Sindrome di pinocchio

Buongiorno, Ho una vita stabile, un buon lavoro ed un rapporto sentimentale che dura da quasi 17 anni.
Sono un venditore ed il fatto di stare a contatto con il pubblico mi ha fatto rendere conto di quanto sono timido, ed insicuro infatti rendo meglio nel mio ambiente lavorativo che a domicilio dai clienti.
I risultati lavorativi incidono molto sulla mia vita affettiva.
Ho sempre saputo di avere una naturale predisposizione a raccontare piccole bugie: a volte per illudermi di avere una vita diversa mentre nel campo lavorativo,per portare a casa risultati (grazie anche ad una faccia d'angelo).
Da qualche tempo però ho perso il controllo.
Racconto frottole senza un motivo. Mi accorgo che rispondere con una balla semplicemente è più facile. In aggiunta soffro da un anno a questa parte di attacchi di panico, con i quali ho imparato a convivere e della sindrome delle gambe senza riposo che mi porta a dormire piuttosto male.
Ho avuto una storia parallela durata un anno e mezzo con una persona molto celebrale che ha avuto un effetto dirompente sulla mia persona.
Pensavo di poterla manipolare e gestire ed invece è stato lui a dominare me.
Controlli, domande trabocchetto che facevano inesorabilmente crollare i castelli che facevo. Mi sono impegnato sul rapporto perché era un rapporto che mi dava quello che mi mancava nella routine ( dal sesso iniziale è diventata una storia parallela alla prima ). comunicavo il più' possibile su cosa facevo e dove andavo, mi sono tolto dal mondo "chat" che reputavo pericoloso per il mio equilibrio. ma questo non è bastato perché ogni volta che aumentava la soglia dell'ansia (a causa delle sue domande) io mi rifugiavo nella bugia ed il rapporto vacillava. Paradossalmente vivevo in uno stato di totale terrore in attesa che un imprevisto mi rendesse colpevole ai suoi occhi senza motivo.
Oggi mi trovo senza più questa persona accanto a causa di una bugia che dire banale sarebbe troppo.
Lui è sparito ed io mi sono ripromesso di non cercare un riavvicinamento almeno a breve.
Lo scopo è quello di usare il dolore della separazione per alimentare il desiderio di cambiamento che reputo essenziale per migliorare la mia qualità della vita e stabilizzare il mare di emozioni che mi travolgono ogni volta.
E' superbia cercare di iniziare la messa in discussione del proprio io senza ricorrere ad aiuti esterni? Esiste una possibilità di far regredire questo comportamento a livelli accettabili ?
Vi ringrazio per il tempo che vorrete dedicarmi


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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> E' superbia cercare di iniziare la messa in discussione del proprio io senza ricorrere ad aiuti esterni?
>>>

Spesso non si tratta di superbia, ma di un bisogno di controllo, che noi definiamo ossessività. Tale eventualità è particolarmente evidente nel caso degli utenti che ci scrivono pregandoci di aiutarli a far da sé, senza apparentemente rendersi conto che stanno cadendo in un paradosso, perché stanno chiedendo a noi, cioè a degli esperti, di aiutarli a non aiutarli:

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2109-ansia-depressione-problemi-sessuali-relazionali-c-posso-farcela-da-solo.html

Riguardo al problema delle bugie, effettivamente dire bugie è un ottimo modo per alienarsi le persone. Alcune persone mentono nel disperato tentativo d'ingannare se stessi, e siccome non ci riescono, mentono agli altri. Altro sarebbe difficile dire, senza conoscerla.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#2]
dopo
Utente
Utente
Buon pomeriggio e grazie per la sollecita risposta.
Forse la mia domanda era mal posta.
Credo nella possibilità di farsi aiutare a superare percorsi particolarmente insidiosi.
Ci credo perché in passato ho utilizzato questo genere di aiuto per accettare la mia identità sessuale ma prima di tutto perché mi dette la possibilità di confrontarmi con le problematiche evitando di nasconderle dietro un muro.
Quel percorso mi ha permesso di costruirmi una vita.
Una vita che è di nuovo in discussione.
Ha ragione, Il dilemma è se sono pronto ad accettare la mano di chi mi vuol aiutare.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> Ha ragione, Il dilemma è se sono pronto ad accettare la mano di chi mi vuol aiutare
>>>

Non è esattamente questo che intendevo. Il terapeuta non "vuole" aiutare le persone, le aiuta ad aiutarsi.

Perciò dev'essere pronto a lasciarsi aiutare, solo che ciò presuppone l'aver già iniziato a superare la tendenza a chiudersi e tentare di risolvere tutto in astratto, nella propria testa, evitando i confronti con l'esterno. Perché se non ho capito male, uno dei suoi problemi è proprio l'evitamento.

Comunque, bene, se in passato è già riuscito a beneficiare dell'aiuto di un aiuto psicologico, sa già che può sempre ripetere l'esperienza.