Stallo esistenziale a quasi 50 anni: come uscirne?
Sono giunto a una sorta di stallo nella mia vita.
Sono prossimo alla cinquantina, ma mi accorgo di non aver costruito nulla e di aver trascorso i miei anni alle spalle senza un progetto chiaro, limitandomi a trascinarmi avanti senza uno scopo.
Non ho una compagna, quindi sono destinato a invecchiare in solitudine, e non ho relazioni sociali; non ho ancora capito dove trascorrerò i miei anni rimanenti, avendo paura di prendere qualunque direzione: al momento abito a Ischia, in affitto, dove lavoro anche, ma non so se restare qui o trasferirmi a Napoli: non mi attira nessuna delle due possibilità, anzi mi spaventano allo stesso modo.
Su tale decisione, che rimando da anni, pesa anche il parere dei miei familiari, che premono perché io compri casa sull'isola.
Io ho molte riserve, ma non ho il coraggio di esporle, perche con loro ho difficoltà a comunicare veramente ciò che penso, quindi fingo di accettare di collaborare alla ricerca di una casa da acquistare, sapendo che alla fine mi tirerò indietro. E neanche mi convince l'idea di trasferirmi a Napoli, perche non riesco a capire cosa voglio e quale sia la mia strada.
Intanto mio padre invecchia, e senza di lui non so come farò a occuparmi di cosa fare quando mi sarò deciso all'acquisto, perché sono molto imbranato su queste cose.
Questo della casa da comprare è diventato un incubo: finché non ci pensavo, o procrastinavo il problema, vivevo con relativa tranquillità, e perfino con leggerezza, mentre ora che esso si è fatto più urgente, sono ricominciati i disturbi col sonno (mi sveglio più volte e trascorro le notti riflettendo su che disastro ho fatto della mia vita) e ho una costante e immotivata paura che mi porto dentro, mista a uno stato di tristezza simile a quello che si proverebbe per la perdita di qualcuno caro.
Mi sento profondamente irrisolto come persona, e più passa il tempo più mi sento debole e inerme, incapace di assumermi la responsabilità di stabilire cosa fare della mia vita, e schiavo di fantasmi nutriti da innumerevoli angosce e preoccupazioni che mi porto dentro.
La cosa che piu mi avvilisce è non riuscire ad essere il figlio che i miei genitori si aspettavano, in quanto la passività con cui accetto di non prendere decisioni (che è solo un modo per fuggire di fronte ai problemi da parte mia) li lascia delusi e amareggiati, e ciò alimenta in me forti sensi di colpa.
Sono prossimo alla cinquantina, ma mi accorgo di non aver costruito nulla e di aver trascorso i miei anni alle spalle senza un progetto chiaro, limitandomi a trascinarmi avanti senza uno scopo.
Non ho una compagna, quindi sono destinato a invecchiare in solitudine, e non ho relazioni sociali; non ho ancora capito dove trascorrerò i miei anni rimanenti, avendo paura di prendere qualunque direzione: al momento abito a Ischia, in affitto, dove lavoro anche, ma non so se restare qui o trasferirmi a Napoli: non mi attira nessuna delle due possibilità, anzi mi spaventano allo stesso modo.
Su tale decisione, che rimando da anni, pesa anche il parere dei miei familiari, che premono perché io compri casa sull'isola.
Io ho molte riserve, ma non ho il coraggio di esporle, perche con loro ho difficoltà a comunicare veramente ciò che penso, quindi fingo di accettare di collaborare alla ricerca di una casa da acquistare, sapendo che alla fine mi tirerò indietro. E neanche mi convince l'idea di trasferirmi a Napoli, perche non riesco a capire cosa voglio e quale sia la mia strada.
Intanto mio padre invecchia, e senza di lui non so come farò a occuparmi di cosa fare quando mi sarò deciso all'acquisto, perché sono molto imbranato su queste cose.
Questo della casa da comprare è diventato un incubo: finché non ci pensavo, o procrastinavo il problema, vivevo con relativa tranquillità, e perfino con leggerezza, mentre ora che esso si è fatto più urgente, sono ricominciati i disturbi col sonno (mi sveglio più volte e trascorro le notti riflettendo su che disastro ho fatto della mia vita) e ho una costante e immotivata paura che mi porto dentro, mista a uno stato di tristezza simile a quello che si proverebbe per la perdita di qualcuno caro.
Mi sento profondamente irrisolto come persona, e più passa il tempo più mi sento debole e inerme, incapace di assumermi la responsabilità di stabilire cosa fare della mia vita, e schiavo di fantasmi nutriti da innumerevoli angosce e preoccupazioni che mi porto dentro.
La cosa che piu mi avvilisce è non riuscire ad essere il figlio che i miei genitori si aspettavano, in quanto la passività con cui accetto di non prendere decisioni (che è solo un modo per fuggire di fronte ai problemi da parte mia) li lascia delusi e amareggiati, e ciò alimenta in me forti sensi di colpa.
Gentile Utente,
pur con le difficoltà che affronta e che ben descrive, mi pare che Lei sia molto consapevole della problematica, dei limiti, di tutto ciò che La frena e che nel tempo Le ha creato un peso.
Però, come saprà, essere consapevoli non è sempre risolutivo; può essere utile a capire, a spiegare, ma non sempre a cambiare.
E ritengo che potrebbe fare dei piani per cambiare anche adesso. Tra l'altro, mi ha colpito molto l'assenza di un piano per la Sua vita e la vede il tempo scorrere davanti. Spesso il procrastinare è legato alle paure, cui si aggiungono quelle di deludere i Suoi genitori. Ma deve iniziare, magari da cose semplici, fino ad azioni più complesse e impegnative, il cui rischio è maggiore.
C'è sempre un rischio nelle scelte, e non Le sto dicendo di correre senza ben valutare, ma è anche vero che alcuni errori o situazioni problematiche in cui ci infiliamo servono anche per creare quell'esperienza che altrimenti mancherebbe.
Comprare una casa è un passo importante, ed è corretto valutare bene. Ma ha anche dei significati personali.
Io Le suggerisco di affrontare i Suoi fantasmi, perchè concorderà che non Le sono di alcuna utilità, ma solo di peso. Ha mai pensato di parlarne con uno psicologo?
Cordiali saluti,
pur con le difficoltà che affronta e che ben descrive, mi pare che Lei sia molto consapevole della problematica, dei limiti, di tutto ciò che La frena e che nel tempo Le ha creato un peso.
Però, come saprà, essere consapevoli non è sempre risolutivo; può essere utile a capire, a spiegare, ma non sempre a cambiare.
E ritengo che potrebbe fare dei piani per cambiare anche adesso. Tra l'altro, mi ha colpito molto l'assenza di un piano per la Sua vita e la vede il tempo scorrere davanti. Spesso il procrastinare è legato alle paure, cui si aggiungono quelle di deludere i Suoi genitori. Ma deve iniziare, magari da cose semplici, fino ad azioni più complesse e impegnative, il cui rischio è maggiore.
C'è sempre un rischio nelle scelte, e non Le sto dicendo di correre senza ben valutare, ma è anche vero che alcuni errori o situazioni problematiche in cui ci infiliamo servono anche per creare quell'esperienza che altrimenti mancherebbe.
Comprare una casa è un passo importante, ed è corretto valutare bene. Ma ha anche dei significati personali.
Io Le suggerisco di affrontare i Suoi fantasmi, perchè concorderà che non Le sono di alcuna utilità, ma solo di peso. Ha mai pensato di parlarne con uno psicologo?
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
Utente
Tutto vero. E c'è un'altra stranezza da riportare: molte case io le scarto perché sono ai piani alti: mi preoccupo che mi ritorni la paura di gettarmi dai balconi, che circa dieci anni fa scatenò il mio doc. Sembra assurdo, rinunciare a valutare una casa che sarebbe perfetta per chiunque, solo per non trovarmi ad affrontare dei pensieri estranei alla mia volontà, che nonostante terapia farmacologica e psicologica ancora non sono riuscito a domare! Se lo racconto a casa mi prendono per matto... Inoltre nemmeno i piani terra mi stanno bene, perche a livello strada mi entra in casa il frastuono del traffico e mi disturba...
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 218 visite dal 09/11/2025.
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