Aiuto: fratello disabile cerca amici, io sono esausta.
Salve dottori.
Dai 21 ai 26 anni ho svolto un lavoro che mi portava spesso ad essere fuori casa e a non rendermi conto di certe dinamiche.
Le poche volte che ero a casa non me ne sono resa del tutto conto.
Parto dall'incipit.
Ho un fratello minore, ha una lieve disabilità mentale.
Comunque questa, associata a una grande timidezza, è un grande blocco per socializzare e fare amicizia.
Parto dal 2023, anno in cui mio fratello frequenta un'associazione.
Inizia a uscire tutti i giorni e tutte le sere, trova una ragazza.
Vivo in serenità quell'anno, ma comunque sono un po' lontana da casa.
2025, mi licenzio perché sono stufa del lavoro, ritorno a casa.
Lui viene lasciato dalla ragazza, perde alcune amicizie.
Cade in depressione.
Ora, ha qualche amico, ma che vede raramente.
Sono sempre impegnati, ma secondo me in realtà escono tra di loro.
Comunque non è nemmeno questo il punto.
Il punto è che è intelligente per stare tra coloro con una disabilità mentale meno lieve, ma comunque rimane disabile per poter stare serenamente con persone senza disabilità.
Manca di ragionamento a volte, sembra un robot, fa fatica a stare dietro alcuni ragionamenti.
Si rifiuta di frequentare certe associazioni poiché non vuole stare con i "disabili".
Lui vorrebbe avere amici con i quali uscire il sabato sera, ma è difficile.
Io non vedo soluzione sinceramente.
Sono stufa delle soluzioni teoriche che implicano il "deve lavorare su stesso".
No, io voglio sapere come possa trovare degli amici con empatia, che lo accolgano e decidano di lasciarlo tra loro nonostante tutto.
Io mi impegno a cercare e cercare, ma così sto trascurando quella che è la mia vita, il mio lavoro, il mio studio, la mia relazione.
Sono davvero stanca, sento che sto cadendo in una voragine di depressione.
Vorrei solo uscire da sola anche un solo giorno ed essere tranquilla senza il pensiero di lui che non riesce a trovare amici...
Qualora dottori voi sappiate di posti in cui possa socializzare, vi prego aiutatemi...
Penso che potrei impazzire a breve.
Pensavo che la sofferenza propria fosse la peggiore, mi sono accorta invece che vedere soffrire chi amiamo è la condanna peggiore.
Dai 21 ai 26 anni ho svolto un lavoro che mi portava spesso ad essere fuori casa e a non rendermi conto di certe dinamiche.
Le poche volte che ero a casa non me ne sono resa del tutto conto.
Parto dall'incipit.
Ho un fratello minore, ha una lieve disabilità mentale.
Comunque questa, associata a una grande timidezza, è un grande blocco per socializzare e fare amicizia.
Parto dal 2023, anno in cui mio fratello frequenta un'associazione.
Inizia a uscire tutti i giorni e tutte le sere, trova una ragazza.
Vivo in serenità quell'anno, ma comunque sono un po' lontana da casa.
2025, mi licenzio perché sono stufa del lavoro, ritorno a casa.
Lui viene lasciato dalla ragazza, perde alcune amicizie.
Cade in depressione.
Ora, ha qualche amico, ma che vede raramente.
Sono sempre impegnati, ma secondo me in realtà escono tra di loro.
Comunque non è nemmeno questo il punto.
Il punto è che è intelligente per stare tra coloro con una disabilità mentale meno lieve, ma comunque rimane disabile per poter stare serenamente con persone senza disabilità.
Manca di ragionamento a volte, sembra un robot, fa fatica a stare dietro alcuni ragionamenti.
Si rifiuta di frequentare certe associazioni poiché non vuole stare con i "disabili".
Lui vorrebbe avere amici con i quali uscire il sabato sera, ma è difficile.
Io non vedo soluzione sinceramente.
Sono stufa delle soluzioni teoriche che implicano il "deve lavorare su stesso".
No, io voglio sapere come possa trovare degli amici con empatia, che lo accolgano e decidano di lasciarlo tra loro nonostante tutto.
Io mi impegno a cercare e cercare, ma così sto trascurando quella che è la mia vita, il mio lavoro, il mio studio, la mia relazione.
Sono davvero stanca, sento che sto cadendo in una voragine di depressione.
Vorrei solo uscire da sola anche un solo giorno ed essere tranquilla senza il pensiero di lui che non riesce a trovare amici...
Qualora dottori voi sappiate di posti in cui possa socializzare, vi prego aiutatemi...
Penso che potrei impazzire a breve.
Pensavo che la sofferenza propria fosse la peggiore, mi sono accorta invece che vedere soffrire chi amiamo è la condanna peggiore.
Buongiorno,
Ho letto le tue parole e ho percepito davvero tanta fatica. È evidente quanto tu ti stia prendendo cura di tuo fratello e quanto affetto provi per lui, ma anche quanto questa cura stia diventando una gabbia...
Mi chiedo: da quanto tempo ti senti responsabile di lui più di chiunque altro? E c’è qualcuno nella tua famiglia che condivide davvero questo carico con te, o ti sei ritrovata a farlo da sola, quasi per automatismo? Spesso, quando un familiare ha una fragilità, il sistema costruisce ruoli rigidi: tu sembri quella che regge , che deve trovare soluzioni, che non può mollare. Ma questo ti sta logorando e rischia di togliere spazio anche alla tua vita affettiva e professionale. È importante che tu possa rimettere un confine tra essere la sorella e l’essere la salvatrice. Tuo fratello, pur con i suoi limiti, ha diritto di confrontarsi anche con la frustrazione e la solitudine... fa parte della crescita.
E mi chiedo anche: cosa succederebbe se per una settimana non ti occupassi tu di cercargli contatti o attività? Forse emergerebbero nuove risorse, o forse no, ma potresti almeno capire quanto del tuo ruolo è diventato automatico.
Hai mai pensato di parlare tu con uno psicologo per ridefinire questi confini? Non per sfogarti ma per trovare un modo diverso di restare accanto a lui senza perderti. Il vero cambiamento non potrebbe essere non tanto trovare degli amici per lui, ridefinire il tuo ruolo, in che tu non resti sola dentro la tua famiglia.
Un caro saluto,
Ho letto le tue parole e ho percepito davvero tanta fatica. È evidente quanto tu ti stia prendendo cura di tuo fratello e quanto affetto provi per lui, ma anche quanto questa cura stia diventando una gabbia...
Mi chiedo: da quanto tempo ti senti responsabile di lui più di chiunque altro? E c’è qualcuno nella tua famiglia che condivide davvero questo carico con te, o ti sei ritrovata a farlo da sola, quasi per automatismo? Spesso, quando un familiare ha una fragilità, il sistema costruisce ruoli rigidi: tu sembri quella che regge , che deve trovare soluzioni, che non può mollare. Ma questo ti sta logorando e rischia di togliere spazio anche alla tua vita affettiva e professionale. È importante che tu possa rimettere un confine tra essere la sorella e l’essere la salvatrice. Tuo fratello, pur con i suoi limiti, ha diritto di confrontarsi anche con la frustrazione e la solitudine... fa parte della crescita.
E mi chiedo anche: cosa succederebbe se per una settimana non ti occupassi tu di cercargli contatti o attività? Forse emergerebbero nuove risorse, o forse no, ma potresti almeno capire quanto del tuo ruolo è diventato automatico.
Hai mai pensato di parlare tu con uno psicologo per ridefinire questi confini? Non per sfogarti ma per trovare un modo diverso di restare accanto a lui senza perderti. Il vero cambiamento non potrebbe essere non tanto trovare degli amici per lui, ridefinire il tuo ruolo, in che tu non resti sola dentro la tua famiglia.
Un caro saluto,
Dott.ssa Elisabetta Carbone
Psicologa sistemico relazionale | Sessuologa clinica |
psicologa@elisabettacarbone.it | 351.777.9483
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 304 visite dal 10/10/2025.
Se sei uno specialista e vuoi rispondere ai consulti esegui il login oppure registrati al sito.
Se sei uno specialista e vuoi rispondere ai consulti esegui il login oppure registrati al sito.
Consulti su problemi relazionali
- Dovrei trasferirmi? La mia è solo paura del cambiamento oppure dovrei ascoltare me stessa?
- rapporti difficili con il padre: come gestire la convivenza?
- Suocera invadente: come gestire la situazione?
- Amica scomparsa e ritrovata: perché dopo 35 anni è cambiata?
- Titolo: Come superare una rottura dopo quasi 3 anni?
- Fine storia di 12 anni e 5 anni di convivenza e fortissima apatia e solitudine quando sono solo
Altri consulti in psicologia
- Ansia, isolamento e futuro: terapia è sufficiente?
- Disagio in terapia: le espressioni della terapeuta compromettono il lavoro?
- Sessualità stravolta: aumento desiderio e attrazione per uomini (genitali).
- Dipendenza dagli orgasmi: è possibile?
- Ansia dubbio voglia di vivere oppure morire
- Giovane donna sopraffatta: come affrontare stress, famiglia e dolore?