Quale migliore psicoterapia per DAP? Come posso smettere con la psicoterapista froidiana attuale??

Buongiorno, sono di Torino, ho 27 anni e da 4 anni sono in analisi con una psicoterapista froidiana.
Ho cominciato per via di fortissimi attacchi di panico, che mi hanno completamente annullata e relegata in casa.
Dopo tanto lavoro sono riuscita a stare meglio, a riavere una vita sociale, a uscire di casa, fare viaggi, avere un fidanzato eccetera. Inutile dire che gli attacchi di panico sono diminuiti drasticamente, ma ogni tanto mi ricapita di averne e di stare molto male, sono convinta che gli attacchi sono e saranno sempre dietro l’angolo. Ho analizzato qualsiasi tipo di questione con la mia psico: il rapporto con la madre, il padre, la scuola, il sesso, gli amici e chi più ne ha, più ne metta! Per non parlare dell’analisi dei sogni! Adesso dopo 4 anni vorrei riuscire a smettere questo rapporto di "dipendenza" dalla mia psico e magari cominciare un percorso nuovo, ad esempio di tipo cognitivo comportamentale.
Sia per un fattore economico che psicologico. Mi fido molto di lei, però ci sono stati dei momenti in cui ho dubitato. Ad esempio quando sono passata da 2 sedute la settimana ad 1 seduta mi ha alzato il prezzo (da 70 euro a 80) dicendomi che se avessi continuato a farne 2 mi avrebbe lasciato il prezzo precedente per “farmi un favore”, altrimenti doveva alzarmelo al livello degli altri pazienti. Oppure ogni qualvolta metto in dubbio qualcosa, quando inizio a parlare di “volermi fermare” con l’analisi, lei fa di tutto per convincermi che non sono completamente guarita, e che anche se sto meglio, il lavoro da fare è ancora molto lungo.
Io adesso mi sento bene, lavoro, ho comprato casa, sono fidanzata, ho una vita pressochè normale. Vorrei “smetterla” e piuttosto ricominciare con una psicoterapeuta che mi indichi un obiettivo, al raggiungimento del quale si smetta con le sedute. Sono convinta che nella vita ci saranno sempre mille difficoltà, che mi provocheranno ansia e panico, ma non posso stare in analisi per sempre. Devo imparare ad andare avanti e affrontare la vita da sola. O con una terapeuta che non mi vada a chiedere informazioni sul parto e sulla gravidanza di mia madre. Sicuramente avranno influito su ciò che sono oggi. Ma vorrei essere più pragmatica e focalizzarmi di più sul problema reale, cioè perché mi vengono gli attacchi e come posso sconfiggerli una volta per tutte. Gradirei dei consigli in merito alla questione.Penso di non avere la forza e il coraggio di fare questo grande passo senza prima ottenere un consiglio di persone esperte che possono capire sia me che le reazioni della mia terapeuta. Grazie per l’attenzione.
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Dr.ssa Rosa Riccio Psicologo, Psicoterapeuta 247 5 14
Gentilissima,
ci racconta di fidarsi della sua terapeuta e di aver raggiunto obiettivi importanti grazie alla terapia.
Come mai non prova ad approfondire proprio con la sua terapeuta questo bisogno di "indipendenza" dalla terapia che sente ora e il desiderio che ha di intraprenderne una differente?
Se la questione è già stata affrontata mi sembra evidente che in lei ci siano ancora perplessità e dubbi, quindi forse è il caso di parlerne ancora, non crede?

un caro saluto

Dr.ssa Rosa Riccio
Psicologa-Psicoterapeuta
www.cantupsicologia.com

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dopo
Utente
Utente
Innanzitutto La ringrazio moltissimo per la sua celere risposta
Io sono assolutamente grata alla mia psicoterapeuta, grazie a lei ho superato un periodo bruttissimo della mia vita; mi ha dato delle chiavi di lettura diverse da quelle che avevo precedentemente.
Con lei ho parlato più volte della mia voglia di "indipendenza". Tante volte le ho chiesto "per quanto tempo ancora è necessario andare avanti con l'analisi?" oppure "non crede che abbiamo già ottenuto traguardi importanti, e adesso è meglio porsi l'obiettivo di volgere al termine l'analisi?" oppure "sono convinta che ansia e stress faranno per tutta la vita parte di me, ora ho i mezzi per poterli tenere sotto controllo, è inutile continuare ad analizzare l'impossibile".
Lei non è affatto daccordo con ciò che dico. Da un lato mi riconosce di avere ottenuto risultati importanti, dall'altro mi ricorda perennemente che gli attacchi di panico sono dietro l'angolo, e che, se mi vengono ancora oggi, allora l'analisi deve continuare. Ma io sono già super contenta così, ovvio che vorrei farli sparire con una bacchetta magica, ma non è possibile purtroppo. D'altro canto, non ho neanche voglia di continuare altri 4 anni o più. La spesa mensile (adesso che ho il mutuo, e vivo da sola) inizia a farsi sentire pesantemente. E anche in questo spesso battibecchiamo, perchè lei incomincia a farmi i conti in tasca, dicendomi che ho un buon lavoro, una buona posizione economica,e cerca di convincermi che non ho scuse di tipo economico per smettere con l'analisi. E questo mi da davvero sui nervi, perchè ovviamente lei sa tutto di me, stipendio e spese comprese e " me lo ritorce contro".
Comunque l'idea di continuare con l'analisi ce l'ho, magari con altre cadenze (bisettimanali/mensili), con altri costi più contenuti e soprattutto con una metodologia che sia diversa da quella froidiana. Per quanto abbia apprezzato tante filosofie di pensiero di quest'ultima mi piacerebbe potere avere una visione più ampia della psicologia.
Dottoressa, concludo lanciandoLe un'ulteriore domanda: Lei crede che sia il paziente a diventare "dipendente" del psicoterapeuta? E' possibile che si instauri la reazione contraria, ovvero che col tempo, con gli anni, anche il psicoterapeuta possa essere "dipendente" dal suo paziente, senza riuscire a lasciarlo andare via, per la sua strada? Un caro saluto e ancora grazie per la cortese risposta.
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Dr.ssa Rosa Riccio Psicologo, Psicoterapeuta 247 5 14
Carissima,
mi sembra più che comprensibile che lei possa desiderare di "stringere i tempi" della terapia ma non mi è chiaro come mai ritiene che la terapia che sta facendo possa durare ancora altri 4 anni. Questo aspetto è stato chiarito con la sua terapeuta?
Intraprendere una nuova terapia, sebbene di orientamento differente, non le garantisce che la frequenza delle sedute sarà quella che desidera e che la durata del trattamento sarà complessivamente inferiore a quella della terapia che sta facendo ora. Anche in quel caso frequenza e durata dell'intervento verrebbero più o meno definite/concordate con il terapeuta che la prenderebbe in carico.

Se la sua terapeuta ritiene che la terapia debba continuare, secondo lei, i motivi per i quali lo ritiene sono condivisibili o c'è da attribuirli solamente ad una presunta difficoltà della sua terapeuta a "lasciarla andare"?

Lei ha tutto il diritto di interrompere la terapia se sente che è la scelta più giusta anche se la sua terapeuta non è d'accordo.
Ciò che le suggerisco, però, proprio in virtù della fiducia che ripone nella sua terapeuta, è di affrontare nuovamente la questione con lei, compresi i suoi timori che sia la sua terapeuta non voler "lasciarla andare".

un caro saluto
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentie Utente,
concordo con la collega sull'importanza di chiarire ulterirmente le sue perplessità con la terapeuta con cui sta già lavorando, se le motivazioni reali sono quelle economiche , lei ha tutto il diritto di partecipargliele e di programmare una possibile chiusura.
Saluti

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 122
(.) ma ogni tanto mi ricapita di averne e di stare molto male, sono convinta che gli attacchi sono e saranno sempre dietro l’angolo. Ho analizzato qualsiasi tipo di questione con la mia psico: il rapporto con la madre, il padre, la scuola, il sesso, gli amici e chi più ne ha, più ne metta! Per non parlare dell’analisi dei sogni!(..)

gentile utente, senza togliere l'importanza del lavoro che è stato fatto vorrei però evidenziarle che, spesso, per il panico, si creano determinati circoli viziosi in cui sogni, relazioni passate ed emotive hanno un ruolo solo marginale. Fin quando la prospettiva del panico dietro l'angolo sarà presente forse il problema sta nella sua gestione immediata e non nel significato che ad esso si possa attribuire.
legga qui come funzione il panico indipendentemente dal resto

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/816-la-trappola-del-panico.html
per questo vi sono tecniche specifiche in grado di interrompere questo circolo.

qui per saperne di più sui vari orientamenti terapeutici

https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
>>> Lei crede che sia il paziente a diventare "dipendente" del psicoterapeuta? E' possibile che si instauri la reazione contraria, ovvero che col tempo, con gli anni, anche il psicoterapeuta possa essere "dipendente" dal suo paziente, senza riuscire a lasciarlo andare via, per la sua strada?
>>>

Il paziente può diventare dipendente dal terapeuta, specie se predisposto di suo in tal senso e se la relazione con il terapeuta è tale da favorire l'instaurarsi del processo. Ma l'obiettivo di ogni terapia è (o dovrebbe essere) arrivare a fare a meno del terapeuta, non di perpetuare una dipendenza. Questo il terapeuta lo deve tener presente.

L'eventualità contraria, ovvero che sia il terapeuta a diventare dipendente dal paziente, non deve preoccuparla. In fondo il terapeuta sta facendo un lavoro e si presume che sia capace di tenere sotto controllo variabili come questa. In ogni caso sarà eventualmente un problema del terapeuta, non del paziente.

Riguardo alla terapia del panico, se ancora ne soffre, in accordo con il collega le segnalo che esistono approcci terapeutici diversi, come quello strategico e quello comportamentale, in grado in molti casi di risolvere velocemente i problemi d'ansia. Tuttavia, se le è così difficile staccarsi dalla terapeuta attuale ciò indica che probabilmente il suo non è solo un disturbo d'ansia. Con tutte le limitazioni di un parere a distanza, è chiaro.

Cordiali saluti
[#7]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Gentile Amica,

in linea di massima l'interruzione di un rapporto terapeutico dev'essere concordata e discussa, e quindi anch'io le consiglio di parlarne di nuovo con la sua psicoterapeuta.
Vorrei però chiederle cosa pensa che succederebbe se decidesse unilateralmente di interrompere, visto che in concreto nessuno glilo impedisce e lei sembra avere le idee chiare al riguardo.
Se alla prossima seduta lei dicesse "ho deciso di non vederci più!" cosa potrebbe accadere?
[#8]
dopo
Utente
Utente
Grazie a tutti per le risposte molto interessanti.
Per quanto riguarda il fatto di smettere con la mia psicoterapista, è tanto tempo che sto maturando quest’idea.
Nei primi mesi di analisi, quando avevo appena cominciato, non vedendo risultati immediati, volevo “gettare la spugna”, convinta che fosse inutile continuare. Invece la mia psico mi ha convinta a proseguire, e poi stavo talmente male che non avevo molta scelta! Poi col tempo tanti aspetti fondamentali della mia vita sono andati migliorando, grazie all’analisi e al mio impegno quotidiano per sconfiggere il panico. Sono contenta di avere persistito in questo senso.
Però dall’anno scorso iniziavo a ipotizzare l’idea di smettere, e ne ho parlato con la psico. Lei era assolutamente contraria, mi ha detto che il nostro lavoro non era ancora finito, che c’erano ancora troppi problemi da andare a scovare e risolvere . Lei, come penso tutti i froidiani, è convinta che l’avvento degli attacchi di panico sia dovuto non a un singolo problema, bensì a una serie di 100 problemi che, perpetuati nel tempo e non risolti, sono scoppiati in questi attacchi. E’ necessario quindi, secondo la sua scuola di pensiero, andare ad analizzare e risolvere tutti e 100 i problemi per risolvere il problema principale, cioè quello degli attacchi di panico.
Quindi se io dovessi dirle: “ ho deciso di non vederci più”, sono convinta che adotterebbe tutta una serie di strategie psicologiche per farmi cambiare idea (del resto lei ha i mezzi per farlo) tipo: “vuole rovinare così tutto quello che abbiamo costruito?” oppure “proprio adesso che avevamo iniziato a trovare le chiavi di lettura per capire quel problema” oppure “è sicura di quello che sta facendo? Non ha paura di ricadere nel circolo degli attacchi di panico finchè non li eliminiamo definitivamente?”.
Ho provato anche a dire: “vorrei provare un altro tipo di approccio alla psicoterapia, magari non froidiana, ma cognitivo comportamentale”, la sua risposta è stata “se non si eliminano i problemi alla radice, è solo un modo per tamponare” oppure “ e lei sarebbe disposta a ricominciare tutto daccapo? Da zero? “.Tutte queste domande mi hanno mandato in confusione e alla fine mi hanno fatto desistere dall’abbandonare l’analisi con lei.
Il fatto è: più andiamo avanti e più saltano fuori problemi. Però il mio pensiero è: i problemi ci sono stati e ci saranno sempre nella vita, più o meno gravi. Ora analizzo i problemi passati e attuali del rapporto con la madre, domani avrò problemi col rapporto col marito o col figlio. Prima avevo problemi con amici e compagni di scuola, oggi e domani ci saranno problemi coi colleghi di lavoro o coi clienti. Non potrò permettermi di analizzarli in eterno!
Quando la mia psico è stata contraria all’interruzione le ho chiesto: “quanto pensa che debba ancora durare l’analisi?”, “siamo quasi vicini al nostro obiettivo?”. La sua risposta è stata: “Mia cara, con una sola seduta a settimana siamo molto lontani dall’obiettivo (per 2 anni né ho fatte 2 a settimana poi ho ridotto) , dovremmo farne almeno 2 se non 3 per andare bene e restringere i tempi”, “e poi c’è gente che sta in analisi per 10 anni prima di stare bene, oppure ad alcuni bastano poche sedute prima di risolvere il problema”.
Come posso prendere questa decisione in autonomia e in serenità? Lei non mi è parsa molto disponibile a darmi risposte rassicuranti ed esaurienti.
Grazie ancora per l’ascolto, e scusate se sono stata così prolissa.

[#9]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 505 41
"...dovremmo farne almeno 2 se non 3 per andare bene e restringere i tempi”

Gentile signora,

la ricerca ha dimostrato che questa affermazione è priva di fondamento scientifico.
Come Lei stessa ha affermato la fatica in questo percorso è stata tutta Sua ed è giusto che i risultati appartengano a Lei. E' necessario, se non indispensabile, che ci sia del tempo tra una seduta e l'altra per lasciare sedimentare ciò che si affronta in terapia. Inoltre nell'efficacia di un trattamento psicoterapico incidono altri fattori aspecifici, come dire: Lei non ha mica bisogno di vivere nella stanza dell'analista per stare bene.

Ad ogni modo, per capire meglio: Lei si è rivolta a questa collega per i disturbi d'ansia.
E' vero che la psicoanalisi parte da altri presupposti, ma un trattamento efficace, come Le hanno già suggerito i Colleghi, avrebbe previsto un percorso più breve e mirato su questi problemi.

Non esiste, d'altra parte, almeno secondo le mie conoscenze, una correlazione o un nesso o una logica o una teoria scientifica che possa spiegare perchè indagare il parto e la gravidanza della mamma con i disturbi d'ansia.

Ma il punto più importante è: davanti alle risposte della Sua psicologa, cosa Le impedisce di salutarLa? cosa Le impedisce di fare un'altro tipo di terapia o, se sta bene, nessuna terapia?
Al di là di ciò che dice la psicologa, Lei sente di poter andare avanti da sola e di aver risolto i Suoi disturbi?
[#10]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Lei ci ha scritto:

"se io dovessi dirle: “ ho deciso di non vederci più”, sono convinta che adotterebbe tutta una serie di strategie psicologiche per farmi cambiare idea"

tuttavia mi appare molto decisa sul da farsi e anche sul "dopo".

Per quale motivo quindi per chiudere aspetta l'autorizzazione di una persona che secondo lei adotta un metodo "sbagliato" e si sta comportando scorrettamente su più fronti, visto che di fatto ha già deciso quale altro intervento (cognitivo comportamentale) andrà a fare?

E come mai, visto che non è un mistero per nessuno la modalità di procedere degli psicoanalisti e il tipo di impianto teorico che sostiene il loro lavoro, ha scelto proprio quel tipo di psicoterapia?
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