà bene orientarsi.
Sarebbe anche utile sapere se in altre circostanze ha già provato una resistenza così forte. Naturalmente anche un colloquio con un professionista potrebbe giovarle, ma prima faccia l'esercizio di Scrittura Espressiva, che può anche ripetere nei giorni successivi.
ESERCIZIO DI SCRITTURA ESPRESSIVA TEMPESTA DI PAROLE
Questo esercizio serve a fare emergere le emozioni e le idee sommerse. Non si deve cercare un nesso, solo lasciar fluire tante parole che nascono liberamente.
1) Con dei fogli piccoli o grandi oppure un quaderno, e una penna scorrevole, ci si siede in un luogo dove non si verrà disturbati per almeno mezz'ora.
2) Nel caso di pensieri disturbanti, si richiamano alla mente quelli. Poi ci si rilassa con alcuni tranquilli respiri, si mette un contaminuti a cinque minuti e si scrivono tutte le parole (non le frasi!) che ci vengono in mente, una dopo l’altra, senza chiedersi perché o che cosa significano.
3) Iniziare con qualsiasi parola e scrivere tutte quelle che affiorano alla mente, anche se sembrano banali o ripetitive; le prime, in particolare, servono per sbloccarsi. Scrivere senza fermarsi a rileggere - non importa se alcune parole si ripetono - fino a che suona il contaminuti; a questo punto, smettere di scrivere e rilassarsi per qualche minuto.
4) Leggere le parole scritte e sottolineare quelle che hanno un particolare significato emotivo, lasciando fluire dentro di sé le immagini, le emozioni, i ricordi evocati da quelle parole, guardandoli come un film, senza giudicarli, e respirando tranquillamente.
5) Non necessariamente nella stessa occasione, meglio però nella stessa giornata, scrivere su quel foglio o in quello seguente quali cose abbiamo scoperto di noi, del nostro stato emotivo, delle nostre idee, intenzioni, affetti, rabbie, paure, resistenze, etc.
6) Conservare il foglio -meglio se in un quaderno ad anelli- scrivendoci la data e l'ora; anche la ragione per cui abbiamo fatto l’esercizio, se ce n’è una, o la circostanza.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza
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