Sensazione di nostalgia cronica persistente

Ho 29 anni.
Qualche mese fa ho ritrovato in soffitta una cassetta registrata dell'anno 1997.
L'ho ascoltata e ho risentito le voci dei miei cugini, dei miei genitori, di mia sorella e dei miei zii.
16 anni fa ero una tredicenne con tanta allegria e gioia di vivere.
Risentire quella cassetta mi ha fatto star male, perché ho pensato che quando ero bambina ero DAVVERO felice.
Mi manca la serenità che avevo in quel periodo ormai lontano e tutti le aspirazioni che volevo coltivare.
Una serenità che ho distrutto con le mie stesse mani dopo aver scoperto, a 20 anni, di essere affetta da diabete mellito-insulino dipendente.
Mi manca l'ottimo rapporto che avevo con i miei cugini, mia sorella e, addirittura, i miei genitori.
Con il tempo sono nati rancori e problemi che ci hanno allontanati.
Persino con mia madre avevo un bel rapporto.
Ora lei non è più la stessa nei miei confronti...
Mia sorella, invece, non vuole più sentirmi e non abita più con noi.
Io, invece, sono sempre più sola e più disperata per il presente.
Ho paura per il mio futuro, e mi sento sempre più malata, inutile e incapace.
[#1]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Ragazza,
I livelli di sofferenza da analizzare sembrano essere due:
il suo diabete ed il rapporto non felice con la sua famiglia.

Ci vuole parlare della sua famiglia, cosa è accaduto, quando è perchè....

La segue un diabetologo, ha avuto difficoltà ad accettare la sua malattia?
Le comporta delle restrizioni/ privazioni che le hanno stravolto la vita?

Ha amici, amori, passioni...?

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#2]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

che cosa ha significato per Lei, all'età di vent'anni, sapere di avere il diabete?
"Una serenità che ho distrutto con le mie stesse mani dopo aver scoperto, a 20 anni, di essere affetta da diabete mellito-insulino dipendente."

In che termini a Suo avviso è cambiata la Sua vita e quali sono oggi le difficoltà maggiori che incontra, sia a livello fisico sia a livello psicologico?

Che cosa vuol dire che Lei ha distrutto con le Sue stesse mani tale serenità? Ci sono stati conflitti insanabili in famiglia? Per quale ragione?
Lei ha cercato di risolvere? In che modo?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#3]
dopo
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Gentili Dottoresse, vi ringrazio infinitamente per la vostra risposta.
Tra la mia famiglia e i miei parenti sono nati molti problemi e rancori dovuti a bugie e offese scoperte dopo tanto tempo.
Mia madre non vuole più vedere le sue sorelle e i suoi fratelli.
Mio padre, invece, ha preferito allontanarsi da tutti.
Ormai tra parenti non ci vediamo più da circa 6 anni.
Nessuno viene più a farci visita...
Con mia sorella di 23 anni sono nati attriti, ben 8 anni, fa a causa del poco rispetto che ha sempre avuto nei miei confronti.
Ormai non ci parliamo e non ci salutiamo più.

Per quanto riguarda il diabete, le posso dire che non sono mai riuscita ad accettarlo.
Detesto la mia condizione, mi sento un'invalida e mi sento diversa da tutte le altre persone.
Il fatto di dover costantemente controllare la glicemia e di dover fare l'insulina mi ha sempre portato a rifiutare i rapporti con le persone.
Non ho amici e non ho un amore perché penso che il diabete non mi permetterebbe di essere davvero felice.
Posso dire di non avere una vita sociale.
Da diverso tempo non vado più neanche a farmi visitare dal diabetologo.
[#4]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
L' aspetto familiare è immodificabile, quindi la strategia migliore è mantenere le giuste distanze da queste dinamiche dolorose ed ambivalenti, il rapporto con la sua malattia e qualità di vita, si.

Il diabete, così come tutte le altre malattie croniche, prevedono una modifica importante del rapporto psiche/ soma e spesso il paziente mette in atto " strategie di coping" che significa di adattamento, in funzione della sua struttura di personalità,storia di vita, emozionale, familiare,e così via....

Uno psicologo, unitamente al diabetologo, dovranno occuparsi di lei, insegnandole sia a gestire il diabete, che a recuperare la qualità di vita smarrita.

Amore e diabete, sono perfettamente compatibili, ma prima deve amarsi lei!
Coraggio...
[#5]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
"Il fatto di dover costantemente controllare la glicemia e di dover fare l'insulina mi ha sempre portato a rifiutare i rapporti con le persone."

Che cosa significa per Lei dover effettuare costantemente questi controlli? Se ne vergogna? Ha difficoltà a condividere con altre persone tale condizione? Teme di essere esclusa o derisa o "un peso"? Oppure si tratta proprio di una fatica e di una seccatura nel dover essere limitata (es cenare con gli altri, ecc...)

"Non ho amici e non ho un amore perché penso che il diabete non mi permetterebbe di essere davvero felice."

Gentile Utente,

questa è una Sua convinzione, che -se mi permette- è disfunzionale, perchè Lei, pur con le difficoltà che incontra, si sta autosabotando, tagliandosi fuori dal contesto sociale e relazionale.
Sappia che qui Lei ha già effettuato una scelta che è quella di RINUNCIARE ad avere ciò per cui qui sta protestando.

In che termini il diabete NON Le permetterebbe a Suo avviso di essere felice?

Come pensa che le altre persone diabetiche riescano ad avere una vita -tutto sommato- felice?
[#6]
dopo
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Dottoressa Pileci, mi vergogno ancora tantissimo a dover effettuare quei controlli e quelle iniezioni, anche se dalla diagnosi è ormai passato tanto tempo.
Ho la sensazione di aver definitivamente perduto la libertà che avevo quando ero un'adolescente.
La libertà di poter stare fuori casa senza pensare che la glicemia potrebbe salire o scendere.
Oppure la libertà di poter mangiare liberamente senza preoccuparmi riguardo la quantità di insulina che devo fare.
Detesto la mia condizione e non mi è mai piaciuto condividerla con le persone che mi sono state intorno fino a qualche anno fa.
Mi sono costruita un "muro di solitudine" che piano piano mi sta distruggendo.
[#7]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Capisco.
Costruirsi tale muro di solitudine è una delle tante strategie che Lei può scegliere -più o meno consapevolmente- di attuare per poter gestire il problema.
Accanto a questa ce ne sono altre.
Comprendo che in questo momento Lei possa fare operativamente fatica a capire quali siano le altre strategie, ma ritengo sia importante parlarne col medico che La segue per i controlli, perchè comunque i medici si trovano ogni giorno a trattare problematiche di questo tipo e non credo proprio che il Suo sia un caso isolato.
In altri termini potrebbe sperimentare, nel momento in cui dichiara il Suo disagio legato al diabete e a tutto ciò che ne deriva, che la Sua vita non è così compromessa e invalidante come è portata a pensare, perchè il CONFRONTO e la CONDIVISIONE con altre persone nella Sua stessa condizione certamente potrebbero NORMALIZZARE una situazione che per Lei ha assunto connotazioni estremamente negative.

Invece è importante che la routine che comporta la Sua malattia e tutti i controlli e le misurazioni assuma un altro significato, non già di impedimento alla libertà, ma come una parte di sè che Le serve per poter avere una vita del tutto normale.

Chi è diabetico non si chiude a riccio, nonostante le difficoltà e le limitazioni. Forse un po' fa parte anche del Suo modo di essere o di approcciarsi ai problemi. Posso chiederLe se ha incontrato difficoltà relazionali quando ha condiviso o chiesto aiuto rispetto a tale patologia?

In tal caso è indispensabile lasciarsi aiutare da uno psicologo di persona.
Chieda al diabetologo che La segue se è possibile già incontrare uno psicologo in ospedale, in genere è una figura presente.

Se dovesse avere altre domande o perplessità, siamo qui.

Un cordiale saluto,
Diabete

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