Come gestire le dinamiche familiari disfunzionali e proteggere il proprio benessere?

Gentilissimi, scrivo perché sto affrontando un periodo molto difficile e mi sento estremamente vulnerabile.
Ho 50 anni e da 20 anni ho una relazione con un mio coetaneo, coronata un paio d’anni fa da una convivenza a 1000 km di distanza dalla sua famiglia di origine.
I primi anni della nostra relazione sono stati molto difficili a causa delle interferenze di sua madre e sua sorella (quest’ultima single, 50enne, disoccupata, residente in casa coi genitori).
Aggiungo che mia suocera e mia cognata hanno avuto sempre problemi con qualsiasi parente o amicizia e hanno sempre, sempre, dato la colpa a presunte invidie di terze persone.
La famiglia del mio compagno è una famiglia molto isolata socialmente.
Ho sofferto tantissimo in passato e, anche a causa di una mia precedente relazione con un ragazzo abusante, ho sempre incassato qualsiasi colpo di mia suocera: critiche, offese, intrusioni Io e il mio compagno ci siamo a lungo lasciati condizionare dalle di lei decisioni e critiche e questo mi ha provocato anche alcune somatizzazioni importanti.

Alcuni anni fa, al culmine di una discussione col mio compagno, incapace di arginare sua madre, ho lasciato lui e lei! La relazione è ricominciata dopo alcuni mesi, ma mi sono tenuta ben lontana dalla sua famiglia per qualche anno.
Difronte all’ammissione di colpa di sua madre, ho ripreso dopo quasi 5 anni a frequentarli ma, di tanto in tanto, riemerge la tendenza a criticare, accusare, umiliare Negli ultimi anni ho cercato di far finta di nulla, complice la distanza messa con loro un paio d’anni fa.
Quest’anno abbiamo deciso di passare il Natale con la mia famiglia (e non con suoceri e cognata che vedremmo il 26) dopo 20 anni.
Credo di avere il diritto di passare un Natale coi miei dopo 20 anni eppure, all’idea di comunicare la nostra decisione, all’idea di una reazione di tre persone (suocera, cognata e suocero) contro di noi, addirittura sto perdendo il sonno.
Non voglio rinunciare ad una cosa per me importante assecondando il volere di una famiglia che ritengo completamente disfunzionale, ma ho paura che il mio compagno soccomberà difronte al loro tentativo di colpevolizzarlo e sarò costretta a scendere nuovamente in campo per difendere lui e me.
La cosa mi fa sentire frustrata, perché pensavo di aver sviluppato risorse psicologiche che mi difendessero dalle loro follie e invece mi scopro nuovamente fragile.
Temo che, nella migliore delle ipotesi, al mio compagno verrà scaricato addosso un mare di senso di colpa.
Cos'è consigliabile fare in questo caso?
Lasciare che se ne occupi lui o intervenire direttamente rivendicando un mio/nostro sacrosanto diritto?
Un mese fa al mio compagno è stato rimproverato telefonicamente e in malo modo, da 1000 km di distanza, che "io" non faccio abbastanza per trovare un lavoro e degli amici a mia cognata e, con grandissimo sforzo, ho fatto finta che non mi sia giunta voce.
Ho solo paura che, a furia di pazientare, io possa esplodere ancora una volta.
Grazie!
Dr. Vincenzo Capretto Psicologo 9 1
Buongiorno,
è naturale sentirsi fragili e sotto pressione quando relazioni passate e dinamiche familiari tossiche riaffiorano, soprattutto in occasioni emotivamente cariche come il Natale. Ciò che descrivi mostra quanto tu abbia già sviluppato risorse e consapevolezza, ma anche quanto siano potenti gli schemi disfunzionali ereditati dalla famiglia del tuo compagno.
In questi casi, è importante proteggere sia te stessa sia il vostro legame: stabilire confini chiari e condivisi con il tuo compagno è fondamentale. Non si tratta di combattere la sua famiglia, ma di comunicare con fermezza e rispetto le vostre scelte, delegando insieme chi parla e come, per evitare che uno dei due si senta sopraffatto o colpevolizzato. Intervenire direttamente può essere utile solo se fatto in maniera calma e ponderata, evitando scontri emotivi che potrebbero generare stress inutile.
Prendersi cura di sé, mantenere la distanza emotiva necessaria e concordare strategie comuni con il partner sono strumenti preziosi per difendere il vostro diritto a vivere momenti significativi senza sentirsi schiacciati.
Cordiali saluti.

Dr. Vincenzo Capretto, psicologo.
Ricevo a Roma e on line.

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Gentile dottore, la ringrazio per la risposta. Dopo numerose crisi, personali e di coppia, siamo finalmente riusciti a costruire un equilibrio. Lui si è offerto di "comunicare la decisione" evitando di rannicchiarsi al mio fianco come ha fatto spesso in passato e lo apprezzo molto. Temo che comunque almeno tra loro ci sarà uno scontro ma poi, a malincuore, dovranno accettare la nostra decisione. Non chiederemo il permesso (com'eravamo abituati a fare in passato) ma comunicheremo una decisione presa. Mi chiedo solo se, difronte a eventuali critiche o accuse al mio compagno, io debba lasciar correre (classificandolo come problema madre-figlio) o intervenire per "marcare il territorio" e proteggerlo. Purtroppo in passato abbiamo incassato (e mi assumo la responsabilità della mia fragilità) talmente tante cattiverie, che faccio fatica a trattenere la rabbia e non riesco a tollerare più nulla. Non riesco a capire come queste persone continuino a dare la "colpa" della loro solitudine a tutti, tranne che a se stessi e accusino me di non volerli "salvare". Grazie ancora per il messaggio rincuorante. Le auguro buon lavoro.
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Dr. Vincenzo Capretto Psicologo 9 1
Buongiorno,
capisco benissimo la sua fatica: quando si arriva da anni di critiche, colpevolizzazioni e intrusioni, è normale che oggi ogni attacco scateni rabbia e bisogno di difesa. Non è fragilità: è il risultato di quanto ha sopportato.
La cosa importante, però, è che oggi non siete più nella dinamica del passato: avete costruito un equilibrio diverso, e il fatto che il suo compagno voglia esporsi in prima persona è un segnale di crescita importante.
Di fronte a eventuali critiche, il primo passo è proprio lasciargli lo spazio per gestire la situazione come adulto, senza sentire di dover intervenire subito per proteggerlo. Questo non significa subire né lasciar correre tutto : significa osservare se lui riesce davvero a mettere i confini che prima non riusciva a porre.
Intervenire ha senso solo se la discussione degenera o se viene coinvolta direttamente lei in modo ingiusto. In quel caso può parlare, ma con calma, senza marcare il territorio : semplicemente ricordando che certe dinamiche non le appartengono più.
Il vostro diritto di vivere un Natale sereno non dipende dalla loro approvazione, e questo è un passo che state già facendo insieme.
Le auguro davvero che questa scelta possa confermare a entrambi che l’equilibrio che avete costruito è più forte dei vecchi schemi familiari.
Un caro saluto.

Dr. Vincenzo Capretto, psicologo.
Ricevo a Roma e on line.

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La ringrazio ancora per i consigli e per il tempo che mi ha voluto dedicare. Se non dovessi riuscire a gestire la mia emotività come spero, la contatterò volentieri per delle sedute private. Approfitto per augurarle delle piacevoli Festività.
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