Conclusione psicoterapia

Ho concluso da poco una psicoterapia cognitivo-comportamentale durata circa 8 mesi. Il dottore, dopo avermi aiutato ad affrontare le situazioni che mi creavano ansia, ha voluto lavorare anche sul mio passato e alla fine sono emersi alcuni episodi di emarginazione, risalenti all'adolescenza, e alcune mie paure sui miei genitori. Una volta emerse queste cose, quale benificio posso trarre rispetto alla mia vita attuale? cioè, recuperare dei vissuti dolorosi come può servire a stare meglio? è questo il punto che non ho capito. cioè se prima ignoravo questi episodi, ora che ne sono cosciente cosa cambia? grazie
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Dopo aver recuperato questi episodi del passato cosa ne avete fatto?
Voglio dire: se la psicoterapia è finita lei dovrebbe avere già le risposte alle domande che ci pone, nel senso che al recupero dei ricordi avrebbe dovuto seguire un lavoro di qualche tipo.
Non è stato così?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile utente,
come mai non ha fatto queste domande al suo terapeuta? (se così è stato).

Ci ha scritto anche pochi giorni fa in merito a questa terapia, ha avuto poi modo di chiarire con il suo curante?

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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dopo
Attivo dal 2009 al 2012
Ex utente
allora facciamo ordine. io sono andato dallo psicologo perchè c'erano alcune situazioni che non riuscivo ad affrontare serenamente o che affrontavo con molta ansia (soprattutto prima di affrontarle). Su questo punto ho ottenuto ottimi risultati, nel senso che adesso riesco a gestire questa mia ansia. nel corso della terapia però sono emersi anche questi vissuti che in un certo modo potrebbero condizionare la mia vita e le mie scelte (nei rapporti con gli altri, per il lavoro e gli affetti). per quanto riguarda i piccoli episodi di emarginazione che ho subito (tipo rifiuto di compagni di scuola far parte di una squadra di calcio) il dottore mi ha detto di lanciarmi adesso in nuove attività, conoscere gente e frequentare posti che mi piacciono, perchè solo così avrei preso maggiore confidenza con gli altri. per quanto riguarda le paure sui miei genitori, il dottore ha cercato di ridimensionarle, facendomi capire che in fondo non sono così reali come io immagino. tutto qui... nn riesco però a capire quale metodo ha seguito il dottore, cioè mentre per l'ansia mi è più chiaro come ha agito, sui vissuti nn riesco a capire che tipo di lavoro è stato fatto e in generale come ci si lavora su.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Quindi dopo aver collegato alcune difficoltà attuali ad eventi passati non è stato svolto un lavoro al riguardo, e lei ha la sensazione di averli recuperati per niente.
Ne ha parlato chiaramente al suo psicologo?
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dopo
Attivo dal 2009 al 2012
Ex utente
No, perchè mi sono affidato allo psicologo. Io ho recuperato questi eventi, ma non so cosa solitamente viene fatto. Pensavo che il solo ricordarli e magari ridimensionarli fosse sufficiente. per questo sto chiedendo un consulto. lei cosa fa di solito con i suoi pazienti a questo punto della terapia?
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
"Affidarsi" non significa non fare domande e non esprimere perplessità: se lei ha questi dubbi dovrebbe parlargliene perchè da fuori non è possibile (nè sarebbe etico) giudicare il lavoro di un collega che può avere avuto dei motivi che noi non conosciamo per regolarsi in un modo piuttosto che in un altro.

Che difficoltà sente all'idea di parlarne con il diretto interessato?
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dopo
Attivo dal 2009 al 2012
Ex utente
allora io ho già accennato la cosa al dottore, nel senso che ho detto "che si fa ora che so queste cose?". La risposta è stata che ora sapevo da cosa dipendevano i miei timori, le mie remore e che ora dovevo lavorare su questi (cioè sulle mie difficoltà presenti).

Non mi fraintenda, nn le ho chiesto di giudicare il lavoro del mio psicoterapeuta, ma cosa fa in generale uno psicoterapeuta dopo che ha aiutato a ricordare vissuti dolorosi. A me interessa che io stia bene, non sindacare sull'operato di professionisti.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
La risposta non è univoca, nel senso che dipende da quale orientamento teorico ha uno psicoterapeuta.
Alcune terapie scavano maggiormente nel passato, altre rimangono incentrate sul presente.

Se desiderasse approfondire gli aspetti legati al suo passato che le sembrano rimasti in sospeso dovrebbe probabilmente rivolgersi ad un terapeuta di differente orientamento: se gli obiettivi che avevate concordato con chi l'ha seguita sono stati raggiunti e secondo lui il lavoro è concluso non credo ritenga sia il caso di prolungare ulteriormente la terapia.
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dopo
Attivo dal 2009 al 2012
Ex utente
allora lei conferma che su questi vissuti del passato e su queste paure "inconsce" si può ancora lavorare per stare meglio? però non vorrei iniziare ora una terapia infinita, perchè già un buon lavoro è stato fatto e, nel giro di pochi mesi, vorrei concludere definitivamente. ma di solito lei come opera sui ricordi del passato e sui timori nascosti che condizionano il presente dei suoi pazienti? questa risposta mi interessa molto e spero che sia così gentile da farmi meglio capire cosa si fa in questi casi, anche per meglio orientarmi in futuro. grazie
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Io non sono psicoterapeuta e mi occupo di interventi differenti (come consulenza e sostegno psicologico).
So però che le psicoterapie che utilizzano i ricordi e il vissuto legato ad essi per attuare una rielaborazione sono molto utili anche quando non ci sono dei sintomi particolari sui quali intervenire.
Secondo me potrebbe contattare uno psicologo psicoterapeuta di altro indirizzo e sottoporgli la questione per sentire cosa le può proporre di fare assieme.
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dopo
Attivo dal 2009 al 2012
Ex utente
Il problema è trovare un bravo specialista e soprattutto non spendere troppi soldi (dopo quelli già spesi).
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente, in qualità di terapeuta cognitivo-comportamentale, lavorare non tanto sui ricordi passati quanto sugli schemi prevalenti del paziente, sia di tipo cognitivo sia di tipo comportamentale, aiuta il paziente a capire il proprio modo di essere e di relazionarsi e, solo in seconda battuta, a cambiare.
il paziente diventa quindi consapevole di quelli che sono gli schemi automatici, messi in atto inconsapevolmente ma che lo fanno soffrire o, più in generale, gli provocano disagio.

Ad es. quando Lei racconta di essere stato rifiutato e scartato nella squadra sportiva da ragazzino, col Suo terapeuta avete visto queste dinamiche e se oggi sono ancora presenti e in che modo e in che misura?

Avete visto insieme delle tecniche e delle strategie per meglio comprendere i Suoi stati emorivi, cognitivi e comportamentali?

Adesso sente che c'è ancora un disagio o Lei ritiene che la terapia sia terminata?

Eventualmente se non ritenesse conclusa la terapia, può cercare su questo sito o sul sito dell'ordine degli psicologi pugliesi un Collega e, contattandolo, capire se fa questo tipo di terapia.

Un cordiale saluto,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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dopo
Attivo dal 2009 al 2012
Ex utente
Grazie dr.ssa Pileci per la bella risposta. Io mi sono rivolto a psicologo cognitivo-comportamentale perchè so che questo tipo di psicologia è l'ideale per problemi di ansia e perchè ero stato anche consigliato dal mio medico di base, che riteneva - giustamente a quanto vedo - che avessi le risorse per affrontare le mie difficoltà senza fare ricorso a antidepressivi.

Il mio problema era legato alla paura di sentirmi male in alcuni luoghi piccoli con poca gente, problema che poi aveva anche ricadute sul piano fisico, facendomi somatizzare le mie ansie.

Con l'aiuto del lavoro dello psicologo, di alcune tecniche che mi ha insegnato e qualche farmaco che curava le somatizzazioni, sono riuscito ad affrontare queste situazioni e quindi posso dire che la terapia ha avuto successo e quindi si è conclusa.

Adesso ogni tanto mi ritorna il timore di sentirmi male, ma cmq affronto le situazioni. Lo psicologo ha detto che è normale che queste paure si riaffaccino ogni tanto, ma che non avranno l'impatto che avevano prima, nel senso che cmq ora le saprò gestire. Mi ha detto quindi di convivere con questa situazione altalenante - mai paragonabile al malessere di prima - e quindi di cercare di stare sempre più con gli altri e di affrontare queste situazioni.

Certo sono affiorati anche quei ricordi di cui parlavo e il timore di non realizzare i desideri dei miei genitori, ma mi è difficile ora mettere insieme tutte queste cose e capire che ruolo hanno nella mia vita.

Le chiedo quindi:

1) è normale che si ripresenti questa ansia anticipatoria e queste paure di stare male, anche se cmq non mi bloccano più e le riesco a gestire? a volte ho il timore che possano peggiorare e bloccarmi di nuovo, ma quando affronto queste situazioni vedo che va tutto bene e che posso andare avanti.

2) quei vissuti e il timore dei miei genitori vanno ancora elaborati? il medico gli ha considerati, ma ha detto che il solo fatto che erano emersi era sufficiente per me e che ora dovevo lavorare sui miei desideri, sulle mie aspettative e sulla mia voglia di stare con gli altri. posso metterli da parte allora?
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

Le ha spiegato molto bene il Suo terapeuta che queste situazioni non potranno sparire da un giorno all'altro per sempre. Ed è giusto anticiparlo al paziente: Lei adesso ha 30 anni ed ha passato la maggior parte della Sua vita in un determinato modo, pensando e comportandosi secondo determinati schemi mentali Suoi, alcuni dei quali disfunzionali ma rassicuranti (ad es. evitare situazioni che provocano ansia). Poi c'è stato lo scompenso che l'ha portata in terapia.
Però non possiamo mai pensare che, terminata una psicoterapia, il paziente sarà una persona nuova e invulnerabile. "Solamente" sarà capace di sentire l'ansia e di distinguerla dal malessere generale (lavoro di riconoscimento delle emozioni), di dirsi che sta provando ansia, di attribuirla ad un evento o situazione (interna o esterna) e di modularla, ovvero gestirla. Non sempre però ci riesce. Perchè? Perchè siamo esseri umani! Tutti proviamo l'ansia, a volte riusciamo a gestirla meglio che in altri momenti (pensiamo agli sportivi che fanno proprio un training mentale a tal proposito, con risultati diversi: a volte una competizione viene persa perchè ci sia lascia dominare dall'ansia o dalla paura...).
Il suggerimento del Suo terapeuta è ottimo: più passa tempo con gli altri (situazione "temuta") e più Lei ha modo di sperimentare e quindi apprendere un nuovo modo di stare in relazione e di sperimentarsi non più ansiogeno o spaventante ma tutto sommato gestibile. Magari col tempo scopre pure che si diverte un sacco nelle situazioni che prima temeva!

Quanto ai pensieri e paure affiorate posso solo fare delle ipotesi (io non ero lì con voi in terapia ^___^)
Se questi timori hanno a che vedere con il Suo timore di deludere gli altri, di essere come gli altri vorrebbero che Lei fosse, ecc...e a Lei questo Suo modo di funzionare in relazione agli altri e ai Suoi genitori è chiaro, probabilmente il terapeuta ha cercato di spostare la Sua attenzione su di Lei. Badare agli altri e a ciò che gli altri desiderano Lei lo sa già fare e bene, prendersi cura di sè e dei Suoi desideri magari no. E' così?
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dopo
Attivo dal 2009 al 2012
Ex utente
Grazie mille, dr.ssa Pileci, grazie davvero! Ha proprio colto nel segno e soprattutto con le sue parole ha contribuito a rendere più solido il lavoro fatto dal mio terapeuta.

Io penso che la terapia che ho fatto ha avuto successo perchè mi ha restituito alla mia vita, nel senso che mi ha rimesso al centro del mia vita, con tutti i problemi e le ansie che essa comporta. qualche volte ritorna la paura di affrontare alcune situazioni che mi spaventavano, ma, a differenza di prima, non segue più il desiderio di scappare o comunque eludere la difficoltà. Ora so che ho degli strumenti che posso usare a mio vantaggio e che solo facendo esperienza potrò ricevere rassicurazioni. Già lo noto per alcune cose, all'inizio mi rendono teso, poi via via diventa una specie di abitudine farle. E vorrei che fosse così per tutto, perchè il motivo che mi ha spinto a fare psicoterapia è stato quello di non lasciare condizionare le mie scelte future dalle mie ansie: perchè, se volevo fare qualcosa, dovevo tenere presente anche la mia ansia? tutto questo mi sembrava ingiusto.

Anche per quanto riguarda le mie relazioni con gli altri ha ragione: è arrivato il momento di pensare ai miei desideri e di prendermi cura di quello che mi sta a cuore. Sono certo che non perderò il sostegno delle persone più care, perchè, se tengono effettivamente a me, non potranno non appoggiare le scelte che mi rendono felice.

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Ha ragione: le persone che Le vogliono bene saranno felici per Lei.
A volte capita di sentire familiari dei pazienti che si lamentano dei cambiamenti di chi è stato in terapia. Però cerchiamo di capirli: per tanto tempo erano abituati ad avere un determinato ruolo e ora devono fare i conti con la perdita di questo ruolo.
Le faccio un esempio: il paziente che non esce più se non accompagnato perchè soffre di attacchi di panico. La persona che costantemente lo accompagna (es coniuge) è diventato l'infermiere personale. Che fa dopo una psicoterapia? Perde il ruolo di infermiere.
Perciò si abitui a sentire qualcuno attorno a Lei magari un po' turbato all'inizio, ma non si lasci scoraggiare.

Un cordiale saluto,
[#17]
dopo
Attivo dal 2009 al 2012
Ex utente
Ricambio il suo saluto. grazie ancora per il suo supporto, quello che ha scritto mi è stato davvero d'aiuto. le dico solo che ho stampato la pagina con la risposta delle ore 19.14 e l'ho accuratamente conservata. sono certo che rileggerla spesso mi continuerà a giovare. buon fine settimana!
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