Paura di incontrare folle e senso di disagio

Salve, sono una ragazza di 18 anni e scrivo oggi per un problema che ormai mi assilla da parecchio, forse dall'inizio delle superiori. Ho avuto nei primi 2 anni di liceo problemi legati all'inserimento nella classe. Venivo emarginata, avevo problemi coi professori e la scuola era più dura di quanto pensassi anche se fino ad allora ero stata sempre prima della classe. Ho iniziato a sottovalutarmi e svalutarmi sempre di più. E così è nata la mia paura della folla e delle persone sconosciute.
Quando mi trovo tra la folla mi sente molto a disagio, ho sempre la paura di essere giudicata sopratutto se tra le persone vedo ragazzi/e della mia stessa età e sono anche fisicamente molto attraenti perchè non mi sento alla loro "altezza" in particolare se quel giorno mi sono vestita un pò meno curata. A volte va meglio se sono insieme a qualcun'altro ma quando viene il senso di disagio mi spinge sempre a voler scappare via, per nascondermi da qualche parte ad esempio nei camerini o in bagno se sto in un centro commerciale. A scuola il momento più duro era quando dovevo varcare l'entrata e tutti gli studenti mi fissavano mentre passavo. In particolare ho notato un fatto strano, quando sto in qualche luogo affollato e inizio a sentirmi a disagio iniziano a "pesarmi" le palpebre inferiori.
Un giorno dissi a mia madre che mi davano fastidio gli occhi quando stavo tra la folla, senza accennare niente sul mio problema psicologico tra la folla, e lei mi disse che le succedeva lo stesso ma quel fastidio era scomparso da quando si era messo gli occhiali. Pensavo che fosse solo un fattore psicologico mio, potrebbe essere un fattore fisiologico o ereditario? Da piccola portavo gli occhiali ma col tempo i problemi legati alla mancanza di gradi si sono risolti da soli e non gli ho più portati o fatto un controllo.

Comunque per il problema del disagio tra la gente io mi ero fissata l'obbiettivo di scappare il meno possibile. Ad esempio se non mi va di fare una cosa perchè devo incontrare molte persone allora la devo fare per non "perdere il contatto con la realtà". Già durante il liceo mi obbligavo a volte a uscire il sabato sera con gli amici proprio per non perdere il fattore sociale anche se altre volte non mi va davvero di uscire e invento scuse per restare a casa. E così si alternavano 3-4 mesi in cui uscivo e poi una pausa di 1 mesetto in cui declinavo tutti gli inviti. Non penso inoltre di aver bisogno di un psicologo o altro perchè + o - riesco a tenere sotto controllo il mio disagio. Peraltro a settembre andrò all'università fuori sede poichè la facoltà da me scelta non si trova nella mia città, ma nell'affollatissima Milano. Non ho potuto fare a meno di pensare che possa essere la mia occasione di riscatto "scolastico" e psicologico, una specie di terapia d'urto insomma. Ma mi chiedo se sia davvero un bene e possa farcela, sarò obbligata a stare a contatto con tanta gente senza che ci sia nessuno con me nei primi tempi. Grazie per il vostro aiuto
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Dr. Francesco Mori Psicologo, Psicoterapeuta 1.2k 33 31
Gentile utente,
la paura del confronto con l'altro è uno degli aspetti più comuni della psicologia umana; il confronto ci permette anche di comprendere chi siamo, dove possiamo arrivare. Il problema è quando noi ci percepiamo peggiori degli altri o quando crediamo che l'altro ci valuti negativamente.
Non vorrei ferirla dicendo questo ma non è detto che gli altri le dedichino tutta l'attenzione che lei immagina...
In ogni caso non penso che si possa parlare di componente fisiologica o ereditaria. Nella maggior parte dei casi il malessere psicologico ha origini relazionali. A questo proposito lei non ci fornisce troppe informazioni.
Come è il rapporto con i suoi genitori?
Con le amiche?
Con un eventuale partner?
Condivido la sua scelta di "forzarsi". Spesso le paure diminuisco affrontandole.
In bocca al lupo per il suo percorso di studi.

Restiamo in ascolto

Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/

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dopo
Utente
Utente
Grazie per la risposta dottore. So bene che in realtà la gente non nutre interesse per me ma è un qualcosa molto più forte di me che mi fa temere di essere al centro dell'attenzione ed essere giudicata. Solitamente quando inizio a sentirmi troppo a disagio tendo a tirare fuori il telefono e fare qualcosa per non guardare gli altri in faccia..
Comunque con i miei genitori ho un buon rapporto, parliamo ma mai di problemi "seri". Cioè per seri intendo problemi soliti dei ragazzi dell'età adolescenziale. I miei sono persone molto rigide e anche per questo quei discorsi sono stati sempre evitati in particolar modo sono molto restrittivi per un fatto culturale (mio padre è cresciuto all'estero con una mentalità diversa da quella italiana, mia madre è invece solo tradizionalista e rigida). Mi venne proibito l'avere un ragazzo prima della maturità e si protrae anche ora a quanto vedo, non fare orari oltre mezzanotte anche se sono maggiorenne ecc.. Ovviamente come ogni altro adolescente ho fatto le mie esperienze ma a differenza di altri io ero più sotto pressione perché ciò che agli altri era la normalità io dovevo giostrarmelo. Mia madre invece è una persona più permissiva ma è sempre in ansia per me. È iperprotettiva.
Con le amiche nel vero senso della parole le ho perse tutte durante il liceo ma con le amiche di uscita ho un buon rapporto, ci si cerca solo per uscire.
Infine con il partner, non ho mai avuto rapporti duraturi sopratutto perché non potevo portarlo avanti per via delle regole che mi venivano imposte.. Storie saltuarie che non potevano durare poiché non volevo ingannare la fiducia dei miei, il senso di colpa mi assaliva e non era semplice spiegare una situazione del genere quindi anche se andavamo d'accordo troncavo sempre dopo qualche settimana senza troppe spiegazioni.
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Dr. Francesco Mori Psicologo, Psicoterapeuta 1.2k 33 31
Gentile ragazza,
non credo che definire "buono" il rapporto con i genitori sia l'aggettivo giusto....
Il non poter fare determinate esperienze ci impedisce in un certo senso crescere...
Credo sia fondamentale che lei parli con i suoi, che chiarisca le cose che non le vanno, mettendo in chiaro che non vuole ferirli ma che vuole occuparsi di lei.
Il mondo non è minaccioso, anche se in un certo senso mi sembra che sia questo il messaggio che le è stato passato.
Le invio questo articolo pubblicato da me sul sito, sperando che possa esserle utile.

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1788-la-famiglia-dell-adolescente-quali-caratteristiche-generali.html

Restiamo in ascolto
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Utente
Non vorrei aver data uno definizione errata dei miei genitori, sono persone amorevoli che mi vogliono molto bene e non mi è stato fatto mancare niente ma dal punto di vista comunicativo il rapporto è stato mediocre, un po meglio con mia madre. Durante l'adolescenza ho provato molte volte ad aprir bocca sulle cose che non mi andavano giù e a volte con mio padre si sono disputati molti litigi ma pochi risultati. Alla fine si sono trovati dei compromessi anche se non venne mai detto a parole, mentre per altre sue regole e pretese è stato irremovibile.. Mio padre non è una persona con cui si può intavolare un discorso per esporre i punti di vista; Per lui o è bianco o è nero non si accettano altre sfumature.
Con mia madre invece parlo più spesso perchè le dicevo cose tipiche che si raccontano alle madri come la scuola, gli amici, gli insegnati cattivi o buoni, paura di fallire il test di ammissione per l'università ecc.. Comunque i problemi adolescenziali ormai posso dire che siano stati tutti risolti Ma anche se Avessero persistito, per certi problemi non penso che avrebbe mai capito o potrebbe mai capire, anzi se le parlassi dei miei problemi con le folle penso le verrebbe un infarto per quanto è ansiosa.. ha problemi di tachicardia e Il dottore le disse di non preoccuparsi e di non farla preoccupare per troppi motivi perché basta un niente per farla stare in ansia e far scattare il problema
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Dr. Francesco Mori Psicologo, Psicoterapeuta 1.2k 33 31
Gentile ragazza,
non è un suo compito quello di far star bene sua madre. Non mi fraintenda non dico che deve infischiarsene ma più gli altri eviteranno argomenti per non far sentire in apprensione sua madre più in un certo senso sua madre si sentirà "diversa", incapace dia affrontare la vita. Per non far preoccupare i suoi non può limitarsi.

Per quanto riguarda la sua difficoltà ribadisco che le paure, le ansie, sono il prodotto di problemi non sempre chiari alle persone. Sono segnali che il nostro corpo ci fornisce per dirci che c'è qualcosa che non va, spesso di origine psicologica. Le consiglio di rivolgersi ad uno psicologo di persona se il problema dovesse persistere o diventare più invalidante.

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