Bulimia

Salve,
sono una ragazza di 21 anni e soffro di bulimia dall'età di 15.
Premetto che non sono mai stata da uno specialista, soprattutto per colpa della vergogna che provavo e il conseguente timore di cheidere aiuto a mia madre. Ma ora che ho la possibilità di agire con maggiore autonomia, ho deciso di usufruire di un servizio di aiuto psicologico offerto dalla mia università. Il problema è che pur avendo inviato la richiesta più di 2 mesi fa, non ho ancora ottenuto una risposta per prenotare una visita.
Ma nel frattempo provo un profondo senso di frustazione causato da un conflitto interno tra la voglia di cominciare finalmente un percorso guaritivo, e la mancanza di strumenti atti a reaizzare questo desiderio.
Mi chiedevo dunque se qualcuno di Voi dottori potesse darmi dei consigli, ad esempio su come affrontare gli attacchi di fame. C'è qualche strategia per frenarli? Cos'altro posso fare?
Mi rendo conto che per poter attuare qualcosa che sia risolutivo, è essenziale consultare di persona uno specialista, ma nel frattempo non so cosa fare, e mi sento in balia della situazione.
RingraziandoVi anticipatamente per l'attenzione a questa mia,

Cordiali saluti e buon lavoro.
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Cara Ragazza,
la bulimia, va ben oltre l'attacco di fame momentaneo, fulmineo ed irrefrenabile, ma correla con dinamiche psicologiche e familiari molto complesse.
Solitamente il cibo assume altri significati simbolici, conforta, nutre psichicamente, rassicura, diventa un ansiolitico, un anti-depressivo, un fidanzato mancante, una madre amorevole, un utero caldo nel quale rintanarsi....
Credo che dovrebbe aspettare o chiedere altrove, veda se negli ospedali della sua città, vi sono dei reparti appositamente dedicati ai disturbi del comportamento oro-alimentare
Coraggio, può farcela

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#2]
dopo
Utente
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La ringrazio molto per la sua risposta,

cerco in tutti i modi di evitare le situazioni a rischio (come mangiare da sola ad esempio -quando sono in compagnia infatti raramente succede-, di andare al supermercato affamata- per evitare di comprare cibi ipercalorici che sarebberero solo una "tentazione"-, o di stare troppo tempo a digiuno), ma come lei mi ha fatto notare, quell'istinto incontrollabile di mangiare mi prende soprattutto quando mi ritrovo di fronte a situazioni difficili da affrontare (stress, ansia pre-esami) o quando mi sento molto triste e sola (sensazione d'avere un "vuoto" dentro).
Inoltre il rapporto con i miei genitori (anche se gli voglio un gran bene) non è dei migliori.
Da poco però, ho notato che spesso gli episodi di "fame incontrollata" si verificano quasi inevitabilmente (almeno una volta) nel periodo premestruale, tanto da ritenerlo ormai una sorta di "sintomo". Riflettevo dunque sulla possibilità di chiedere al mio farmacista degli integratori di serotonina da prendere almeno in quei giorni, per evitare che la classica (e imminente) "fame da dolci" si trasformi per me in un calvario. Ritiene che sia una buona idea?

Ovviamente proverò, come da Lei consigliatomi, a recarmi anche presso le strutture ospedaliere della mia città. Sperando di trovare almeno lì un aiuto concreto.

Le sono molto riconoscente per le Sue parole d'incoraggiamento, mi sento già più speranzosa. Grazie!
Cordiali saluti.


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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile ragazza,

potresti cominciare a parlarne col medico di base, in quanto i disturbi alimentari debbono essere curati da un'equipe multidisciplinare.
Per esempio la figura del nutrizionista è fondamentale, ma anche quella del ginecologo, oltre allo psicoterapeuta. Quanto allo psichiatra, è l'unico specialista che può esprimersi sulla serotonina, quindi, eventualmente, dovresti domandare ad uno psichiatra.

Poi è vero che in ogni ospedale c'è l'ambulatorio per la patologia della nutrizione e qui potresti trovare liste d'attesa spero più brevi, trovando appunto più professionisti e capire meglio in cosa consiste il tuo disagio.

Tuttavia ritengo che tu abbia già fatto un passo importante decidendo non solo di chiedere aiuto, ma anche di parlare qui del disagio. Hai sottolineato una cosa che è molto importante: quando si verificano le abbuffate, ovvero che cosa succede dentro e fuori di te.

Secondo il modello della terapia cognitivo-comportamentale, il primo step è proprio intercettare tali sequenze critiche, in maniera tale da capire quale strategie disfunzionale è utile modificare o eliminare.

Ma ribadisco che è importante anche l'aspetto medico: ad esempio un'alimentazione regolare (senza saltare i pasti e senza "recuperi" nè restrizioni) chiude la porta alle abbuffate.

Da qui non è possibile dare delle "dritte" su come evitare le abbuffate: le prescrizioni dello psicoterapeuta hanno senso solo all'interno di una terapia, con un preciso percorso e obiettivi e con quel paziente.

Se vuoi, puoi leggere qui
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1211-i-disturbi-del-comportamento-alimentare-che-cosa-sono-e-come-si-curano.html

Spero tu possa presto risolvere questo problema.

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#4]
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Utente
Utente
Salve Dott.ssa Pileci,

Ho letto con molto interesse il Suo articolo sulle DCA, e la ringrazio molto. Mi ritrovo in molte delle situazioni e delle sintomatologie descritte, ed ora ho di certo un quadro più chiaro di "cos'è" e di "cosa fare", e ciò lo ritengo un grande passo.
Grazie a Voi ora so da dove iniziare e a chi altro posso rivolgermi per risolvere questo problema che tanto mi affanna, soprattutto per l'incontrollabile irrazzionalità e pericolosità dei gesti che mi porta a fare (non avevo mai riflettuto veramente sul rischio di provocare traumi o peggio ferite all'esofago).

Questo problema non solo sta facendo aumentare il carico di stress che provo (a volte mi capita di mangiare e indurmi il vomito una seconda volta per il senso di fallimento che mi assale dopo aver precedentemente compiuto quello stesso gesto, come l'ubriaco che beve per dimenticare la vergogna di essere ubriaco), ma sta facendo soffrire anche quelle persone a me vicine a cui ho confidato il mio problema in cerca di supporto, e che trovandosi nell'impossibilità di risolvere la situazione ne soffrono.
Anch'io mi auguro dunque di riuscire a risolverlo, e sto cercando d'impegnarmi molto sin da ora.
Spero inoltre che la mia testimonianza e i vostri consigli possano essere d'aiuto a tutti coloro che si trovano nella mia stessa situazione.

RingraziandoLa per la pronta risposta,
Cordiali saluti.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Molto bene.

Se vuoi, aggiornami in futuro.
Ti sarà utile anche per vedere tu stessa i progressi che farai.

Saluti,
DCA: Disturbi del Comportamento Alimentare

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